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Autore: flannely__    23/09/2012    3 recensioni
Finnick Odair. L'ho riconosciuto ancora prima di voltarmi, la sua voce è inconfondibilmente sensuale. Ma è la prima volta che la sento rivolta proprio a me, ad Annie Cresta. Prima che me ne possa rendere conto il cuore mi batte a mille.
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è la mia prima ff. ci sto mettendo tutto l'impegno possibile, anche se non sono un'esperta. parla della storia di Finnick e Annie dal punto di vista di Annie, come me la sono immaginata io, dato che la nostra cara Suzanne non ha approfondito l'argomento. spero vi piaccia :)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amo il colore dei tuoi occhi.
È il colore che ha il mare la mattina, all'alba, quando vado a nuotare. Amo nuotare quando ancora la spiaggia è deserta. Amo il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, quel suono così dolce che mi fa dimenticare di tutto e di tutti. Amo immergermi e guardare i pesci e le creature fantastiche che lo abitano. Amo tuffarmi dagli scogli in quella distesa verde acqua, proprio come i tuoi occhi. Mi tufferei volentieri anche in quelli.

Il problema dei bei sogni è che poi quando ti svegli ti sembra di vivere un incubo, perché sai che tutto ciò che hai visto era irreale, e che non potrà mai succedere. A volte ficchi la testa sotto il cuscino e ti costringi a riaddormentarti, per continuare quel sogno stupendo. Ma non ci riesci mai. Lo stesso vale per i sogni ad occhi aperti. E come tutte le cose belle, anche quello svanisce piano piano dalla tua mente. E ti ritrovi ad affrontare la realtà.
<< Annie, tesoro, vieni o no a fare colazione? >>
La realtà mi chiama. << Sì, arrivo mamma! >>
<< Anche oggi ti sei alzata presto? >>
<< Certo, sai che non posso rinunciare al mio bagno mattutino. >>
<< No, sai, siccome ieri abbiamo fatto un po' più tardi pensavo che stamattina non ce la facessi. >>
Ieri sera c'è stata la festa sulla spiaggia, c'era musica e si ballava e si mangiavano molluschi. Si fa ogni anno, è la festa popolare del nostro distretto. — Non so se la facciano anche negli altri, a scuola ci danno pochissime informazioni sugli altri distretti. C'era anche lui. Il ragazzo dagli occhi color del mare che osservo da un po' di tempo. E' il classico bellone impossibile che non mi noterà mai, e non posso neanche dire di essermi innamorata di lui perché non ci ho mai parlato. Ma la verità è che non mi affascina tanto la sua bellezza, c'è qualcosa che mi ha colpito di più, ma non so spiegarmi ancora cosa sia.

Addento una fetta di pane nero imburrato, quello del nostro distretto. Qui al 4 non ce la caviamo male, abbiamo il necessario per vivere benestanti. Certo, ci accontentiamo di mangiare pesce tutti i giorni, perché è la nostra risorsa principale, ma se penso che in altri distretti muoiono di fame mi ritengo una persona più che fortunata.
Finisco di mangiare e mi preparo per tornare in spiaggia a pesca. Da un anno ormai non vado più a scuola, come tutti gli altri ragazzi di quattordici anni, per andare a pescare come mio padre. Lui parte più presto di me, di solito si avvia verso la spiaggia mentre io torno verso casa dopo il bagno per fare la doccia e fare colazione con mia madre. Poi lo raggiungo e peschiamo insieme sulla sua barca.
Così prendo la mia rete, intrecciata con cura in modo che ci possa mettere anche le conchiglie che raccolgo, saluto mia madre e mi avvio verso la spiaggia.
Ci metto cinque minuti come sempre e arrivo pimpante e piena di energia. Ma qualcosa mi fa bloccare di colpo appena sento i granelli di sabbia sotto ai piedi. Sento il cuore arrivarmi su in gola, e deglutisco per paura di sputare le budella. A circa dieci metri da me c'è un ragazzo dalla chioma di bronzo e gli addominali scolpiti che è seduto sul bagno asciuga intento a intrecciare una rete da pesca. È lui, ovviamente, ma non capisco la mia reazione esagerata. In fondo non è la prima volta che lo incontro. Sarà il fatto che siamo praticamente soli perché i pescatori sono molto più in là, più vicini agli scogli, mentre questa è la zona dove di solito vengo a raccogliere conchiglie, perché non ci viene quasi mai nessuno, ed è la parte più vicina a casa mia.
Inizio a camminare con aria disinvolta, in fondo perché dovrei essere nervosa per la sua presenza? Non lo conosco neanche. Oh, andiamo Annie, non prenderti in giro, è la terza notte di seguito che lo sogni.

Gli sto passando dietro cercando di non farmi notare, quando ho un sussulto, perché si è appena voltato e ho incrociato i suoi occhi verdi. Mi ha guardata con aria curiosa, come un bambino guarda un giocattolo nuovo. Dopo avermi rivolto un sorriso sghembo si è voltato e ha ripreso ad intrecciare la sua rete. Il mio battito torna al suo ritmo abituale.

