Speranza
Stupida
stupida stupida!
Ci
ero cascata. Avevo scelto Simone e lui non mi voleva più. Si
chiama sfortuna.
Dannata sfortuna. Iella. Sfiga. Destino che si accanisce su di me. Dea
bendata
che riscuote il suo regalo in popolarità.
E
poi non l’ho mai voluta la popolarità. Chissene
frega della popolarità. Mi
sarebbe bastato finire tranquillamente il liceo. E invece no.
Altro
che Operazione Farfalla.
Altro
che riscossa di Matty.
Era
solo un bella fregatura. Altroché. Sarebbe stato meglio
rimanere la solita. Non
far vedere questa parte di me. Rimanere la secchiona sfigata.
No
Matty, datti una regolata, non puoi
stare così per un ragazzo.
Ma
lui mi piace e non mi vuole.
Ma
tu hai un cervello e sai che ne
troverai un altro un giorno.
Ma
io volevo lui.
Non
fare la bambina. Sii forte e
prosegui per la tua strada. Sarà lui ad accorgersi di quello
che ha perso.
La
fai facile tu. Mica sono fatta solo di te, Cervello. Ho anche degli
Ormoni, io.
Bazzecole.
Io comando.
Liquidai
quello che poteva essere interpretato come un discorso con la mia altra
identità, e continuai a rimuginare sdraiata sul letto.
Ero
così brava a rimuginare sulle questioni, che quasi non mi
accorsi che si era
fatta l’ora di cena. Non avevo fame e così
liquidai mia madre dicendole che non
stavo bene per indisposizione. Non
avevo mica mentito, era un tipo di indisposizione diverso da quello
prettamente
femminile, ma ero comunque indisposta
verso gli altri. Lei non fece altre domande e mi lasciò
tornare a rimuginare
sul lampadario a farfalla che avevo sul soffitto.
Farfalla.
A
volte ti vedo come una farfalla,
sai? Mi aveva detto
Cristian una volta. Perché hai
iniziato la tua vita da bruco,
nascosta, indifesa, ma sono sicura che farai vedere quanto vali a tutti
e ti
allontanerai dal tuo bozzolo.
Non
mi sentivo una farfalla. Mi sentivo una cicala. Una cicala che passava
la vita
a frinire per richiamare inutilmente
l’attenzione degli altri.
Mentre
canticchiavo e pensavo, sentii vibrare il cellulare e allungai il
braccio per
raggiungerlo. Era un messaggio di Chiara: Ehi
girl, ti va se usciamo stasera?
Mpfffff.
Non mi andava in maniera particolare così glielo dissi: Non sono molto in vena, Chià. Lo sai
perché
Dopo
poco mi arrivò la sua risposta: Dai
su
appunto! È un’occasione per uscire un
po’. Lo so che ti stai rammollendo e
cerchi di vedere nelle crepe del soffitto una qualche immagine
Ma
mi stava spiando attraverso la web cam del pc?
Chià,
mi fai paura. Mi stai spiando? Le chiesi
rendendomi ridicola.
No
tesoro, lo sai che non sono in grado
di spiarti attraverso la web cam, lo so che lo stavi pensando. Mi rispose
subito dopo.
Colpita
da quanto quella ragazza mi conoscesse nonostante fosse da poco che
eravamo
amiche, decisi di accettare il suo invito: Mmm
okok. Comunque va bene usciamo. Dove andiamo?
Sìììììììììììì
lo sapevo! Facciamo due
passi, mi faccio portare lì sotto da mio padre. Mi disse dandomi
appuntamento.
Ma
i tuoi non ti danno mai passaggi… Le dissi
ricordami quello che lei stessa mi
aveva detto tempo prima.
Ci
mise quasi dieci minuti a rispondere questa volta, tanto che pensai che
l’uscita fosse rimandata.
Ok.
Lo ammetto. Mi accompagna Matteo.
Sarò lì tra mezz’ora. A dopo
Matteo
eh? Alla fine qualcosa era nato tra quei due. Ero proprio contenta per
lei.
Almeno in quella squadra non erano tutti scemi (leggasi Carlo) o
partiti di
cervello con comportamenti assurdi (leggasi Simone).
Simone.
Quel ragazzo era costantemente nei miei pensieri. Non sapevo come fare
per
levarmelo dalla testa. Ero tormentata dallo sguardo che mi aveva
lanciato
quando gli avevo detto che dovevo parlargli. Non riuscivo a capire cosa
fosse
successo, come mai mi avesse trattata così male, ma
soprattutto cosa c’entrasse
quella Vanessa.
