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Autore: Sary_chan    23/09/2012    4 recensioni
E....una nuova avventura inizia!
Un mistero da risolvere, nuovi compagni...
E la scoperta di quello che si vale.
(la mia prima fic, aru. Scusate se non è il massimo, aru.)
*Mi scuso per il grande ritardo nell'update, ma seriamente, non riuscivo a scrivere niente. I apologize.*
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un anonimo porto abruzzese…
-Devo sbrigarmi o perderò il battello, maledizione!- Una ragazza stava correndo a perdifiato sulla banchina. –Molo 12, molo 12, ma dov’è questo molo 12? Incredibile. Sta a vedere che non esiste.
La cosa incredibile è che ce l’aveva di fronte. Il molo 12 era lì, in tutto il suo splendore. Forse un po’ puzzolente, ma era comunque splendido!
-…Ah, eccolo! Dove si era nascosto? Almeno sono in orario!-  Le ultime parole famose.
Fa un salto per salire sulla barca. La barca era troppo lontana. Invece del ponte del battello incontra lei, la buccia di banana.  E poi il pavimento.
-MA CHE CAVOLO! Tutte a me capitano?!- La risposta è sì, ma non lo diciamo a nessuno.  Comunque, dopo essersi rialzata, riuscì a salire su ‘sto maledetto battello e a partire per il paese in cui avrebbe iniziato la sua nuova vita. The end. Anzi no, è solo l’inizio. L’inizio della tortura di una nuova avventura per la nostra cavia umana  eroina? Quello che è.

-BENVENUTI A BORDO DEL MIO BATTELLO! ARRIVEREMO A DESTINAZIONE IN CINQUE MINUTI.- Una voce roca rimbombò dagli altoparlanti della “piccola-grande-immensa” nave, forse una voce maschile di qualcuno sui quarantacinque anni…probabilmente il capitano.
“Ora devo trovare la mia cabina, ma ‘sta nave sembra un labirinto! E ora dove…-
-MI SCUSI SIGNORINA. SI E’ PERSA PER CASO?- La voce maschile di prima era dietro di lei! Dietro i suoi capelli marroni e lunghissimi era più impaurita di un coniglio arrosto. I suoi occhi scuri erano stupiti e anche un po’ spaventati…che fosse il severo e burbero capitano della nave? Si girò e…
E... ma sì è girata o no? Ah sì. Si girò e non poté credere ai suoi occhi…era una visione inconcepibile, inimmaginabile. Come poteva una ragazzina di diciannove anni (forse), un po’ bassa e carina avere una voce così potente e maschile?
-MA SCUSI, STA BENE O NO?- Sì, era possibile. Certo che i capelli blu erano…erano…”particolari”? Strani? Facevano talmente paura da farsela addosso? No, erano solo particolari, poteva offendersi. Ecco. Ma chi cavolo era questa ragazzina? Chi la conosce? E da dove ha preso quella bottiglia di vodka? Tutte domande a cui risponderò nella prossima puntata di Superquark. O forse ora, durante la storia. Se mi va. Ma anche no. Dicevamo…
-…Ma tu chi sei, scusa? Sei il capitano di ‘sto labirinto infernale?- Disse alla “ragazzina”.
-A dire il vero sei tu che tieni la piantina al contrario. Attenta che si rovescia il terriccio. E sì, sono il capitano. Piacere, Marina.- Da dove ha tirato fuori la voce normale non si sa. Ma fa bene ai timpani. -…Io mi chiamo Corinne. O Gilda. O come cavolo ti pare, basta che non mi svegli la mattina presto che ho sonno. Siamo arrivati?- Rispose la nostra eroina spericolata e probabilmente che non conosce il miglior modo per farsi amico qualcuno.
-Sì, certo. Guarda fuori. Non dal bagno, dalla finestra. Quello è il soggiorno. Gira la piantina. Ecco, la finestra è lì. Ora affacciati e attenta al palo. Vedi il porto?
-Vedo solo un palo grigio. O verde. Non saprei. –affermò Cory (soprannome ufficiale offerto dalla Coca-cola corporation, ogni pubblicità nella storia è casuale. Comprate la Pepsi che è meglio.) decisa. Non veramente. Ma pareva di sì. Forse è anche daltonica, però non ha fatto esami per accertarlo.
E finalmente scesero dal battello (soprannominato MarinaStar. Notare la modestia del capitano.) e arrivò al porto di…
Di…ma come si chiama ‘sto porto? Ah già. Hammershot. Non ha senso ma va bene così. Un piccolo porto con una semplice brezza fresca marina. Ora che l’eroina daltonica ha sonno, troviamo l’hotel prima che si addormenti su un gabbiano che stava facendo i bisogni. Il nome dell’hotel era “Purple Hotel”. E le pareti erano arancioni viola. Dentro i mobili erano viola. E la proprietaria aveva gli occhi viola. I capelli viola. Magari anche il cervello viola, ma non ci tengo a saperlo, se glielo chiedo potrebbe arrabbiarsi.

