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Autore: 1rebeccam    19/09/2012    14 recensioni
"Che fai, mi spii?!
Gli avevi chiesto senza spostare lo sguardo dallo specchio e lui, imbarazzato, aveva abbassato gli occhi.
Ti eri avvicinata e, prendendolo per mano, lo avevi portato con te, davanti allo specchio."
Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!' - 4
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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Virginia,
questa storia è dedicata a te *-*
Non ti dico adesso il perché,
se riuscirai ad arrivare fino in fondo,
sono sicura che ti si accenderà una lampadina
(oltre che al tuo bellissimo sorriso da ebete *________*)

 
 
 
 

 Castelli di Sabbia



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Apri il frigo e ti soffermi più del dovuto, non certo per cercare la caraffa piena di limonata gelida, che è sul ripiano proprio di fronte a te, ma solo per assaporare la frescura che proviene dall’interno e ti fa sospirare di sollievo.
Prendi la caraffa, la poggi sul tavolo e prepari un vassoio e tre bicchieri.
-E’ il momento di una pausa, per noi due, che ci stiamo disidratando e per i due bambini in spiaggia, che ormai saranno arrostiti per bene.-
Esci in veranda con il vassoio, ti guardi intorno, per capire dove si sono cacciati i due monelli e quando li scorgi, qualche metro più in là, sulla sabbia, scuoti la testa e sorridi, ripensando all’espressione sul  faccino di Stella quando sono usciti.
Prima di andare in spiaggia, armati di secchiello, paletta, formine e braccioli, Rick aveva spalmato la bambina di crema protettiva dalla testa ai piedi, mentre lei lo guardava in cagnesco e con il broncio, perché odiava ‘quella loba civolosa.’
E non si era tranquillizzata per niente, nemmeno quando lui le aveva assicurato che era una cremina anti sabbia.
‘Cot’è una chemina anti tabbia?’
Aveva chiesto lei.
Rick l’aveva presa in braccio, si era caricato di tutto l’armamentario ed era uscito diretto in spiaggia, elogiando alla bambina tutte le doti della meravigliosa cremina anti sabbia, che lui personalmente aveva scelto per lei ‘non unge, si asciuga subito e, soprattutto impedisce alla sabbia di attaccarsi addosso’… Forse!
Versi la limonata nei bicchieri, ma indugi a chiamarli e a berla anche tu.
Dal freddo del frigo al caldo fuori, si sono formate dentro la brocca, piccole gemme di ghiaccio…
E’ decisamente troppo fredda!
Una fitta al basso ventre ti costringe a piegarti di poco in avanti, fai un bel respiro e ti siedi sulla poltrona di vimini.
-Lo so che hai tanta sete, ma devi imparare ad essere paziente. Scalciare così per ottenere quello che vuoi, non è una grande idea, potrei anche arrabbiarmi… dovresti sapere che sono suscettibile ultimamente!-
Un altro calcio ti fa sussultare. Pare che lui sia più suscettibile di te. Ti porti la mano sul ventre e lasci delle piccole carezze concentriche.
-Insisti? La limonata è troppo fredda, potrebbe farci male, perciò pazienta ancora un po’, che tra poco ti faccio bere!-
Sorridi e guardi ancora verso la spiaggia.
Sei in maternità da una settimana.
Anzi! Sei in maternità forzata da una settimana.
Esattamente 8 giorni, 7 ore, 45 minuti e, se ti ci metti, potresti conteggiare anche i secondi.
Finchè non ti hanno cacciata dal distretto, hai continuato ad andarci, anche solo per compilare scartoffie o fare quattro chiacchiere con i colleghi, ma da una settimana, ti hanno proibito di mettere piede al dodicesimo, pena una restrizione legale da parte di un giudice.
Hai sbuffato per un paio di giorni… per il caldo, per l’ozio, per le troppe attenzioni di tutti.
Sei o non sei la detective Beckett?
Il fatto che tu sia incinta di quasi otto mesi, che non riesci più a chinarti, che ti siedi a rallentatore e ti alzi ancora più lentamente e che dormi di continuo (l’importante è avere una base di appoggio), non significa che debbano starti tutti attorno e trattarti come fossi in punto di morte.
