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Autore: xkidrauhlsmile    23/09/2012    1 recensioni
Quella voce..l'avrei riconosciuta fra mille altre, anche dopo anni, decenni.
Volevo correre contro il vento, con lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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          Vicino a te non ho paura.


 

'Caitlin Beadles, sapevo che eri masochista ma non anche kamikaze! Smettila di giocare col fuoco!Finirai per brucciarti.' Sentivo le parole di mio fratello Christian sempre più lontante,la sua voce diluirsi nell'aria fredda di novembre mentre mi dirigevo verso la casa di Payton. Eravamo d'accordo oramai da giorni di andare a fare un giro dietro un capannone industriale abbandonato. Girava la voce che nei weekend specialmente ci si svolgevano delle gare clandestine con delle moto da corsa vere e poprie. Mi piacevano le cose assurde e questa mi sembrava il modo perfetto per passare un fine settimana indimenticabile.
Guidai quasi un'ora prima di raggiungere la casa di Payton e successivamente un'altra per raggiungere il capannone. Non posso negare che l'ecitazione, l'ansia si facevano sempre più evidenti.
Parcheggiai la macchina nel primo buco trovato e ci dirigemmo tra la folla. Ci saranno state qualche centinaio di persone e il rumore delle moto mischiato alle urla era quasi frustrante. Payton mi guardava quasi insicura di volerlo fare ma non le diedi retta e affrettai il passo.
'Cait, se ci riconosce qualcuno siamo fritte' mi sussuro' nell'orecchio destro e avanzando.
'Lo so. Volevo prima vedere la situazione per dirtelo e ora mi pare ovvio che abbiamo bisogno di mascherarci e quale altro modo migliore ci puo' essere se non indossare un casco?'. Le sorrisi fiera di me.
'Non dirmi che hai portato con te i caschi?' Si fermo' guardandomi per poi dare un'occhiata alla folla. Era una ragazza semplice e forse tutto quel casino era troppo per lei. Troppa gente in un solo posto, troppa confusione senza un minimo di controllo. Niente di niente. Forse avevo sbagliato a portarla in quel luogo ma ormai eravamo li e tornare indietro dopo tutta quella strada mi parve illogico.
Indosammo il casco e quasi più indecise di prima ci aventurammo in quello che sarebbe stata una notte da ricordare.
'La prima corsa comincia fra tre..due..uno..via!' Urlo' ina ragazza in mezzo alla folla. Il rumore delle ruote sul cemento bagnato, le urla di incitazione insieme a quelle di sfida irrumpevano il silenzio ormai impadronitosi del resto della città.
Si era fatta mezzanotte da un pezzo e stavo osservando con meraviglia il modo in cui i ragazzi correvano in sella alle moto. Tutta l'energia e passione che ci mettevano erano incredibili.
Immersa nei miei pensieri non ascoltavo Payton che commentava ogni ragazzo che ci passava davanti nel raggio di mezzo chilometro fino a quando non mi tiro un bello schiaffo sonoro sulla guancia destra.
'Ma che diamine ti prende?' le urlai confusa.
'Mi ascolti quando ti parlo? Sto blatterando a vanvera da ore e tu non afferri neanche una parola. Ma dove avevi la testa?'
'Scusa, stavo solo pensando. Dovevi dirmi qualcosa?'
'No,ormai..tranquilla.' Disse scruttando con attenzione la folla.
'Payton, sei poco convincente..sputta il rospo!' La conoscevo fin troppo bene per cascarci.
'Ecco, Caitlin..ho visto qualcuno, niente di importante..'
Non riusci a finire la frase che mi si gelo' il sangue nelle vene, il cuore perse una serie di battiti e il cervello sembro' scollegarsi. Quella voce..l'avrei riconosciuta fra mille altre, anche dopo anni, decenni. Non l'avrei dimenticata mai, neanche allora che si era ben sviluppata, cambiata. Neanche dopo che quel giorno all'aeroporto decisi di rimuovere ogni ricordo legato ad essa, materiale o non che sia. A quanto pare non ero mai stata brava a dimenticare.
Mi passo' in parte a passo frettoloso, schivando la gente e dirigendosi verso una moto bianco-nera. Lo guardai allontanarsi fino a non vederlo più. Ebbi un tonfo al cuore un'altra volta in poco tempo. Non l'avrei lasciato andare un'altra volta. Dovevo sfruttare l'occasione. Non so cosa stesse succedendo al mio cuore e tanto meno alla mia testa in quel momento ma solo dopo qualche secondo mi resi conto che correvo verso di lui, il ragazzo che allora, nonostante fossero passati anni, era ancora il mio punto di riferimento. Vedevo del fumo fuoriuscire dalla marmita. Aveva acceso la moto e stava per partire. Corsi più' veloce che potevo e mi piazzai dietro di lui nel momento esatto in cui parti.