-Buongiorno miss. Ha prenotato?- La tipa viola sveglio Cory dal suo sonno attivamente soporifero. Era vicina alla scoperta dell’eterna giovinezza, ma dovrà aspettare. In fondo ha solo ventidue anni. Credo. Non sono uno stalker. Probabilmente. Meglio tornare alla storia, non voglio essere linciata.
-Certo che ho prenotato, non vengo in un hotel per rubare l’incasso, mangiare una ciambella e filarmela in groppa ad un arcobaleno.- Rispose Cory. (Ricordatevi della Pepsi.)
-Ah davvero?- Chiese la proprietaria in preda a una crisi isterica censurata da me per salvarvi la vita. Grazie pubblico. –Non farmi del male!!! Ti pregooooo!-
-…calmati, sto scherzando. Ho prenotato a nome di Gilda.- E l’eroina iniziò a brillare alla luce del sole sbadigliò.
-Ah…sì…vero…zzzzzz…- E si addormentò sul davanzale della finestra. Passò un piccione. E fece i bisogni sulla testa della proprietaria. Per questo si svegliò in preda ad un attacco di panico.
-WAHHHH AIUTO MORIRO’ DISINTEGRATA AIUTO AIUTO- E si mise a correre in cerchio come un cane che cerca di prendersi la coda.
-Ci penso io, su.- Si avvicinò alla proprietaria e le tolse la cacca di piccione fresca fresca dalla testa. La puzza era un fattore secondario.
-Mi hai salvato la vita! Come posso ringraziarti?- chiese la vittima di bisognino di piccione all’eroina, che aveva appena portato a termine la sua prima missione. Lei rispose: -Dimmi il tuo nome e dammi una stanza gratis.- Era anche tirchia. Un lato trascurabile. Strano che la stanza non era viola. Era color LAVANDA.
Dopo una notte con un sogno strano per la nostra eroina, in cui c’era una tipa con gli occhiali, i capelli marroni e gli occhi marroni che le chiedeva se voleva salvare il gioco. E lei rispose di sì. Dopo una piccola scossa la tipa disse “salvataggio completato” si svegliò.


Uscì dall’hotel e notò il piccolo ascensore che portava su. Su. Su sususu. Ma su dove? In paradiso? Nello spazio? Sulle nuvole? Su un piatto di pasta? Non credo, forse porta sull’interno dell’isola. Ma non si vede nulla. Per me sono pochi milioni di metri. Per l’eroina sono 3420 metri e 72 centimetri. Che vista. Complimenti all’eroina daltonica, tirchia e pazzoide. Ora però sali sull’ascensore e cerca il tuo stramaledetto lavoro che ho sonno. Stare sveglia per chiederti se vuoi salvare i dati è snervante.
-Che strano ascensore, forse è meglio salirci prima che si riempia, forza- OOF- Strike! La grazia di chi le ha sbattuto contro è leggendaria. Quando Cory si rialzò vide qualcuno che…che…boh, ci rinuncio. A parte i capelli neri corvini e la carnagione chiara, quegli occhi mi fanno paura. Ma non all’eroina, che con la sua gran classe chiese: -MA CHE TI PASSA PER QUELLA ZUCCA VUOTA?- Delicata come al solito. -Guarda dove vai. Insomma- Si interruppe quando notò il suo sguardo.
QUELLO sguardo. QUEGLI occhi. Chi era, il suo ex? Suo padre? Un assassino? Un piatto di pasta vivente?
-Mi scusi, non volevo caderle addosso.- Più che caderle addosso pareva che la volesse atterrare stile wrestilng, ma non importa.

-Ok, va bene. Io mi chiamo Cory, e tu sei…?-
-Oh, io? Mi chiamo Aura, Aura Keira. Detta Ary per gli amici!
 
To be continued…? Forse, che ne so io. Buonanotte, aru.
  
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