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Autore: neesama    22/09/2012    4 recensioni
L'autunno colora di rosso e giallo tutto intorno a loro. Fra un pò sarà inverno. C'è un posto, in un angolo di Seul dove il calore della primavera non ti abbandona mai. E' la sua pasticceria... Kibum e Jonghyun hanno freddo, ma non solo per l'inverno che sta arrivando. Riusciranno a superare quell'inverno insieme "scaldandosi"? E Taemin capirà cos'è quel sentimento che univa i suoi genitori, magari scoprendolo insieme ad un'altra persona, tra panna e cioccolato? JongKey - TaeKey - JongHo
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte!! Eccomi col secondo capitolo jojòxlzszsan Ecco, sono emozionata di nuovo!! Innanzitutto ringrazio chi ha recensito, chi lo farà e anche chi l'ha messa tra le preferite-seguite-ricordate. Poi volevo dedicarla alla mia piccola 2min che l'ha letto in anteprima e mi ha detto di fare veloce LOL e poi a Lee Fei Taemin che ne è stata entusiasta *___* grazieeeeeee!! E poi ci tenevo a fare una cosa: MILLE AUGURI DI BUON COMPLEANNO KIBUMIEEEEE!! ♥♥♥ E poi... forse il cap è un pò incasinato ma spero che vi piaccia!! Un bacione e vi ringrazio tantissimo di cuore!! mega chuuuu a tutte ♥♥♥

Lo guardò ancora. Quegli occhi… erano così diversi da tutti quelli che aveva visto fino ad allora. E di occhi ne aveva visti talmente tanti che quantificarne il numero sarebbe stato impossibile.

D’altronde, con tutti i clienti, sia abituali che nuovi, che andavano lì, era davvero impossibile ricordarseli.

Ma quelli lì no.

Erano diversi.

Avevano un qualcosa che li rendeva totalmente diversi dagli altri. Un taglio molto particolare, dolce ma allo stesso tempo intrigante, meravigliosamente passionali e tristi. Sì, quel colore scuro aveva una nota triste dentro.

Erano due perle scure.

O forse due meravigliosi opali neri.

Ma era sicuro, quegli occhi avevano anche altre mille note colorate. Solo che quella triste prevaleva e… si sentì triste anche lui. E non sapeva nemmeno come aveva fatto, in un solo istante, a sentirsi così profondamente attratto da quegli occhi.

Dovette sforzarsi per riprendere il controllo di sé, perché probabilmente era stato imbambolato fin troppo tempo.

Quegl’occhi… non se li sarebbe scordati mai più.

Ne era certo.

***

Cioccolato.

Questo pensava Kibum guardando i suoi occhi. Erano belli e dolci, un taglio così tenero che s’imprimeva a forza in un viso da uomo. Un uomo così affascinante. Anche i suoi occhi affascinavano, proprio per quel netto contrasto tra l’uomo che si mostrava di fronte a lui e quella dolcezza che traspariva.

Chissà se era dolce come ogni cosa, lì dentro?

E quel tono caldo, nella profondità del suo sguardo, rispecchiava perfettamente il posto in cui si trovavano. Rispecchiava tutto ciò che era… caldo, sole, primavera.

Si riscosse per un istante, sentendo il rumore della sedia di fronte a sé muoversi. Jonghyun non aveva notato il loro sguardo, o forse… forse aveva fatto finta di non notarlo. Forse si sarebbe meritato una pugnalata alla schiena, ben peggiore di uno sguardo, come aveva fatto lui con la sua ex a Kibum.

“Che ci consiglia di buono?” gli chiese facendo finta di nulla.

“Beh, qui è tutto buono!” gli rispose sorridendo “Però posso dirvi che abbiamo delle specialità che sono: Fior di crema e frutta, una pasta speciale ripiena di crema ai frutti di bosco e torta panna e cioccolato” ma quest’ultima l’esclamò guardando quel ragazzo dagli occhi di opale.

