Ciao
a tutte!! Eccomi col secondo capitolo jojòxlzszsan ♥
Ecco, sono
emozionata di nuovo!! Innanzitutto ringrazio
chi ha recensito, chi lo farà e anche chi l'ha messa tra le
preferite-seguite-ricordate. Poi volevo dedicarla alla mia piccola 2min che
l'ha
letto in anteprima e mi ha detto di fare veloce LOL e poi a Lee Fei Taemin che
ne è stata entusiasta *___* grazieeeeeee!! E
poi ci tenevo a fare una cosa: MILLE AUGURI DI BUON COMPLEANNO
KIBUMIEEEEE!! ♥♥♥
E poi...
forse il cap è un pò incasinato ma spero
che vi piaccia!! Un bacione e vi ringrazio tantissimo di cuore!! mega
chuuuu a
tutte ♥♥♥
Lo guardò ancora.
Quegli occhi… erano così diversi da tutti quelli che aveva visto fino
ad
allora. E di occhi ne aveva visti talmente tanti che quantificarne il
numero
sarebbe stato impossibile.
D’altronde, con tutti i
clienti, sia abituali che nuovi, che andavano lì, era davvero
impossibile
ricordarseli.
Ma quelli lì no.
Erano diversi.
Avevano un qualcosa che
li rendeva totalmente diversi dagli altri. Un taglio molto particolare,
dolce
ma allo stesso tempo intrigante, meravigliosamente passionali e tristi.
Sì,
quel colore scuro aveva una nota triste dentro.
Erano due perle scure.
O forse due
meravigliosi opali neri.
Ma era sicuro, quegli
occhi avevano anche altre mille note colorate. Solo che quella triste
prevaleva
e… si sentì triste anche lui. E non sapeva nemmeno come aveva fatto, in
un solo
istante, a sentirsi così profondamente attratto da quegli occhi.
Dovette sforzarsi per
riprendere il controllo di sé, perché probabilmente era stato
imbambolato fin
troppo tempo.
Quegl’occhi… non se li
sarebbe scordati mai più.
Ne era certo.
***
Cioccolato.
Questo pensava Kibum
guardando i suoi occhi. Erano belli e dolci, un taglio così tenero che
s’imprimeva a forza in un viso da uomo. Un uomo così affascinante.
Anche i suoi
occhi affascinavano, proprio per quel netto contrasto tra l’uomo che si
mostrava di fronte a lui e quella dolcezza che traspariva.
Chissà se era dolce
come ogni cosa, lì dentro?
E quel tono caldo,
nella profondità del suo sguardo, rispecchiava perfettamente il posto
in cui si
trovavano. Rispecchiava tutto ciò che era… caldo, sole, primavera.
Si riscosse per un
istante, sentendo il rumore della sedia di fronte a sé muoversi.
Jonghyun non
aveva notato il loro sguardo, o forse… forse aveva fatto finta di non
notarlo.
Forse si sarebbe meritato una pugnalata alla schiena, ben peggiore di
uno
sguardo, come aveva fatto lui con la sua ex a Kibum.
“Che ci consiglia di
buono?” gli chiese facendo finta di nulla.
“Beh, qui è tutto
buono!” gli rispose sorridendo “Però posso dirvi che abbiamo delle
specialità
che sono: Fior di crema e frutta, una pasta speciale ripiena di crema
ai frutti
di bosco e torta panna e cioccolato” ma quest’ultima l’esclamò
guardando quel
ragazzo dagli occhi di opale.
Kibum lo guardò, si
perse nuovamente in quegli occhi e balbettò “t-torta… p-panna e
c-cioccolato,
per me…” e subito abbassò lo sguardo perché inspiegabilmente il suo
cuore aveva
perso un battito e aveva sentito le guance andare a fuoco. Magari solo
un po’,
ma… se fosse stato abbastanza perché Jonghyun se ne accorgesse?
