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Autore: Artemisia17    21/09/2012    1 recensioni
Lysa si era sempre considerata una bambina semplice. Desiderava poche cose nella vita: un bel marito e tanti figli. Tutto il resto, d’altronde c’è l’aveva già. Ora, finalmente, era riuscita a realizzare il suo paradiso. Sansa avrebbe provato il suo personalissimo inferno, lei aveva il suo Petyr. Lysa non odiava esattamente la nipote, come non aveva mai esattamente odiato la madre. Ma ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lysa si era sempre considerata una bambina semplice.
Desiderava poche cose nella vita: un bel marito e tanti figli. Tutto il resto, d’altronde c’è l’aveva già. Il volto bianco e aperto, colorato dalle guance rosee era piacevole alla vista e gli occhi azzurri dei Tully risplendevano, magnetici. Suo padre era il Lord del Tridente per cui i pretendenti non sarebbero mancati. Viveva in un castello caldo e confortevole, aveva uno stuolo di amiche e sapeva leggere e scrivere. Si considerava una bambina fortunata, come le ripeteva assiduamente Catelyn. Ma anche lei era e sarebbe stata fortunata. Aveva la stessa bellezza della sorella, Tully appunto, ma se quella di Lysa dava un impressione di dolcezza mista a libertà, quella della maggiore era retta e pura, come un vecchio palazzo con le grandi finestre che si susseguivano ordinatamente.
Lysa si rendeva conto che la sorella era la preferita nel cuore del padre, ma di ciò non si curava, aveva altro a cui pensare, un altro cuore da conquistare.

Fin da quando aveva visto quel ragazzetto basso e snello che scendeva da un piccola e misera barca, la giovane aveva sentito un fremito mai provato. Una specie di colpo di fulmine misto a desiderio di possedere, uno colpo allo stomaco, dolce e sofferto. Così si era data da fare, prima quasi inconsciamente, poi con attenzione crescente.

Solo ora se ne accorgeva

Indossava vestitini sempre più corti e succinti, i nastri nei capelli lasciarono posto a fermagli e gioie e il volto pulito brillava di felicità.
Lysa non riusciva a ricordare quando si accorse di amare Petyr. Forse appena conosciuti, forse da sempre.

Ma Lysa si ricordava perfettamente quando capì che Petyr amava la sorella

 In un primo momento aveva cercato di relegare la scoperta in un angolo recondito della sua mente, ma quello insisteva imperterrito, come un amante rifiutato. Poi, venne il dolore. Un’amarezza soffocante. Un odio inestinguibile. Ma non verso il suo Petyr. Verso la sua avversaria.

Lysa capiva solo adesso, ora che non aveva più importanza

La madre affettuosa e leale si era trasformata in una vecchia ipocrita e bigotta. Certe volte non poteva vederla per giorni, odiandola profondamente. Altri, si rendeva conto che quello era proprio il carattere della donna, che neanche se ne accorgeva, e rammentando tutti i momenti passati insieme, tornava da lei, supplichevole. La stessa Lysa si odiava per questo comportamento. E Catelyn, conscia dell’amore dell’amico, scappava da lui altezzosa e offesa, per poi riconsegnarsi, gioiosa e ipocrita. Solo lei si accorgeva delle smorfie di dolore del ragazzo quasi uomo, delle luce spiritata nei suoi occhi, quasi febbricitanti. Così, nella notte più bella della sua vita, si era concessa a lui. Non capiva veramente, oppure non voleva farlo.

Il nome sussurrato nell’ombra avrebbe perforato i suoi sogni per tutti gli anni a venire

Ma in quel momento non ci pensò, persa in quel turbinio infernale di sentimenti che era l’amore. Quando scoprì di essere incinta, sentì una timida gioia far capolino nella sua mente. Ben presto un piccolo Petyr sarebbe venuto al mondo. Un piccolo amore tutto per lei. Immaginava già la scena. Lei che avanzava, il vestito rosso e blu contro il marmo levigato, il sorriso sardonico e commosso di Petyr, la mano del padre che la consegnava premurosamente in quella dell’amato. Sposata. Amata. Incinta. The end.

