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Autore: GingiCriss    21/09/2012    2 recensioni
'Signori e signore, è il vostro comandande Cory Monteith che vi parla. Stiamo per entrare in una zona di turbolenze. I passeggeri sono pregati di allacciarsi la cintura e tornare ai loro posti e tenere le cinture allacciate'
Lea e Cory, che si incontrano su un aereo. Cosa succederà?
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cory Monteith, Darren Criss, Dianna Agron, Lea Michele, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo uno, partenza.

 



Lea si alzò presa da tremendi postumi di una sbronza. Con tutta se stessa provò ad aprire gli occhi, ma era come se le palpebre pesassero come mattoni. Aveva la sensazione che la testa gli sarebbe esplosa da un momento all'altro. Tentò di alzarsi, appogiandosi su un gomito, ma dopo pochissimo tempo cadde con la faccia sul cuscino. Sentì qualcuno bussare alla sua porta.

 

 

 

 

 

 

 

 

'Lea, ti muovi? Perderai l'aereo così'

 

 

 

 

 

 

Rispose con un delicato grugnito. L'aereo. La sua unica salvezza, la sua ancora di salvataggio che l'avrebbe portata lontana da tutti questi pensieri. Le serviva una bella vacanza. Provò nuovamente a sollevare la parte alta del suo corpo, ma la testa continuava a girare. Prese tutto il coraggio e la forza che aveva dentro di se e si alzò. Era l'alba di un nuovo giorno, e tutto sarebbe andato bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

'Signori e signore, il volo H76JK sta per partire al gate 10, tutti i gentili passeggerei sono pregati di recarsi all'imbarco per la partenza'

Lea sollevò gli occhi dal giornale che stava leggendo e prese velocemente la sua valigia per recarsi al gate indicato.

Aveva i suoi soliti occhiali da sole per non farsi riconoscere, e lo sguardo perennemente basso. In questi casi non era Lea Michele la star hollywoodiana, ma Lea Sarfati, la piccola ragazza del New Jersey. Odiava sentirsi sempre sotto i riflettori, essere costretta a sorridere sempre, e mostrarsi gentile con tutti. Odiava tutto questo, odiava non poter uscire con degli amici senza sentirsi perseguitata da paparazzi e giornalisti. All'inizio, dopo il suo esordio al famoso programma televisivo Glee, Lea trovava tutto questo molto eccitante. L'idea di essere apprezzata, di essere notata la prima volta in vita sua la elettrizzava. Ogni giorno cercava di uscire per divertirsi, o di comunicare con i suoi fan su twitter o simili, e amava quello che faceva, ogni singola cosa. Fino a quando la situazione non era diventata pesante. La gente credeva di conoscere la sua vita, credeva di potervici entrare e massacrarla dalla prima all'ultima cosa, come se fosse un gioco. La casa era circondata da mattina a sera, e i suoi genitori spesso la chiamavano disperati. 

'Lea per favore, fai qualcosa. Non posso uscire a fare la spesa che mi bloccano chiedendomi di te, e non so cosa rispondere'

'Lo so mamma, mi dispiace.. devi.. scusami davvero mi dispiace. Non so come aiutarti' era la sua tipica risposta. Non ne aveva altre. Si sentiva terribilmente in colpa, e sapeva di non poter fare niente al riguardo. 

Lea non ce la faceva più, voleva evadere dall'idea che la gente si era fatta di lei ed essere Lea Sarfati e basta, anche per una settimana e basta. Era il primo settembre, e i seguenti 10 giorni sarebbero stati i più belli della sua vita. 

 

 

Prese subito posto sull'aereo, sistemò quelle poche borse che aveva sopra di lei e si allacciò la cintura. Chiuse gli occhi e li strinse forte. Stava andando via da Los Angeles per un po', dallo stress e dalle persone false e ipocrite di cui si era circondata e sì addormentò, troppo stanca per sognare. 

 

Si svegliò due ore dopo, quando una mano toccò la sua spalla. 

'Signorina, ha bisogno di qualcosa? Un cuscino, coperta..?' Era una ragazza più o meno della sua età, vestita con una bella divisa da hostess, con il sorriso più luminoso del mondo. Lea la guardò stupita, poi scosse la testa e ringraziò. La ragazza fece per andarsene, quando tornò indietro e disse gentilmente

'Io sono Naya, se ha bisogno basta che mi chiami' Lea annuì, e richiuse gli occhi. Tutti i bei pensieri se ne erano andati quando aveva realizzai di essere ancora sull'aereo. Voleva scendere, si sentiva ancora troppo vicina a L.A. e a tutto quello che implicava quella città. Perfezione, diete ferree, lavoro, lavoro e ancora lavoro. Si alzò per andare in bagno, e all'entrata trovò un ragazzo che aspettava come lei di entrare. Si guardarono, e si sorrisero debolmente. Lui si voltò, ma dopo pochi secondi la guardò di nuovo con una faccia sorpresa. 

Oh no, pensò Lea. No ti prego, fa che non mi abbia riconosciuto, disse tra se toccandosi i capelli e guardandosi le scarpe.

'Ma lei è  una pittrice?'

Questo non se lo aspettava. Pittrice? Lei?

'No.. veramente sono un'attrice. perchè?'

'Mi sembrava di averla vista da qualche parte, in qualche dipinto o simili. Mi scusi' era un bel ragazzo, sui 26 anni o giù di lì. Lei sorrise, contenta e un po' stupita che non l'avessero riconosciuta. 

'Comunque sono Lea' si presentò, stringendogli la mano.

'E io sono Darren, posso darle del tu?' 

'Ovviamente sì' disse sorridendo. La giornata stava migliorando decisamente. 

 

Parlarono per ore, e Lea scoprì molte cose interessanti su di lui. Era un pianista emergente che veniva da San Francisco, appena uscito da una relazione complicata con un ragazzo poco più grande di lui e stava andando a New York per incontrare un produttore. Immediatamente dopo la parola gay pensò al suo migliore amico, Chris. Questo glielo devo far conoscere, è proprio carino, pensò. Si dovettero interrompere quando sì sentì un annuncio.

 

'Signori e signore, è il vostro comandande Cory Monteith che vi parla. Stiamo per entrare in una zona di turbolenze. I passeggeri sono pregati di allacciarsi la cintura e tornare ai loro posti e tenere le cinture allacciate'

 

Lea chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, appogiandosi con la testa allo schienale. 

 

 
  
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