Di litigi con lui ne
aveva già abbastanza, discussioni ce n’erano state fin troppe in sei
mesi di
convivenza e voleva rimanere sereno, almeno per un po’.
Già prima aveva fatto
un piccolo passo verso lui, non voleva di certo che tutto si rovinasse
a causa
di uno sguardo con uno sconosciuto!
Lo sconosciuto più
bello che avesse mai visto.
Lo sconosciuto dagli
occhi color cioccolato.
Lo sconosciuto che
portava, nei suoi occhi, un calore che non se ne sarebbe andato mai.
“Io invece prendo la
pasta speciale! E un caffè… tu Kibum?”
“Io… lo prendo anch’io
il caffè…” esclamò con ben poca convinzione, guardando il suo ragazzo.
“Permettimi di portarti
dell’altro…” gli disse dolcemente, cercando il suo sguardo. E Kibum
lentamente
si girò e lo guardò. I loro occhi s’incatenarono nuovamente e quella
forza
misteriosa non permise a nessuno dei due di staccarsi.
“C-cosa?” balbettò, non
sapendo cos’altro prendere.
“Un the nero… la
bevanda non deve rovinare il sapore della torta, deve solo esaltarlo.
Me lo
permetti?” continuò con quel tono dolce che trasmetteva calore.
Era come se
gliel’avesse sussurrato sulle labbra. In quell’istante Kibum si sentì
talmente
spiazzato che riuscì a far segno di sì solo con la testa, finchè ancora
lo
guardava.
E Taemin l’aveva
guardato ancora.
Gli aveva sorriso.
Kibum si era emozionato
di nuovo e aveva abbassato lo sguardo.
E lui se n’era andato.
***
Era sparito dietro al
bancone per preparare tutto. Gli dava le spalle e Kibum, alzando un po’
lo
sguardo, facendo finta di guardare gli altri dolci, notò la sua schiena.
Ampia, nonostante fosse
magro. E anche se stava curvo si percepiva la sua forza. Quella
camicia… gli
calzava fin troppo bene e si poteva intravvedere qualche accenno di
muscolo.
Ci pensò un attimo,
facendo il confronto tra i due ragazzi, e anche Jonghyun dal lato
fisico poteva
dirsi perfetto. Forse.
“Kibum, che guardi?”
“Chissà… se quei dolci
li fa lui…”
“Che te ne frega
scusa?”
“Eh? No è che… beh è
giovane! Pensi che li faccia?”
“Non lo so, e nemmeno
m’interessa…”
Lo guardò stupito e
forse… forse aveva capito. Si morse il labbro e abbassò lo sguardo
mormorando
un debole “Scusa…” e Jonghyun si sentì nuovamente un pezzo di merda.
Ti faccio
sempre del male, qualsiasi cosa dica.
Non so come
fare… non so cosa dirti.
Eppure ti
amo. E sono stato uno stronzo allora.
Lo sono
anche adesso.
Ed ho visto
come ti guardava… ho visto come lo guardavi.
E mi ha
fatto male.
Ma lo
merito, non è vero?
Avrebbe voluto
allungare la mano verso di lui, prendergliela, stringerla e dirgli
qualcosa.
Invece non fece assolutamente nulla, aumentando così ancora la distanza
tra di
loro.
Eppure prima aveva
fatto un piccolo passo in avanti.
E subito dopo ne aveva
fatto uno ben più grande indietro.
Anzi, due.
Si diede dell’idiota
ancora, pensando alla persona più importante della sua vita, lì davanti
a lui,
con lo sguardo triste a causa sua. Era così difficile convivere con
quel
maledetto senso di colpa. Eppure era così facile amare Kibum.
Perché lui era così
speciale che forse… forse davvero non si meritava un coglione come lui
che alle
lusinghe di una stronza ci era cascato.
Di cos’aveva bisogno
alla fine? Non lo sapeva nemmeno lui. Non sapeva perché c’era cascato
in quel
bacio senza significato o forse… forse aveva bisogno di quel bacio, di
cadere
in quel precipizio, per capire quanto amava Kibum?
