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Autore: Tinkerbell92    22/09/2012    2 recensioni
Piccolo avviso: questa ff è stata PUBBLICATA PRIMA DELLA MESSA IN ONDA DELLA SECONDA STAGIONE DI OUAT. Quindi, personaggi come Trilly, Peter Pan, ecc. NON rispecchiano le caratteristiche di quelli del telefilm. Sono puramente di mia invenzione.
La storia si divide principalmente in due parti e racconta le vicende della fatina nel Mondo delle Fiabe (in parte ispirate al film Disney) e della sua controparte a Storybrooke.
Da una parte, Trilly, gelosa di Wendy, decide di tentare il tutto e per tutto per riprendersi l'affetto di Peter Pan (anche a costo di stringere un diabolico patto con Tremotino), mentre a Storybrooke, la sua controparte, Katherine Bowden, dovrà affrontare vari problemi, tra cui la preoccupazione per la figlia di sette anni, apparentemente triste per il divorzio, seppur amichevole, dei genitori (nella prima parte) e l'affiorare di sentimenti contrastanti nei confronti di una determinata persona (nella seconda).
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archibald Hopper/Grillo Parlante, Emma Swan, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tinkerbell'
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Emma fissò con insistenza l'orologio, domandandosi che cosa stesse succedendo. Si trovava nello studio di Archie, insieme a Mary Margaret, mentre lo pischiatra stava ordinando dei fogli per prendere tempo ed il suo cane dalmata, Pongo, girovagava per la stanza.
La ragazza incrociò le braccia e si schiarì la voce, facendo quasi prendere un colpo ad Archie che rovesciò metà dei fogli che aveva in mano: "Mi dici perchè siamo qui?"
Mary Margaret lo aiutò a raccogliere le carte e lui si sistemò gli occhiali con fare impacciato: "Ecco... stavo parlando con Henry, era il suo turno di visita... ad un certo punto, mentre mi stava raccontando un'altra delle sue storie, si è scosso, come se gli fosse venuto in mente qualcosa, e mi ha detto che dovevo chiamarvi qui... voi e un paio di altre persone."
"Fammi indovinare" lo interruppe Emma, sistemandosi i riccioli biondi "Quelli che fanno parte dell'Operazione Cobra?"
"Mmmh" lo pischiatra ci pensò su un attimo, mentre Mary Margaret alzava un sopracciglio curiosa.
"Cavolo, penso proprio di sì, sai? Mi ha detto, oltre a te, di far venire anche Lily e..." il suo tono divenne leggermente astioso "La dottoressa Bowden" "Capisco" rispose la bionda, mentre Mary Margaret la fissava con i suoi grandi occhi verdi spalancati, come per chiedere una spiegazione. "E' una lunga storia... una specie di gioco." tagliò corto Emma e la ragazza non fece altre domande.
Pongo, ad un certo punto, annusò l'aria e corse fuori dalla porta senza preavviso. "Pongo!" lo chiamò il suo padrone, ma, pochi secondi dopo che il cane se n'era andato, si sentirono delle voci in corridoio e, un istante dopo, apparve sulla soglia una ragazza poco più che ventenne, molto carina, con i capelli lunghi e scuri, la pelle leggermente ambrata e gli occhi a mandorla di un incredibile colore grigio-argento.
"Scusate il ritardo." mormorò imbarazzata. "Figurati, Lily, entra pure." le rispose cordialmente Archie, dando un'occhiata alle spalle della ragazza "Ehm... hai visto Pongo, per caso?" "Sì!" rispose una voce di donna dal corridoio.
Archie alzò gli occhi al cielo, mentre, tenendo Pongo per il collare, faceva il suo ingresso una donna sui trent'anni, con i capelli biondo cenere tenuti su da una pinza.
Lasciò che Pongo corresse a distendersi sul tappeto dell'ufficio e fissò Archie con fare impertinente, socchiudendo i suoi vivaci occhi azzurri, riflessi attraverso un paio di occhiali dalla montatura sottile: "Dovrebbe imparare a tenere il suo cane a bada, dottore." gli disse melliflua.
Archie la fissò con aria di sfida: "E Lei dovrebbe invece imparare a tenere a bada la sua linguaccia biforcuta, dottoressa Bowden."
Emma alzò gli occhi al cielo, mentre Mary Margaret si intromise tra i due: "Kathy, Archie, per favore, calmatevi. Non iniziate a litigare proprio qui, anche perchè Henry arriverà a momenti."
Archie sospirò annuendo, mentre Katherine si limitò ad alzare le spalle, osservando Lily che si era accucciata ad accarezzare Pongo.
"E va bene." mormorò lo psicologo.
Proprio in quel momento, Henry entrò nello studio sorridendo.
Era davvero un bel bambino di dieci anni, con i capelli castani e gli occhi color nocciola.