Tra uno sbuffo e l’altro e soprattutto, tra un’isteria e l’altra, il tuo bambino più grande, ha deciso che era arrivato il momento di lasciare la città afosa e andare al mare.
‘Un mese pieno di mare, sole e spiaggia per tutti, Stella ha bisogno di un po’ di colore ed io ho bisogno di un po’ di pace!’
Così, eccoti lì, seduta sulla veranda della casa negli Hamptons, ad oziare in compagnia di una limonata che scongela lentamente e di una leggera brezza, che ti fa sospirare e chiudere gli occhi, lasciando che il sole ti accarezzi il viso.
Ti metti comoda sulla poltrona di vimini, ricoperta da una montagna di morbidi cuscini ‘da mettere dietro la schiena, sotto le gambe e se vuoi, anche sullo stomaco’…
-Come se non avessi già abbastanza peso sullo stomaco!-
Ti mordi le labbra, continuando ad accarezzare il tuo bambino, scusandoti per la battuta sul peso, poi però, corrucci la fronte, tornando ai tuoi pensieri.
Che avrà voluto dire con ‘io ho bisogno di un po’ di pace’… in fin dei conti, il peso enorme sullo stomaco ce l’ho io, mica lui…
Distendi i tratti del viso sollevando le spalle, come se il bambino potesse vederti.
-Certo, però, a volere essere obiettiva, non sono stata esattamente adorabile nelle ultime settimane!-
Proprio così! Specie da quando non sei più potuta andare ad inseguire e arrestare i cattivi e quello che ne ha fatto le spese, è stato sicuramente Rick.
Ti ha assecondata in ogni tua paranoia… e ne ho avute tante ultimamente, ti ha supportata con un mare di parole, quando pensavi di avere bisogno di silenzio e non era vero, ti è stato vicino con i suoi silenzi, quando dentro di te c’era tanto rumore, ha parlato piano al vostro bambino, quando lui era troppo eccitato per farti dormire, e la cosa strana è che bastano davvero una sua mano poggiata sul pancione e la sua voce, a farlo calmare immediatamente.
-Il tuo papà è meglio di un antidepressivo, dovremmo farlo brevettare…-
Continui ad accarezzare il piccolo e ripensi alla strana sensazione che hai provato la prima volta che ti sei guardata allo specchio e ti sei resa conto che la tua pancia stava crescendo davvero.

Ti osservavi allo specchio e lui, appoggiato alla porta, ti guardava incantato, con un dolcissimo sorriso sulle labbra. 
-Che fai, mi spii?!-
Gli avevi chiesto senza spostare lo sguardo dal tuo riflesso e lui, imbarazzato, aveva abbassato gli occhi. Ti eri avvicinata e, prendendolo per mano, lo avevi portato con te, davanti allo specchio.
-Stavo scherzando Rick, puoi spiare quando vuoi!-
Avevi appoggiato la schiena sul suo petto e, insieme, avevate guardato il tuo profilo allo specchio.
-Comincia a vedersi!-
Gli avevi sussurrato, mentre lui ti sfiorava i capelli con le labbra.
-Non volevo spiarti… è solo che… siete così belli…-
Aveva lasciato la frase in sospeso, come se avesse voluto dire di più, ma non trovava il coraggio. Continuando a guardare dentro lo specchio, lo avevi accarezzato sulla nuca.
-Cosa c’è che non va, Rick?-
Lui aveva scosso la testa sorridendo.
-Nulla! Mi chiedevo solo… se… si insomma… quando comincerà a muoversi, mi permetterai di sentirlo, anche solo una volta?!-
Quella strana richiesta ti aveva stupita, così ti eri voltata verso di lui.
-Certo che puoi sentirlo, che domande fai? E’ tuo figlio!-
Lui aveva abbassato la testa, per un attimo ti era apparso fragile… e in quel momento… avevi capito.
-Non vorrai dirmi che non hai mai sentito scalciare Alexis?!-
Lui ti aveva guardata. Una strana luce rivestiva il colore dei suoi occhi, mentre scuoteva la testa per risponderti di no.