Kibum lo guardò, si perse nuovamente in quegli occhi e balbettò “t-torta… p-panna e c-cioccolato, per me…” e subito abbassò lo sguardo perché inspiegabilmente il suo cuore aveva perso un battito e aveva sentito le guance andare a fuoco. Magari solo un po’, ma… se fosse stato abbastanza perché Jonghyun se ne accorgesse?

Di litigi con lui ne aveva già abbastanza, discussioni ce n’erano state fin troppe in sei mesi di convivenza e voleva rimanere sereno, almeno per un po’.

Già prima aveva fatto un piccolo passo verso lui, non voleva di certo che tutto si rovinasse a causa di uno sguardo con uno sconosciuto!

Lo sconosciuto più bello che avesse mai visto.

Lo sconosciuto dagli occhi color cioccolato.

Lo sconosciuto che portava, nei suoi occhi, un calore che non se ne sarebbe andato mai.

“Io invece prendo la pasta speciale! E un caffè… tu Kibum?”

“Io… lo prendo anch’io il caffè…” esclamò con ben poca convinzione, guardando il suo ragazzo.

“Permettimi di portarti dell’altro…” gli disse dolcemente, cercando il suo sguardo. E Kibum lentamente si girò e lo guardò. I loro occhi s’incatenarono nuovamente e quella forza misteriosa non permise a nessuno dei due di staccarsi.

“C-cosa?” balbettò, non sapendo cos’altro prendere.

“Un the nero… la bevanda non deve rovinare il sapore della torta, deve solo esaltarlo. Me lo permetti?” continuò con quel tono dolce che trasmetteva calore.

Era come se gliel’avesse sussurrato sulle labbra. In quell’istante Kibum si sentì talmente spiazzato che riuscì a far segno di sì solo con la testa, finchè ancora lo guardava.

E Taemin l’aveva guardato ancora.

Gli aveva sorriso.

Kibum si era emozionato di nuovo e aveva abbassato lo sguardo.

E lui se n’era andato.

***

Era sparito dietro al bancone per preparare tutto. Gli dava le spalle e Kibum, alzando un po’ lo sguardo, facendo finta di guardare gli altri dolci, notò la sua schiena.

Ampia, nonostante fosse magro. E anche se stava curvo si percepiva la sua forza. Quella camicia… gli calzava fin troppo bene e si poteva intravvedere qualche accenno di muscolo.

Ci pensò un attimo, facendo il confronto tra i due ragazzi, e anche Jonghyun dal lato fisico poteva dirsi perfetto. Forse.

“Kibum, che guardi?”

“Chissà… se quei dolci li fa lui…”

“Che te ne frega scusa?”

“Eh? No è che… beh è giovane! Pensi che li faccia?”

“Non lo so, e nemmeno m’interessa…”

Lo guardò stupito e forse… forse aveva capito. Si morse il labbro e abbassò lo sguardo mormorando un debole “Scusa…” e Jonghyun si sentì nuovamente un pezzo di merda.

Ti faccio sempre del male, qualsiasi cosa dica.

Non so come fare… non so cosa dirti.

Eppure ti amo. E sono stato uno stronzo allora.

Lo sono anche adesso.

Ed ho visto come ti guardava… ho visto come lo guardavi.

E mi ha fatto male.

Ma lo merito, non è vero?

Avrebbe voluto allungare la mano verso di lui, prendergliela, stringerla e dirgli qualcosa. Invece non fece assolutamente nulla, aumentando così ancora la distanza tra di loro.

Eppure prima aveva fatto un piccolo passo in avanti.

E subito dopo ne aveva fatto uno ben più grande indietro.

Anzi, due.

Si diede dell’idiota ancora, pensando alla persona più importante della sua vita, lì davanti a lui, con lo sguardo triste a causa sua. Era così difficile convivere con quel maledetto senso di colpa. Eppure era così facile amare Kibum.

