Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Juu_Nana    22/09/2012    0 recensioni
Ero innamorato di lei. Ma non ero affatto sicuro di poter riuscire a dichiararmi. Tipico, lo so. Sommate questo a un amico troppo sicuro di sè, al mio vice-caporedattore e a un compagno di classe che non sopporto per avere una vaga idea di cosa mi sia successo all'inizio di questo infernale anno scolastico
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mentre il suono del campanello riempie tutta la casa mi passo le mani sul giubbotto e i capelli castani, cercando di levare un po’ d’ acqua. La pioggia di novembre mi ha sorpreso giusto a metà strada, lavandomi da capo a piedi. Non fa ancora tanto freddo, ma presentarsi fradici a casa d’ altri non è proprio il massimo a mio parere.
- Chi è? - mi chiede una voce ovattata da dentro casa.
- Sono Fabio Comito - rispondo.
Il sorrisone smagliante di Michele si presenta dalla porta aperta.
- Ciao Fabio! Ti stavo aspettando - mi saluta tutto contento.
- Ciao Michele - saluto di rimando, passandomi le mani bagnate sui pantaloni.
- Oh, cavolo sei zuppo. Vieni in camera mia che ti presto qualcosa -  dice, poi si sposta per lasciarmi entrare.
- Ah, se ti togli le scarpe per favore… -
Mi levo le Nike fradice, poi notato lo stato anche dei calzini, mi levo pure quelli e affondo i piedi scalzi nell’ immenso tappeto dell’ ingresso.
- Permesso - dico, chiudendomi la porta alle spalle.
- Vieni pure, non c’è nessuno -
Michele mi fa strada verso una rampa di scale.
Ad accogliermi in camera sua è il ritmico ticchettio della sull’ immensa finestra.
Un violino è in bella vista accanto alla scrivania.
Il padrone di casa apre l’ armadio, che da solo occupa una parete intera, e si mette a frugare tra gli attaccapanni. Ogni tanto tira fuori qualcosa, lo esamina con occhio critico e lo rimette a posto.
- Spero che questi ti vadano bene - dice a un certo punto, porgendomi una camicia bianca e dei jeans scuri.
- A me vanno un po’ larghi, dovrebbero andare -
Lo ringrazio e li prendo.
- Tu cambiati, io intanto metto le scarpe ad asciugare - dice, poi prende le scarpe che ho ancora in mano e torna in corridoio.
Quando torna mi sto giusto levando la maglietta.
Fischia sommessamente.
- Però. Dal fisico non sembri proprio il direttore di un giornale - commenta.
-Beh, non è mica un attività a tempo pieno, quella - rispondo, iniziando ad abbottonare la camicia - e comunque gioco a basket -
- Ah sì, a educazione fisica eri bravissimo effettivamente - Michele si siede alla scrivania e accende il suo computer, un Apple da 52 pollici.
- E ti piace? - mi chiede.
- Sì, molto - rispondo, sistemandomi il colletto. Mi sta giusta giusta per fortuna.
- Se non avessi il problema del conservatorio mi sarebbe piaciuto fare basket -
Il biondo prende una sedia nell’ angolo e la mette accanto all’ altra.
- Suonare deve piacerti molto… - praticamente non fai nient’ altro - butto lì.
- Beh, non è qualcosa che puoi fare se non ti piace - ride lui.
- E poi posso evitare ginnastica che è un ottima cosa -
Mi invita ad accomodarmi e poi si siede accanto a me.
- Ah, ti ringrazio per essere venuto oggi. Non sapevo davvero come fare per il giornale -
Il mio sopracciglio destro ha un guizzo.
- Figurati… - borbotto - comunque ti posso dare solo qualche consiglio su come muoverti, la maggior parte del lavoro te la devi fare tu -
- Mi sembra giusto - sorride lui appoggiando i gomiti sul piano.
- Ah, lo sai che stai proprio bene vestito così? - aggiunge.
Il desktop si accende.
- Grazie. Comunque… - dico aprendo internet.
- Tanto per cominciare devi cercare online e leggerti qualcosa scritto da giornalisti professionisti -
Michele si avvicina allo schermo, poggiando una mano sullo schienale della mia sedia.
- Ieri hai scritto la recensione del film, giusto? -
- Mh-hm - annuisce Michele.
