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Autore: Lisey91    21/09/2012    5 recensioni
Deglutì accelerando appena il passo mentre si allontanava dal centro della cittadina verso la campagna, verso casa. Aveva paura di cosa avrebbe trovato ma in se covava la tiepida speranza che i suoi stessero bene. Suo padre era un ex marine in fondo e suo fratello un soldato dell’alleanza, sapevano difendersi, dovevano stare bene. Dovevano. Iniziò a correre aggrappandosi a questa fragile speranza, sarebbe stata al sicuro tra le braccia di suo padre. Immaginò che sua madre dovesse essere molto preoccupata e corse più forte, dimenticando lo scudo, dimenticando l’odore di sangue e distruzione, e le macerie e gli spari. Chiuse gli occhi e corse, cercando di seminare il dolore dietro di se..
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Macerie. Ogni edificio era stato distrutto e dato alle fiamme. Come se sterminare i suoi occupanti non fosse stato sufficiente. L’odore del fumo e della polvere non riusciva a coprire l’odore del sangue, o forse a lei sembrava così forte solo per via dei cadaveri lasciati a marcire ovunque in quella che un tempo era la loro casa? Lo scudo biotico le riparava il capo e la parte alta del petto, era faticoso tenerlo alzato, la testa le doleva terribilmente. Deglutì accelerando appena il passo mentre si allontanava dal centro della cittadina verso la campagna, verso casa. Aveva paura di cosa avrebbe trovato ma in se covava la tiepida speranza che i suoi stessero bene. Suo padre era un ex marine in fondo e suo fratello un soldato dell’alleanza, sapevano difendersi, dovevano stare bene. Dovevano. Iniziò a correre aggrappandosi a questa fragile speranza, sarebbe stata al sicuro tra le braccia di suo padre. Immaginò che sua madre dovesse essere molto preoccupata e corse più forte, dimenticando lo scudo, dimenticando l’odore di sangue e distruzione, e le macerie e gli spari. Chiuse gli occhi e corse, cercando di seminare il dolore dietro di se..

Arnold si era diplomato a pieni voti all’accademia dell’alleanza e finalmente tornava a casa dopo diversi anni di assenza. Non che lei non fosse contenta di questo, ovviamente era felice di rivedere il fratello, ma non riusciva proprio a dissimulare un certo fastidio per l’orgoglio dipinto sui volti dei suoi genitori.  Suo padre si girò verso di lei e le sorrise scompigliandole i corti boccoli rossi –Qualcuno ti pesterà il muso se continui così, Rou. Dovresti essere fiera di tuo fratello- Sua madre annuì lanciandole uno sguardo di totale disapprovazione –E avresti anche potuto vestirti un po’ meglio. Sembri l’appartenente a una qualche banda- fece una smorfia –Quando capirai che una signorina dovrebbe dimostrare maggiore contegno?- Rouge scrollò le spalle fissandola negli occhi con un sorriso sfrontato, sicura che quello l’avrebbe fatta imbestialire ancora di più. Non era mai andata molto d’accordo con sua madre, troppo diverse. Louise Landrieu in Shepard era decisamente all’antica. Fervente cristiana era una sostenitrice dell’unicità della razza umana e del suo obbligo di espansione nell’universo per portare la Verità, unico motivo per il quale aveva accettato di seguire il marito su quella colonia così lontana dalla sua amata Louisiana. Era composta, convinta che il compito di ogni donna fosse quello di essere una buona moglie e madre, con un forte disprezzo per chi preferiva la carriera al matrimonio e alla sicurezza delle mura domestiche. Sua figlia era il suo più grande cruccio e disperazione. Amava suo marito, suo figlio e quella figlia scapestrata con intensità ma proprio non riusciva a sopportare di vedere Rouge con i capelli corti e i vestiti da maschio, sempre in giro a immaginare di partire per mete sconosciute. Rouge era una sognatrice, amava l’avventura e la diversità, voleva viaggiare e conoscere quante più specie poteva, e soprattutto voleva essere lei l’unica a decidere cosa fosse giusto o meno per se stessa, era una ragazza testarda e con seri problemi nel rispetto delle autorità. Louise era sicura che non sarebbe finita bene e litigava costantemente per riportarla sulla retta via. –Calme. Questo è un giorno importante per Arnie, non potreste rimandare i capricci a un altro giorno?- Sean Shepard era stato un soldato di prima linea. Era un uomo alto e muscoloso, con il viso squadrato e severo e corti capelli di un rosso-biondo che portava ancora alla moda militare. La guerra del primo contatto gli aveva portato via la gamba destra e la possibilità di fare carriera, ma lui non se ne lamentava. Era contento della sua piccola fattoria, con la moglie imbronciata e la figlia ribelle e le mail serali del giudizioso primogenito. Non avrebbe barattato quella tranquillità nemmeno con la più alta carica dell’alleanza. –Papà guarda! Che specie sono quelli?- chiese Rouge emozionata avvicinandoglisi. In effetti lo spazioporto era insolitamente pieno di alieni. Dovevano esserci circa una ventina di batarian e cinque o sei krogan, non sembravano armati eppure l’uomo non poté non guardarli con una certa preoccupazione. Era raro che gli alieni si recassero su colonie prettamente umane, a meno che non cercassero minerali o fossero impiegati in qualche grossa azienda. Ma non c’erano grosse aziende a Mindoir, ne cave. –Sono mercanti?- domandò Louise passando lo sguardo disgustato degli strani volti grigiastri alle numerose casse che stavano scaricando dalla nave. Fu un attimo. Uno dei batarian fece un gesto agli altri con un sorriso sinistro sul volto. Poi solo grida e spari.