-Meredith era sempre nervosa, diceva che portava sfortuna, ma la verità è che voleva punirmi perché era rimasta incinta, come se mi fossi divertito solo io… lei voleva essere libera e quel bambino la stava incastrando… e la colpa, naturalmente era solo mia! Io invece ero… ero così felice… spaventato, terrorizzato, frastornato… ma felice! Non avrei rinunciato a quella parte di me, per niente al mondo.-
Gli avevi preso la mano e l’avevi appoggiata sulla tua pancia.
-Non l’ho mai sentito muoversi ancora, ma potrai toccarlo e parlare con lui ogni volta che vorrai, così quando verrà al mondo, riconoscerà immediatamente la tua voce, capirà subito che sei quello che lo ha tormentato per mesi con le sue strane teorie su tutto e tutti.-
Avevate riso insieme della tua battuta, poi lui aveva appoggiato le labbra sulla tua guancia e aveva sussurrato un flebile grazie.

Non potrai mai dimenticare la tenerezza che hai provato in quel momento, davanti alla confessione di pensieri così lontani, ma ancora tanto vivi nei suoi ricordi.
Senti gli occhi umidi e per un attimo non ti riconosci.
Da quando i ricordi mi fanno commuovere?
Sarà che ti senti una mongolfiera e ben lontana dall’essere bellissima, come ti ripete sempre Rick, ma qualunque cosa accada ultimamente, ti fa venire la lacrimuccia e questo, comincia a preoccuparti.
Le urla scocciate di una vocina familiare ti fanno guardare ancora nella loro direzione.
-Pappà… attento… mi stai pacendo mangiale la tabbia!!!-
Ridi, continuando a mantenere il contatto con il tuo bambino accarezzandolo. Vedi Rick buttare all’aria la paletta e girarsi verso Stella preoccupato, cercando di toglierle la sabbia dai capelli e dal faccino imbronciato. Praticamente la sta spolverando.
-Scusami paperottola, non mi sono accorto che fossi dietro di me… anche tu però, perché ti sei accucciata qui dietro, non dovevi finire di sistemare le pietre sulle mura di cinta?-
Stella non gli risponde e continua a fare il broncio.
-Non vuoi proprio perdonarmi paperottola?-
Finisce di ripulirla, si assicura che non abbia della sabbia di riserva in bocca, le fa un sorriso e china la testa di lato, aspettando la sentenza da parte della bambina. Lei per tutta risposta, si abbassa a recuperare, con una mano il secchiello con dentro qualche pietruzza colorata e con l’altra PufPuf, che Rick si ritrova improvvisamente davanti al naso.
-Pulicci anche lui, per colpa tua ti è poccato tutto! E poi, io non tono una papelottola, tono una bambina!-
Rick prende il papero tra le mani e Stella tutta impettita, si mette alla ricerca di altre pietre, senza dimenticarsi di tenere ancora il broncio. Lui scuote la testa e sospira.
-Sai una cosa PufPuf? Quella bambina mi ricorda troppo qualcuno, anche se è ancora piccola per soffrire di alterazioni ormonali.-
Guardi la scena ridendo di gusto, Stella sta rivelando un bel caratterino.
Pensandoci bene, ti somiglia un po’, specie quando Rick si ostina a chiamarla paperottola, ma quando ti fa gli occhioni dolci, ti guarda con quell’azzurro intenso e sorride arricciando il nasino, non puoi fare a meno di tornare indietro nel tempo, a quel giorno, quando stringendosi al collo di Rick e appoggiando il visino al suo, hai pensato immediatamente che si somigliavano troppo… il destino stava decidendo delle vostre vite.
Mai il destino ha avuto così ragione… nonostante fosse geneticamente impossibile!
Ritorni al presente, ti alzi e ti appoggi al balcone della veranda, per guardare meglio i tuoi due bambini che lavorano frenetici. Stanno costruendo un castello di sabbia.
Il piccolo ricomincia a scalciare, ha sete… e anche tu.
Tocchi con la mano la caraffa appannata e gocciolante e capisci che la temperatura può andare bene, versi un po’ di limonata nel bicchiere e ne bevi un paio di sorsi avidamente, poi, sempre col bicchiere tra le mani, torni alla balaustra e scuoti la testa, perché ti rendi conto che quei due stanno costruendo un castello enorme.
