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Autore: MissShinigami    21/09/2012    2 recensioni
Kimberly Williams è una ragazza non poi così normale che abita in un paesino non molto distante da Grandview, dove abita sua cugina.
La cugina M, come la chiama sempre Kim, ha il dono particolare di vedere i fantasmi, cosa comune nella famiglia, poichè lo possiede anche la protagonista...
Tuttavia la cugina M non è mai stata coinvolta in una storia con molte sfumature del thriller!
Genere: Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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*Right as Rain, Adele: http://www.youtube.com/watch?v=r5DMmOLkLQI
** Daydreamer, Adele: http://www.youtube.com/watch?v=YlIZaKdGV9s


*C’era musica … Adele … che strano, non credevo che sarei stata accompagnata all’oltretomba con una colonna sonora. Che sciocchezza!
Sentivo questa musica non sapevo da dove venisse semplicemente c’era ed era ovunque, era bello. Piano piano la sentii sempre meglio, mi sembrava quasi che Adele fosse lì con me e mi cantasse: Who wants to be right as rain?
Sorrisi.
Percepii qualcosa, nel mio essere intero si stava muovendo qualcosa che non capivo fino in fondo, non riuscivo ad afferrarne il concetto.
Respirai … no, un attimo respirai?
Non ero morta?
Questa sensazione che provavo non era forse ciò che senti quando cerchi di capire la tua nuova condizione?
Ciò che provano i fantasmi che tante volte avevo aiutato?
No, quella sensazione era molto netta … alla fine capii cosa fosse …
“Fame …” farfugliai mentre mi rendevo conto di avere un corpo.
C’era davvero Adele però, cioè c’era un vecchio stereo che stava leggendo un suo cd, ne vedevo la macchia confusa accanto alla mia testa, sopra ad un, azzardo a dire, comodino. Continuai a guardarmi attorno e capii di essere in un ospedale. Che strano, ci sarei potuta arrivare prima …
Biascicai: oltre ad avere sapore di carogna in bocca, avevo anche una fame incredibile, cose che non vanno molto d’accordo ma … bleah!!
Decisi di passare il tempo, che serviva prima che qualcuno si accorgesse che ero sveglia, giocando a conta quante ossa ingessate ho … gioco stupido ma non potevo fare a meno di essere super felice … perché ero viva, perché lo era anche Hope, perché l’incubo era finito, perché il mio piano aveva funzionato, perché avevo trovato davvero un amica, alla fine, e anche perché tra poco avrei mangiato, cavolo! Era da non so quanti giorni che non toccavo cibo, senza contare le flebo che avevo attaccata al braccio … credo che fosse proprio una qualche soluzione con quello scopo, sennò era morfina, il che spiegava il mio super buon umore.
Cercai di mettermi a sedere usando il braccio destro ma sentii subito una stilettata di dolore all’addome, grugnii mentre scivolavo di nuovo giù, tra le lenzuola bianche del letto.
Quello che all’inizio avevo scambiato per coperte buttate su una sedia, si alzò. “Che diavolo stai facendo?” mi chiese.
“Mi scusi, ma mi hanno sempre detto di non parlare con gli sconosciuti.” risi.
“Quanto sei scema!”
Mi diede un leggero scappellotto prima di infilarmi gli occhiali.
“Ciao Julie!” salutai raggiante.
“Sei una stupida, idiota, imbecille, deficiente e senza cervello!”
Rimasi per un attimo sorpresa di quell’uscita, poi sorrisi: “Ti voglio bene anche io!”
Mi abbracciò mentre iniziava a piangere.
“Juli ... Jul … Julie … mi stai facendo male …”
“Scusa!” si ritrasse asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Risi ancora poi il mio stomaco vuoto prese la parola.
La mia amica rise. “Vado a vedere cosa puoi mangiare!” disse uscendo.
** Mi vidi già con un panino enorme tra le mani, bhè … in una mano.
Era appena partita Daydreamer, quando i genitori di Hope comparvero in fondo al mio letto.
“Ancora qui!?” li rimproverai.
La donna rise, l’uomo si avvicinò e, con fare molto da vivo, si sedette in fondo al letto, non sentii neanche il suo peso.
“Volevamo ringrazianti personalmente.” disse.
“Sì, in evanescenza e inconsistenza … scusate non so che mi prende.” sorrisi scema.
“Sei solo molto felice e sarcastica.” disse la bionda, proprio come una madre.
