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Autore: Arya__    20/09/2012    3 recensioni
Matilde è una studentessa liceale che viene considerata la secchiona e la sfigata di turno e, nonostante non sia vero, non ritiene importante smentire quelle voci. I suoi veri amici sono quelli del mare, quelli che la conoscono sotto tutti i punti di visti e che lei ogni anno incontra in vacanza. Loro sanno quanto lei ami studiare, ma sanno anche del suo amore per il ballo e per le scarpe alte. Loro la conoscono per davvero ma non riescono a capire perchè lei mantenga la maschera della secchiona sfigata a scuola. E se intervenisse qualcun altro? Se qualcuno riunisse le due Matilde e riuscisse a mostrare la bellezza della ragazza anche a scuola? Come la prenderebbero i suoi compagni di classe? E lei?
Dal Capitolo 3: Brutta. Con gli occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe. Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.
Questa non sei tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi ancora?

Dal capitolo 6: Piacevo a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata. Quindi gli piacevo ancora
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Speranza

 

Stupida stupida stupida!

Ci ero cascata. Avevo scelto Simone e lui non mi voleva più. Si chiama sfortuna. Dannata sfortuna. Iella. Sfiga. Destino che si accanisce su di me. Dea bendata che riscuote il suo regalo in popolarità.

E poi non l’ho mai voluta la popolarità. Chissene frega della popolarità. Mi sarebbe bastato finire tranquillamente il liceo. E invece no.

Altro che Operazione Farfalla.

Altro che riscossa di Matty.

Era solo un bella fregatura. Altroché. Sarebbe stato meglio rimanere la solita. Non far vedere questa parte di me. Rimanere la secchiona sfigata.

No Matty, datti una regolata, non puoi stare così per un ragazzo.

Ma lui mi piace e non mi vuole.

Ma tu hai un cervello e sai che ne troverai un altro un giorno.

Ma io volevo lui.

Non fare la bambina. Sii forte e prosegui per la tua strada. Sarà lui ad accorgersi di quello che ha perso.

La fai facile tu. Mica sono fatta solo di te, Cervello. Ho anche degli Ormoni, io.

Bazzecole. Io comando.

Liquidai quello che poteva essere interpretato come un discorso con la mia altra identità, e continuai a rimuginare sdraiata sul letto.

Ero così brava a rimuginare sulle questioni, che quasi non mi accorsi che si era fatta l’ora di cena. Non avevo fame e così liquidai mia madre dicendole che non stavo bene per indisposizione. Non avevo mica mentito, era un tipo di indisposizione diverso da quello prettamente femminile, ma ero comunque indisposta verso gli altri. Lei non fece altre domande e mi lasciò tornare a rimuginare sul lampadario a farfalla che avevo sul soffitto.

Farfalla.

A volte ti vedo come una farfalla, sai? Mi aveva detto Cristian una volta. Perché hai iniziato la tua vita da bruco, nascosta, indifesa, ma sono sicura che farai vedere quanto vali a tutti e ti allontanerai dal tuo bozzolo.

Non mi sentivo una farfalla. Mi sentivo una cicala. Una cicala che passava la vita a frinire per richiamare inutilmente l’attenzione degli altri.

Mentre canticchiavo e pensavo, sentii vibrare il cellulare e allungai il braccio per raggiungerlo. Era un messaggio di Chiara: Ehi girl, ti va se usciamo stasera?

Mpfffff. Non mi andava in maniera particolare così glielo dissi: Non sono molto in vena, Chià. Lo sai perché

Dopo poco mi arrivò la sua risposta: Dai su appunto! È un’occasione per uscire un po’. Lo so che ti stai rammollendo e cerchi di vedere nelle crepe del soffitto una qualche immagine

Ma mi stava spiando attraverso la web cam del pc?

Chià, mi fai paura. Mi stai spiando? Le chiesi rendendomi ridicola.

No tesoro, lo sai che non sono in grado di spiarti attraverso la web cam, lo so che lo stavi pensando. Mi rispose subito dopo.

Colpita da quanto quella ragazza mi conoscesse nonostante fosse da poco che eravamo amiche, decisi di accettare il suo invito: Mmm okok. Comunque va bene usciamo. Dove andiamo?

Sìììììììììììì lo sapevo! Facciamo due passi, mi faccio portare lì sotto da mio padre. Mi disse dandomi appuntamento.