-Dovrei essere abituata ormai, al fatto che quando c’è di mezzo il tuo papà, tutto diventa grande… devo ammettere che è davvero un bel castello, è alto quasi quanto Stellina!-
Dici a voce alta, sempre rivolta al tuo piccolino.
Si vede che ci hanno lavorato parecchio.
Ha la base rettangolare e 4 torri. Le due davanti, accanto a quello che dovrebbe diventare il portone, sono alte quasi quanto Stella, le due dietro, sono poco più basse, mentre le mura di cinta, aspettano che la piccola costruttrice, finisca di ricoprirle con le pietruzze colorate.
Rick sta ancora ripulendo PufPuf.
-Stella, non è meglio lasciarlo in casa quando veniamo in spiaggia?-
-No pappà! Lo tai che lui non vuole tale da tolo… me lo devo pottare temple dietlo!-
Esclama la bambina, tutta concentrata a dividere le pietre secondo il colore.
-Lo so che lui non vuole separarsi da te, ma qui in spiaggia, con la sabbia… per quanto cerchi di pulirlo, resta sempre sporco, poi dobbiamo lavarlo ogni volta che torniamo a casa.-
La bambina corruccia la fronte.
-E allola?-
-Come… e allora! Se lo laviamo ogni giorno, si sciupa!-
Stella si acciglia, mostrando un’espressione di rimprovero.
-Anche io mi lavo tutti gionni e non tono mica ciupata!-
Esclama con nonchalance la bambina, tornando a fare il suo lavoro di ‘divisione/colore/pietre’  scatenando un’altra risata a te e un leggero imbarazzo a Rick, che inizia a balbettare, non sapendo come risponderle.
-In effetti la teoria di tua sorella, non fa una piega!-
Dici ancora ridendo al piccolo dentro di te, che continua a muoversi imperterrito.
-Beh… ecco… non è la stessa cosa, tesoro. Tu sei una bambina, PufPuf no… lui è…-
Stella si gira a guardarlo di colpo, lo sguardo interrogativo e lui si zittisce all’istante.
-Lui è… cota pappà?-
Avrebbe voluto dirle che è un papero di peluche, che è solo un pupazzo e che lavarlo ogni giorno potrebbe fargli perdere il suo bel piumaggio, ma ne sarebbe seguita una discussione lunga ed infinita, con il risultato di lui, sconfitto da una bambina logorroica e un papero silenzioso, proprio come le discussioni con te… non gli concedi mai l’ultima parola… o magari è lui che non se la concede! 
Finisce di scuotere il peluche e lo ridà alla bambina.
-Niente Stellina! Lui è il tuo migliore amico e, come tale, deve sempre stare attaccato a te.-
Risponde lui sconsolato, rimettendosi al lavoro.
Ti mordi il labbro divertita, quando ti accorgi che Stella, stringe la lingua tra i denti, concentrata com’è sul lavoro che sta facendo e che Rick, fa la stessa cosa, per non perdere la concentrazione mentre scava con la paletta, quello che dovrebbe diventare un fossato: uno di quelli che si riempiono di acqua, per proteggere il castello dai nemici.
-Ma tu guarda quei due! Sconvolgono le leggi della natura e anche quelle della genetica.-
Stella si avvicina a Rick e gli poggia la mano sulla spalla.
-E’ un cattello enomme pappà… è bellittimo!-
Lui sorride.
-Si, sta venendo proprio bene, le mura sono perfette, con le pietre che hai scelto così attentamente.-
La bambina sorride soddisfatta e si china a dare un bacino sulla guancia al suo papà, che si scioglie completamente, mostrandosi anche lui soddisfatto da quel gesto spontaneo.
Noti Rick guardarsi intorno e ti chiedi cosa stia cercando con tanta attenzione, cosa che fa anche Stella.
-Che tai ceccando pappà!?-
-Un pezzo di legno abbastanza grande, da potere fare il ponte levatoio.-
La piccola corruccia la fronte.