“Volevamo anche scusarci per averti anche mostrato tutte quelle cose, hai sofferto a causa nostra …”
“No,non c’è bisogno di scusarvi. Temevate per Hope, avevate paura che io fossi … fossi come lui …”
“Tranquilla, tesoro, abbiamo capito che non lo sei, tu sei straordinaria … è stato un miracolo che Hope abbia trovato proprio te …” disse lei avvicinandosi.
Annuii. “Adesso lei non … non può vedervi, credo di aver capito perché, e … voi volete dirle qualcosa non è così?”
“Sì, dobbiamo.”
“È un bene che lei sia dietro la porta allora.” fece l’uomo.
“COSA!? Potevate dirmelo prima!” scattai. “Hope! Hope! Entra!”
La prima cosa che fece capolino dalla porta su la sciarpa gialla.
Sua madre rise. “Quella è la mia sciarpa!”
“Sì, non se la toglie mai.”
“Con … con chi stai parlando? Con John?” chiese Hope entrando un po’ titubante.
“No … dai vieni qua …”
Lei mi si gettò letteralmente addosso. “Pensavo che non ti saresti più svegliata!!” urlò.
“Sai che sono un tipo mattutino!”
“Hei, la smetti di fare battute idiote?” mi rimproverò Julie entrando con un piatto di minestra in mano.
“Minestra!?!?” feci delusa. “Hei, Hope! Dai vammi a prendere una bistecca da qualche parte!”
Lei affondò il viso nella mia vestaglia.
Sospirai e guardai i due fantasmi, dovevano passare oltre, dovevano parlare con Hope. “Hem … Julie potresti … hem … cercare qualcos’altro da mangiare?”
Lei mi guardò con un sorriso strano. “Hanno detto che non puoi mangiare altro.”
“Hem … allora potresti … andare a chiamare Melinda?”
“È andata a sbrigare delle faccende burocratiche al posto tuo.”
“Per Diana! Allora … hem …”
“Kim, è inutile!  Lo sa!” rise Hope.
“Sa cosa!?!” le chiesi facendole capire di non aprire bocca sull’argomento fantasmi.
Ma lei rise ancora e anche Julie lo fece.
“Kim, so tutto! Melinda mi ha spiegato ogni cosa, sui fantasmi, su Hope, anche su uno strano vecchietto di nome John, che l’ha portata fino a qua.”
“Bene … ho fatto la figura della scema.”
“Sì!!” rise Hope.
Era bello sentirla ridere così.
Anche i suoi genitori risero.
“Immagino che anche voi lo sapevate.” faccio offesa.
Annuirono.
“Hope, ci sono qui i tuoi genitori.” dissi, spiegando con chi avevo parlato.
Lei diventò seria all’improvviso. “Perché sono qui? Pensavo che stessi parlando con John! Perché non posso vederli?”
Sopirai. “Mia cugina mi ha detto che i bambini perdono la capacità di vederli perché smettono di credere. Tu devi aver smesso di credere, devi aver avuto dei dubbi sulla loro presenza. Per questo non hai visto la Contessa …”
Lei guardò a terra.
“Capita a tutti, anche alla nostra Julie, qui!”
“Si, io non li vedo, non ricordo di averli mai visti.
“Ci si dimentica, se non si ha una persona folle che li vede tutti i giorni …” feci.
Guardai verso i due fantasmi. “Cosa volete dirle?”
Si guardarono, poi la donna parlò: “Dille che ci dispiace di dover andar via così. Avremmo voluta passare con lei più tempo.”
“Dille che saremo comunque sempre con lei, basta che ci ricordi, che ricordi tutti i momenti belli che abbiamo passato insieme.” continuò lui.
Dissi tutto ad Hope; lei iniziò lentamente a piangere, loro la consolarono dolcemente mentre io la stringevo a me, non volevo temere di perderla, mi sembrava così irreale essere riuscita a superare tutto.
“Grazie di tutto Kim.” mi disse il padre della bambina poi si voltò, sembrava essere diventato più luminoso. “È quella giusto? È quella la Luce?”
“Si e vi sta attendendo.” risposi.
La donna dai riccioli biondi si avvicinò a me. “Grazie di tutto Kimberly.” mi baciò sulla fronte materna, mi fece uno strano effetto, lo sentii ma il mio corpo reagì come se non ci fosse mai stato.
Poi entrarono nella luce ed io non li vidi più.
“Sono passati oltre.”
Hope si strinse ancora a me e pianse finché non si addormentò.
Julie mi aiutò a mangiare la minestra, era piacevole mandarla giù calda com’era ma avrei preferito mille volte un cheeseburger, mi sentivo anche scema a farmi imboccare. La ragazza bionda se la rideva invece.