In mano teneva un librone dalla copertina di cuoio. Un libro di fiabe.
"Ciao! Siete già arrivati tutti!" disse sorridendo ai presenti. "Beh, ci hai fatti chiamare, quindi... eccoci qua." gli rispose Emma, mentre il piccolo posava il libro sulla scrivania di Archie.
Mary Margaret lo fissò con un'espressione preoccupata: "C'è qualcosa che non va, Henry? Stai poco bene forse?" "Oh, no, sto benissimo" rispose sorridendo il bambino "Ma volevo mettervi in guardia. Mia madre sta tramando di nuovo qualcosa."
"Regina che trama? Sai che novità..." borbottò ironica Katherine.
"Appunto" continuò Henry "Oggi l'ho sentita che parlava al telefono con il signor Glass... hanno detto qualcosa riguardo alla gelosia e a quello che una donna gelosa può fare... mi sembra piuttosto sospetto." Emma sospirò: "Beh, tutto quello che fa Regina è sospetto ormai" lanciò una rapida occhiata a Mary Margaret, come per dirle di non fare domande, e la ragazza mora obbedì.
Lily, sempre intenta ad accarezzare Pongo, fissò il bambino con aria confusa: "Quindi... che cosa vorresti fare?" "Spiare il Signor Glass e mia madre! Non dobbiamo permettere loro di attuare i loro malefici piani!"
"Del signor Glass me ne posso occupare io" rispose Lily "Dopotutto, è pur sempre un collega... potrei aiutarlo a trovare qualche scoop e... magari depistarlo..."
"Ottimo!" esclamò Henry "Io terrò d'occhio mia madre finchè è in casa... ma quando è fuori..."
"Beh" si fece avanti incerto Archie "Se la cosa può farti star tranquillo... posso provarci io..."
"Siamo a posto" borbottò Kathy, ma Henry parve entusiasta di quella risposta: "Va bene! Allora siamo d'accordo!" Si voltò verso Mary Margaret: "Mi raccomando, Lei non ha visto nè sentito niente!"
"Ehm... va bene" rispose incerta lei. Fissò Kathy, che le disse con un mezzo sorriso: "E' una missione segreta." "Ah" "Sì" continuò Archie "Operazione Cobra. In pratica noi..." "Dottore" lo interruppe Katherine con aria irrisoria "Io ritengo che parlare ad alta voce di un'operazione delicata come questa denoti un quoziente intellettivo di livello spaventosamente basso." "Cosa?" si offese Archie "Mi avevano già chiamato babbeo, ma questo è davvero troppo!" "Ci sarà una ragione se l'hanno chiamata babbeo." "Oh, questa poi..."
Henry iniziò a ridere, guardandoli battibeccare come al solito, e perfino Lily e Mary Margaret faticarono a nascondere una risatina.
Emma fece un lieve sorriso, scuotendo la testa, poi guardò fuori dalla finestra.
La visione del signor Gold, l'uomo più inquietante (e forse potente) della città, che camminava sul marciapiede, la turbò molto.
Distolse lo sguardo e si spostò leggermente, forse per timore che la vedesse. Non voleva avere niente a che fare con lui.
Mary Margaret guardò l'orologio e sussultò: "Oh, cielo, devo proprio andare, sono in ritardo..." "Sì, anche noi" rispose Kathy di rimando, per poi rivolgersi a Lily "Andiamo, sorellina."
La ragazza annuì e si alzò, fece un'ultima carezza a Pongo e strizzò l'occhio ad Henry: "Non ti preoccupare, te lo tengo d'occhio io, Glass."
Si avviarono tutte e tre verso l'uscita dello studio dopo aver salutato gli altri, quando Katherine si fermò sulla soglia.
Si girò e, fissando Archie con aria di sfida, lo salutò con un sorrisetto beffardo: "Dottore." "Dottoressa" rispose lui con lo stesso tono.
Si fissarono per un secondo, poi lei se ne andò.
Archie alzò gli occhi al cielo sospirando: "Uff, che donna insopportabile! Non so proprio perchè l'abbiate inserita nell'Operazione. Ogni volta che ci incontriamo non possiamo fare a meno di insultarci a vicenda."
Henry soffocò una risata ed Emma si limitò ad alzare le spalle: "Non è sempre così. E poi Henry dice che fa comodo avere un medico in squadra."
Guardò poi il bambino con aria confusa: "Ma... Henry... perchè hai voluto che ci fosse anche Mary Margaret? Insomma, lei non fa parte dell'Operazione Cobra..."
Henry annuì: "E' vero. Ma volevo metterle una... come si dice? Pulce all'orecchio?" "Oh" rispose la bionda "Capisco."