Perché lui era così speciale che forse… forse davvero non si meritava un coglione come lui che alle lusinghe di una stronza ci era cascato.

Di cos’aveva bisogno alla fine? Non lo sapeva nemmeno lui. Non sapeva perché c’era cascato in quel bacio senza significato o forse… forse aveva bisogno di quel bacio, di cadere in quel precipizio, per capire quanto amava Kibum?

Aveva davvero bisogno di perdersi in un buco nero

per capire il suo amore per lui?

Forse perché a volte, l’amore di Kibum era così grande e sicuro, che lui si spaventava.

E se non ti amassi come mi ami tu?

Quell’insicurezza lo spaventava. E aveva cominciato a mettersi alla prova. Aveva risposto a lei, alle sue chiamate. Aveva fatto i confronti. E Kibum ne usciva vincitore. Anche quando lei l’aveva baciato e lui da stronzo aveva risposto.

Aveva capito. Lo amava da morire.

Ma era stato uno stronzo,

perché per le sue stupide insicurezze chi ne faceva le spese era Kibum.

Perché sì, lo voleva sempre vicino, ma non riusciva a stargli vicino… non dopo quel bacio. Voleva fare l’amore con lui, ma riusciva solo ad essere una macchina. Non riusciva a sbloccarsi per quella stronzata che aveva fatto, ma forse si meritava di sentirsi in colpa per tutta la vita.

E se te lo dicessi?

Ma lei non l’ho sentita più.

E non voglio sentirla più.

Se te lo dicessi, cosa faresti?

Allungò una mano e prese quella di Kibum tra le sue, trovando un po’ di coraggio “Scusami, a volte sono un coglione ma…”

Kibum sorrise, ma quel gesto non riuscì ad infondergli lo stesso calore del gesto che gli aveva fatto prima.

Sentiva qualcosa di strano e non capiva cos’era.

***

Gli stava per portare l’unica torta che faceva solo lui. L’unica che nessuno aveva mai toccato perché non l’aveva mai permesso a nessuno. Sentiva che aveva qualcosa di speciale perché l’aveva creata pensandoci e sentendo “quel qualcosa di grande che ti fa stare bene” ma che era ben più grande, molto più grande rispetto a tutte le altre.

Tutte le altre erano ricette dei suoi nonni. Le creava e sentiva “quel qualcosa di grande”, questo sì, ma quella… quella era lei. Per lei provava molto di più.

E la stava per donare a lui. Se ci pensava bene quella torta non la consigliava mai. Si limitava a darla a chi la chiedeva, senza far capire quanto facesse parte di lui. Perché era una parte importante di lui.

Lei era un pezzo di quel qualcosa di grande che non riusciva a definire.

E voleva darla a lui.

Ma non sapeva il perché.

***

E tu? Cosa sei? Perché sento qualcosa di strano?

È tutto così diverso da prima.

Sono sicuro che i tuoi occhi non li dimenticherò mai.

Si gira per prendere la torta e la pasta. Le poggia in piatti diversi, ben divise per non inquinare il sapore di una e dell’altra. Soprattutto di lei. Di lei che sa sempre un qualcosa in più delle altre.

Prende anche il caffè, già dentro la tazzina. Lo poggia sul piattino e sul vassoio, come quel the nero. L’ha tenuto poco in infusione, perché altrimenti conterrebbe troppa teina. Non è molto colorato, ma lo è il giusto per far si che quella torta, anzi, la torta, non perda nessuna sfumatura di sapore.

Lui deve sentire tutto.

Non appena tutto è sistemato s’avvia verso di loro, alzando per l’ultima volta lo sguardo. Lo guarda di nuovo e non sa capire cosa sia quella cosa talmente strana che sente.

Forse curiosità?

