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Autore: fiammah_grace    19/09/2012    4 recensioni
resident evil- weskerxjill- before re5
"Se solo Jill avesse saputo di essere salvata da Albert Wesker, avrebbe provato tutt’altro che gratitudine, perfettamente conscia del fatto che da un incubo, sarebbe caduta in un incubo ancora peggiore.
Il rumore della pioggia era incessante.
L’uomo dai maligni occhi rossi alzò il viso lasciando che bagnasse il suo volto.
I capelli scomposti, ritornarono indietro appesantiti dall’acqua.
Il berretto della bruna cascò dalla testa scoprendo il suo viso addormentato.
Wesker, a quel punto, avanzò nella foresta, riprendendo del tutto le sue forze e sapendo perfettamente dove andare.
Ignara, la donna seguì il suo carnefice, trasportata nei meandri del suo peggior incubo. Frastornata e agonizzante, era ancora in balia del sonno, non sapendo nemmeno di essere ancora in vita, mentre Albert Wesker già progettava come attuare la sua vendetta."
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Albert Wesker, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Salve!
Un grazie prima di tutto a chi leggerà questa fanfiction.
I protagonisti saranno Jill Valentine ed Albert Wesker, sullo sfondo delle vicende antecedenti a resident evil 5. Ovvero la prigionia di Jill.
Ho sempre amato la coppia WeskerxJill fin da quando ho conosciuto questa saga. In un'epoca in cui questi due personaggi non erano mai stati concepiti assieme.
Dunque, prima tramite qualche fanart, ora vorrei consacrare questo pairing in una fanfiction.
I presupposti lasciati in RE5 mi sono sembrati i più adatti per ambientare la storia.
Il primo capitolo ricapitolerà la scena del “sacrificio di Jill”, vista nel flashback.
La storia procederà lentamente, in quanto ci tengo a far avvicinare i personaggi con i tempi giusti.
Non sarà una love story, premetto questo.

Seppur a un certo punto la vicenda assumerà dei toni più romantici, vorrei cercare di rimanere più IC possibile con i personaggi, il cui rapporto rimane e sarà sempre impossibile, dark e angst.
Wesker e Jill mi piacciono per questo. Per la loro storia drammatica ed intrigante, ove da nemici, qualcosa potrebbe attirarli l’uno all’altra.
Buona lettura.









THE DAYS LOST IN THE NIGHTMARE




PROLOGO




Una bugia…
Una meravigliosa bugia…

Le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi. Tutte inutili e sporche bugie, da parte di una spietata macchina da guerra assetata di sangue, avvelenata da un folle e inspiegabile desiderio di dominio.

Una orribile e crudele bugia, alla quale io ho creduto.


Una giovane donna a terra, ferita, stanca e sfregiata, ansimava forte di fronte quell’uomo vestito completamente di nero.
I suoi occhi bruciavano dalla rabbia.
Colui che aveva dannato la sua vita, adesso era trionfante poco distante da lei, tenendo per il collo Chris Redfield, pronto a sferrare il suo colpo di grazia.
Mille pensieri scorrevano nella mente di Jill Valentine mentre, impotente, assisteva a quella tragica fine.
La sua battaglia contro l’Umbrella, la sua stessa vita oramai distrutta, il cui simbolo era quell’uomo vestito di nero…
…non sarebbe finita così.
Non era mai più stata padrona della sua vita da quel maledetto luglio del 1998.
Situazioni apocalittiche avevano deciso al suo posto e mai più era stata quella dolce Jill Valentine che tutti conoscevano.
Chi era lei ora? Cosa ne era stato di tutto ciò che caratterizzava la sua vita un tempo?
Nulla più da quel giorno. Nulla più sarebbe stato lo stesso, né lo sarebbe mai tornato.
Una vita distrutta sotto quel simbolo rosso e bianco che aveva cambiato le sorti non solo sue, ma di milioni di persone.
In tutto questo…l’avevano fatta franca.
La vendetta era l’unico sentimento che l’aveva condotta fin lì. Otto anni…otto lunghi anni…
Se era lì, non era per nessun altro motivo se non per Lui.
Per lui…che aveva cambiato le sorti della sua esistenza e aveva fatto crollare il suo mondo.
Aveva dovuto lottare, aveva dovuto resistere e stringere i denti e guardare sempre avanti.
Questo per poter incrociare un giorno gli occhi di Albert Wesker e fargli leggere la sua rabbia.
La rabbia di qualcuno che aveva giurato di non dimenticare, di non chiudere gli occhi finché non gli avrebbe fatto pagare fino all’ultima goccia il male inferto.
La sua casa, i suoi amici, la stars, i suoi colleghi, la vita di tanti innocenti, i “mostri” stessi, e lei…la sua libertà!
Lui…non le avrebbe privato anche di Chris. Non le avrebbe tolto anche il suo ultimo pilastro rimasto in vita in quel mondo funesto.