Diede un'ultima occhiata fuori dalla finestra e poi sospirò: "Beh, devo tornare al lavoro oppure Regina mi farà storie. E' dura la vita dello Sceriffo. Beh, ci vediamo Archie e... Henry..." esitò un secondo, incerta se fare o no una simile promessa "Io... ti promettò che terrò gli occhi aperti... con tua madre..." si sistemò la giacca ed uscì dallo studio "Vi saluto."

- Mondo delle Fiabe -

"Trilly sbrigati!"
Lo strano ragazzo vestito di verde fluttuava nel cielo come una libellula. Era bello, affascinante, con il volto da eterno bambino.
I suoi occhi: grandi e verdi. I suoi capelli: castani chiari e costantemente nascosti sotto il cappello. Il suo sorriso: spontaneo e meraviglioso.
Impossibile non innamorarsene. Tutte le ragazze che lo incontravano prima o poi si innamoravano perdutamente di lui.
Era questo il problema per Trilly.
"Peter!" gridò la fatina dietro di lui "Peter dove stiamo andando?"
Perchè non si fermava? Perchè diavolo stava tornando in quello strano posto pieno di grandi costruzioni illuminate da enormi finestre?
Il ragazzino si fermò nei pressi di una casa, iniziando a sbirciare dalla finestra.
Trilly gli si avvicinò preoccupata, sapendo che cosa stessa fissando il giovane.
"Peter..."
Una ragazzina, più o meno sui tredici anni, sedeva sul letto di uno dei suoi fratellini, con l'altro che tendeva l'orecchio per ascoltare meglio.
Stava raccontando una storia. Una storia su Peter Pan.
Trilly lo sapeva, poteva sentirla benissimo anche attraverso il vetro, e per Peter era lo stesso.
Non andava bene.
Trilly fissò con apprensione il ragazzo imbambolato: "Peter!"
Lui non le diede retta.
Trilly iniziò a tiralo per un'orecchia: "Peter andiamo! Non è un granchè a raccontare storie!" "Shht! Zitta!" le sussurrò lui "A me piace. E poi dobbiamo riprendere la mia ombra!"
Trilly sbuffò nervosa: "Per me stai benissimo anche così. E non posso lasciare Argentea a casa da sola per troppo tempo. E' meglio tornare indietro." "Oh, non seccarmi adesso, Trilly!" protestò lui "Aspetteremo che si addormentino, poi prenderemo la mia ombra e ritorneremo a casa. Sei contenta?"
Trilly incrociò le braccia e fece il broncio, ma dovette sedersi sul davanzale e aspettare.

- Storybrooke -

La campanella del scuola suonò ed i bambini iniziarono ad entrare nelle rispettive classi.
Emma, da dentro il suo maggiolone verde, osservò con una nota di tristezza Henry che, poco distante da lei, stava salutando Regina prima di entrare a scuola.
La donna dai capelli neri non sembrava essersi accorta della sua presenza, ma Emma si sentiva lo stesso a disagio.
E arrabbiata.
Sebbene cercasse di negarlo a sè stessa, non sopportava la vista di quell'orribile donna che faceva carezze e moine al Suo bambino.
Stava trattenendo l'impulso di scendere dalla macchina e andare a tirarle un cazzotto, quando qualcuno bussò sul vetro del finestrino, facendola scuotere da quei pensieri.
Tirò giù il finestrino: "Ciao Kathy." "Ciao" le rispose la dottoressa "Sei venuta a vedere i bambini che entrano a scuola?"
Emma gettò un rapido sguardo ad Henry, poi sospirò: "Beh, sì... in effetti..."
Kathy diede un'occhiata alla piccola folla di ragazzini: "Perchè non vai a salutare Henry? Regina non può impedirti di vederlo." "No, meglio di no" rispose la ragazza "Non vorrei... beh, lasciamo perdere..."
Indicò una bambina sui sette anni, dai capelli lunghi e castani, che si metteva in fila dietro i suoi compagni "Oggi tocca a te, vero?" "Solo la mattina" rispose Kathy con un sorriso "Ed la tiene da lui il pomeriggio." "Capisco"
Emma sembrò perdersi un attimo nei propri pensieri, poi si scosse "Sai, Kathy, sei la prima donna di mia conoscenza che si trova in rapporti amichevoli con l'ex marito..."
Katherine si lasciò sfuggire una risatina: "Beh, non tutte le storie che finiscono devono per forza finire male... a volte succede. Dopo cinque anni di matrimonio ci siamo resi conto che preferivamo restare amici..." "Scusami" la interruppe Emma "Ma per me questa cosa ha poco senso..." "Lo immagino" rispose la donna con aria comprensiva "Devi provarlo per capire. Non era più la stessa cosa... io stavo spesso fuori casa per lavoro, non sono mai stata una moglie molto presente... forse neanche una madre." "Oh" borbottò Emma "Di sicuro più presente di me..." "Non essere così dura con te stessa. Le nostre sono situazioni completamente differenti." diede una rapida occhiata ad un curioso braccialetto d'argento che portava al polso sinistro "Comunque, non potevamo certo continuare a far finta di amarci. Ci volevamo bene e ce ne vogliamo tutt'ora. Ma, se stessimo ancora insieme, sentiremmo che ci mancherebbe qualcosa... ce ne siamo resi conto quando il tempo che dedicavamo a noi stessi non ci dava più le sensazioni che provavamo una volta. Uscivamo insieme, ma non ci veniva da scambiarci più di un abbraccio. Era come se... come se stessimo aspettando qualcun altro. Come se, in una vita precedente, avessimo avuto un amore perduto, che volevamo a tutti i costi ritrovare."
