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Autore: Vals Fanwriter    23/09/2012    3 recensioni
E c’era il sorriso di Curt, proprio lì davanti a lui. Il moro stava leggermente chinato in avanti e gli pigiava sulla guancia una lattina d’aranciata ghiacciata.
MegaLynch (Curt Mega/Riker Lynch) | OS | Verde | Fluff, Sentimentale
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can we kiss like we do in my head?

 

 

Pausa finalmente.

Era stata una giornata sfiancante. Il set brulicava di persone che sfrecciavano avanti e indietro, sistemando la scenografia e impartendo ordini su ordini. Il caos più totale, come al solito. E Riker Lynch, dopo aver sgambettato sul set per ore, aveva rinunciato a stare in piedi, a raggiungere il distributore di bibite per rifocillarsi, o a fare qualunque altra cosa richiedesse uno sforzo che si aggiungesse al resto della fatica. Le braccia e le gambe ormai gli dolevano e aveva bisogno di riprendere fiato, così si accomodò su uno dei divani di pelle scura, presenti sul set, mentre la sala si svuotava lentamente.

‹‹Allora non vieni?›› gli chiese Dominic, sul punto di uscire anche lui.

Ma per tutta risposta, Riker scosse la testa e biascicò, poggiandosi allo schienale del divano: ‹‹Lasciami morire qui…›› poi chiuse gli occhi, respirando profondamente.

Dom fece spallucce: ‹‹Come vuoi, ma cerca di sopravvivere. A Zach servi ancora.››

Riker annuì e mugugnò qualcosa di sconnesso, mentre, con tutta probabilità, Dominic se la svignava. La sala ora era completamente vuota, il brusio dei tecnici era cessato e restavano solo lui e quel divano così morbido e così invitante da poterci passare le ore sopra a dormire.

Era uno spreco per un set, pensò. Un divano del genere doveva essere usato per scopi utili, non per una banale scenografia. Chissà quanto l’avevano pagato? Parecchio, a giudicare dalla consistenza della pelle che lo ricopriva. Quante prove aveva passato seduto là sopra? Aveva perso il conto, ma ricordava che, la maggior parte delle volte, era stato seduto accanto a Curt. Curt, il suo bro.

Sorrise ripensando all’ottimo lavoro che il suo migliore amico aveva fatto con quella performance. Avrebbero decisamente dovuto dargliene altre, di canzoni. Gli piaceva da morire vederlo cantare e vederlo sorridere mentre cantava. Gli riusciva così naturale da far stare bene chiunque lo guardasse. Chiunque, e soprattutto lui.

Era capitato più di una volta che si incantasse a guardarlo e sbagliasse i passi della coreografia. Non era una cosa insolita fare qualche errore sul set e, solitamente, Zach si faceva una risata e ci scherzava sopra. Quando era accaduto a lui, per la prima volta, quel giorno, si era ritrovato gli occhi di Curt addosso – oltre che quelli di tutti gli altri – ed era arrossito come uno stupido nel vederlo ridere. Si era accorto a mala pena che la risata, in seguito, si fosse propagata per tutto il set. Era rimasto a guardare Curt scuotere la testa divertito, per un lungo momento, fino a che Zach non aveva ristabilito l’ordine.

Si sentiva un vero e proprio idiota delle volte, ma Curt rimaneva ugualmente una persona importante per lui e, nonostante tutto, gli piaceva sentirsi così in sua presenza.

Il vagabondare della sua mente fu interrotto all’improvviso, bruscamente, quando una superficie liscia, gelata e leggermente umida premette sulla sua guancia. Quasi sobbalzò, sgranando gli occhi all’improvviso e puntandoli sull’ombra indistinta al suo fianco. E c’era il sorriso di Curt, proprio lì davanti a lui. Il moro stava leggermente chinato in avanti e gli pigiava sulla guancia una lattina d’aranciata ghiacciata.

‹‹La tua è perfidia…›› mugugnò Riker, imbronciandosi, ‹‹Stavo per addormentarmi.›› Gli strappò con delicatezza la lattina dalle mani e si riscaldò la guancia intorpidita con l’altro palmo.

‹‹Oh, prego. Sei molto gentile a ringraziarmi per la bibita.›› gli rispose Curt, con una smorfia divertita in volto, poi fece qualche passo, intenzionato ad andarsi a sedere accanto a lui.

Riker sbuffò, ma sorrise: ‹‹Grazie.›› Aprì la lattina e se la portò subito alle labbra. La gola gli si era fatta secca e non era soltanto per la fatica dovuta alle prove. Sospettava che fosse stata la presenza di Curt, o il suo sorriso radioso, o semplicemente l’averlo pensato nel dormiveglia, a fargli bloccare la salivazione.

Bevve un lunghissimo sorso e la bevanda gli andò quasi di traverso, quando sentì Curt accoccolarsi vicino a lui. Smise di bere per forza di cose, perché non si era aspettato che il suo migliore amico si stendesse letteralmente accanto a lui e poggiasse la testa sulle sue gambe. Rimase un momento a guardarlo, spiazzato, con la mano a mezz’aria, che reggeva la bibita, la bocca schiusa e il respiro improvvisamente mozzato.

‹‹Pensavo che dopo tutti quei passi di danza avessi bisogno di zuccheri.›› mormorò Curt. Aveva gli occhi chiusi e sembrava rilassatissimo in quella posizione. ‹‹Mi spiace averti svegliato.›› aggiunse poi, il sorriso ancora impresso in volto.