Ma i tuoi non ti danno mai passaggi… Le dissi ricordami quello che lei stessa mi aveva detto tempo prima.

Ci mise quasi dieci minuti a rispondere questa volta, tanto che pensai che l’uscita fosse rimandata.

Ok. Lo ammetto. Mi accompagna Matteo. Sarò lì tra mezz’ora. A dopo

Matteo eh? Alla fine qualcosa era nato tra quei due. Ero proprio contenta per lei. Almeno in quella squadra non erano tutti scemi (leggasi Carlo) o partiti di cervello con comportamenti assurdi (leggasi Simone).

Simone. Quel ragazzo era costantemente nei miei pensieri. Non sapevo come fare per levarmelo dalla testa. Ero tormentata dallo sguardo che mi aveva lanciato quando gli avevo detto che dovevo parlargli. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, come mai mi avesse trattata così male, ma soprattutto cosa c’entrasse quella Vanessa.

E se fossi stata solo un passatempo? Una gara per battere Cristian?

Scema, smettila di farti queste paranoie e vestiti.

Mi misi un normalissimo paio di jeans con una maglietta altrettanto semplice, dopotutto dovevo uscire a fare quattro passi con Chiara. Mentre mi stavo facendo una coda alta di cavallo, ricevetti uno squillo dalla suddetta amica, indice che era sotto il mio portone ad aspettarmi.

Presi telefono e felpa e scesi giù, dicendo ai miei che restavo in zona con la mia amica.

Scesi velocemente le scale e la raggiunsi sorridente. Mi andava di stare un po’ con lei, e avrei avuto modo di interrogarla in maniera approfondita su Matteo.

Lei mi accolse sorridente mentre stava abbracciata al Suo Matteo. Che carini. Che invidia.

“Ciao Matty” mi disse sorridente senza allontanarsi dal ragazzo che le stava vicino.

“Ciao Chià” le risposi sorridendo di rimando “Vedo che non ti scolli da lui eh?” la provocai.

Mi rispose lui “Sono io a non volermi scollare da lei”. Che tenero. Da cariare i denti. Sei solo invidiosa.

Non seppi cosa rispondergli per non sembrare acida, così rimasi zitta sorridendo in maniera impacciata.

La mia amica notò il mio disagio e intervenne “Matte ora è meglio che tu vada. Adesso sto con lei, noi ci vediamo dopo”

“Va bene. Quando avete finito chiamami che ti riporto a casa” le rispose dandole un bacio leggero “Ciao Matty, è stato un piacere rivederti”

“Il piacere è stato mio” gli risposi educatamente.

Lo vedemmo andarsene con quel suo motorino blu a tutta velocità, o almeno alla velocità che quel mezzo consentiva, e poi iniziammo a chiacchierare.

“Come stai?” mi chiese Chiara preoccupata.

“Sto bene, tranquilla” le dissi propondendole il sorriso più sincero che riuscivo a fare.

“Sì, e sei acida. Hai mangiato una torta con limone e yogurt scaduto?”

“Che stronza che sei” le risposi ridendo “Non mi fai fare una gran figura se mi dici così. Non volevo rispondere al tuo bello e sono rimasta zitta. Apprezzalo”

“Lo apprezzo, tranquilla. Ma tanto non se la sarebbe presa. È fastidiosamente sorridente oggi..” notò lei divertita.

“Chissà come mai, eh?” la presi in giro bonariamente.

Ci sedemmo su un panchina dietro casa mia e continuammo a chiacchierare di lei e Matteo.

Mi raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo nello sgabuzzino, le sue emozioni, la sua sorpresa, il suo batticuore. Tutto. Le brillavano gli occhi e non potevo far altro che lasciarla raccontare senza interruzioni. Che invidia.

Ero comunque invidiosa della fortuna che aveva avuto. Si piacevano e stavano insieme.

“Ti invidio, sai? Sei così luminosa quando parli con lui” le dissi sincera.

“Potresti esserlo anche te” mi disse lei “Dovresti parlargli”.

“Non ho intenzione di parlargli. Non dopo quello che mi ha detto a ricreazione. Non dopo che ha detto che era sicuro che avessi scelto Cristian. Non dopo che mi ha detto che doveva vedere quella Vanessa” le risposi ricordando dolorosamente l’episodio.

“Tesoro, ma chissà cosa è successo” mi disse lei.

 La guardai storto non capendo, incitandola a continuare.