"Sembra una fiaba di Henry" commentò sarcasticamente Emma, e Kathy annuì: "In effetti... ma a volte le fiabe non sono poi così diverse dalla realtà... a volte ci rispecchiano... è per questo che ci piacciono."
Si fermò un attimo, come assorta in un qualche pensiero, ma poi riprese: "Comunque, quello che conta di più è che Marge ha due genitori che la amano e che, anche se non stanno più insieme, si vogliono bene e non litigano. Abbiamo passato degli anni stupendi ed ho dei bei ricordi passati con Ed. E questo mi basta."
Il cortile della scuola si svuotò e i genitori che avevano accompagnato i loro figli iniziarono ad andarsene.
Emma strinse le labbra, quando vide Regina che, pur non avendola vista, veniva nella sua direzione, così salutò Kathy e mise in moto la macchina: "Devo andare. Non voglio avere nulla a che fare con lei oggi. Ci vediamo."

- Mondo delle Fiabe -

I tre fratelli Darling si addormentarono dopo qualche ora.
Peter spinse leggermente la finestra ed entrò senza fare rumore.
Trilly si guardò intorno sospirando, augurandosi che la ricerca non portasse via troppo tempo, ed iniziò a spiare dalle serrature dei cassetti.
"Ombra!" chiamò Peter sottovoce "Dove sei Ombra?" "Shhht!" lo rimproverò Trilly "Non sappiamo se quel cagnaccio è ancora in circolazione." "E' fuori" replicò Peter "L'ho visto legato alla sua cuccia." "Ad ogni modo facciamo attenzione."replicò freddamente Trilly "Non vorrei che questi mocciosi si svegliassero."
Peter iniziò a frugare nelle ceste dei giochi, accanto al letto della ragazza, quasi facesse apposta per destarla.
Trilly lo fissò male, quando un rumore sospetto attirò la sua attenzione: proveniva da dentro un cassettone di legno.
Sbirciò dentro ed una sagoma scura si mosse tra il materiale da cucito contenuto nel cassetto.
"Peter!" chiamò felice "L'abbiamo trovata!" Ma si bloccò di colpo quando vide che il ragazzo si era chinato ad osservare la giovane dormiente.
"Peter!"
Lui sembrò non sentirla.
Stava fissando con una strana espressione il profilo della ragazza, quasi come incantato.
"Peter!" Trilly volò fino a lui e lo tirò, come al solito, per un'orecchio "Sei sordo?"
Lui si scosse lentamente e, quasi in trance, scostò un ciuffo di capelli castani dalla guancia rosata della ragazzina: "Credo che questo ciuffo la disturbi..."
Trilly iniziò ad arrabbiarsi: "Piantala con queste sciocchezze! Ho trovato la tua ombra!" "Eh? Oh." rispose lui "Ma certo, andiamo a prenderla."
Fecero più attenzione possibile a non fare baccano, ma l'ombra, stanca di restare chiusa in un cassetto in mezzo agli aghi e ai fili, non era della stessa opinione.
Appena Peter aprì il cassetto, l'ombra schizzò fuori e si mise a svolazzare rapidamente per i muri della stanza.
"Hey! Ferma! Ombra, sono io!"
Iniziò ad inseguirla forsennatamente, non rendendosi conto che, nella fretta, aveva chiuso Trilly dentro il cassetto.
Riuscì a prendere l'ombra, ma non a non finire in mezzo alle ceste dei gichi, provocando un baccano infernale.
Come previsto, i tre bambini si svegliarono.
La ragazza, non appena vide lo strano ospite dentro la stanza, dopo un attimo di stupore, fece un ampio sorriso: "Peter Pan!"
I suoi fratellini la fissarono un po' intontiti, mentre lei, balzando giù dal letto, corse ad abbracciare lo stupito ragazzo: "Oh, lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo che saresti tornato! Ho conservato la tua ombra, mi dispiace per quello che ha fatto Nana... lei non è cattiva, ma deve difenderci dagli estranei e dato che non ti conosceva... oh, quanto sono felice che tu sia qui!" "Ehm... ti ringrazio" balbettò Peter "Ma adesso dovrei andare..." "Oh, no, ti prego, resta ancora un po'!"