- Quindi adesso manca quello sull’ elezione dei rappresentanti d’ istitu… -
Mi interrompo. La vicinanza di Michele sta iniziando a farsi decisamente fastidiosa. Cavolo, mi sta praticamente alitando in faccia.
- Ehm… Michele? Non per rompere, ma potresti andare un po’ più in…? -
Di più non riesco a parlare.
Mi trovo rigido come uno stoccafisso con una mano di Michele dietro la testa e la sua lingua dritta in bocca. Fisso con gli occhi sbarrati davanti a me, incapace di reagire finché non mi lascia andare. Pulisce con il pollice un filo di bava che gli sporca il mento.
Poi mi guarda. E non mi piace lo sguardo che mi rivolge. Non mi piace per niente.
Si sporge verso di me. Mi ritraggo verso il bordo della sedia, ma la cosa non lo frena minimamente.
- Mi-Michele… - riesco solo ad articolare, prima che mi posi un dito sulla bocca e mi accarezzi il collo con le labbra, prima di iniziare a esaminarlo con la lingua. I suoi capelli mi solleticano la faccia.
Ho la testa foderata di cotone, non riesco a pensare a niente. Riesco a capire solo che Michele, quel Michele mi ha appena baciato e ho paura che non abbia la minima intenzione di fermarsi a questo. Solo che non riesco a reagire.
Click
Il mio sguardo scatta verso il basso, giusto in tempo per vedere le dita di Michele aprire il secondo bottone a pressione della camicia.
Rabbrividisco, sentendo la sua mano bollente sulla mia pelle ghiacciata. Però il suo indice che scivola verso il basso alla ricerca del terzo bottone cancella di botto l’ ovatta che mi riempie il cervello.
- Basta! - esclamo, spingendolo indietro. Le sedie si rovesciano e finiamo tutti e due sul parquet lucido.
Mi sollevo sui gomiti e sfrego energicamente il collo per asciugarlo.
- Accidenti - mugugna Michele tenendosi la testa con le mani.
- Ma che fai? -
- Che cosa faccio? Tu che cosa fai, cazzo?! - strillo, tirandomi a sedere e riabbottonando frenetico i bottoni slacciati.
- Beh, dopo che non ho percepito ostilità dopo il bacio sono andato avanti… - risponde Michele come fosse la cosa più naturale del mondo.
- Non è questo il punto! - strepito  io passandomi il dorso della mano sulla bocca.
Dio, mi è rimasto in bocca un forte e inspiegabile sapore di nocciola.
- Tu stai con una ragazza! Cioè, non dovresti voler baciare un maschio, in teoria -
- Ma a te non è piaciuto? - mi chiede, mordicchiandosi un labbro.
- Non hai sentito niente? -
- … ho sentito la tua lingua in bocca - rispondo, sforzandomi di calmarmi.
- Mi dispiace ma no, non ho sentito niente - aggiungo.
Per un attimo la pioggia sul vetro torna l’ unico rumore nella stanza.
- Ma sei gay? - chiedo io.
Lui fa spallucce.
- Tu cosa credi? -
Scatto del sopracciglio destro.
- Boh, è una settimana che limoni con una donna e poi tenti di violentarmi a casa tua… francamente non so -
- … guarda che mica ti volevo violentare -
- E non cambiare discorso! -
Michele sospira, grattandosi la fronte con la mano. Poi si alza in piedi. Scatto istintivamente sulla difensiva, ma lui fa finta di non accorgersene. Si ficca le mani in tasca e se ne va alla finestra dandomi le spalle.
- Sai… in una società come la nostra è difficile essere apertamente omosessuali, più che in altre parti almeno - inizia, un po’ titubante.
- Quindi, per evitare di essere etichettato come “frocio” c’è chi per costruirsi un alibi, diciamo così, si crea la fama di donnaiolo, per quanto poco gli piaccia l’attività per ovvi motivi - dice. Gli si curvano un po’ le spalle mentre riprende a parlare.
- E la regola prima nelle faccende di cuore è procedere passo passo per scoprire prima se c’è una possibilità di venire accettati. Ma cavolo, per quanto fosse chiaro che tu gay non sei, non sono davvero riuscito a scacciarti dalla mia testa - si passa sconsolato una mano in faccia.
- E per quanto sapessi che sei etero, ho pensato come un cretino che vedendo Diana farsi alla grande con un altro te la saresti dimenticata, ma mi sa che ho solo peggiorato le cose -
Detto questo appoggia la fronte sul vetro.