Aveva davvero bisogno
di perdersi in un buco nero
per capire il suo amore
per lui?
Forse perché a volte,
l’amore di Kibum era così grande e sicuro, che lui si spaventava.
E se non ti amassi come
mi ami tu?
Quell’insicurezza lo
spaventava. E aveva cominciato a mettersi alla prova. Aveva risposto a
lei,
alle sue chiamate. Aveva fatto i confronti. E Kibum ne usciva
vincitore. Anche
quando lei l’aveva baciato e lui da stronzo aveva risposto.
Aveva capito. Lo amava
da morire.
Ma era stato uno
stronzo,
perché per le sue
stupide insicurezze chi ne faceva le spese era Kibum.
Perché sì, lo voleva
sempre vicino, ma non riusciva a stargli vicino… non dopo quel bacio.
Voleva
fare l’amore con lui, ma riusciva solo ad essere una macchina. Non
riusciva a
sbloccarsi per quella stronzata che aveva fatto, ma forse si meritava
di
sentirsi in colpa per tutta la vita.
E se te lo dicessi?
Ma lei non l’ho sentita
più.
E non voglio sentirla
più.
Se te lo dicessi, cosa
faresti?
Allungò una mano e
prese quella di Kibum tra le sue, trovando un po’ di coraggio “Scusami,
a volte
sono un coglione ma…”
Kibum sorrise, ma quel
gesto non riuscì ad infondergli lo stesso calore del gesto che gli
aveva fatto
prima.
Sentiva qualcosa di
strano e non capiva cos’era.
***
Gli stava per portare
l’unica torta che faceva solo lui. L’unica che nessuno aveva mai
toccato perché
non l’aveva mai permesso a nessuno. Sentiva che aveva qualcosa di
speciale
perché l’aveva creata pensandoci e sentendo “quel qualcosa di grande
che ti fa
stare bene” ma che era ben più grande, molto più grande rispetto a
tutte le
altre.
Tutte le altre erano
ricette dei suoi nonni. Le creava e sentiva “quel qualcosa di grande”,
questo
sì, ma quella… quella era lei. Per lei
provava molto di più.
E la stava per donare a
lui. Se ci pensava bene quella torta
non la consigliava mai. Si limitava a darla a chi la chiedeva, senza
far capire
quanto facesse parte di lui. Perché era una parte importante di lui.
Lei era un pezzo di
quel qualcosa di grande che non riusciva a definire.
E voleva
darla a lui.
Ma non sapeva il
perché.
***
E tu? Cosa
sei? Perché sento qualcosa di strano?
È tutto così
diverso da prima.
Sono sicuro
che i tuoi occhi non li dimenticherò mai.
Si gira per prendere la torta
e la pasta. Le poggia in
piatti diversi, ben divise per non inquinare il sapore di una e
dell’altra.
Soprattutto di lei. Di lei che sa sempre un qualcosa in più delle altre.
Prende anche il caffè, già
dentro la tazzina. Lo poggia sul
piattino e sul vassoio, come quel the nero. L’ha tenuto poco in
infusione,
perché altrimenti conterrebbe troppa teina. Non è molto colorato, ma lo
è il
giusto per far si che quella torta, anzi, la torta, non perda
nessuna
sfumatura di sapore.
Lui deve
sentire tutto.
Non appena tutto è sistemato
s’avvia verso di loro, alzando
per l’ultima volta lo sguardo. Lo guarda di nuovo e non sa capire cosa
sia
quella cosa talmente strana che sente.
Forse
curiosità?
***
Sono lì che si guardano. Ogni
tanto Kibum è costretto ad
abbassare lo sguardo perché il freddo dell’inverno, quello del suo
cuore, si
sta avvicinando.
Vorrebbe sentire il calore
provenire dalla sua mano, ma non
lo sente. E si sente male. Lo sente anche lui che quella distanza è
aumentata,
ma non sa cosa fare.
