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Autore: Artemisia17    19/09/2012    0 recensioni
Arya Stark era sempre stata selvaggia e forte, nella sua vita. Una vera figlia del Nord. E se gli dei scegliessero lei come strumento? Un patto, un giuramento per onorare la vita e vendicare la morte.
Gli antichi dei ti hanno risposto Arya Stark, ma non so se sia un bene o un male.
La sadica demente è tornata. Lo so, lo so non vi preoccupate non vi ruberò molto tempo. Avrei bisogno di un paio di suggerimenti sul nuovo titolo, mi sembra troppo banale, però centra troppo con la storia. Grazie mille!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arya non riusciva ad addormentarsi.
L’acqua piovana della scorsa notte le impregnava i vestiti umidi e marci. Non era l’unica cosa che gli impediva di dormire: la ragazza temeva che il sonoro russare di Gendry portasse le guardie verso di loro. Con uno sbuffo e un robusto colpo di reni si alzò di scatto, contemplando l’elmo a forma di toro del compagno. Sgusciò tra le foglie della quercia che quella notte faceva loro da casa, arrampicandosi fino alla cima. Arrampicarsi, piaceva tanto a suo fratello Brandon. Chissà dov’era. Mentre, persa nei suoi pensieri, si appoggiava a un ramo perse la presa, sbucciandosi una mano.
Senza battere ciglio succhio il sangue e ritornò ad arrampicarsi.
Gli piaceva il sapore del sangue. Così caldo, intenso, rosso, acre e ferroso. Proprio come lei. Lei era forte. Proprio come le aveva detto suo padre.
“ La porta si aprì, silenziosa, svelando l’ombra di un uomo che si mosse fino ad arrivare al capezzale della bambina addormentata. Rimase lì diversi secondi, forse minuti o ore, finchè la bambina quasi fanciulla si svegliò sotto gli occhi freddi e pensierosi dell’uomo. Il cavaliere si inginocchio davanti alla figlia, pesantemente, come se tutte le frustrazioni e le sconfitte della sua vita lo schiacciassero, chinando il capo per non farle vedere le lacrime.
“ Sii forte Arya. Sii forte, bambina mia … figlia mia.”

In breve si raggomitolò su un ramo più robusto degli altri a guardare la luna. La luna era meschina. Molto meschina. Ad un tratto la figlia sentì lo stesso peso che aveva oppresso il padre. Erano passati solo pochi mesi da allora eppure erano densi e caotici. Suo padre. Sarebbe stata forte, per lui. Ma lei non era stata forte quando suo padre aveva avuto bisogno di lui. E nemmeno con Syrio. E il vecchio corvo. A dire il vero, lei era debole.
Arya guardò con rinnovato interesse la quercia. Era potente e maestosa, vecchia come il mondo. La ragazza decise che poteva andare anche se non era un albero diga. Scese velocemente e silenziosamente come un fantasma. Non ricordava l’ultima volta che aveva pregato ma d'altronde né gli antichi dei né quelli nuovi avevano aiutato suo padre al patibolo. Ma quelli nuovi proprio non li sopportava con le loro chiese tutte agghindiate e luminose, promettevano cose impossibili. Erano falsi. Si recise il pollice della mano destra  da cui sgorgò un fitto getto si sangue. Disegnò la faccia di una albero diga e si sedette a gambe incrociate fissando pensierosa il volto impresso nella corteccia.
“ Non avete aiutato mio padre quando ne aveva bisogno. Ma forse eravamo troppo lontani dal Nord. È lì che voi risiedete.” Ci fu una piccola pausa mentre la piccola guardava il suo compagno addormentato. Gendry le rispose con un grugnito sibilante. La ragazza sorrise di tenerezza.
“ Non so se mi sentirete, ma io ve lo dirò lo stesso. Io sono Arya Stark di Grande Inverno e giuro su quel poco che mi è rimasto di non dimenticare mai chi sono. E mai chi sono gli altri. Io vendicherò mio padre, la mia famiglia e me stessa, sporcherò le mie mani del sangue dei miei nemici.
Io sarò forte. Non mi arrenderò.”
Ad un tratto un lungo ululato interruppe la preghiera. Era diverso dagli altri lupi era più cupo e minaccioso, basso, al limite del ringhio eppure si espandeva nella foresta con un potenza e velocità allarmante. Alla fine dopo una decina di battiti l’ululato si abbasso fino a diventare un ruggito, infine si spense. Il silenzio che seguì svegliò Gendry. Il ragazzone si alzò trafelato urlando alla bambina di salire sui rami dell’albero. Ma essa non lo sentiva nemmeno impegnata nel guardare il viso dell’albero, il sangue che colava come la resina. Gli occhi seguivano trafelati le gocce che scivolavano via lentamente, il viso che si trasformava fino a diventare grotesco. L’oscuro ghigno sembrava risponderle. Un cupo sorriso si era disegnato sulle sua labbra. Il vento fece fremere le foglie dell'albero, che calme e pazienti cantarono il loro assolo di pace. Pace. Arya sentì una lacrime scendere. Sentiva dell'odore di pino, resina, muschio, un sottile e persistente odore di humus, ma anche quello della neva, frizzante e fresco e quello più oscuro del ghiaccio. L'odore del Nord.
Nello stesso momento Gendry alzò lo sguardo sbalordito. Dei pallidi fiocchi di neve scendevano candidi dal cielo plumbeo con giravolte e sberleffi. Uno di essi atterrò temerariamente sul naso del fabbro che lo guardava sbalordito con gli occhi che si incrociavano. Un grosso fiocco, più bianco e grosso degli altri, cadde nella mano della ragazza che sorrise ancora di più. Gli Dei l’avevano ascoltata.
“ L’inverno sta arrivando.”    



Naturalmente fatemi sapere che cosa ne pensate. Il lupo è Nymeria, tanto per intenderci, secondo me si incontreranno prima o poi.
  
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