-Che cot’è un... ponte levatolio?’-
-Non levatolio, Stellina, levatoio. E’ un grande portone che si apre dall’alto, scende piano verso terra e diventa un ponte sul fossato pieno di acqua, così da consentire al principe e ai cavalieri, di entrare ed uscire dal  castello!-
Stella guarda il castello con attenzione e all’improvviso le si accende una lampadina.
-Allola quetto lo dobbiamo liempile di acqua?!-
Gli chiede, sgranando gli occhi e puntando il ditino verso il fossato.
-Esattamente paperottola.-
Risponde lui sorridendo e la bambina sospira.
-Ioooo non toooonooo una papelottooolaaaaaaa…-
-Si lo so, sei una bambina! Una bambina paperottola…-
Finisce Rick, prendendola in braccio e facendole il solletico.
La piccola si dimena ridendo a crepapelle e tu fai lo stesso. Quelle risate sono proprio contagiose e ti dispiace un po’ di essere così appesantita, da non poter giocare con loro.
Abbassi lo sguardo sul tuo pancione, sorridi e accarezzi ancora il tuo bambino, che dopo aver bevuto la limonata, si è calmato e ti sta dando un po’ di tregua.
-L’anno prossimo giocheremo tutti insieme, dovrai avere molta pazienza con loro… oppure sarai tu a dargli del filo da torcere? Mmm… da come ti conosco, mi sa che, se con Stella servono dieci occhi aperti, con te ne serviranno venti!-
-Tu cecca il ponte levatolio pappà, io plendo l’acqua!-
Segui Stella mentre fa un paio di viaggi, dal mare alla spiaggia, con il secchiello quasi pieno e la lingua tra i denti per darsi la forza necessaria a sostenere il peso… è adorabile!
Rick nel frattempo, ha trovato quello che cercava, un pezzo di legno rettangolare che, a detta sua, è perfetto per essere sistemato come ponte.
E’ fermo in ginocchio davanti al castello, pensando forse a come poterlo montare e Stella sta facendo ritorno con un altro secchiello pieno di acqua. Ad un tratto si ferma, posa il secchiello sulla sabbia guardando il castello in uno strano modo, poi di colpo la vedi correre e saltarci sopra, distruggendone almeno metà.
E’ stato un attimo.
-Opps!-
Riesci a sussurrare tu, con la bocca spalancata, mentre Rick rimane come congelato sul posto.
Stella sta ridendo a crepapelle, muovendo le gambe in aria e battendo le mani.
E’ stata così veloce, che Rick non si è reso conto di quello che stava succedendo, se non quando si è ritrovato davanti le macerie del suo meraviglioso castello.
La bambina si mette seduta, tutta imbrattata di sabbia, un sorriso birichino sulla faccia e guarda suo padre.
-L’hai… distrutto?!-
Sussurra Rick, ancora in ginocchio, ancora immobile e ancora con il ‘ponte levatoio’ tra le mani.
Stella risponde affermativamente, scuotendo la testa e arricciando il nasino.
-Perché?!-
Rick sembra distrutto, proprio come il suo castello.
-I cattelli di tabbia, tono fatti per ettere dittrutti!-
Risponde la bambina, sollevando le manine, come se la risposta fosse ovvia.
-E questa cosa stupida chi te l’avrebbe detta?-
Le chiede Rick, sempre più sconsolato.
-Tu pappà… pecchè tennò dove tà il divettimento!-
Lui la guarda con lo sguardo tristissimo, perfino tu, senti una stretta al cuore per quella ‘cattiveria’ che gli è stata fatta.
-D’accordo! Ma avremmo almeno potuto finirlo prima! Non ho potuto montare nemmeno il ponte!-
Solleva il pezzo di legno con una mano e con l’altra recupera un po’ delle macerie della torre principale e le guarda sconsolato.
Lo guardi attentamente e ti rendi conto che il suo mento sta tremando.
-Che attore! Se non lo conoscessi, potrei anche pensare che sta per piangere.-
Ma è quello che sta pensando Sella, che improvvisamente perde il sorriso e guarda seria il suo papà, preoccupata. Si alza, scavalca il cumulo di sabbia bagnata su cui si è gettata, si avvicina a Rick e gli mette la manina sulla spalla.