I grandi occhi azzurri della ragazzina lo fissarono estasiati "Io ho sempre voluto conoscerti e... beh, c'è solo un modo per riattaccare la tua ombra."
Andò verso il cassetto del cucito e prese ago e filo: "Cucirla!"
Trilly, che stava cercando di uscire, si ritrovò di nuovo chiusa dentro.
Peter si sedette sul letto con fare incerto, mentre la ragazza iniziava a riattaccare l'ombra ribelle: "Non immagini che emozione sia per me." continuava la ragazza con aria sognante.
Diede l'ultimo punto e staccò il filo: "Così dovrebbe andare."
Peter fece qualche svolazzo per la stanza, tanto per collaudare la riuscita dell'operazione, poi ridiscese: "Grazie, ehm... ehm..." "Wendy" rispose lei con un sorriso "Mi chiamo Wendy."
Diede una rapida occhiata ai suoi fratellini che, appena alzati, guardavano a bocca aperta il ragazzo misterioso. "Oh, loro sono i miei fratelli, John e Michael."
Il più piccolo, un biondino di circa cinque anni, fece un gran sorriso, mentre l'altro, John, un ragazzino gracile sugli undici anni, si sistemò gli occhiali e strabuzzò gli occhi: "E' proprio lui!"
Peter fece un timido saluto, poi guardò di nuovo Wendy, con le guance un po' rosse: "Ehm... prima ho sentito che raccontavi una storia... su di me... mi piace ascoltarti..."
Wendy arrossì vivacemente: "Davvero? Mi fa piacere... anche se non potrò più raccontare fiabe da domani... mio padre vuole che diventi grande e mi sposterà da questa stanza. Dovrò imparare il galateo ed iniziare a comportarmi come una signorina e, quando, sarò pronta, dovrò scegliermi un marito rispettabile e di buona famiglia. Non avrò più tempo per le fiabe."
John e Michael abbassarono lo sguardo, mentre Peter spalancò gli occhi: "No! Non possono farti questo!"
Wendy sorrise con aria rassegnata, ma lui la prese per mano: "Vieni!"
La ragazza spalancò gli occhi: "Dove?"
Peter indicò la finestra: "Nel mio Mondo. Sull'Isola che Non C'è! Laggiù non crescerai mai e non dovrai più diventare grande e trovarti un marito. Starai per sempre con me e mi racconterai le fiabe."
Wendy si portò una mano sul petto: "Oh, Peter... sarebbe meraviglioso..." indicò i suoi fratelli "Loro possono venire con me?" "Ma certo!" rispose il ragazzo "Staremo tutti insieme!"
John e Michael esultarono e Wendy, commossa dalla felicità, abbracciò Peter: "Non ho parole io... io..."
Gli si avvicinò col viso, le labbra protese verso quelle del ragazzo, che, incredulo, la fissò ad occhi spalancati.
Che cosa stava facendo?
Non ebbe il tempo di scoprirlo, perchè Trilly, riuscita a liberarsi dal cassetto, afferrò una delle lunghe ciocche castane della ragazza e la tirò indietro con forza.
Wendy cacciò uno strillo e Peter afferrò al volo la fatina col proprio cappello: "Trilly! Ma insomma, si può sapere che ti è preso?"
La fatina iniziò ad inveire, ma, poichè si trovavano nel Mondo Reale, solo Peter riusciva a capirla. Alle orecchie degli altri, la sua voce appariva come un lieve scampanellio.
"Trilly! No! Non è carino quello che hai detto!"
"Che cosa ha detto? E perchè la capisci solo tu?" gli domandò curiosa Wendy.
Il ragazzo scosse la testa: "Beh, non credo che ti farebbe piacere sapere come ti ha definita... ma, dato che siamo lontani dal Mondo delle Fiabe, Trilly non può essere capita da chi non è delle nostre parti. Appena giungeremo sull'Isola inizierete a capirla." "Oh" mormorò sorpresa Wendy.
Trilly si sporse dal cappello, furiosa: "Che cosa? Sull'Isola? Peter, ti ha dato di volta il cervello? Questi... mocciosi... appartengono al Mondo Reale, non hanno un briciolo di Magia dentro... infrangerai di nuovo la regola fondamentale del nostro Mondo?" "Non seccarmi." ribattè lui "Ed usa la tua Polvere di Fata!"
La fatina uscì dal cappello, fissandolo con rabbia.
Diede un'occhiata di disgusto a Wendy, poi strinse i pungi: "E va bene" replicò freddamente "Ma non dirmi che non ti avevo avvertito."

- Storybrooke -

L'ospedale di Storybrooke era abbastanza affollato in quei giorni.
Si vedevano di continuo medici ed infermieri passare rapidamente per i corridoi, senza fermarsi un secondo.
Era quasi l'una, quando Katherine congedò il penultimo paziente della giornata e guardò con un sospiro l'ora.