Dopo un po’ si era addormentata anche lei, mi aveva spiegato che dopo che Jim mi aveva portata fuori dalla casa in fiamme avevo fatto da pazza per sapere dov’era Hope, cosa di cui avevo un vaghissimo ricordo, poi, in ospedale, mi avevano fatto delle operazioni per sistemare i danni provocati dalle ossa rotte ed estrarre il proiettile dal mio stomaco, per questo dovevo mangiare solo roba liquida ancora per qualche settimana, con mio grande dispiacere; poi mi parlò del fatto che molto probabilmente non avrei mai più potuto riacquistare il controllo totale dalla gamba sinistra. L’osso era davvero danneggiato e le lesioni interne erano così tante che non sarei più riuscita a usarla come tutti gli altri, io scherzai sulla fortuna di non dover più fare educazione fisica a scuola, ma lei restò davvero seria, le dissi di non preoccuparsi, che c’erano cose peggiori che sarebbero potute accadere.
Adesso mi stavo fissando l’ingessatura, non sapevo quanto dovevo tenerla e non mi interessava, avevo un’altra urgenza, sentivo il bisogno di fare qualcosa di definitivo.
Guardai fuori: tutto era addobbato per il natale … natale … oh cavolo!! I miei genitori!! Di solito tornavano a casa per natale!! Cosa gli avrei detto?
Avevo ancora un po’ di tempo per inventarmi qualcosa, ma ero comunque terrorizzata.
Natale … quel giorno portava con se anche qualcos’altro … il mio compleanno … avrei compiuto diciotto anni il 30 dicembre, mancava ancora troppo tempo per fare ciò che volevo davvero mettere in atto.
Non ci avevo mai pensato prima di quel momento, avevo visto tutta quella situazione come temporanea certo, ma non avevo mai pensato al dopo. Anche se a pensarci bene, forse, l’avevo dato sempre per scontato.
Dopo un’oretta che ci pensavo concepii definitivamente il mio piano.
Sentii un rumore poi la porta si aprii: era Melinda.
Le sorrisi, poi dissi: “Ho bisogno ancora del tuo aiuto.”
“Cosa c’è? Qualche altro fantasma?”
Scossi la testa. “No, a quelli ci ho già pensato.” guardai la bambina che ancora dormiva. “Io vorrei …” inspirai a fondo, capendo il peso delle mie parole. “Voglio adottare Hope.”


26 Dicembre
“Hope! Forza, non vieni ad aprire i regali!?”
“Arrivooo!!”
Corse verso di me e salì sulla sedia a rotelle dando la spinta, ci ritrovammo nel salotto e per poco non ci schiantammo contro l’albero tutto addobbato con decorazioni blu e argento.
“Allora questo è tuo …” dissi porgendole una cosa rettangolare coperta da una carta d’orata e rossa.
“È la Bambina della Sesta Luna!!”
“Non ti si può nascondere niente!!” sbuffai divertita.
Scartò in fretta e strinse il volume al petto tutta contenta.
Il campanello suonò.
Io mi ritrovai circondata da carta. “Hope, andresti tu ad aprire? Sono  bloccata!!”
Lei uscì dalla stanza portansi dietro il libro.
Aprì la porta.
“Oh! E tu chi sei?” sentii chiedere.
“Mamma!!” chiamai riuscendo a uscire dal salotto.
“Kim!!”
“Si lo so, faccio effetto qui sopra!” risi.
Mi vennero incontro tutti e due e mi abbracciarono.
“Allora! Melinda ci ha raccontato tutto!!! Cosa credevi di fare da sola! Dovevi avvertire la polizia!” mi rimproverò mio padre subito partendo in quarta.
“Ma c’erano di mezzo dei fantasmi!”
“Non importa! Fantasmi o non fantasmi!!” gli diede man forte mia madre.
“Sì! Sì!! Ma adesso vi devo presentare una persona!” feci cercando di svicolare dalla super ramanzina da cui comunque nessuno mi salvò dopo. “Mamma, papà. Lei è Hope, mia figlia.”
Ma madre quasi svenne.
Julie ci raggiunse mentre ancora tentavamo di farla riprendere, mi abbracciò per salutarmi. “Guarda qua cos’ho!” disse porgendomi un biglietto.
Lo aprii: era una lettera dalla mia classe di biologia, mi facevano gli auguri con la speranza che mi riprendessi presto, c’era anche la firma di Brook. In fondo la cosa non mi dispiacque.
Quello fu uno dei migliori natali che ricordo, soprattutto dopo che Melinda e Jim portarono lo spumante e le ultime carte per l’adozione.
Di lì a qualche giorno, Hope, fu ufficialmente mia figlia.
  
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