E
se fossi stata solo un passatempo? Una gara per battere Cristian?
Scema,
smettila di farti queste
paranoie e vestiti.
Mi
misi un normalissimo paio di jeans con una maglietta altrettanto
semplice,
dopotutto dovevo uscire a fare quattro passi con Chiara. Mentre mi
stavo
facendo una coda alta di cavallo, ricevetti uno squillo dalla suddetta
amica,
indice che era sotto il mio portone ad aspettarmi.
Presi
telefono e felpa e scesi giù, dicendo ai miei che restavo in
zona con la mia
amica.
Scesi
velocemente le scale e la raggiunsi sorridente. Mi andava di stare un
po’ con
lei, e avrei avuto modo di interrogarla in maniera approfondita su
Matteo.
Lei
mi accolse sorridente mentre stava abbracciata al Suo Matteo. Che
carini. Che invidia.
“Ciao
Matty” mi disse sorridente senza allontanarsi dal ragazzo che
le stava vicino.
“Ciao
Chià” le risposi sorridendo di rimando
“Vedo che non ti scolli da lui eh?” la
provocai.
Mi
rispose lui “Sono io a non volermi scollare da
lei”. Che tenero. Da cariare i
denti. Sei solo invidiosa.
Non
seppi cosa rispondergli per non sembrare acida, così rimasi
zitta sorridendo in
maniera impacciata.
La
mia amica notò il mio disagio e intervenne “Matte
ora è meglio che tu vada.
Adesso sto con lei, noi ci vediamo dopo”
“Va
bene. Quando avete finito chiamami che ti riporto a casa” le
rispose dandole un
bacio leggero “Ciao Matty, è stato un piacere
rivederti”
“Il
piacere è stato mio” gli risposi educatamente.
Lo
vedemmo andarsene con quel suo motorino blu a tutta
velocità, o almeno alla
velocità che quel mezzo consentiva, e poi iniziammo a
chiacchierare.
“Come
stai?” mi chiese Chiara preoccupata.
“Sto
bene, tranquilla” le dissi propondendole il sorriso
più sincero che riuscivo a
fare.
“Sì,
e sei acida. Hai mangiato una torta con limone e yogurt
scaduto?”
“Che
stronza che sei” le risposi ridendo “Non mi fai
fare una gran figura se mi dici
così. Non volevo rispondere al tuo bello e sono rimasta
zitta. Apprezzalo”
“Lo
apprezzo, tranquilla. Ma tanto non se la sarebbe presa. È
fastidiosamente
sorridente oggi..” notò lei divertita.
“Chissà
come mai, eh?” la presi in giro bonariamente.
Ci
sedemmo su un panchina dietro casa mia e continuammo a chiacchierare di
lei e
Matteo.
Mi
raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo
nello sgabuzzino,
le sue emozioni, la sua sorpresa, il suo batticuore. Tutto. Le
brillavano gli
occhi e non potevo far altro che lasciarla raccontare senza
interruzioni. Che invidia.
Ero
comunque invidiosa della fortuna che aveva avuto. Si piacevano e
stavano
insieme.
“Ti
invidio, sai? Sei così luminosa quando parli con
lui” le dissi sincera.
“Potresti
esserlo anche te” mi disse lei “Dovresti
parlargli”.
“Non
ho intenzione di parlargli. Non dopo quello che mi ha detto a
ricreazione. Non
dopo che ha detto che era sicuro che avessi scelto Cristian. Non dopo
che mi ha
detto che doveva vedere quella Vanessa” le risposi ricordando
dolorosamente
l’episodio.
“Tesoro,
ma chissà cosa è successo” mi disse lei.
La
guardai storto non capendo, incitandola a
continuare.
“Intendo
dire che magari qualcuno ti ha vista mentre abbracciavi Cristian e
glielo ha
detto” mi spiegò.
“Ma
lui sapeva che dovevo parlare con entrambi, poteva almeno lasciarmi
spiegare,
no?” risposi inacidita.
“Sì,
quello hai ragione. Ma pensaci un attimo. Magari ci è
rimasto male e si è
chiuso e voleva ferirti come tu hai ferito lui”.
“Ma
poteva farmi parlare!!!” risposi di nuovo.