Mi strinsi a lui, ancora spaesato e sorpreso e inspirai a pieni polmoni quel profumo che anni fa faceva parte della mia quotidiannita'. Restai li finche' fummo abbastanza lontani dalla folla per poi staccarmi pian piano e rendermi conto dell'enorme stupidagine appena commessa. 'Dai che forse non mi riconosce, torniamo la e io vado via. Tornera' tutto come prima. Estranei come tempo fa. Estranei come ieri. Una lacrima mi rigo' il volto ma fini' per asciugarsi contro il casco. C'erano troppo dolore, troppe emozioni e farfalle allo stomaco in una sola volta. Era troppo per una 18enne debole come me. Avevo sofferto talmente tante volte ma mai come allora.
Una brusca frenata mi tiro' via da quel vortice di pensieri e mi riporto' sulla terra ferma. 'Dove andiamo allora?' Disse urlando in modo da farsi sentire bene. La sua voce era la cosa più' bella che potesse esistere, che Dio abbia creato.
'Non saprei, non sono di qui' alzai la voce pure io ma era gia' partito senza aspettare una risposta. 'Non hai un posto dove si possa andare veloci, sfidare la gravita', sfidare se stessi a tal punto da non staccare ogni contattto con la realta'?' Aggiunsi mentre si dirigeva fuori citta'. Avevo mentito, sapevo tutto di quella citta'. Ci ho vissuto per anni. Era li che lo avevo conosciuto, che siamo usciti insieme la prima volta, che mi aveva baciata con timore che potessi arrabbiarmi. Ma non l'avrei mai potuto fare, lo amavo più' di me stessa. Guido' per una decina di minuti senza dire nulla, andando ad una velocita' entro i limiti ma poi imboccata una stradina di montagna abbastanza ben tenuta spinse la moto senza esagerare. Ma non mi basto'. Volevo correre contro il vento, con lui.
'Dai,non avrai mica paura di spingere fino in fondo? Dai dai..' Lo incitai con delle pacche sulle spalle che parvero funzionare. Giro la mano due o tre volte e poi tenne la velocita' quasi massima. Guardavo il paesaggio notturno di quella citta' dimenticata da Dio. Si, era una grossa citta' ma nessuno ne parlava mai. Mi girai giusto un secondo per vedere un campo illuminato ma basto' per mandare tutto in mille pezzi. La moto scivolo' da un lato finendo contro il marciapiede. I nostri corpi furono buttati chissa' quanto lontano finendo per cadere da un precipizio altro una decina di metri. Non so cosa fu, un miracolo o solo fortuna, ma non senti' nulla. Ne dolore, ne paura, nulla. Ormai non c'era nulla da perdere. Rividi la mia vita in pochi secondi prima di sentire il suolo sotto la mia schiena e di chiudere gli occhi, consapevole del fatto che probabilmente non li avrei mai più' riaperti. Non avevo neppure la paura di morire, anzi. Da un lato non vedevo l'ora di vedere cosa si trovava dall'altro lato ed ero ansiosa di arrivare al ponte a tal punto che mi misi a correre ma qualcosa sembrava volermi trattenere. Era come se ci fosse un muro invisibile, qualcuno che mi tenesse legata ad una corda. Era tutto bellissimo, di un bianco che rilassava gli occhi, la mia anima. Un silenzio assordante fu l'unica cosa che forse mi dette fastidio. Nemmeno l'unica cosa non bianca del luogo faceva rumore. Il fiume cristallino che scorreva lento sotto il ponte non si lasciava scappare un suono. Cercai altri passaggi, magari un buco nel muro ma nulla. Mi sedetti davanti non più' in grado di pensare. Stetti li a lungo, immobile. Stufa mi rialzai e mi misi a correre contro il muro ma dopo pochi passi senti' una voce debole ma pulita sussurarmi di non andare, di non attraversare il ponte. Diceva che il mondo aveva bisogno di me, la mia famiglia, gli amici, che era troppo presto per andarmene e abbandonare i miei sogni, che dovevo aiutare ancora molte persone, che dovevo salvare molte vite. Diceva che qualcuno, in quel preciso istante aveva bisogno di me per sopravvivere, per essere felice. 'Justin ha bisogno di vivere, ha bisogno di te. Non lasciare che faccia qualche schiocchezza anche lui. Svegliati e va' da lui. Ti ama ancora, ma e' troppo testardo per ammetterlo. Solo tu puoi aiutarlo.' A quelle parole una lacrima scivolo' lungo la mia guancia finendo sul pavimento bianco.