-Era tolo un cattello di tabbia pappà…-
Lui scuote la testa sempre più triste e la bambina si abbassa vicinissima a lui, sposta la manina dalla spalla alla sua faccia e per poco non le vengono i lacrimoni.
-Non ettele tlitte pappà… lo cottruiamo di nuovo, ne pacciamo uno più bello, ti aiuto io… lo pacciamo tubito tubito… non piangele pappà, per pavole!!!-
Ti stringe il cuore a vedere Stellina preoccuparsi così, avresti voglia di andare lì e picchiare Rick, che si sta divertendo a farla soffrire.
-Cusa pappà, chedevo che ti poteva dittruggele… non ettere tlitte!-
Ad un tratto Rick, la prende tra le braccia e si getta sul resto del castello, rimasto ancora in piedi, urlando a squarciagola. Stella di rimando, comincia ad urlare appresso a lui, forse spaventata perché presa alla sprovvista, perfino tu sussulti un attimo, per poi metterti a ridere… quell’uomo è proprio un bambino.
Restano a dimenarsi sulle rovine per qualche minuto, Rick le fa il solletico e lei urla felice, fino a quando la solleva verso di sé e si siedono sulla sabbia bagnata.
-Mi hai peso in gilo pappà… non ti fa!-
Lo rimprovera Stella, puntando il ditino contro al suo naso.
Lui le riempie il visino di baci.
-I castelli di sabbia sono fatti per essere distrutti, sennò dove sta il divertimento?!-
Le dice lui, accarezzandole il nasino con le dita. Lei ha il faccino imbronciato, non le è andata giù di essere presa in giro e in tutto quel pandemonio, PufPuf, è di nuovo completamente insabbiato.
-Ola lo dobbiamo lavale!-
Dice mostrandolo al padre.
-E allora? Mica si sciupa! Adesso vi metto in lavatrice tutti e due…-
La prende in braccio, continuando a farle il solletico e si dirige verso la veranda, mentre Stella si dimena e continua a ridere e gridare.
Si ferma ad un paio di passi dalle scale, non si era accorto che eri lì a guardarli. Cerca di ricomporsi un attimo e di ricomporre Stella, che nel frattempo si è ritrovata a testa in giù, tra le sue braccia.
Solleva le spalle, come a dire che non è successo niente… e poi si avvicina a te.
-Siamo un pochino zozzi!-
Ti dice e tu sollevi un sopracciglio.
-Un pochino!?-
Ripeti, squadrandoli dall’alto in basso.
-Mamma, pappà vuole mettemmi dentlo la lavatlice!-
Ti dice Stella ridendo.
-Lascerai una scia di sabbia da qui al bagno, ti rendi conto che sporcherai ovunque Rick?-
Dici fingendoti arrabbiata, lui si avvicina e ti da un bacio sulle labbra, poi guarda Stella e le fa segno con gli occhi di farlo anche lei, la bambina si avvicina e ti da un bacino, poi si mettono vicini, guancia contro guancia, mettendo in mezzo anche il povero PufPuf e sfoderano il migliore sguardo da cucciolo… o da paperottolo in questo caso. Insieme sono pericolosi e lei ha imparato presto.
-Non preoccuparti tesoro. Faccio la lavatrice, passo l’aspirapolvere, stiro e lucido Stella. Prima di pranzo sarà tutto pulito e noi saremo splendenti. Tu resta qui a bere la limonata, magari ti fai anche un sonnellino visto che ci sei.-
Ti bacia ancora e sparisce dentro casa.
Prendi un altro sorso di limonata, posi il bicchiere sul tavolo e ti avvicini ancora alla balaustra.
Guardi sorridendo le macerie di quel castello. Le formine, il secchiello e la paletta sono rimaste lì, come armi abbandonate dopo una battaglia. Risenti nelle orecchie l’eco delle risate di tuo marito e di tua figlia e ripensi a quanto silenziosa fosse la tua vita prima di loro, a quanto quel bambino, con tutti suoi difetti, sia diventato musica, parole, gioco, luce e arcobaleno delle tue giornate.
Ti guardi ancora il pancione.
Non vedi l’ora di tenerlo tra le braccia, non vedi l’ora di vedere i suoi occhi, il suo musetto, le sue manine. Non vedi l’ora di sapere, in quale parte di lui, vedrai te stessa o Rick.