“Intendo dire che magari qualcuno ti ha vista mentre abbracciavi Cristian e glielo ha detto” mi spiegò.

“Ma lui sapeva che dovevo parlare con entrambi, poteva almeno lasciarmi spiegare, no?” risposi inacidita.

“Sì, quello hai ragione. Ma pensaci un attimo. Magari ci è rimasto male e si è chiuso e voleva ferirti come tu hai ferito lui”.

“Ma poteva farmi parlare!!!” risposi di nuovo.

“Tesoro lo so! Ma sai come sono i maschi, sono stupidi e se vedono qualcosa che non gli piace, mica chiedono sempre spiegazioni. Magari non se lo aspettava e ti ha attaccato così, senza motivo” riprovò a dirmi lei rimanendo calma.

Ci pensai su un attimo. D’accordo, poteva anche essere, ma avrebbe potuto farmi parlare prima di pensare chissà cosa!

“Ne ho parlato con Matte e…” la interruppi “Ne hai parlato con Matteo???” le chiesi.

“Sì, sei arrabbiata?” mi domandò preoccupata.

“No, non sono arrabbiata. Sono sorpresa. Perché ne avete parlato?”

Lei si rilassò impercettibilmente e continuò “Dicevo, ne ho parlato con Matteo perché Simone è uno dei suoi migliori amici e secondo noi lui ha visto qualcosa, o qualcuno ha visto qualcosa e glielo ha detto, e subito hanno fatto congetture strane e quindi c’è rimasto male”.

“Sì, può darsi” ammisi “Ma doveva parlarne con me, non attaccarmi!”

“Su questo mi sembra che abbiamo già tratto conclusioni. È un maschio e non sempre, anzi poche volte, i maschi fanno cose totalmente sensate. Comunque, perché non ci parli?” mi propose azzardando un sorriso.

“In realtà non ho molta voglia di avere a che fare con lui dopo che è stato con quella Vanessa. Perché credimi, non saranno rimasti a guardarsi tutto il pomeriggio. E io non voglio uno che per ripicca va con un’altra solo perché ha tratto le sue conclusioni senza interpellarmi”.

“Ma magari non c’è andato” azzardò lei.

“Ma sei seria? Lo hai detto te che i maschi fanno cose stupide, no? E quella sarebbe stata proprio una cosa stupida da fare per ripicca” le feci notare.

“Ma non tutti i maschi fanno cose stupide”.

Mi gelai sul posto. Quella voce. Quella voce. La sua voce. Simone.

Prima di girarmi guardai il labiale della mia amica che diceva Scusami. Le sorrisi timidamente e poi mi girai rimanendo in silenzio.

“Ciao” mi disse.

“Ciao a te” gli risposi a voce bassissima evitando di guardarlo negli occhi.

“Non mi guardi neanche?” mi chiese. Ecco, appunto.

Alzai lo sguardo cercando di apparire tranquilla. Quando incontrai i suoi occhi vi lessi rabbia, dispiacere, preoccupazione, tristezza. Speranza anche?

Mi sorrise un po’ più sicuro di sé e mi chiese “Possiamo parlare un attimo? Da soli intendo”.

Guardai la mia amica che mi disse “Vai. Tanto io sto con Matteo”.

“Ti riaccompagno a casa io, dopo” mi disse Simone anticipando una mia domanda.

“Non c’è bisogno, grazie. Abito qua dietro” gli risposi educatamente. Non volevo che mi accompagnasse a casa. Era una cosa da fidanzatini. O da due che uscivano insieme. E noi quasi non ci parlavamo più.

“Non ti lascerai mai tornare a casa da sola, Matty. Specialmente di notte. E specialmente se mi fa piacere stare con te” mi disse lui tranquillo. Annuii timida.

Speranza.

“Ok, allora è tutto sistemato. Noi andiamo Matty. Ci vediamo domani a scuola”  mi disse Chiara, poi mi abbracciò e si allontanò per mano con Matteo.

“Posso sedermi?” mi chiese il ragazzo davanti a me mentre guardavo la coppietta allontanarsi. Annuii senza girarmi a guardarlo e lui continuò “Sono carini, vero? Non avevo mai visto Matteo così sorridente. O almeno non per una ragazza”.