***

Sono lì che si guardano. Ogni tanto Kibum è costretto ad abbassare lo sguardo perché il freddo dell’inverno, quello del suo cuore, si sta avvicinando.

Vorrebbe sentire il calore provenire dalla sua mano, ma non lo sente. E si sente male. Lo sente anche lui che quella distanza è aumentata, ma non sa cosa fare.

I primi passi li fa sempre lui.

Ma poi arriva lui, quel ragazzo dagli occhi di cioccolato, ed improvvisamente stacca la mano.

E Jonghyun ci rimane male.

***

Arrivò al tavolino a passo spedito e sicuro, com’era lui da un bel po’ di tempo ormai. Poggiò delicatamente il vassoio sul tavolo. Prima porse la torta a Kibum, sbirciando ogni linea del suo viso perché voleva catturarne ogni particolare e scoprire se, anche il suo viso, come i suoi occhi, potesse contenere una nota triste.

Forse ce l’aveva.

La pelle bianca come la panna…

Ma aveva una nota troppo triste.

Aveva quella sfumatura di giallo, quella nota triste dell’autunno… quella nota che segna il dolore. Il dolore di una fine? Perché forse stava arrivando l’inverno anche in lui?

Sbirciò anche il viso dell’altro ragazzo, finchè gli poggiava la pasta ed il caffè di fronte. Di lui non gli importava poi molto, ma notò qualcosa anche in lui.

E sentì un qualcosa di strano dentro di sé, nel momento in cui Kibum guardò la torta e sorrise, perché gli occhi del ragazzo di fronte, probabilmente il suo ragazzo, s’incantarono a guardarlo.

Cos’è?

***

“Wow! È bellissima!” esclamò Kibum, ed in quell’attimo la nota triste, che il ragazzo tanto bello aveva visto poco prima, sparì.

“Spero che ti piaccia…” gli disse il proprietario della pasticceria in tono dolce, forse un po’ troppo, mentre la sua bocca si spiegava in un sorriso. Un sorriso così bello che colpì Kibum, non appena si girò a guardarlo.

Ed il freddo dell’inverno venne spazzato via in un istante,

nel momento in cui gli occhi di Kibum si poggiarono

su quella bocca meravigliosa e sorridente.

Kibum rimase a bocca aperta un attimo e poi guardò nuovamente la torta. Non poteva guardarlo, non poteva lasciarsi trasportare da quel sentimento strano, da quel calore che gli aveva pervaso il cuore.

Però… mi piacerebbe…

Ma che sto dicendo?!

Anche Jonghyun guardò la sua pasta, e non appena quel ragazzo, che gli dava leggermente fastidio, ritornò dietro al bancone, incominciò a mangiare.

“Mmm… è proprio buona!” esclamò masticando il primo boccone, facendo una faccia buffa al suo ragazzo.

Kibum sorrise, però… però si sentiva ancora calamitato da quel ragazzo. Sentiva quasi il bisogno viscerale di sbirciarlo con la coda dell’occhio, proprio come faceva Taemin là dietro.

Ma non lo fece, mentre Taemin sì. Taemin lo guardava, anzi, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

Taemin doveva capire.

***

Kibum prende la forchettina da dolce e l’appoggia su quella torta bellissima che, in qualche modo, lo ha già fatto sentire meglio. È così bella… tutta ben curata… è una torta che sicuramente colpisce!

Nulla è lasciato al caso, si vede… quei riccioli di cioccolato adagiati su delle lacrime, sempre di cioccolato, che cadono, sporcando dolcemente quella dolce nuvola bianca… la panna…

Preme leggermente la forchettina e finalmente prende un pezzo di torta. Lo mette in bocca e… gli si apre un mondo nuovo.

Come prima, o forse molto di più, sente qualcosa.

Il calore, ma soprattutto…

L’amore. Quello vero, puro.

Sente una sensazione strana,

e non riesce a non farlo.

Si gira e lo guarda e lui gli sorride.