Mancava ancora una persona da visitare, poi avrebbe potuto staccare per pranzo.
"Faccia entrare la signora O'Malley." disse all'infermiera che l'assisteva e, mentre quella obbediva, l'occhio di Kathy si posò sulla fotografia che teneva sul tavolo: erano lei, Marge, Lily ed Edward al parco di Storybrooke.
Sospirò, domandandosi se sua figlia avesse accettato fino in fondo la separazione.
Marge era una bambina sveglia e non aveva mai fatto pensare di avercela con i genitori per il fatto di essersi separati ma, in fondo, aveva anche soltanto sette anni. Ed il divorzio era avvenuto solo due anni prima.
Marge non si era mai mostrata triste o arrabbiata però, qualche volta, Kathy aveva notato che la bambina sembrava incupirsi quando vedeva i genitori degli altri bambini felici del loro matrimonio.
Più volte aveva pensato di parlarci. Altrettante volte non c'era riuscita.
L'aveva sfiorata per un momento l'idea di mandarla da Archie, ma, subito dopo, aveva scartato immediatamente questo pensiero.
Chiedere una seduta per Marge avrebbe significato dover parlare con lo psicologo almeno una volta e, per un'ignota ragione, non si riusciva mai a parlare civilmente con lui, senza finire col punzecchiarsi e litigare.
Ma a che cosa risaliva quella rivalità? Perchè non andavano d'accordo?
Katherine non se l'era mai chiesto.
La porta dello studio si aprì ed una ragazza sui venticinque anni entrò con fare un po' timido.
Era carina, con lunghi capelli castani e grandi occhi azzurri.
Katherine le sorrise: "Ciao, Rachel. Prego, accomodati." "Grazie, Kathy" rispose la ragazza educatamente.
Parlava con un marcato accento inglese ed aveva una voce dolcissima, tipica delle mamme che raccontano sempre le fiabe ai loro bambini la sera.
Aveva le guance rosate e vestiva con una maglia aderente azzurra ed un cardigan blu che mettevano bene in mostra i fianchi sottili della ragazza.
L'unica particolarità sul corpo della fanciulla era un evidente rigonfiamento al livello dell'addome.
"E così siamo al terzo." le sorrise Kathy "Stavolta un maschietto."
"Già." rispose la ragazza, sfiorandosi il pancione " I miei fratelli stanno lottando per decidere il nome."
Kathy si lasciò sfuggire una risatina: "Immagino. Essere zii per la terza volta così presto non è da tutti i giorni."
Iniziò a prendere gli strumenti che le servivano "Immagino che Ronan sia al settimo cielo."
"Oh, sì" sorrise Rachel "Anche se è già la terza volta non riesce a non essere agitato. Ogni volta che faccio un sospiro più profondo subito corre a vedere se sto bene." "Che ragazzo dolce" rispose Kathy, mentre iniziava ad ascoltarle la respirazione "E Jayne e Nihall come l'hanno presa?" "Sono entusiaste. Beh, naturalmente Jayne se ne rende conto di più e sta cercando di spiegare a Nihall che cosa significhi avere un fratellino. E' incredibile: hanno solo cinque e tre anni eppure si comportano in modo molto più maturo dei miei fratelli." disse Rachel con una punta di sarcasmo.
"Litigano spesso?" domandò Kathy, trattenendo una risata. "Non immagini neanche" sospirò Rachel, alzando gli occhi al cielo "Poi, adesso che Joe ha la fidanzata, Mike non fa altro che prenderlo in giro. Poi litigano per decidere il nome del bambino. Poi, quando non litigano combinano casini. Ventitrè e diciassette anni. Non dico altro."
Kathy sorrise benevolmente: "Hai una famiglia davvero stupenda." "Sì" rispose Rachel "E' proprio vero."
Qualcuno bussò alla porta e, prima che Kathy riuscisse a dire qualcosa, il dottor Whale fece capolino con fare astuto: "Ciao, Katherine... oh! Scusa non sapevo che stessi visitando..."
La dottoressa lo fissò con aria annoiata: "Piantala, Whale. Che cosa vuoi?"
Lui, dopo aver dato un'occhiata interessata a Rachel, rispose con tono innocente: "Volevo solo dirti che tra un po' faccio una pausa. Vado da Ruby, ehm... da Granny a mangiare."
"Sì, anch'io. Finisco con lei e poi chiudo." "Benissimo!" esclamò il dottore "Allora prendo un tavolo per due!"
"Non vengo con te, idiota!" gli rispose seccata Katherine, ma lui se n'era già andato, così, la donna sospirò e riprese con la visita.
Quando finirono, Rachel prese un appuntamento per l'ecografia e, quando fu uscita, Katherine riordinò il proprio studio.
Poco prima di uscire, diede una rapida occhiata alla foto con Marge. Poi spense le luci.

