Erano distesi sul prato della valle, abbracciati da un sole freddo che iniziava a rivendicare i primi calori della stagione e scaldava  loro la pelle. Non c'era nessun'altro lì, e il vento leggero smuoveva faceva suonare i fili d'erba e portava l'annuncio delle prime rondini.
"Ci pensi mai?"
"A cosa?"
" A quanto sia bello trovarsi per caso. Uno non cerca nulla e non si aspetta niente e poi d'un tratto...beh, poi trova qualcosa. Non se ne accorge subito, forse neanche ci fa caso; ma gli si infiltra qualcosa, dentro, silenziosamente, ed è fatta."

Guardavano le nuvole e le loro forme strane, che disegnavano nelle loro menti tratti riconducibili alla sola fantasia, senza dire nulla a riguardo.
Non avevano bisogno di guardarsi o toccarsi per sapere che c'erano; bastava una sorta di convinzione mentale, una sicurezza irrazionale a confermare la presenza dell'altro.
"Lo capisci dopo, quando ti accorgi di pensarci o quando si verifica tutto, per un motivo o per un altro. E non è neanche semplice capire perchè accada. Lo fa e basta, senza motivazioni. E allora germoglia quella domanda sussurrata, non capisci bene da cosa, che sboccia d'un tratto e ti fa nascere un sorriso quasi segreto, nascosto, privato; un sorriso chiuso a chiave: L'avresti mai detto?
Di solito però è la risposta che spiazza e ti rende consapevole della cosa. Una risposta che non ha suono, voce o scrittura, che non ha forma; una risposta che semplicemente è, sicura eppure indefinita.
L'avresti mai detto?"

Sorrise silenzioso, sicuro di non essere visto, un sorriso che sembrava urlato. Quella era la risposta. Un sorriso muto eppure risonante dentro e fuori. Quel genere di cose che o si vivono, o si potrebbe stare una vita a cercare di descriverle. E' qualcosa dentro, la soluzione.
Erano lì da un paio d'ore. Eppure sembrava stessero lì da una vita, e avessero avuto voglia di rimanerci per almeno altre cento.