Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily Kingston    23/09/2012    2 recensioni
“Ci siamo conosciuti,” dice in un sussurro.
Ania lo guarda con curiosità.
“Ah sì? E quando?”
“Qualche tempo fa.”
Ania alza gli occhi al cielo; eppure si ricorda di lui, accidenti!
Occhi blu come il mare e capelli scuri come la notte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Click

 
Raggio di sole, occhi accecati, calore.
 
Il rumore di un’auto che frena, pneumatici sull’asfalto, il traffico di New York.
 
Labbra sorridenti, labbra morbide, labbra che baciano labbra.
 
“Buongiorno,” un sussurro.
 
Voce familiare, vellutata. Voce calda che porta felicità.
 
La sedia cigola sul pavimento di legno e gli occhi di Ania sono opachi, fissano un volto senza vederlo e occhi senza caprine il colore.
Un tempo, quel volto era la mappa che la riconduceva sempre a casa; quegli occhi blu un tesoro da trovare.
Ma Ania ricorda. Ricorda i sorrisi felici e gli sguardi timidi. Ricorda e non riesce a parlare.
 
Bambini che ridono, parenti, pranzi, fotografie.
 
Mani che accarezzano, mani su spalle, mani su pelle, mani su altre mani.
 
“I tuoi sono fantastici.”
 
Un sorriso leggero come un alito di vento.
 
“Se ci avessi vissuto per vent’anni, non diresti cos’.”
 
Una risata lieve e il cuore che scoppia di felicità. La sensazione di essere nel posto giusto, finalmente.
 
Ania nasconde le mani dentro le maniche del maglione. Perché non riesce a dire a tutti che ricorda tutto?
Magari non sono ricordi veri.
Ma è davvero possibile che siano solo lo sfogo della mente stanca di una venticinquenne rimasta sola per troppo tempo?
“Come ti senti oggi?” domanda il ragazzo, quello che lei pensa di ricordare, ma che non ricorda.
“Sto bene, grazie,” accenna un sorriso. “E tu?”
Il ragazzo alza le spalle.
“Meglio di ieri.”
“Come mai vieni sempre a trovarmi? È carino da parte tua, ma neanche ti conosco.”
Il ragazzo si acciglia, spostando lo sguardo fuori dalla piccola finestra.
 
Manhattan, grattacieli, macchine, traffico.
 
Due braccia che stringono dei fianchi, cappelli sulla pelle.
 
“Come va oggi?”
 
“Credo di aver dimenticato qualcosa.”
 
“Credi?”
 
“Sì. Sento un vuoto dentro, come se qualcosa che prima c’era adesso non ci fosse più.”
 
“Andrà tutto bene.”
 
Lacrime. Gocce roventi sul viso e poi sul mento e poi sul collo.
 
Crack. Un cuore che si spezza e poi dolore. Fa male da morire.
 
“Il dottore l’aveva detto.”
 
“Andrà tutto bene.”
 
Un bacio leggero, brividi lungo la schiena.
 
Crack. E il cuore si spezza di nuovo.
 
“Ci siamo conosciuti,” dice in un sussurro.
Ania lo guarda con curiosità.
“Ah sì? E quando?”
“Qualche tempo fa.”
Ania alza gli occhi al cielo; eppure si ricorda di lui, accidenti!
Occhi blu come il mare e capelli scuri come la notte.
“Sei George Banks, quello delle elementari?” domanda. “Mi disipace se non ti ho riconosciuto, ma ormai siamo alle superiori e non ci vediamo da un pezzo.”
Il ragazzo scuote il capo, nascondendo un sorriso malinconico.
“Non sono George Banks,” dice e Ania abbassa il capo, esalando un flebile ‘oh’. “Mi chiamo Chris e ci siamo conosciuti al liceo, quando eravamo all’ultimo anno.”
“Questo è impossibile,” ribatte. “Io sono solo al secondo anno.”
Chris sospira, riportando lo sguardo su di lei con un sorriso.
“Hai ragione, come sempre.”
La porta si apre all’improvviso e una donna bassa dal volto gentile fa capolino dall’ingresso.
“L’orario di visite è finito. Chris tornerà a trovarti domani.”
Ania guarda prima la donna poi Chris, confusa.
“Tornerò domani, lo prometto.”
Chris sorride e le bacia la fronte, poi lascia la stanza.
Ania guarda fuori dalla finestra. Piove.
 
Gocce di pioggia che cadono dal cielo, gocce che bagnano, gocce che infreddoliscono.
 
Una corsa sfrenata sull’asfalto, gli occhi chiusi e le mani stretta a pugno.
 
Due braccia che afferrano, bloccano, stringono.
 
“Non scappare da me,” poche parole sussurrate tra un tuono e l’altro.
 
“Perché dovrei restare?” Rabbia, frustrazione, dolore. “Dammi anche un solo motivo per non scappare da te.”
 
“Perché io ti amo.”
 
Un sussulto, poi un bacio. E la pioggia, che cade dal cielo.


-
Un nonsense degno di Alice nel paese delle meraviglie. La storia dovrebbe parlare di una ragazza, Ania, che a causa di una malattia (tipo alzheimer) perde la memoria molto giovane, dimenticandosi del fidanzato Chris. Nonostante tutto, Chris continua ad andare a trovarla nella casa di cura dove è ricoverata e Ania ha dei frammenti di ricordi, ma non sa se siano ricordi veri o solo immagini frutto della sua immaginazione. 
Il titolo, 'Click', dovrebbe ricordare il suono fatto dalla macchina fotografica quando si preme il pulsante per scattare la foto, proprio perché i ricordi frammentati di Ania sono un po' come tante fotografie scattate una dietro l'altra e poi messe vicine per osservarle.
E' una cavolata, ma mi farebbe piacere ricevere qualche parere :)
Grazie a tutti,
Emily. 

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Emily Kingston