Mi girai a guardarlo e gli dissi “Sembrano felici, lei sembra serena quando è con lui. Spero che lui non faccia lo scemo, non sono mica tutti dei geni nella squadra di basket, sai?” era una frecciatina da parte mia. E anche abbastanza cattiva.

“Ok, sarà meglio che ne parliamo subito perché non mi piace questa situazione” rispose stizzito “Sono tutto orecchi” mi disse allegro.

Lo guardai con un punto interrogativo stampato in faccia e gli chiesi “Prego?”

“Sei tu che devi dirmi qualcosa o sbaglio?” mi domandò ridacchiando.

Cosa?

“Spero tu stia scherzando” gli risposi scettica.

Lui mi guardò un po’ e poi mi disse “Tu dovevi parlarmi della tua decisione, o no?”

Questo qua è tutto scemo “Sì che dovevo parlarti, ma tu non mi sei stato ad ascoltare e sei corso da quella Vanessa” gli dissi sperando che la mia voce gli facesse intuire che non mi interessava chi fosse lei.

“È questo il problema? Vanessa?” chiese lui divertito.

“Non lo so dimmelo tu” gli risposi scocciata.

“Sei gelosa?” mi chiese ancora ridacchiando.

“Mi stai prendendo per il culo?” gli chiesi ormai incavolata come una iena.

“Sei gelosa sul serio!” mi prese ancora in giro lui.

Sconvolta dalla stupidità di quel ragazzo, mi alzai dalla panchina, senza rispondergli, per allontanarmi da lui. Non feci in tempo ad allontanarmi che mi fermò per un polso, impedendomi di andarmene.

“Scusa” mi disse “Stavo gongolando un po’ troppo”.

Non mi girai nemmeno verso di lui e aspettai che continuasse “Mi dispiace, ho esagerato. È che mi fa piacere che tu sia gelosa di me”.

“Per sfottermi?” gli chiesi rimanendo sempre di spalle.

“Matty guardami”.

Sospirai e mi girai verso di lui mentre la sua mano era ancora intorno al mio polso. Lo guardai. Ci guardavamo.

Speranza.

“Non devi essere gelosa di Vanessa. Lei non mi interessa” ammise.

“E perché mi hai detto che dovevi vederti con lei?” gli chiesi quasi sussurrando.

“Perché sono uno scemo e non avevo capito niente” ammise nuovamente.

Non risposi e rimasi a guardarlo.

Speranza.

Lui continuò “Ti ho visto con Cristian. Ti ho visto mentre lo abbracciavi e vi stavate sorridendo. E non ci ho più capito niente”

“Hai pensato avessi scelto lui?” gli chiesi per capire.

“Sì, e non volevo subire un’ulteriore umiliazione sentendomelo dire e ti ho anticipato parlando di Vanessa” mi raccontò.

“Mi hai parlato di lei per ripicca?”

“Così mi fai sembrare un moccioso..” tentò di salvarsi.

Lo guardai storto.

“Ok, l’ho fatto per ripicca, l’ho ammetto”.

“E cosa ti ha fatto cambiare idea, scusa?” gli chiesi di nuovo.

“Ho parlato con Matteo e con Chiara. E mi hanno fatto sentire un idiota” ammise guardandosi i piedi.

“Oh beh, ma lo sei” gli dissi cattiva.

Speranza. La speranza è un sentimento così piacevole.

“Uff come sei!” commentò lui “Comunque possiamo lasciar perdere tutti e parlare di noi?” ammiccò.

“Non credo esista un noi” lo redarguii.

“Perché no?”

“Perché tu sei andato da Vanessa” gli feci notare nuovamente “Ti sembra una cosa normale andare con una quando ti piace un’altra?”

“Appunto. Io sono andato da Vanessa, non con Vanessa” mi fece notare.

“E questo cosa vorrebbe dire?” gli domandai confusa.

“Significa che mi ha chiesto se potevo parlare con suo fratello che vorrebbe iniziare basket a livello agonistico e gli ho detto che non c’erano problemi. E quindi sono andato da lei per parlare con lui” mi spiegò accompagnando con il movimento della mano il suo discorso.

“Non sei stato con lei?”

Speranza. Speranza. Speranza doppia.

“No, ovviamente” disse sottolineando l’ultima parola “Non vado con una se mi piace un’altra”

SperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanza

Lo guardai sorridendo. Avevo quasi gli occhi umidi. Quasi.