- Mondo delle Fiabe –

"Eccola, Wendy! La vedi? La seconda stella a destra, quella più luminosa! Quella è la via!"
I ragazzini volavano liberi nel cielo di Londra.
Le strade buie e deserte sotto di loro sembravano tanti fiumiciattoli argentati.
Peter indicò una stella avanti a loro, grande e luminosa.
Wendy sorrideva estasiata al suo fianco, ancora incredula. Si tenevano per mano.
Trilly, che li seguiva da una certa distanza, non potè fare a meno di notarlo ed era talmente nervosa e distratta che per poco non urtò un piccione rimbambito che volava ad alta quota.
Succedeva sempre così: Peter trovava delle ragazzine con cui giocare e lei restava da sola e in disparte.
La compagnia dei due mocciosi umani, che li seguivano con dei sorrisi ebeti sulla faccia, non era di certo la sua massima aspirazione.
Trattenne i nervi sbuffando e seguitò a volare tenendo d'occhio i due giovani.
Quando giunsero alla stella, un fascio di luce li avvolse e, in poco tempo, si ritrovarono di fronte la vista meravigliosa di un'isola intoccata dal tempo.
Ampi distese verdi e boschi rigogliosi, alte scogliere.
Laghetti, fiumiciattoli e cascate scintillavano come cristalli sotto la luce del sole.
Tutto intorno a questo paradiso, c'era il mare più limpido e bello che si potesse immaginare.
Era giorno ed il cielo era sereno.
I tre Darling spalancarono la bocca sorpresi, incerti se credere o meno ai propri occhi.
Peter si avvicinò a Wendy e, con fare timido, le sussurrò in un orecchio: "Ti piace?"
Lei sospirò ammaliata, quasi senza parole: "E'... bellissima..."
Lui sorrise, un po' arrossendo, e indicò un punto al centro dell'Isola: "Laggiù c'è il mio covo. Voglio farvi conoscere i Bimbi Sperduti." "I tuoi seguaci!" esclamò Wendy "Bambini che, come te, non vogliono crescere!" "E, adesso, anche come te." le sussurrò Peter, prendendola per mano.
Wendy arrossì vivacemente, ma cercò di non farlo notare ai suoi fratelli. Fortunatamente, i due erano talmente colpiti dal panorama che non se ne accorsero.
Sfortunatamente, Trilly l'aveva, invece, notato benissimo.
La fatina si voltò e sfrecciò rapida verso una radura ad Est dell'Isola.
Peter, tuttavia, non aveva notato l'assenza dell'amica, così iniziò a volare insieme a Wendy e ai suoi fratelli verso il covo dei Bimbi Sperduti.
La ragazza fissava sbalordita il paesaggio sotto di sè e, senza rendersene conto, commentò: "Ora capisco perchè vuoi stare qui. Questo posto è incredibile!"
Peter la fissò con una strana espressione, poi sospirò: "Sì, in effetti è un bel posto." "Qualcosa non va?" domandò Wendy, vedendolo incupirsi per un istante.
Peter si scosse e le sorrise: "No, va tutto bene. Vedi quell'albero laggiù? E' l'Albero dell'Impiccato, il covo segreto dei miei amici. Non vedo l'ora di farteli conoscere, sono anni che aspettano una mamma che racconti loro le fiabe..."

- Storybrooke -

Era già l'una e mezza quando Katherine raggiunse il Granny's Cafè.
C'era già abbastanza gente, Kathy poteva vedere dal vetro la giovane nipote della titolare, Ruby, impegnata a correre in mezzo ai tavoli per servire i clienti.
Entrò con flemma, sperando di evitare il "galante pranzo" col dottor Whale, ma, purtroppo, la sua discretezza non bastò.
Infatti, neanche a farlo apposta, il dottore, intento a leggere un giornale, alzò distrattamente lo sguardo e la vide: "Katherine!" gridò, agitando la mano in segno di saluto "Era ora!"
Metà dei clienti del locale si voltò a vedere che cosa stesse succedendo, mentre Kathy, rossa di vergogna, prendeva svogliatamente posto al tavolino del collega.
Già sentiva i commenti delle pettegole di Storybrooke alle proprie spalle e la cosa la infastidì parecchio.
Non era una novità che Whale invitasse una ragazza a mangiare con lui, ma lei era davvero un caso particolare.
Insomma, una donna di trent'anni, abbastanza carina nonostante non si curasse affatto, con un divorzio alle spalle e una figlia piccola, beh... di sicuro la gente poteva pensare male.
"Di sicuro crederanno che voglio risistemarmi" pensò con disappunto.
Ruby si avvicinò al tavolo per prendere le ordinazioni.
Era una ragazza davvero carina, con i capelli lunghi e scuri adornati di meches rosse.
Aveva dei luminosi occhi azzurri ed indossava abiti di gusto gotico che si abbinavano perfettamente alla sua figura.