Se proprio doveva perdere tutto di nuovo, tanto valeva essere padrona del suo destino, almeno una volta!

Raccolse dunque le sue forze, alimentando l’adrenalina che le scorreva in corpo, e compì il suo gesto finale.
La donna si scagliò contro la possente figura di Albert Wesker, portandolo con sé negli abissi di quel castello, oltre la finestra alle sue spalle.
Il vetro si frantumò ricoprendo completamente il carnefice e la donna che aveva fatto della sua vita la lotta per la libertà da quegli incubi.
Furono accomunati, per una volta, nello stesso destino.
Il suo sacrificio non sarebbe stato vano, perché lui sarebbe venuto all’inferno con lei. Ma la bruna non aveva paura.
Grazie a lui…non temeva più l’inferno.

Nel frangente di un istante, intravide i suoi occhi attraverso le lenti scure.
Per una volta vide persino in lui la paura. Oppure era lo stupore.
Probabilmente non si aspettava che lei, proprio lei, una donna, probabilmente la meno temuta fra lei e Chris, avrebbe decretato la sua fine.

Un eco lontano le fece per un momento rimpiangere la vita.
L’eco dell’uomo che assieme a lei aveva combattuto quella guerra.

“Chris…grazie. E’ finita, questa volta è finita.”
Disse, stranamente felice, mentre era stretta all’uomo che aveva dannato la sua esistenza, stretta a colui che l’aveva ingannata, stretta a quella mente diabolica e crudele, ma che allo stesso tempo aveva rappresentato lo scopo della sua vita.

“Jiiiiiill….!!” Urlò un’ultima volta Chris Redfield, osservando sconvolto la sua amica sprofondare nel buio.


***


Le gocce d’acqua presero a battere sulle fronde fitte degli alberi, rendendo lentamente quel bosco umido ancora più cupo, bagnato dalla pioggia che nel giro di pochi istanti si fece sempre più fitta. Le rocce presero a scurirsi per effetto del bagnato, e vennero a crearsi diverse pozze, ove, su una di queste, erano adagiati due corpi. Uno di un uomo e uno di una donna.
Lui, disteso sulla schiena con le braccia allargate e la testa di lato, sembrava dormire se non fosse stato per il sangue che scendeva dal suo viso sporcandolo di rosso. Sul suo addome vi era stretta ancora la giovane donna dai capelli castani, completamente abbandonata su di lui, anch’ella sporca di sangue.
La pioggia s’infittì ancora di più, bagnando completamente i loro corpi già fradici. Il sangue si allargò e si macchiarono anche le rocce sulle quali erano caduti e che avevano decretato la loro morte. O quasi…