 

Ad improviso tutto comincio' a prendere forma, oggetti vari nascevano dal nulla. Mi guardai intorno è non vidi anima viva, soltanto cavi e apparecchi estranei a me. Il mio corpo non era più' avvolto in quei vestiti sporchi e strappati ma da una vestaglia bianca. Le mie braccia erano ricoperte di cavi e bucate in mille punti. Le gambe stavano bene, si muovevano. Mossi la testa verso destra e trovai una donna sui 40 su una sedia, con la testa fra le mani. Mamma. Mi sforzai il più' possibile e feci il resoconto della situazione. Ricordai ogni minimo particolare e rimasi scioccata. Ero sopravvisuta ad un incidente di quelle dimensioni? Io, la ragazza con mille problemi di salute e tutte le sfortune addosso ce l'avevo fatta. Un'altra volta. Sorrisi al pensiero e apri' bocca per dire qualcosa ma tutto quel che ne usci' fuori fu:'Mamma, lui dov'e'? Devo vederlo, adesso. Devo salvarlo.' Mia madre alzo il capo e si precipito' verso di me in un'attimo. Mi abbraccio' ringraziando Dio e andando a chiamare il medico. Non avevo abbastanza pazienza e tantomeno tempo per aspettare che finisca la visita ma fui costretta a farlo. Mi sentivo debole ma a quanto pareva era tutto normale. Mamma mi mise su una sedia a rotelle e mi porto fino alla sua stanza lasciandomi dentro da sola con lui. Il sangue mi gelo' nelle vene quando lo vidi li, sdraiato e talmente immobile e palido che lo si poteva definire morto. Mi avviacinai e gli presi la mano mente un fiume in piena sgorgava dai miei occhi bagnandola. 'Mio Dio..che cosa ho fatto? Cosa gli ho fatto? L'ho ucciso per un vizio tutto mio...Dio ti prego, fallo reagire. Fallo svegliare. Abbiamo bisogno di lui. Io ho bisogno di lui, anche a mille chilometri di distanza. Ho bisogno di vederlo in TV sorridente, ho bisogno di sentire ancora la sua voce prima di addormentarmi. E lui ha bisogno di vivere, di passare altre mille avventure. Gli stava andando tutto alla grande. Era diventato famoso in poco tempo, si era fatto una carriera e si stava godendo tutto quello che da piccolo gli era stato tolto. Lascia lui e prendi me. Lo amo e gli devo tutto. Tutto quello che sono ora lo devo a lui. La persona che sono diventata oggi deve tutto a lui. E' lui che mi ha cambiata, preparata alla vita pur essendo un mio coettaneo. Ne aveva passate di tutti i colori e una morte cosi bruttale e' l'ultima cosa che vorrebbe! Dio ti prego..'..singhiozzai, tirai su col naso e strinsi la sua mano ancora più' forte. 'Andiamo, reagisci. Io voglio portarti a cavallo ancora. Voglio abbracciarti e immergermi nel tuo profumo fino alla nausea. Io voglio..voglio te, qui accanto a me a ridere di tutto questo. Io..io ti amo! Ecco, te l'ho detto ma probabilmente non l'avrai sentito. Ti amo più di me stessa. Ora sta a te decidere se tornare. Ma ti prego, rifletti..il mondo ha bisogno di te. ' Gli baciai la mano e usci. Io non dovevo essere li. Quello non era il mio posto. Non sarei mai dovuta salire su quella dannata moto. Non sarei mai dovuta andare a quella dannata corsa. Non sarei mai dovuta avvicinarmi a lui quella domenica in chiesa. Non sarei mai dovuta innamorarmi di lui.
Tornai nella mia stanza con le lacrime ancora sul viso. I medici dissero che stavo bene e che potevo tornare a casa il giorno dopo. Le analisi erano tutte miracolosamente perfette. Stavo bene secondo loro. Ma non sapevo cosa fosse ancora a reggermi in vita. Non avevo più' nemmeno un cuore. Ero distrutta, letteralmente.
Passai la sera a parlare con la mamma e Payton che erano venute a farmi visita. Scopri che ci aveva trovati una guardia forestale non molto dopo l'incidente e che sono stata in coma per venti ore. Quando alle undici se ne andarono e finalmente restai li da sola a pensare mi misi a frugare nei cassetti e trovai un foglio di carta strappazzato e una penna. In caratteri piccolissimi scrissi:' Mi dispiace di tutto. So che ti sveglierai, sei un ragazzo forte. Te la caverai e gia' settimana prossima tornerai su quel palco a spaccare i culi. Io lo so. Io credo in te.Un abbraccio,
La pazza sconosciuta.