“Tesoro
lo so! Ma sai come sono i maschi, sono stupidi e se vedono qualcosa che
non gli
piace, mica chiedono sempre spiegazioni. Magari non se lo aspettava e
ti ha
attaccato così, senza motivo” riprovò a
dirmi lei rimanendo calma.
Ci
pensai su un attimo. D’accordo,
poteva
anche essere, ma avrebbe potuto farmi parlare prima di pensare
chissà cosa!
“Ne
ho parlato con Matte e…” la interruppi
“Ne hai parlato con Matteo???” le
chiesi.
“Sì,
sei arrabbiata?” mi domandò preoccupata.
“No,
non sono arrabbiata. Sono sorpresa. Perché ne avete
parlato?”
Lei
si rilassò impercettibilmente e continuò
“Dicevo, ne ho parlato con Matteo perché
Simone è uno dei suoi migliori amici e secondo noi lui ha
visto qualcosa, o
qualcuno ha visto qualcosa e glielo ha detto, e subito hanno fatto
congetture
strane e quindi c’è rimasto male”.
“Sì,
può darsi” ammisi “Ma doveva parlarne
con me, non attaccarmi!”
“Su
questo mi sembra che abbiamo già tratto conclusioni.
È un maschio e non sempre,
anzi poche volte, i maschi fanno cose totalmente sensate. Comunque,
perché non
ci parli?” mi propose azzardando un sorriso.
“In
realtà non ho molta voglia di avere a che fare con lui dopo
che è stato con
quella Vanessa. Perché credimi, non saranno rimasti a
guardarsi tutto il
pomeriggio. E io non voglio uno che per ripicca va con
un’altra solo perché ha
tratto le sue conclusioni senza interpellarmi”.
“Ma
magari non c’è andato”
azzardò lei.
“Ma
sei seria? Lo hai detto te che i maschi fanno cose stupide, no? E
quella
sarebbe stata proprio una cosa stupida da fare per ripicca”
le feci notare.
“Ma
non tutti i maschi fanno cose stupide”.
Mi
gelai sul posto. Quella voce. Quella
voce. La sua voce. Simone.
Prima
di girarmi guardai il labiale della mia amica che diceva Scusami.
Le sorrisi timidamente e poi mi girai rimanendo in
silenzio.
“Ciao”
mi disse.
“Ciao
a te” gli risposi a voce bassissima evitando di guardarlo
negli occhi.
“Non
mi guardi neanche?” mi chiese. Ecco,
appunto.
Alzai
lo sguardo cercando di apparire tranquilla. Quando incontrai i suoi
occhi vi
lessi rabbia, dispiacere, preoccupazione, tristezza. Speranza
anche?
Mi
sorrise un po’ più sicuro di sé e mi
chiese “Possiamo parlare un attimo? Da
soli intendo”.
Guardai
la mia amica che mi disse “Vai. Tanto io sto con
Matteo”.
“Ti
riaccompagno a casa io, dopo” mi disse Simone anticipando una
mia domanda.
“Non
c’è bisogno, grazie. Abito qua dietro”
gli risposi educatamente. Non volevo che
mi accompagnasse a casa. Era una cosa da fidanzatini. O da due che
uscivano
insieme. E noi quasi non ci parlavamo più.
“Non
ti lascerai mai tornare a casa da sola, Matty. Specialmente di notte. E
specialmente
se mi fa piacere stare con te” mi disse lui tranquillo.
Annuii timida.
Speranza.
“Ok,
allora è tutto sistemato. Noi andiamo Matty. Ci vediamo
domani a scuola” mi
disse Chiara, poi mi abbracciò e si
allontanò per mano con Matteo.
“Posso
sedermi?” mi chiese il ragazzo davanti a me mentre guardavo
la coppietta
allontanarsi. Annuii senza girarmi a guardarlo e lui
continuò “Sono carini,
vero? Non avevo mai visto Matteo così sorridente. O almeno
non per una ragazza”.
Mi
girai a guardarlo e gli dissi “Sembrano felici, lei sembra
serena quando è con
lui. Spero che lui non faccia lo scemo, non sono mica tutti dei geni
nella squadra
di basket, sai?” era una frecciatina da parte mia. E anche
abbastanza cattiva.
“Ok,
sarà meglio che ne parliamo subito perché non mi
piace questa situazione”
rispose stizzito “Sono tutto orecchi” mi disse
allegro.
Lo
guardai con un punto interrogativo stampato in faccia e gli chiesi
“Prego?”