I primi
passi li fa sempre lui.
Ma poi arriva lui, quel
ragazzo dagli occhi di cioccolato,
ed improvvisamente stacca la mano.
E Jonghyun
ci rimane male.
***
Arrivò al tavolino a
passo spedito e sicuro, com’era lui da un bel po’ di tempo ormai.
Poggiò
delicatamente il vassoio sul tavolo. Prima porse la torta a Kibum,
sbirciando
ogni linea del suo viso perché voleva catturarne ogni particolare e
scoprire
se, anche il suo viso, come i suoi occhi, potesse contenere una nota
triste.
Forse ce l’aveva.
La pelle bianca come la
panna…
Ma aveva una nota
troppo triste.
Aveva quella sfumatura
di giallo, quella nota triste dell’autunno… quella nota che segna il
dolore. Il
dolore di una fine? Perché forse stava arrivando l’inverno anche in lui?
Sbirciò anche il viso
dell’altro ragazzo, finchè gli poggiava la pasta ed il caffè di fronte.
Di lui
non gli importava poi molto, ma notò qualcosa anche in lui.
E sentì un qualcosa di
strano dentro di sé, nel momento in cui Kibum guardò la torta e
sorrise, perché
gli occhi del ragazzo di fronte, probabilmente il suo ragazzo,
s’incantarono a
guardarlo.
Cos’è?
***
“Wow! È bellissima!”
esclamò Kibum, ed in quell’attimo la nota triste, che il ragazzo tanto
bello
aveva visto poco prima, sparì.
“Spero che ti piaccia…”
gli disse il proprietario della pasticceria in tono dolce, forse un po’
troppo,
mentre la sua bocca si spiegava in un sorriso. Un sorriso così bello
che colpì
Kibum, non appena si girò a guardarlo.
Ed il freddo
dell’inverno venne spazzato via in un istante,
nel momento in cui gli
occhi di Kibum si poggiarono
su quella bocca
meravigliosa e sorridente.
Kibum rimase a bocca
aperta un attimo e poi guardò nuovamente la torta. Non poteva
guardarlo, non
poteva lasciarsi trasportare da quel sentimento strano, da quel calore
che gli
aveva pervaso il cuore.
Però… mi
piacerebbe…
Ma che sto
dicendo?!
Anche Jonghyun guardò
la sua pasta, e non appena quel ragazzo, che gli dava leggermente
fastidio,
ritornò dietro al bancone, incominciò a mangiare.
“Mmm… è proprio buona!”
esclamò masticando il primo boccone, facendo una faccia buffa al suo
ragazzo.
Kibum sorrise, però…
però si sentiva ancora calamitato da quel ragazzo. Sentiva quasi il
bisogno
viscerale di sbirciarlo con la coda dell’occhio, proprio come faceva
Taemin là
dietro.
Ma non lo fece, mentre
Taemin sì. Taemin lo guardava, anzi, non riusciva a staccargli gli
occhi di
dosso.
Taemin doveva
capire.
***
Kibum prende la forchettina da
dolce e l’appoggia su quella
torta bellissima che, in qualche modo, lo ha già fatto sentire meglio.
È così
bella… tutta ben curata… è una torta che sicuramente colpisce!
Nulla è lasciato al caso, si vede… quei riccioli di cioccolato adagiati su delle lacrime, sempre di cioccolato, che cadono, sporcando dolcemente quella dolce nuvola bianca… la panna…
Preme leggermente la
forchettina e finalmente prende un
pezzo di torta. Lo mette in bocca e… gli si apre un mondo nuovo.
Come prima, o forse molto di
più, sente qualcosa.
Il calore,
ma soprattutto…
L’amore.
Quello vero, puro.
Sente una
sensazione strana,
e non riesce
a non farlo.
Si gira e lo
guarda e lui gli sorride.
Taemin ha capito, Kibum ha
sentito quel qualcosa di grande
che mette dentro a quella torta.