Sentì le ginocchia cederle. La fattoria era in fiamme. Strinse i pugni pulendosi velocemente il viso da lacrime e sangue –PAPA’! MAMMA! ARNIE!- urlò a squarcia gola. La porta era aperta, continuò ad urlare cercando di vedere oltre al fumo e cercando di captare qualsiasi suono, ma non c’era niente oltre al crepitio del legno che brucia. Corse fuori, la pompa dell’acqua era ancora intatta. Ringraziò mentalmente l’oculatezza del padre, che la voleva pronta per ogni evenienza e si diede da fare per spegnere le fiamme. Dentro di lei pulsava ancora la piccola speranza che fossero vivi, che tutto si sarebbe sistemato. Ci mise quasi un ora per domare l’incendio, della grande casa che i suoi avevano costruito non rimaneva che un ammasso scuro di assi fradice. Tremante entrò di nuovo, chiamando a bassa voce, come se insieme alle fiamme fosse morta anche la voce. Poi li vide. Sua madre era riversa sul divano, le vesti erano state fatte a pezzi, la testa era spaccata e il sangue era colato sul pavimento creando una grande macchia scura. Rouge si portò le mani alla bocca per impedirsi di urlare. Tremava, ma non avrebbe saputo dire se erano paura o disperazione. Forse erano entrambe. Le veniva da vomitare. Voltando appena il viso vide suo padre. Gli avevano sparato in mezzo agli occhi e sperò lo avessero fatto prima di uccidere sua madre. Uscì dalla casa lentamente, non voleva stare li, non poteva stare li. Si sedette in giardino, vicino agli oleandri che sua madre curava con amore e portò le ginocchia al petto. Le lacrime scendevano copiose ma a malapena le sentiva, così come non sentiva il freddo, o le ferite che bruciavano. C’erano solo il dolore e il vuoto. Sentì delle voci intorno a lei, voci umane e sconosciute ma non cambiò posizione ne smise di piangere. Erano oltre il vuoto, non erano importanti. Delle braccia l’afferrarono sollevandola, un uomo le disse qualcosa, probabilmente per rassicurarla. Ma il buio la reclamava, un buio che risuonava di spari e urla e odore di morte.

-Devi mangiare- il comandante Anderson indicò severamente il piatto ancora pieno. Rouge non disse niente, limitandosi a punzecchiare quella che sembrava una patata azzurra con la forchetta senza cambiare minimamente espressione. L’uomo sospirò rassegnato –Sean non avrebbe voluto che la prendessi così, avrebbe voluto vederti lottare- la ragazzina sollevò i grandi occhi cerchiati su di lui –Non posso combattere. Non ne sono capace e non so dove sono. La galassia è enorme e i pirati si spostano di continuo e se anche miracolosamente li ritrovassi cosa potrei fare? Non sono riuscita a fare niente ora e non riuscirò a far niente domani..- sentì le lacrime impossessarsi di nuovo di lei e le lasciò cadere senza far nulla per fermarle. Non sentì arrivare il colpo fino a ché la forza dello schiaffo non la fece cadere dalla sedia. Si portò una mano alla guancia pulsante alzando lo sguardo sconvolto su Anderson, che ora si era alzato e la fissava con disapprovazione –Tu puoi fare qualsiasi cosa. Sei l’unica a essere sopravvissuta su più di cinquemila persone. Io non credo nel caso ragazzina, se Dio ha voluto che tu vivessi deve avere in serbo qualcosa di grande per te. In te scorre il sangue di un eroe quindi piantala di piangere e datti da fare. Sicuramente non renderai questa galassia un posto migliore stando li a compiangerti- Rouge strinse forte i denti, sentiva le mani pruderle e l’energia concentrarsi sui palmi. Lasciò che si accumulasse poi scattò in piedi riversandola sull’uomo che fu scaraventato all’indietro di un paio di metri –Io non sono una ragazzina- gli si avvicinò e lo colpì con un calcio. La sala mensa ora era avvolta nel silenzio eccezion fatta per il rumore dei colpi e per la voce sempre più acuta della giovane –e non sono debole- aggiunse cercando di colpirlo con un pugno, ma Anderson le prese il polso spingendola indietro –E allora dimostralo- si guardarono in silenzio per qualche minuto, poi l’uomo si voltò per dirigersi verso il ponte principale –Voglio arruolarmi, signore- urlò Rouge raddrizzando la schiena come aveva visto fare tante volta a suo padre –Benvenuta nell’alleanza, Shepard- disse senza voltarsi Anderson, un sorriso a increspargli il volto serio.  




Allora.. ehm si. Prima o poi farò una storia allegra lo giuro! Beh che dire? Quando ho creato la mia Shep ho scelto di farla crescere in una colonia e la storia dei pirati batarian mi ha lasciata di stucco. Quindi ho dovuto scriverci su. Qui Shepard ha circa 13 anni, ho aggiunto Anderson perché mi piaceva l'idea che lui ci fosse fin dall'inizio, che avesse contribuito in qualche modo a far diventare Shepard quello che è. Spero vi piaccia. ciao ciao Lisa
  
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