Si avvicinò a me piano piano, mantenendo il contatto visivo e spostando la sua mano dal mio polso alla mia mano. Intrecciò le sue dita con le mie. Aveva le mani così calde. Era tutto così caldo.

“Cosa dovevi dirmi Matty?” mi chiese mentre intrecciò entrambe le sue mani alle mie.

“Io..” tentennai “ho parlato con Cristian. Gli ho spiegato un po’ di cose..”

Mi interruppe “Cose che non mi dirai temo”.

“Esatto. Sono cose mie e sue”

“Non mi piace che esistano cose vostre” mi disse scocciato.

“Dovrai accettarlo. Dopotutto Cristian è il mio migliore amico” gli dissi punzecchiandolo.

“CHE COSA?” alzò la  voce scandendo bene le parole.

“Hai capito benissimo. Era il mio migliore amico e sarà il mio migliore amico” ripetei.

“Non potete essere migliori amici. Voi stavate insieme!” mi disse mantenendo la voce più alta.

“È stata una parentesi ed è durata poco. Cristian è il mio migliore amico. Magari non subito, ma lo ritornerà”.

“Ma tutto ciò che ti riguarda è affar mio, Splendore” mi disse sottolineando il nomignolo che mi aveva affibbiato da tempo.

Splendore. E pensare che all’inizio mi dava fastidio.

“Stai ancora tentando di conquistarmi?” gli chiesi alzando un sopracciglio con fare dubbioso.

“Mi pare di averti già conquistata o sbaglio?” domandò ammiccando nuovamente.

Gli sorrisi sfacciata e lui si avvicinò a me. Era dieci centimetri più alto di me. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro sulla mia bocca, ma continuavamo a rimanere staccati e a guardarci negli occhi. Non dovevo alzarmi sulle punte per baciarlo, bastava che lui si abbassasse leggermente e io alzassi la testa verso di lui. Era all’altezza giusta.

Nessuno dei due si muoveva. Ci guardavamo sorridendo. Tutta quella tensione. Tutta quella carica. Chiara l’avrebbe definita tensione sessuale repressa.

Non volevo essere io a muovermi per prima. Volevo prolungare quel momento il più a lungo possibile, sia perché l’attesa aumentava il desiderio, ma soprattutto perché era il primo bacio veramente consapevole che ci davamo e voleva potermi ricordare tutti i dettagli.

In lontananza si sentiva la radio accesa. Il vento faceva muovere le foglie degli alberi lì intorno. Si sentivano alcune voci indistinte.

E poi sentivo il mio cuore. Tumtumtumtumtumtumtum

Sembrava impazzito.

Non so come e non so nemmeno chi dei due interruppe quel momento. So solo che mi ritrovai a baciarlo. Prima timidamente in uno sfioramento di labbra. Sfioramento che divenne più audace. Automaticamente chiusi gli occhi e gli circondai il collo con le braccia quando approfondimmo il bacio.

Non sentii più la radio, né il vento, né le voci in lontananza. Sentivo solo il mio cuore che continuava a correre.

Mi abbracciò a sua volta continuando a baciarmi e mi strinse, come per trattenermi.

Non avevo la minima intenzione di andarmene, ma quell’abbraccio possessivo mi faceva stare bene. Mi sentivo Sua.

Si staccò dalle mie labbra giusto il tempo di dirmi “Sei mia, Matty”.

Lo guardai commossa e, prima di tornare a baciarlo, gli dissi “Sì, sono tua”.

 

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*sigh* Ok, l’ho pubblicato. È da lunedì che rimando, trovando sempre qualcosa da correggere, da modificare, da aggiungere. Mi è venuto da cancellarlo e da riscriverlo. Ma è dall’inizio che ho in mente una scena così e non potevo far loro questo torto.

Non so bene cosa pensare nemmeno io, se devo essere sincera.

Pensate sia troppo smieloso/dolce/banale/lungo/corto/distaccato? Ve lo aspettavate in qualche altro modo?

Ci pensate che è finito? Manca l’epilogo, ma è finita. Finita. Sono quasi triste.

Ok, un po’ lo sono (inutile fare la Serpe insensibile). Solo che mi fa strano.

Certo, ho già iniziato la James/Lily (questo è il link) e ho scritto una OS su un argomento un po’ delicato (questo è il link). Se avete voglia passateci.

Direi che è l’ultima volta in cui dico “alla prossima”.

Quindi, mie care, alla prossima!

Dafne

 


  
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