“Sei
tu che devi dirmi qualcosa o sbaglio?” mi domandò
ridacchiando.
Cosa?
“Spero
tu stia scherzando” gli risposi scettica.
Lui
mi guardò un po’ e poi mi disse “Tu
dovevi parlarmi della tua decisione, o no?”
Questo
qua è tutto scemo
“Sì che dovevo parlarti, ma tu non mi sei
stato ad ascoltare e sei corso da quella Vanessa” gli dissi
sperando che la mia
voce gli facesse intuire che non mi interessava chi fosse lei.
“È
questo il problema? Vanessa?” chiese lui divertito.
“Non
lo so dimmelo tu” gli risposi scocciata.
“Sei
gelosa?” mi chiese ancora ridacchiando.
“Mi
stai prendendo per il culo?” gli chiesi ormai incavolata come
una iena.
“Sei
gelosa sul serio!” mi prese ancora in giro lui.
Sconvolta
dalla stupidità di quel ragazzo, mi alzai dalla panchina,
senza rispondergli, per
allontanarmi da lui. Non feci in tempo ad allontanarmi che mi
fermò per un
polso, impedendomi di andarmene.
“Scusa”
mi disse “Stavo gongolando un po’ troppo”.
Non
mi girai nemmeno verso di lui e aspettai che continuasse “Mi
dispiace, ho esagerato.
È che mi fa piacere che tu sia gelosa di me”.
“Per
sfottermi?” gli chiesi rimanendo sempre di spalle.
“Matty
guardami”.
Sospirai
e mi girai verso di lui mentre la sua mano era ancora intorno al mio
polso. Lo guardai.
Ci guardavamo.
Speranza.
“Non
devi essere gelosa di Vanessa. Lei non mi interessa” ammise.
“E
perché mi hai detto che dovevi vederti con lei?”
gli chiesi quasi sussurrando.
“Perché
sono uno scemo e non avevo capito niente” ammise nuovamente.
Non
risposi e rimasi a guardarlo.
Speranza.
Lui
continuò “Ti ho visto con Cristian. Ti ho visto
mentre lo abbracciavi e vi
stavate sorridendo. E non ci ho più capito niente”
“Hai
pensato avessi scelto lui?” gli chiesi per capire.
“Sì,
e non volevo subire un’ulteriore umiliazione sentendomelo
dire e ti ho
anticipato parlando di Vanessa” mi raccontò.
“Mi
hai parlato di lei per ripicca?”
“Così
mi fai sembrare un moccioso..” tentò di salvarsi.
Lo
guardai storto.
“Ok,
l’ho fatto per ripicca, l’ho ammetto”.
“E
cosa ti ha fatto cambiare idea, scusa?” gli chiesi di nuovo.
“Ho
parlato con Matteo e con Chiara. E mi hanno fatto sentire un
idiota” ammise
guardandosi i piedi.
“Oh
beh, ma lo sei” gli dissi cattiva.
Speranza. La speranza
è un sentimento così
piacevole.
“Uff
come sei!” commentò lui “Comunque
possiamo lasciar perdere tutti e parlare di
noi?” ammiccò.
“Non
credo esista un noi” lo redarguii.
“Perché
no?”
“Perché
tu sei andato da Vanessa” gli feci notare nuovamente
“Ti sembra una cosa
normale andare con una quando ti piace un’altra?”
“Appunto.
Io sono andato da Vanessa, non con Vanessa” mi fece notare.
“E
questo cosa vorrebbe dire?” gli domandai confusa.
“Significa
che mi ha chiesto se potevo parlare con suo fratello che vorrebbe
iniziare
basket a livello agonistico e gli ho detto che non c’erano
problemi. E quindi
sono andato da lei per parlare con lui” mi spiegò
accompagnando con il
movimento della mano il suo discorso.
“Non
sei stato con lei?”
Speranza.
Speranza. Speranza doppia.
“No,
ovviamente” disse sottolineando l’ultima parola
“Non vado con una se mi piace
un’altra”
SperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanza
Lo
guardai sorridendo. Avevo quasi gli occhi umidi. Quasi.
Si
avvicinò a me piano piano, mantenendo il contatto visivo e
spostando la sua
mano dal mio polso alla mia mano. Intrecciò le sue dita con
le mie. Aveva le
mani così calde. Era tutto così caldo.
“Cosa
dovevi dirmi Matty?” mi chiese mentre intrecciò
entrambe le sue mani alle mie.
