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Autore: Artemisia17    22/09/2012    1 recensioni
Appena aveva visto Catelyn se ne era innamorato. Non era stata una decisione razionale o attentamente vagliata. Puuf, un colpo, un soffio di vento, e lui era suo. Istintivamente. E in un soffio di vento autunnale, lui aveva perso tutto. Ma quello per Sansa non era un venticello. Era una bufera.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petyr aveva sempre disprezzato suo padre.
Non era un uomo malvagio o un ubriacone, che picchiava i figli, eppure l’uomo non l’aveva mai potuto sopportare.
Come non sopportava il luogo dove era nato, le Dita. Così dannatamente fuori dal mondo, un territorio che viveva di capre e suini con una misera torretta di rappresentanza. Suo padre si mimetizzava bene con il paesaggio. Bassotto, un pancia da birra e carne, tornava dai campi ridendo. Era contento, di certo più del figlio. Si accontentava, amava la moglie ed era fiero del suo erede, malgrado non lo capisse.
Aveva scelto come stemma la testa del titano di Braavos, come per sottolineare la sue estraneità, la sua posizione di secondo grado nel continente dei Sette Dei. Il ragazzo era rimasto incantato quando era arrivato alla fortezza dei Tully. Certo, era sempre stato sicuro che esistevano mondi molto più ricchi e grandi che aspettavano solo lui, ma tra immaginare e il vedere … .
Appena aveva visto Catelyn se ne era innamorato. Non era stata una decisione razionale o attentamente vagliata. Puuf, un colpo, un soffio di vento, e lui era suo. Istintivamente. Ma quell’emozione era stata a una sola direzione. Catelyn gli voleva bene, ma come un fratello.
Lui non era suo fratello. Lei sapeva quanto lui valesse, quanto fosse intelligente, quanto l’amasse. Aveva perfino preso in mano la sua prima spada per lei.
Ci aveva guadagnato solo una profonda cicatrice al petto. Neanche un suo pegno. Un suo sguardo. Un suo sorriso. Niente.
In un soffio di vento, lui aveva perso tutto.

Per questo quando aveva visto Sansa Stark ne era rimasto abbagliato. Sapeva che la giovane e bellissima figlia era promessa all’erede al trono, ovviamente. Conosceva la sua bellezza virginale, il colore dei suo capelli, la forza dei suoi occhi.
Ogni pomeriggio un paio di uccellini, come li chiamava Varys, riferivano a lui: il colore delle labbra, il suoi gusti, i vestiti preferiti. Petyr però non voleva incontrarla. Era a conoscenza di ogni suo più piccolo spostamento. Certi giorni, lasciava che la distanza tra loro fosse minima, qualche corridoio, una decina di metri in una stanza affollata, e poi spariva come un soffio di vento.
Si decise nel torneo per il Primo Cavaliere e ne rimase molto deluso. Non per il suo aspetto, tutt’altro. Le sue spie mentivano: era bellissima. Molto più bella della madre, i capelli castani ramati si muovevano fluidi e limpidi come un fiume in piena, la pelle lattea, delicata, le guance rosee gli occhi azzurri dei Tully. Quando la vide per la prima volta ne rimase abbagliato. Ma questo fu prima che aprisse bocca.
Non aveva una brutta voce, ma la usava stupidamente. Petyr era indeciso se stessa mentendo oppure fosse veramente così ingenua e stupida. Non era come la sua Catelyn, si rese conto in un lampo. Non capiva, era ottusa, nascosta nella sua piccola bolla di perfezione.
Poi, partì. Sotto compenso, naturalmente. E al suo arrivo la trovò piacevolmente cambiata. Aveva conservato quella bellezza innocente e deliziosamente spaventata, che stuzzicava la sua fantasia. Ma era cresciuta. La bolla si era finalmente rotta, permettendo a quel bellissimo pulcino di crescere.
Tuttavia aveva i suoi affari da mandare avanti, c’era la morte di un sovrano da orchestrare.
Dopo il rapimento, Sansa maturò in un lampo, in breve divenne una vera lady.
Petyr sentiva il petto gonfiarsi d’orgoglio, lì, vicino al suo stemma, un usignolo. Un delicato e veloce usignolo che incantava gli astanti con la sua bellezza e dolcezza, per nascondersi dal pericolo. Petyr sentiva di nuovo quel vento aleggiare nell’aria, risentiva l’odore dell’amore.
Non più un vento. Una bufera.
Petyr non faceva nemmeno caso alla moglie, Lysa. Lysa. Quanti ricordi. Ricordava ancora l’odore del fieno nella stalla quando lei si concesse a lui. Illusa. Credeva davvero che lui l’amasse, come adesso d’altronde. I Tully non imparavano mai dai loro errori.
I suoi capelli erano spenti in confronto a quelli della sorella, figurarsi ora con Sansa, ma con un po’ di immaginazione Petyr era riuscito ad avere la sua Catelyn. Sotto di lui aveva pur sempre una Tully, comunque. L’uomo guardava la finta figlia muoversi con grazie nella fortezza. L’amava.
Che sentimento strano. Era quasi tentato di lasciarsi andare completamente alla passione. Quasi.
Anni prima, Lysa gli aveva annunciato con orgoglio di essere incinta e Petyr non ne era rimasto molto contento. Non si poteva sognare di avere un figlio da Catelyn. Eppure guardando la pancia piatta e elastica di Sansa, il mastro del conio sorrise. Il suo piccolo usignolo.

Si arrabbiò moltissimo quando scopri Lysa che maltrattava Sansa. Cercò di non darlo a vedere.
Con delicatezza spinse la moglie fuori dalla Porta della Luna. Lysa non valeva la metà di Catelyn, notò con noncuranza Petyr.
Girandosi sorrise rassicurante alla fanciulla terrorizzata. E nemmeno un decimo di Sansa. Nessuno toccava il suo usignolo.         
  
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