Il mattino seguente andai nella sua stanza e lasciai il biglietto sul comodino bianco in parte al letto. Gli baciai la fronte e sussurai un 'ti amo' ma quando lo vidi muoversi non potei fare altro che scappare. Lontano da lui. Non potevo fargli altro male. Non se lo meritava.

Passo' si e no un mese da quando lasciai l'ospedale ma mai ero riuscita a lasciarmi alle spalle quella storia. Ogni notte facevo incubi su incubi. Inutile sarebbe descrivere quanto dolore provassi, poi un giorno tutto spari'. Una lettera mi cambio' completamente.
'Cara sconosciuta,
Non devi sentirti in colpa, per nessuna ragione al mondo. Ci siamo finiti insieme in quel incidente. Ora ne siamo usciti, più forti che mai. Non voglio tirarla lunga quindi ti dico che...beh, ti dico che non sono stupido. Potrei dimenticarmi qualche fatto o qualcos'altro ma mai una voce. Riesco a riconoscere la voce delle persone anche dopo anni. E credimi, anche dopo decenni non potrei dimenticare la tua. Caitlin Beadles, ti amo. Ti ho sempre amata ma purtoppo e' andata cosi. In un'altra vita forse le cose andranno diverse, e noi ci ameremo. E staremo insieme. Ma credo siamo entrami d'accordo che in questa nulla funzionerebbe, nulla andrebbe per il verso giusto. Per te ci saro' sempre, come amico...un amico che ti ama.
Ciao Caitlin, spero di rivedeti presto sorridere come facevi un tempo..fallo, fallo per me.
Con tanto affetto,
Il tuo vecchio AMICO Justin.

 


Spero vi piaccia, ci ho messo parecchio a scriverla. E niente, recensite in tanti e ditemi cosa ne pensate.
Un bacio, xkidrauhlsmile
(xhewasabusker su  twitter)

   
 
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