“Io..”
tentennai “ho parlato con Cristian. Gli ho spiegato un
po’ di cose..”
Mi
interruppe “Cose che non mi dirai temo”.
“Esatto.
Sono cose mie e sue”
“Non
mi piace che esistano cose vostre”
mi
disse scocciato.
“Dovrai
accettarlo. Dopotutto Cristian è il mio migliore
amico” gli dissi
punzecchiandolo.
“CHE
COSA?” alzò la
voce scandendo bene le
parole.
“Hai
capito benissimo. Era il mio migliore amico e sarà il mio
migliore amico”
ripetei.
“Non
potete essere migliori amici. Voi stavate insieme!” mi disse
mantenendo la voce
più alta.
“È
stata una parentesi ed è durata poco. Cristian è
il mio migliore amico. Magari non
subito, ma lo ritornerà”.
“Ma
tutto ciò che ti riguarda è affar mio, Splendore”
mi disse sottolineando il nomignolo che mi aveva affibbiato da tempo.
Splendore. E pensare che
all’inizio mi dava fastidio.
“Stai
ancora tentando di conquistarmi?” gli chiesi alzando un
sopracciglio con fare
dubbioso.
“Mi
pare di averti già conquistata o sbaglio?”
domandò ammiccando nuovamente.
Gli
sorrisi sfacciata e lui si avvicinò a me. Era dieci
centimetri più alto di me. Eravamo
così vicini che sentivo il suo respiro sulla mia bocca, ma
continuavamo a
rimanere staccati e a guardarci negli occhi. Non dovevo alzarmi sulle
punte per
baciarlo, bastava che lui si abbassasse leggermente e io alzassi la
testa verso
di lui. Era all’altezza giusta.
Nessuno
dei due si muoveva. Ci guardavamo sorridendo. Tutta quella tensione.
Tutta quella
carica. Chiara l’avrebbe definita tensione sessuale repressa.
Non
volevo essere io a muovermi per prima. Volevo prolungare quel momento
il più a
lungo possibile, sia perché l’attesa aumentava il
desiderio, ma soprattutto perché
era il primo bacio veramente consapevole che ci davamo e voleva potermi
ricordare tutti i dettagli.
In
lontananza si sentiva la radio accesa. Il vento faceva muovere le
foglie degli
alberi lì intorno. Si sentivano alcune voci indistinte.
E
poi sentivo il mio cuore. Tumtumtumtumtumtumtum
Sembrava
impazzito.
Non
so come e non so nemmeno chi dei due interruppe quel momento. So solo
che mi
ritrovai a baciarlo. Prima timidamente in uno sfioramento di labbra.
Sfioramento
che divenne più audace. Automaticamente chiusi gli occhi e
gli circondai il
collo con le braccia quando approfondimmo il bacio.
Non
sentii più la radio, né il vento, né
le voci in lontananza. Sentivo solo il mio
cuore che continuava a correre.
Mi
abbracciò a sua volta continuando a baciarmi e mi strinse,
come per
trattenermi.
Non
avevo la minima intenzione di andarmene, ma quell’abbraccio
possessivo mi
faceva stare bene. Mi sentivo Sua.
Si
staccò dalle mie labbra giusto il tempo di dirmi
“Sei mia, Matty”.
Lo
guardai commossa e, prima di tornare a baciarlo, gli dissi
“Sì, sono tua”.
*sigh*
Ok, l’ho pubblicato. È da lunedì che
rimando, trovando sempre qualcosa da
correggere, da modificare, da aggiungere. Mi è venuto da
cancellarlo e da
riscriverlo. Ma è dall’inizio che ho in mente una
scena così e non potevo far
loro questo torto.
Non
so bene cosa pensare nemmeno io, se devo essere sincera.
Pensate
sia troppo smieloso/dolce/banale/lungo/corto/distaccato? Ve lo
aspettavate in
qualche altro modo?
Ci
pensate che è finito? Manca l’epilogo, ma
è finita. Finita. Sono quasi triste.
Ok,
un po’ lo sono (inutile fare la Serpe insensibile). Solo che
mi fa strano.
Certo,
ho già iniziato la James/Lily (questo è il link) e ho
scritto una OS su un argomento
un po’ delicato (questo
è il link). Se avete voglia passateci.
Direi
che è l’ultima volta in cui dico “alla
prossima”.
Quindi,
mie care, alla prossima!
Dafne