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Autore: Siz    06/04/2007    5 recensioni
Un piccolo esperimento fatto per il compleanno della mia pucci: una filastrocca/storiella romanticosa con una coppia insolita. E' molto breve e simpatica, leggete!
Genere: Romantico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rima baciata….e non solo quella!


 






C’era una volta un piccolo bonzo di nome Sanzo
che non poteva assolutamente mangiare il manzo
non che non gli piacesse, poverino,
ma perché era allergico al bovino.
Non seguiva la via del Buddha e odiava le messe,
non ce n’è una che fino alla fine stesse,
ma continuava a studiare
solo per il papà soddisfare,
papà adottivo naturalmente
perché fu trovato in un fiume, forse partorito dalla sorgente.

Nello stesso tempio viveva un altro bambino
che di un anno era più piccolino,
Homura si chiamava
e la sua non era una vita che fortunata sembrava:
nel tempio a vivere costretto
perché il suo destino era già stato predetto:
il Gran Sacerdote diventare
e solo e sempre il loro Dio amare.
Chiuso lì dentro dall’oracolo
per liberarlo serviva un miracolo.

Questo accadde quando lui aveva 20 anni
e del sacerdote stava per vestire i panni,
nel tempio si celebrava una grande festa
e intrufolandocisi notò una bionda testa,
affascinato in fretta la seguì
ma in un boschetto sconosciuto finì.
Disperato non sapeva come tornare
ma per fortuna di nuovo vide il biondo arrivare
-Chi sei tu?- chiese quello, sprezzante,
-Io sono Homura il grande-
si sarebbe aspettato un inchino o una riverenza
invece ricevette solo strafottenza
-Tiratela meno moccioso-
e Homura si ricordò di quel tipo palloso:
l’aveva conosciuto 10 anni prima
durante una messa mattutina,
visto solo una volta nella sua vita
ma non aveva un bel ricordo di quella mummia travestita.
-Come ti chiami?- chiese il bel moretto
-Genjo Sanzo Hoshi, del maestro Komyo il prediletto-
Entrambi si sedettero sotto un albero a guardare la luna
e videro anche una lucciola, ma solo una;
dimentichi del tempo che passava
e dell’alba che ormai arrivava.
Homura scoprendo la libertà
e Sanzo la serenità
di una tranquilla compagnia
che non fosse la malinconia.
Parlarono un po’ di quello un po’ di questo
finchè il sole non arrivò lesto.
Homura dovette scappare
prima che i sacerdoti lo andassero a cercare.

Si videro altre volte
che però non potevano essere molte
perché erano di nascosto
e sempre nel solito posto,
sempre nel boschetto incantato,
l’uno dal sole, l’altro dalla luna baciato.
Non avendo mai conosciuto una donna
o essere entrato in una gonna
entrambi si innamorarono dell’altro
cadendo preda dell’amor che non rende scaltro,
perché se lo fossero stati
avrebbero capito che per loro era pericoloso essere amati.

Presto arrivò l’ora del loro ultimo appuntamento
in una notte senza stelle né vento
-Domani ci sarà la cerimonia-
disse Homura fissando una begonia
-non potremo più vederci- continuò
e per poco non lacrimò.
Sanzo restò congelato
sentendosi odiosamente disperato
dovette ammettere che Homura per lui era importante
più che qualsiasi altro del tempio abitante.
Si sedette a terra sospirando
e la luna fissando,
ad Homura pensava
mentre quello lo guardava,
i suoi capelli fini d’oro
così diversi dai suoi, che era blu-moro.
Lo amava, lo voleva,
così per disperazione piangeva.
Sanzo se ne accorse
e mettendo da parte l’orgoglio tra le braccia lo avvolse.
Homura lo strinse
e lo loro solitudini vinse:
complice l’atmosfera del momento
allungò il collo e il mento
e sulle sue le labbra posò.
Sanzo gli occhi strabuzzò
ma non lo lasciò andare
e anzi il bacio cominciò a ricambiare.

-Ti amo- mormorò Homura quando si staccarono
gli alberi attorno a loro frusciarono,
questo diede al moro coraggio
e mentre del sole li raggiungeva il primo raggio
gli chiese di fuggire con lui,
di abbandonare quei giorni bui.
Sanzo non mostrò indecisione
e lo ribaciò con passione.

Nell’aurora di quel giorno
i due fuggirono dal tempio per non fare più ritorno.




Che dire? Non piace neanche a me la coppia ma alla mia amora sì (gusti strani che hai Barbara) così mi sono adattata. Ormai in classe mia è tradizione che per i compleanni delle compagne scrivo brevi filastrocche in rima per fare gli auguri (invece che il regalo, non spendo soldi! Che furba che sono -_^) così ne ho fatta una anche per la puccia, ma l'ho resa una storiella su saiyuki. Spero vi abbia fatto sorridere, ditemi che ne pensate. Chissà che non ne faccia una raccolta di storielle in rima....
I personaggi appartengono alla Minekura mentre il titolo è della Barbara (solo tu potevi pensarlo...)
Kiss a tutte

  
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