Taemin ha capito, Kibum ha sentito quel qualcosa di grande che mette dentro a quella torta.

Kibum sa che si chiama amore, Taemin ancora no.

***

“Che succede Kibum?” glielo chiese notando la sua espressione. L’aveva visto girarsi e aveva visto come quello là gli aveva sorriso.

“Eh? Nie-niente… è davvero buona!” balbettò Kibum, tornando a mangiare quella torta che sapeva di buono. E non solo di gusto.

“Anche la mia, vuoi assaggiare?”

“N-no…” rispose, prendendo quella tazza e sorseggiando il the. Non gli bruciò la gola, era assolutamente perfetto. E si girò di nuovo. Guardò quel ragazzo per un attimo e guardò quella torta…

È perfetta… come te?

Mi piacerebbe sapere come sei…

***

Finirono la colazione non troppo velocemente, concedendosi quella coccola di cui avevano bisogno. Quando si alzarono, si diressero verso la cassa per pagare.

“Pago io!” esclamò Kibum rivolgendosi al suo ragazzo “Ho voluto io questa colazione, perciò… tu sta buono, ok?”

“Come vuoi…” rispose lui, accennando un sorriso al quale Kibum rispose con uno timido.

Taemin s’avvicinò alla cassa e batté non troppo velocemente quei tasti. Non gliela fece pagare la torta, non volle.

“La prima è gratis.”gli disse “Ti è piaciuta?” glielo chiese con quel sorriso che fece sentire la meraviglia del sole di primavera nel cuore di Kibum.

“Sì, è buonissima oltre che bellissima…” tirò fuori dal portamonete quei pochi soldi che gli doveva e glieli diede “Piacerebbe anche a me saper fare un dolce così buono…”

“Ne hai mai fatti?”

“Sì, ma ho perso la mano… non li so più fare, non riesco più…”

“Devi metterci qualcosa di grande che ti fa stare bene per riuscire a farli…”

“Forse… non ce l’ho quel qualcosa di grande…” gli disse tristemente.

“Perché?” gli chiese lui stupito. Se l’hai sentito, significa che ce l’hai. Avrebbe voluto dirgli.

“Ah.. niente, non è niente…” gli rispose sorridendo triste. Ma a Taemin quel sorriso triste non sfuggì.

“Verrai anche domani?” gli chiese il giovane pasticciere e Kibum sorrise.

“Spero di sì, mi sono sentito bene…”

“Allora ti aspetto, a domani”

“Ciao! A domani…”

Kibum si diresse verso l’uscita e, insieme a Jonghyun, oltrepassò quella porta ritornando in quella via che li aveva visti freddi e tristi. Lui li vedeva ancora, anzi… lo guardava ancora.

Qualcosa però era cambiato, magari solo un po’, ma era successo.

“Hey Jong, ti va se torniamo ancora a fare colazione qui?” gli chiese accennando un sorriso, sentendo il piccolo calore di poco prima invadergli l’anima ed il corpo “La torta era proprio buona…”

“Ti va proprio così tanto?” gli chiese, anche se un po’ infastidito.

“Mhmh sì… mi piacerebbe, è un bel posto… si sta bene…”

“Se ci tieni possiamo ritornare…” glielo disse sforzandosi, però lo fece. Doveva, per lui. In fondo se lo meritava.

“Dici sul serio?!”

“Sì, perché no? È piaciuto anche a me… Anche se quello…”

“Quello?”

“Ti ha guardato…”

“Sei un idiota…” disse ridendo, però davvero, in quell’attimo Jonghyun riuscì ad avvicinarsi. Quei due passi indietro che aveva fatto prima, furono scavalcati da quello grande, in avanti, fatto da quella confessione.

E Jonghyun riuscì a prenderlo per mano.

Sentì di nuovo un po’ di calore, ma Kibum non riuscì a scordarsi di quella torta,

né tantomeno di lui.

   
 
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