Stupida

 A Lysa piaceva pensare che quel giorno fu l’inizio della fine. Naturalmente si confidò alla sorella. E lei lo riferì al padre. Poi, tutto si susseguì con una velocità allarmante, sempre più rapido, sempre più terrificante, in una giostra diabolica che non aveva alcuna intenzione di smettere.
 La coppa, il pianto, il duello tra Brandon e Petyr, il matrimonio. Infine tutto si calmò con la sua messa a letto. Si ritrovò distesa nel letto, senza sapere bene perché si trovasse lì. Con un singulto vide la figura cascate del marito. Jon aveva una luce tenera negli occhi, quasi pietosa. Ci fu un momento in cui cercò perfino di parlare, di non farle male. Di amarla.

Illuso

Poi, la corsa ricominciò, se possibile più veloce e dolorosa della prima. Rapida. Affatto indolore. La partenza dei mariti, la guerra di cui non le importava niente, la sua pancia che cresceva insieme a quella della sorella Fine. L’aborto. Lysa si ritrovò a fissarsi la pancia sgonfia. Era quasi appaga. Svuotata. Ma soddisfatta.  Riusciva di nuovo a respirare, a pensare. Brutta idea. Il germe degli Arryn non avrebbe attecchito. Almeno per quella volta.
Robert, in un certo senso, era stata la sua ancora di salvezza. Il suo bambino.

Era quasi contenta che sua nipote sposasse il suo bambino. Quasi. Certo, era contenta che Sansa Stark, la figlia perfetta e altezzosa della sua perfette e altezzosa, nonché deceduta, sorella, sposasse un Arryn. Lysa sperava che Sansa somigliasse a lei da giovane. La stessa bellezza innocente, le guance rosee, gli occhi azzurri, i capelli ramati. La donna, in un momento di generosità, le aveva mostrato un dipinto di lei alla sua età. Aveva passato un‘ora a cercare delle somiglianze. Soddisfatta. Perché ? Perché tutto questo gli sarebbe stato strappato via. Sansa avrebbe sposato Robert e lui l’avrebbe messa incinta. E lei avrebbe abortito. Oppure avuto figli, di ciò non le importava. La vita piatta si sarebbe ingrossata, gli occhi magnetici avrebbero perso la loro brillantezza, i capelli sarebbero diventati opachi e grassi. Le labbra succose e rosse si sarebbero piegato all’ingiù sotto il peso della disperazione e della solitudine. La grande fortezza degli Arryn avrebbe cominciato a mangiare e a risputare la sua personalità, imprigionandola in quell’eden senza pace, coperto da neve e ghiaccio. Un giorno si sarebbe guardato alla specchio, infelice e pazza, la pelle rugosa e il seno floscio.

 Avrebbe capito. Ma allora sarebbe stata troppo tardi

 Lysa non odiava Sansa, non nel senso stretto del termine. Ma di certo era contenta che tutto questo sarebbe capitato anche a lei. Inoltre Lysa aveva coronato il suo sogno. Lei e Petyr erano marito e moglie, ormai. Niente li poteva separare ormai, men che meno quella mocciosa.

Nemmeno la morte

 
Finalmente avrebbe avuto il suo lieto fine, dopo anni di attesa. Ora avrebbe visto la sofferenza impressa a fuoco sul viso della nipote, una sfilza di nipoti che correvano per le montagne e il suo Petyr che le sorrideva accanto. Tutto doveva andare così dall’inizio.
Era quasi scontenta che Catelyn era morta. Doveva vedere. Sapere. Quasi.
D’altronde non si poteva avere tutto dalla vita.

Lysa aveva sempre pregato gli dei perché le dessero una morte veloce.
Sarebbe stato troppo doloroso rivedere la propria patetica vita, o almeno, la prima parte.
Beccato che questi pensieri gli erano passati per la mente nei brevi cinque secondi,
che separavano il terreno dalla porta di Luna.
D’altronde non si può avere tutto dalla vita.

 
  
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