Un enorme punto di domanda mi rimbalza per il cervello.
- Quindi sono io che… che ti piaccio? - chiedo, molto incerto, sperando negasse.
Invece lo vedo annuire.
- E tu ti sei messo con Diana per evitare che io mi mettessi con lei? -
Annuisce di nuovo.
Devo dire che all’ improvviso non mi sento molto a mio agio.
Ho un discreto bisogno di andarmene da lì.
- Ehm, Michele… ti dispiace arrangiarti per gli articoli? Dovrei andare a casa adesso - azzardo, alzandomi in piedi. Quando riporti sugli occhi sulla sua figura, mi sta fissando.
- Certo, immagino - dice con voce atona.
- Te li faccio avere entro il termine -
- Ok, grazie mille - dico, indietreggiando verso la porta.
- Ci vediamo domani - lo saluto, e esco senza aspettare risposta. Ci sono i miei calzini e le mie scarpe in attesa in cima alle scale. Non mi pongo nemmeno il problema sul come siano arrivati lì, semplicemente li infilo e scendo rapido le scale.
Michele dalla sua finestra guarda la mia schiena allontanarsi lungo la strada con sguardo vuoto.
- Te lo avevo detto che ti saresti fatto del male e basta -
Michele sospira.
- Hai ascoltato tutto dalla prima all’ ultima parola? - chiede andando a rialzare le sedie ribaltate.
- Non ho resistito alla curiosità, lo confesso - risponde tranquillo il suo interlocutore entrando nella stanza.
- Alla fine non gli hai detto di esserti messo con Diana perché era lei ad essere innamorata di lui - aggiunge, sedendosi su una sedia dalla parte dello schienale.
- Perché avrei dovuto? - sorride pallidamente il biondo.
L’ altro ride.
- Effettivamente. Ma non gli hai neanche detto che oggi vi siete mollati - il ragazzo poggia la guancia sulle braccia poggiate sullo schienale.
- Lo scoprirà a breve comunque -
Michele si butta a faccia in giù sul letto a due piazze.
- Cavolo. Devo decidere se il bacio di oggi ha sconvolto più te o Fabio - commenta il ragazzo.
- Hai visto che sguardo che aveva quando è uscito? L’ho traumatizzato… - piagnucola l’ altro con la voce soffocata dal cuscino.
- Sì, forse sì. Il povero Fabiuccio è ancora fragile e inesperto in questo campo - ridacchia il nuovo venuto. Michele solleva la testa e gli lancia un’ occhiata da dietro la spalla.
- Se Fabio sapesse cosa hai fatto alle sue spalle in questi ultimi tempi non ti rivolgerebbe più la parola, a mio parere -
- Oh, ma io non ho fatto niente di male - ride - Ti ho solo avvisato che c’ era una tipa invaghita dell’ uomo che ti piace. Per il resto hai fatto tutto da solo -
- E alla fine si è reso conto che quella per Diana forse non è solo una cotta passeggera. Quindi è andato tutto come volevi tu, no? -
- Bingo - risponde l’ altro con un sorriso smagliante.
- Un po’ di sana gelosia gli ha fatto solo che bene, lo conosco da un sacco di tempo e ormai lo so che inizia a combattere per avere qualcosa solo se gliela portano via -
Michele si tira su.
- Non capisco se sei più subdolo o più premuroso - commenta stancamente.
- A tua discrezione, non mi offendo - risponde l’ altro iniziando a dondolarsi sulla sedia.
 - Adesso devo sperare che si muova a combinare qualcosa con lei - medita il ragazzo.
- Ma perché ci tieni così tanto che Fabio abbia la ragazza? -
L’ altro ghigna.
- Perché penso che ne vedrei delle belle - risponde - e perché mi fa tristezza che a diciotto anni non abbia mai avuto una donna -
L’ altro ragazzo annuisce.
- Senti… io ti ho fatto entrare perché pensavo avessi il diritto di sapere per primo come andava a finire. Però, ora che è tutto finito, posso chiederti di tornartene a casa? - chiede Michele, raccogliendo le gambe e poggiando il mento sulle ginocchia. L’ altro rimane spiazzato un istante.
- Certamente, figurati - risponde poi, alzandosi.
- Grazie. Ci vediamo a scuola -
- Ok, a domani, ciao -
La porta si chiude dietro Nicola.
Michele nasconde la testa tra le ginocchia e inizia a piangere in silenzio.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Juu_Nana