Kibum sa che
si chiama amore, Taemin ancora no.
***
“Che succede Kibum?”
glielo chiese notando la sua espressione. L’aveva visto girarsi e aveva
visto
come quello là gli aveva sorriso.
“Eh? Nie-niente… è
davvero buona!” balbettò Kibum, tornando a mangiare quella torta che
sapeva di
buono. E non solo di gusto.
“Anche la mia, vuoi
assaggiare?”
“N-no…” rispose,
prendendo quella tazza e sorseggiando il the. Non gli bruciò la gola,
era
assolutamente perfetto. E si girò di nuovo. Guardò quel ragazzo per un
attimo e
guardò quella torta…
È perfetta… come te?
Mi piacerebbe sapere
come sei…
***
Finirono la colazione
non troppo velocemente, concedendosi quella coccola di cui avevano
bisogno.
Quando si alzarono, si diressero verso la cassa per pagare.
“Pago io!” esclamò
Kibum rivolgendosi al suo ragazzo “Ho voluto io questa colazione,
perciò… tu
sta buono, ok?”
“Come vuoi…” rispose
lui, accennando un sorriso al quale Kibum rispose con uno timido.
Taemin s’avvicinò alla
cassa e batté non troppo velocemente quei tasti. Non gliela fece pagare
la
torta, non volle.
“La prima è gratis.”gli
disse “Ti è piaciuta?” glielo chiese con quel sorriso che fece sentire
la
meraviglia del sole di primavera nel cuore di Kibum.
“Sì, è buonissima oltre
che bellissima…” tirò fuori dal portamonete quei pochi soldi che gli
doveva e
glieli diede “Piacerebbe anche a me saper fare un dolce così buono…”
“Ne hai mai fatti?”
“Sì, ma ho perso la
mano… non li so più fare, non riesco più…”
“Devi metterci qualcosa
di grande che ti fa stare bene per riuscire a farli…”
“Forse… non ce l’ho
quel qualcosa di grande…” gli disse tristemente.
“Perché?” gli chiese
lui stupito. Se l’hai sentito, significa
che ce l’hai. Avrebbe voluto dirgli.
“Ah.. niente, non è
niente…” gli rispose sorridendo triste. Ma a Taemin quel sorriso triste
non
sfuggì.
“Verrai anche domani?”
gli chiese il giovane pasticciere e Kibum sorrise.
“Spero di sì, mi sono
sentito bene…”
“Allora ti aspetto, a
domani”
“Ciao! A domani…”
Kibum si diresse verso
l’uscita e, insieme a Jonghyun, oltrepassò quella porta ritornando in
quella
via che li aveva visti freddi e tristi. Lui li vedeva ancora, anzi… lo
guardava
ancora.
Qualcosa però era
cambiato, magari solo un po’, ma era successo.
“Hey Jong, ti va se
torniamo ancora a fare colazione qui?” gli chiese accennando un
sorriso,
sentendo il piccolo calore di poco prima invadergli l’anima ed il corpo
“La
torta era proprio buona…”
“Ti va proprio così
tanto?” gli chiese, anche se un po’ infastidito.
“Mhmh sì… mi
piacerebbe, è un bel posto… si sta bene…”
“Se ci tieni possiamo
ritornare…” glielo disse sforzandosi, però lo fece. Doveva, per lui. In
fondo
se lo meritava.
“Dici sul serio?!”
“Sì, perché no? È
piaciuto anche a me… Anche se quello…”
“Quello?”
“Ti ha guardato…”
“Sei un idiota…” disse
ridendo, però davvero, in quell’attimo Jonghyun riuscì ad avvicinarsi.
Quei due
passi indietro che aveva fatto prima, furono scavalcati da quello
grande, in
avanti, fatto da quella confessione.
E Jonghyun riuscì a
prenderlo per mano.
Sentì di nuovo un po’
di calore, ma Kibum non riuscì a scordarsi di quella torta,
né tantomeno di lui.