Le luci dell’alba trafissero l’oscurità della notte. Ai toni bui, si sostituì un leggero bagliore che illuminò appena il cielo, tinteggiandolo di un color indaco scuro. Nonostante fosse nuvoloso, già quella fioca luce bastò a dissipare l’inquietudine di quel bosco notturno.
La pioggia cadeva ancora. Non aveva cessato un attimo di scendere.
L’uomo, all’improvviso, si mosse. Fu un movimento appena percepibile che quasi sembrò non esserci stato davvero.
Poi si mosse di nuovo. Alzò appena l’indice, tremando, poi l’intera mano, roteandola per premere sul terreno bagnato.
Si sollevò con la testa che gli doleva incessantemente, e cominciò a scrutare l’ambiente, ancora stordito dopo quel lungo volo.
Fece per alzarsi, quando ritrovò sopra di se il corpo di Jill Valentine.
Ella schiacciava il suo busto sul suo bacino, e un braccio gli passava oltre impedendogli di alzarsi liberamente.
Le sollevò la visiera del cappello ancora infilato sulla sua testa e notò che era sporca di sangue.
In quel momento si rese conto anche lui di essere ferito. L’occhio destro non si apriva e, portando una mano su di esso, questa si sporcò di sangue.
Si guardò attorno e infatti vide che le rocce bagnante su cui i due erano adagiati erano tinteggiate di un color rosso annacquato dalla pioggia.
Tentò di rialzarsi nuovamente, sentì di star velocemente recuperando le forze.
Spesso persino lui non era in grado di comprendere i limiti del virus che aveva in corpo.
Aveva capacità di ripresa sorprendenti, e la sua forza era insconfiggibile.
Ripensò alle parole di Spencer. “Il potere di un Dio…” . Guardò verso di sé ripetendo quelle parole. Era questo ciò che era diventato?
Non gli importava certo di stupidaggini simili, tuttavia la rabbia gli scorreva ancora in corpo.
Lì per lì si rifiutò di pensarci, ignorando il turbamento che invece lo avrebbe presto condotto alla pazzia.
Si mise definitivamente in piedi, scostando il corpo inerme della donna, non curandosi di lei.
Rimase diversi minuti a guardare di fronte a sé la luce mattutina che lentamente stava facendo sparire il buio.
Cosa stesse pensando? Era impossibile definire cosa passasse per la mente di Albert Wesker, fatto sta che i suoi occhi erano spenti e in qualche modo tristi.
Tuttavia quel volto reso di marmo dall’esperienza militare e dal carattere glaciale, non fece trasparire altro se non una distanza infinita per chi lo osservava.
I suoi occhi andarono poi a posizionarsi distrattamente sulla bruna che, a quanto pareva, non aveva avuto la sua stessa forza di sopravvivenza.
Come avrebbe potuto d’altronde, lei che era un semplice essere umano.
Doveva odiarlo davvero molto per essere arrivata a sacrificare la sua vita per lui. Oppure chissà, magari amava Redfield più di quanto immaginava.
Fatto stava che le aveva dato le spalle, dimenticandosi quasi di lei.
In verità, dava molta poca importanza alle donne. Non aveva mai visto in lei una guerriera.
Certo, conosceva le sue capacità. L’aveva addestrata lui stesso ai tempi della S.T.A.R.S.. Tuttavia non avrebbe mai immaginato che una ragazzina simile si sarebbe scagliata contro di lui, fino a morire lei stessa lanciandosi da una finestra. Persino lui, nonostante conoscesse le sue doti sovraumane, aveva creduto di morire in quel momento.
Si accorse di non aver mai conosciuto Jill Valentine, e per la prima volta lei catturò la sua attenzione come mai era accaduto.
La guardò dall’alto mentre la pioggia continuava a battere sui loro corpi.
Inaspettatamente intravide il petto della donna gonfiarsi. Strinse gli occhi scettico e si piegò appena su di lei.
Era viva…
Dapprima sinceramente stupito, un sorriso si disegnò sulle sue labbra.
“Stavolta mi hai davvero stupito, Jill. Lo ammetto.” disse ammettendo ironicamente che ella lo aveva realmente impressionato.
Quasi come premiandola per la sua intraprendenza, decise di non lasciarla morire lì, su quelle rocce ai piedi di Villa Spencer.
Quello non fu affatto un atto di clemenza, anzi.
Se solo Jill avesse saputo di essere salvata da Albert Wesker, avrebbe provato tutt’altro che gratitudine, perfettamente conscia del fatto che da un incubo, sarebbe caduta in un incubo ancora peggiore.
Ma non potendosi opporre, in quanto ancora dormiente, dovette lasciare che Wesker la prendesse per le spalle girandola frontalmente.
Egli le portò una mano sotto le ascelle e una sotto le ginocchia e la sollevò incastrandola dunque fra braccia e petto.
Il rumore della pioggia era incessante.
L’uomo dai maligni occhi rossi alzò il viso lasciando che bagnasse il suo volto.
I capelli scomposti, ritornarono indietro appesantiti dall’acqua.
Il berretto della bruna cascò dalla testa scoprendo il suo viso addormentato.
Wesker, a quel punto, avanzò nella foresta, riprendendo del tutto le sue forze e sapendo perfettamente dove andare.
Ignara, la donna seguì il suo carnefice, trasportata nei meandri del suo peggior incubo.
Frastornata e agonizzante, era ancora in balia del sonno, non sapendo nemmeno di essere ancora in vita, mentre Albert Wesker già progettava come attuare la sua vendetta.


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