-Ascolta piccolino. Lo so che non ti piace e che non sei mai stato d’accordo con le sue scelte e, naturalmente nemmeno io e Stella lo abbiamo mai assecondato; fin dall’inizio lo abbiamo sempre tartassato per farlo smettere di dire cose orribili. Però… il tuo papà è così carino! Stavo pensando che potremmo farlo contento per una volta. Insomma… ti dispiacerebbe davvero tanto se aggiungessimo un secondo nome? Pensaci… Gabriel Orson Castle, non suona poi così male! Alla fine sarebbe solo un secondo nome, puoi presentarti benissimo solo con il primo e firmare Gabriel O. Castle… per te non cambierebbe molto, ma lui ne sarebbe così fiero! Anche se non ho mai capito cosa trovi di tanto bello in quel nome così orribile! Allora, credi di poterci pensare?-
Sorridi a te stessa per l’idea malsana che stai esponendo al tuo bambino, lui per tutta risposta ti dà un calcetto bene assestato che ti costringe a sederti.
-Cos’era questo, un ‘no’, oppure un ‘ci penserò’? Va bene… ci penserò ancora pure io, magari ne parlo anche con Stella, prima di dirglielo e farlo gioire per niente!-
Le risate di padre e figlia si diffondono per tutta la casa, arrivano fino alle tue orecchie e ti costringono a raggiungerli. Stella e PufPuf sono a mollo dentro la vasca da bagno e ad un mare di schiuma, mentre Rick cerca di lavarli tutti e due, senza molto successo. Stella ti vede e sollevando le braccine verso di te, sorride felice.
-Mammina! Vieni a fale il bagnetto con noi…-
Ti avvicini, ti siedi lentamente sulla vasca e Rick ti guarda sorridendo. Gli accarezzi il viso e lo baci. Stella schizza la schiuma e in men che non si dica ti ritrovi bagnata. Ridi felice anche tu, guardi Rick che insapona il paperottolo di peluche con cura, per non sciuparlo più del dovuto e ringrazi il cielo mentalmente.
Prima di lui la tua vita era come quel castello di sabbia, pronta a cadere giù al primo soffio di vento.
Quel bambino, invece, è la tua fortezza.
Quell’uomo è il tuo castello.
Resisterà al vento, alla pioggia, alle intemperie, ai problemi, alle lacrime, alle paure…
E, per quanto sarà in mio potere, non permetterò mai a niente e nessuno di distruggerlo… mai!

 
 
 
Angolo di Rebecca:
 
Virginiaaaaaaaaaa… *______________*  si???
Devo confessare: l’idea del secondo nome del piccolino, per fare felice Castle, non è mia (a me non sarebbe mai venuta, quel nome è troppo brutto), ma tanto tempo fa, quando è venuta fuori questa storia del bambino e dei nomi terribili, Evidence in un suo commento, mi ha chiesto se non fosse stato possibile convincere Stellina ad accontentare papà Rick, in fin dei conti non c’è nulla di male e Gabiel Otton Cattle non suona poi così male…
Ti ho rubato l’idea Virginia, l’ho dovuta scrivere per forza :p anche se ancora Stellina non è molto convinta!
 
Passiamo a Stella.
Anche stavolta word non ha capito niente, ma lasciamo perdere…
Cosa può fare una giornata al mare a guardare due bambini terribili che cercano di costruire un castello, in una spiaggia, dove fanno da padrone le pietre e non la sabbia!
Li ho guardati per un’ora buona, litigavano tra loro per chi doveva prendere l’acqua e chi invece, racimolare la sabbia, sembravano due tedeschi, biondissimi e abbronzati… ed io ho cominciato a pensare a Castle al mare con Stella, poi sono uscite le foto della casa negli Hamptons e la mia mente è partita in quarta!
Kate “racconta” al suo bambino quello che era la sua vita silenziosa preCastle e quella che è adesso, gli racconta cosa fanno il suo papà e la sua sorellina e anche quello che sarà, quando finalmente lo stringerà tra le braccia. 
Ciao zie!
 
 
  
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