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Autore: indiceindaco    23/09/2012    6 recensioni
Se guardi nel buio a lungo, c'è sempre qualcosa.
William Butler Yeats
Matt, tre istanti della sua vita. Connessi, in modo indissolubile, a due persone che della sua vita hanno fatto parte. Per raccontarli sotto una nuova luce: al buio.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: 

Questa storia è nata per caso. Non so da dove viene, né dove va. So solo che qualcuno mi ha detto che "di questi tre non si scrive mai abbastanza", e dunque eccomi qui. L'intera shot è stata scritta sulle note dei "Of Monsters And Men", gruppo islandese, esordiente, che mi ha rapito in quest'ultimo periodo. Per l'esattezza dai tre canzoni in particolare: "Dirty Paws", per la parte iniziale, con il suo suono da favola moderna, "Your Bones", per l'intermezzo, con questa melodia da addio, quasi mi ricorda un canto da soldati, e infine "Yellow Light", un capolavoro, credo che se la mia vita potesse avere una colonna sonora, sarebbe senz'altro questa.

Il titolo è una citazione

Spero di non esser andato a braccetto con l'OOC, che possiate apprezzare.

Ci si becca in fondo ;)

 

 

Nel buio...

 

"La luce crede di viaggiare più veloce di tutto, ma si sbaglia.

 Per quanto sia veloce, 

la luce scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, 

e l'aspetta."

 Terry Pratchett

 

 

Il raggio innaturale di uno schermo bagna il pavimento, creando pozzanghere colme di riflessi inconsistenti.

Non c'è suono che attraversi quella barriera confortante.

Seduto, a gambe incrociate, in silenzio, al centro del letto, in una stanza spoglia ed anonima, un bambino stringe fra le mani il bagliore di quella notte senza luna.

Gioca da più di tre ore, ma non c'è sorriso che increspi le sue labbra, né vittoria.

Un obiettivo dopo l'altro, senza entusiasmo, in modo meccanico. Solo perché non c'è niente di meglio, forse mai ci sarà.

Le sue mani si aggrappano con forza ai tasti, come ne andasse della propria esistenza.

Matt ha sette anni ed ha paura del buio. Ha paura del mondo, ma non finché la lampadina resta accesa. 

Perché hanno dovuto spegnere la luce?

Così ha spinto la mano fuori dal letto, gli occhi serrati, ha aperto il cassettino del suo comodino e ne ha tirato fuori la propria salvezza. 

Una volta acceso, l'apparecchio elettronico gli ha ricordato di respirare.

Quando le ombre hanno bussato, Matt ha messo le piccole mani tremanti sulle sue orecchie.

 

***

 

-Vuoi sapere un segreto?

Silenzio.

-Non mi piace il buio.

Una risata come di scherno, argentea, 

come la forchetta che tintinna sul piatto candido di ceramica.

-Hai paura del buio?!

-Non ho paura! È solo che non mi piace!

-Non ti piace perché non puoi vedere niente!

Una sentenza, divertita.

-No, non mi piace perché non posso scegliere cosa vedere e cosa no! 

Silenzio.

-Quando c'è la luce, e vedi qualcosa che non ti piace, puoi chiudere gli occhi. 

Al buio no…Perché tanto non fa differenza, poi, quando li riapri.

 

***

 

Sono le quattro. La notte sussurra sbadigli e respiri placidi.

Quel bisbiglio non arriva alle orecchie del ragazzino.

Sulla poltrona soffice, quella vicina all'alta finestra, interroga il cielo, trafitto da tremule scintille.

Non ci sono nuvole nel blu di settembre.

Il ragazzino batte sommessamente il piede a terra, seguendo il ritmo di una canzone che non conosce.

La immagina però, con l'inseguirsi delle note, del tempo cadenzato, del singhiozzo di un violino.

E mentre la immagina si interrompe, sentendo il fruscio del vento fra le foglie, quel sussurro come di due amanti, che a lui non è dato di cogliere, nel nero della stanza dai soffitti alti.

Matt ha quindici anni ed ha smesso di aver paura del buio. Non si fida del mondo, non ancora, per quanto la luce della lampadina possa brillare.

Duecento Watt, trecento. Dai, facciamo Cinquecento e non se ne parli più, si dice Matt.

Ma sa che alla fine non fa differenza.

Non riesce a dormire quella notte, così si è spinto giù dal letto, ha tolto le ciabatte, camminando scalzo fino alla sala comune. Senza rumore, per non beccare una punizione.

Si è abbandonato lì accanto alla finestra. Inconsciamente ha scelto quella poltrona, quella finestra, che è l'unica a concedere una visuale sull'enorme cancello nero.

L'ingresso alla Wammy's House, anni prima, Matt la guardava in un'altra prospettiva: l'entrata in un nuovo mondo, forse felice.

La verità è che fino ad allora, Matt, non ha mai pensato potesse anche essere l'uscita.

Cioè lo sapeva, ma si era illuso non fosse così.

Non quel giorno, quel giorno ogni speranza s'era infranta, ed ha capito che nulla di buono può significare lo sferragliare di quella barriera metallica.