 

<< Annie, non vieni a casa? >>

<< No, papà, mi fermo un po' qua a raccogliere conchiglie, ci vediamo tra un po'. >>
<< Va bene, ma non fare tardi che fra un po' si mangia. >>
Papà si allontana sul sentiero per casa nostra, una strada che io non faccio mai, anche se la durata è uguale. Io passo sempre da una piccola pineta a due passi da casa nostra, che porta dritto in spiaggia. Lì non c'è mai nessuno, è per questo che mi piace; è come se fosse il mio rifugio, dove posso stare sola con i miei pensieri.

Proseguo lungo il bagnasciuga, e quando trovo una conchiglia che mi piace la lascio cadere nella rete. Adoro camminare in riva la mare facendo sguazzare i piedi nell'acqua.
Oggi è stata una giornata abbastanza faticosa, come tutti i lunedì. Sono andata a pesca la mattina e dalle 5 del pomeriggio ad ora. Un po' di relax me lo merito, così decido di farmi un bagno. Mi sfilo il vestitino verde per scoprire il costume blu che tengo sempre sotto.
Sto iniziando ad immergermi, quando una voce alle mie spalle mi costringe a voltarmi.
<< Non hai paura che ti crescano le branchie a furia di stare sempre in acqua? >>
Finnick Odair. L'ho riconosciuto ancora prima di voltarmi, la sua voce è inconfondibilmente sensuale. Ma è la prima volta che la sento rivolta proprio a me, ad Annie Cresta. Prima che me ne possa rendere conto il cuore mi batte a mille. Stupido.
E' in piedi, appena sbucato dal boschetto, che mi fissa. A quanto pare non sono l'unica ad usare quella scorciatoia. La cosa mi infastidisce un po'.
<< E tu non hai mai pensato di non piombare alle spalle delle persone evitando di fargli prendere un infarto? >>
<< La prossima volta starò più attento. Avviserò qualche pesce per informarti della mia presenza.>>

<< Simpatico, Odair. >>
<< Quindi conosce il mio nome, signorina Cresta? >>
<< A quanto pare anche lei è informato. Questo mi lusinga. >>
Si avvicina. Ha sempre la stessa rete in mano.
<< Ti piace intrecciare, a quanto vedo. >>
<< E a te piacciono le conchiglie. >> ribatte guardando la rete che avevo appoggiato sulla sabbia, piena di quelle che avevo raccolto stamattina.
<< Già. >>
Mi tuffo. Sto immersa più che posso, per scacciare tutti i pensieri che si intrecciano nella mia mente in quel momento, come la rete di Finnick. No, forse in modo più disordinato. Riemergo che sono già distante dalla spiaggia; l'acqua mi arriva alle spalle. Mi accorgo che lui adesso è seduto, vicino alla mia rete. Nuoto ancora un po', e poi mi decido ad uscire. Per oggi può bastare.
Mi siedo tra la mia rete e Finnick per asciugarmi un po'. Lui continua a intrecciare.
Chissà perché quel passatempo continuo, quasi nevrotico, mi chiedo. Poi penso al mio continuo nuotare nel tempo libero, o raccogliere conchiglie. Penso che mi aiuta a distrarmi. Soprattutto dall'incubo che incombe ogni anno su di noi. La mietitura. E come tutte le volte che ci penso, mi viene un balzo al cuore. È tra appena una settimana.
Improvvisamente provo profonda tenerezza per lui, e per il suo continuo intrecciare. Il che non ha senso, perché potrei benissimo essere estratta io e lui rimanere a casa. Come può darsi che siamo salvi tutti e due un altro anno. O può darsi che finiamo tutti e due nell'arena. Le possibilità sono pochissime, ma scaccio comunque il pensiero che mi dà un senso di orrore tremendo.
Adesso ha smesso di intrecciare, e mi guarda, come se cercasse di leggere i miei pensieri.
Forse si è accorto della mia espressione turbata, perché mi chiede: << Paura per la mietitura? >>
<< E chi non ne ha? >>
Torna alla sua rete, ma continua a interessarsi a me. << Potrei risponderti l'intera Capitol City. Sai, loro sembrano divertirsi. >>
<< È così disgustoso. >>
<< Non lo diresti se ci abitassi. >>

Non rispondo. Penso a quando vado a pesca con papà, ai pesci intrappolati nella rete che si divincolano. Li paragono ai tributi. Sono così, senza via di scampo.

<< Be', è stato un piacere parlare con te, Finnick Odair. >> dico mentre mi alzo e faccio per andarmene. Mentre mi sto dirigendo verso la pineta la sua voce mi ferma.
<< Se non ci dovessimo vedere prima.. in bocca a lupo. >>

<< Anche a te >>. Gli rivolgo un sorriso sincero e mi avvio verso casa.  

------------------ Angolo di Flannely. Salve a tutti! Inizio col dire che sono una amante di Fannie. Mi sono innamorata di Finnick dal primo momento che è apparso nel libro, e amo Annie. Anche se non posso sapere com'era prima dei suoi Hunger Games. E così ho provato a immaginarlo. Spero davvero che vi piaccia questo primo capitolo. Sto per mettere il secondo, intanto recensite? :3 siate sinceri, voglio migliorare! Un bacio.
  
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