"Cosa vi porto, ragazzi?"
"Ehm... per me bacon con patate e una birra." rispose Kathy, senza smettere di guardarsi intorno.
"Tu bevi birra?" si stupì Whale.
Katherine lo fulminò: "Beh, visto che l'ho appena ordinata..."
Il dottore non badò alla rispostaccia e si rivolse a Ruby con tono dolce: "Per me il solito."
La ragazza si appuntò l'ordinazione con fare un po' scocciato, per via delle continue advances di Whale, e tornò al bancone per portare gli ordini alla nonna.
Kathy sospirò e lo fissò piuttosto male: "Ma la vuoi piantare di provarci?" "Provarci?" finse di stupirsi lui. "Sì! Ogni volta che vedi una donna che ti piace inizi a comportarti da perfetto idiota. Le tue attenzioni si sono posate su troppe ragazze qui a Storybrooke, Whale. Prima Mary Margaret, poi Ruby, adesso inviti a pranzo me ma continui a fare l'idiota con lei! La tua non sembra galanteria, ma viscidezza."
Il dottore assunse un'espressione seria: "Katherine, guarda che ti sbagli sul mio conto. E' vero che amo corteggiare le belle donne, ma non sono la persona che credi."
"Ah no?" sbottò ironica Kathy "Oltre a quelle che ho citato prima, devo farti l'elenco delle infermiere con cui ci provi ogni giorno?"
"Sei gelosa?" "No!" "E allora non c'è motivo di arrabbiarsi." concluse lui, calmo.
Kathy sbuffò: "Senti, io lo dico per te. Come appari fastidioso a me, allo stesso modo ti trovano fastidioso le altre! Forse non tutte, ma già io, Ruby e metà delle infermiere che corteggi la pensiamo così."
Whale si allarmò: "Anche Ruby?" "Sì!"
Lui fece per protestare, ma, in quel momento, la ragazza appena nominata portò il vassoio con le loro ordinazioni.
Con gran sollievo di Kathy, Whale si zittì, ma, proprio mentre stava per prendere un sorso di birra, una voce dal tavolo vicino commentò con tono di rimprovero: "Non si dovrebbe bere prima di tornare a lavoro."
Kathy posò il boccale sul tavolo stringendo le labbra per il nervoso.
Girò lentamente la testa, con sguardo omicida, mentre Archie, senza scomporsi, contunuava a leggere il giornale tranquillamente.
"Si faccia gli affari suoi." sibilò lei.
Lo pischiatra posò il giornale sul tavolino e la fissò con i suoi occhi chiari: "Non è mia intenzione discutere. Ma trovo il suo comportamento inadeguato rispetto alla professione che svolge. Sebbene non forte, la birra è pur sempre un alcolico e l'alcol non è indicato per coloro che devono occuparsi di altre persone."
Kathy strinse i pugni, mentre Whale si guardava intorno visibilmente agitato, certo che, di lì a poco, sarebbe scoppiata una rissa.
"Lei sarà anche uno psicologo, Hopper" gli rispose acida la donna "Ma non siamo all'interno del suo studio pidocchioso, nè io sono sottoposta alla sua analisi. Le dò io un consiglio: si tappi la bocca, se non vuole che gliela tappi io con metodi poco ortodossi e dolorosi."
Archie alzò gli occhi al cielo e, tornando al suo giornale, borbottò tra sè: "Mai che si possa parlare... che donna insopportabile..."
Kathy lo ignorò e si concentrò sul proprio piatto.
Ma non l'aveva ancora finito che il suo cellulare squillò.
Lo tirò fuori sbuffando e guardò il nome sullo schermo. "Scusa un secondo" disse a Whale, poi rispose "Ed? Ciao, io sono a pranzo, tu dove sei?" "Sono a scuola... Marge è con te?"
Le parole dell'ex marito le fecero gelare il sangue nelle vene.
"Cosa? Marge? No, non è qui con me... dovevi andare a prenderla tu..." "Infatti" rispose lui all'altro capo "Ma a scuola non c'è, sono già usciti tutti e così... ho pensato di aver sbagliato giorno..." "Non è a scuola?"
Kathy si sentì pervadere da un grande senso di angoscia "Hai parlato con Mary Margaret? Con le altre maestre?" "Sì, ho già chiesto, anche agli altri genitori... sono passato anche per il parco, Kathy. Lei non c'è."
Le mani della donna iniziarono a tremare: "Ti raggiungo subito."
Mise giù il telefono come in trance.
Whale la fissò con aria interrogativa: "C'è qualche problema?"
Gli altri clienti del locale iniziavano a girarsi, guardandola preoccupati.
Kathy alzò lo sguardo lentamente, faticando quasi a respirare.
Solo tre parole uscirono dalle sue labbra: "Marge è scomparsa."

  
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