Perché ha dovuto andarsene?

Le ombre bussano alla sua porta, Matt le lascia entrare, questa volta, a fargli compagnia.

 

***

 

-Dovresti essere a letto.

Praterie si abbattono fra nuvole fugaci.

-Potrei dire lo stesso…

L'accovacciarsi di stoffe candide.

-Non è guardando il cancello che lo vedrai tornare, Matt. E lo sai.

Silenzio.

-Non tornerà.

-È andato via per colpa tua?

Fumo negli occhi dell'uno. Nebbia negli occhi dell'altro.

Una lacrima come un sussurro, che non si vede.

-Lasciami indovinare, so già anche questo, no?

Un piccolo dado tintinna sul pavimento.

-Che numero vedi, Matt?

-È tutto al buio! Cosa vuoi che veda?!

Silenzio. Passi trascinati.

-Dovresti smetterla di giocare.

La porta si chiude.

La Luna illumina la faccia lucida del dado.

Uno.

 

***

 

La sigaretta fa una piroetta e consuma la sua luce, come una farfalla notturna all'alba.

Le lenzuola spiegazzate raccolgono ancora gemiti e sospiri, ne sono pregne.

Tutto tace, statico, come se non esistesse altro che un nulla, inesistente.

Se ci fosse vita, meravigliosa vita, vorrebbe fosse così.

Siede sul letto ora, dopo aver chiuso la finestra.

Vorrebbe poter passare le dita fra quei capelli, come fosse respirare, senza chiedersi perché.

Senza lacrime da piangere, senza risate amare, né scelte da prendere.

Le braccia si stringono a dei fianchi che non sono suoi, ma che allo stesso tempo lo sono.

Il fiato riscalda una pelle increspata dall'avventatezza, ma lui la ama anche così.

Sente l'addome dell'altro muoversi, nel silenzio del suo respiro.

È tutto buio, ma i suoni di quella grande città filtrano, di tanto in tanto.

Matt ha vent'anni ed è felice. Ha smesso di preoccuparsi del buio, ha smesso di preoccuparsi del mondo.

Ora la luce esplode dovunque, anche attraverso le palpebre chiuse.

Sa che non durerà che un istante, ma gli va bene così.

Perché dovrebbe cercar qualcos'altro?

Non gli importa.

Non ha domani, non ha ieri. Vuole solo avere quello, in quel momento. Sa che gli basterebbe per sempre.

Sa che non gli importa quanto sia per sempre, anche dovesse finire adesso.

La porta è spalancata, ma non ci sono ombre. Non più.

 

***

 

-Vuoi sapere un segreto?

-Cos'è, Mattie ha ancora paura del buio?

Una risata, roca, come il latrare di un vecchio cane.

-Idiota…

Silenzio.

-Sono felice. Io...Credo di essere innamorato.

-E te la fai sotto, eh?

Un abbraccio, un bacio.

-No, mi piace. Mi piace da morire. Non voglio più chiudere gli occhi.

Un sospiro.

-Se è una scusa per star incollato a quel maledetto videogioco,

sappi che abbiamo da lavorare! Tocca a te sentir la voce di quell'ochetta, oggi!

Un altro schiocco, umido, felice.

Un bacio.

 

***

 

 

Un pupazzetto in plastica rotola via, sul pavimento.

Le nubi si addensano all'orizzonte.

Mani candide stringono stoffa stinta, lavata dai colori, dalla bruttezza del mondo.

-Non sono riusciti ad identificarlo, ma sappiamo che ha a che fare con il rapimento di Takada.

Una voce che giunge sommessa alle orecchie sempre attente.

La consapevolezza pizzica sul palato.

-Non era così che doveva andare.- le mani candide lasciano la presa.

Un altro pupazzetto è ora scaldato da quelle mani che sembrano senza vita.

 

***

 

 

Come il dado scivola e mostra la sua faccia,

così il destino si compie.

 

Non puoi mai sapere, prima o durante il lancio, quale sarà il numero che uscirà.

Puoi solo aspettare e star a guardare,

fare delle ipotesi, ovvio,

ma non avrai mai certezza.

 

Non puoi mai sapere, prima o durante, se la strada che hai imboccato ti porterà a qualcosa.

Puoi solo porre un piede dietro l'altro e andare,

pregare, certo,

ma non saprai se avrai imboccato un vicolo cieco.

 

Puoi smettere di avere paura del buio,

di scappare dal mondo,

e scegliere un momento per essere felice.

 

 

"Se guardi nel buio a lungo, c'è sempre qualcosa."

William Butler Yeats

 

 

 

Note finali:

Giusto perché forse ho detto anche troppo ed ogni lettore mi sta già odiando abbastanza, disturbo l'ultima volta per allegare i link alle canzoni, e poi sparisco, eh… :)
http://www.youtube.com/watch?v=kgn8Eoh9aSY&feature=relmfu;
http://www.youtube.com/watch?v=af4e-caWwrg&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=HeA9ryOQ6YE&feature=relmfu


 

  
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