Riker poggiò la lattina su un piccolo tavolino al suo fianco. Temeva che se avesse tentato di reggerla ancora un po’, gli sarebbe sfuggita di mano. Le dita gli si erano fatte improvvisamente fredde e tremanti e il cuore sembrava impazzito. Non era la prima volta che si sentiva così con Curt, ma cercava sempre di accantonare quella sensazione e di dirsi “Siete colleghi, è il tuo migliore amico e tu non provi assolutamente nulla per lui”.

Se lo ripeté in mente anche quel giorno, sospirò e solo dopo gli rispose, con fare impacciato: ‹‹Figurati…›› deglutì un momento, poi riprese, ‹‹La scelta andava da te a Dom e… Tra voi due, tu saresti stato comunque quello meno brutale.››

Curt ridacchiò e sollevò le palpebre per rivolgergli uno sguardo adorante: ‹‹È bello sapere che preferisci me.››

Si ritrovò di nuovo ad annaspare, quando le labbra del moro scoprirono i suoi denti bianchissimi, e dovette a tutti i costi aggiungere, come appunto alla sua mente, che “Ha una moglie stupenda, Riker, ricordi?”

Lo ricordava bene, ma sembrava comunque intrappolato in una rete che gli inibiva i sensi e il raziocinio, e che non voleva proprio scollarglisi di dosso, soprattutto in quel momento, con quel calore che gli partiva dal punto in cui la testa di Curt era poggiata alle sue gambe, fino a salirgli su, fino al viso, fino ad imporporargli le gote.

‹‹Stai bene?›› gli chiese l’amico, lo sguardo preoccupato.

Riker si riscosse. Si era di nuovo fermato a fissarlo in maniera insistente, maledizione.

‹‹Sì, perché?›› rispose subito, in preda all’agitazione.

Curt scrollò leggermente le spalle: ‹‹Nulla, è che… Mi sembravi distratto.››

E magari fosse riuscito a distrarsi – pensò Riker – sarebbe stato decisamente conveniente.

‹‹Non ero distratto, stavo…›› esitò un attimo, in cerca di una scusa, e l’unica cosa che gli venne in mente fu ‹‹Stavo solo pensando che questi parrucchieri proprio non sanno gestirli i tuoi capelli…›› Si morse il labbro inferiore e abbozzò un sorriso.

Curt fece lo stesso: ‹‹Che intendi?››

‹‹Ecco…›› avvicinò una mano alla sua fronte e scostò un ciuffo di capelli con delicatezza, ‹‹Sono già tutti disordinati.›› disse con semplicità, leggermente più tranquillo rispetto a qualche momento prima.

‹‹Aggiustameli tu, allora.››

Curt lo incoraggiò con uno dei suoi meravigliosi sorrisi e Riker lo guardò dolcemente, prima di affondare le dita tra i suoi capelli e pettinarglieli un po’. Il moro si rilassò a quelle carezze e chiuse gli occhi nuovamente.

‹‹Sei stanco?›› mormorò Riker con un filo di voce.

‹‹Un pochino…›› mugugnò Curt, ma in realtà, stava già cadendo preda di Morfeo. Riker se ne accorse e rallentò i movimenti della sua mano, ascoltando il suo respiro perfettamente regolato e ritmico. Attese di vedere i muscoli del suo viso rilassarsi del tutto, prima di smettere di accarezzarlo, e anche quando fu certo che stesse dormendo, continuò ad osservare con attenzione i piccoli dettagli del suo viso: le ciglia lunghe, il naso pronunciato, le labbra morbide – o perlomeno, così sembravano.

Si disse “Non se ne accorgerà neanche”, ma intanto fu lui a non accorgersi di starsi avvicinando a quella bocca di un delicato color pesca.

“Non se ne accorgerà neanche” e intanto fu lui a non accorgersi di starle baciando, quelle labbra, di starle accarezzando come se fossero la cosa più delicata e fragile esistente al mondo, di stare sentendo il loro sapore.

“Non se ne accorgerà neanche” e magari, non era proprio così.

 

 

 

Quando Curt si svegliò, gli occhietti chiari e curiosi di Dominic lo stavano studiando come se fosse stato un dinosauro in via d’estinzione. Stava scomodo, non c’erano più le gambe di Riker a fargli da cuscino e questo non giovò molto alla sua schiena, quando si mise a sedere sul divano di pelle.

‹‹Sei incredibile.›› esclamò Dom, con un tono fintamente severo e un sorrisino appena accennato, ‹‹Non solo ti addormenti sul set, ma dici anche cose inquietanti mentre lo fai.››

Curt non lo ascoltò neanche. Si guardò attorno, stranito, e bofonchiò: ‹‹Dov’è Riker?››

Dom roteò gli occhi e sbuffò: ‹‹Eccolo che ricomincia. Riker non è qui.›› gli rispose, dopo di che sussurrò qualcosa come ‹‹E poi i fan non devono shipparvi, huh?››

Lo sguardo di Curt ricadde sulla lattina di aranciata, poggiata sul tavolo, proprio dove Riker l’aveva lasciata. ‹‹Chissà quando se n’è andato…›› disse, nascondendo uno sbadiglio dietro una mano, prima di mettersi in piedi, ‹‹Dopo lo chiamo, devo raccontargli una cosa.››

Dom scosse la testa, ma sorrise: ‹‹E cosa devi raccontargli?››

‹‹Che l’ho sognato…›› replicò Curt, il tono di voce ancora incredibilmente assonnato. Anche lui stava sorridendo adesso. La sensazione del sogno era vivida nella sua mente. Un semplice sfiorarsi di labbra gli balenava nella testa.

‹‹Ah, ecco spiegati i mugugni strani che facevi mentre dormivi.›› Dominic ridacchiò e si incamminò verso l’uscita della sala.

Curt arrossì a quelle parole: ‹‹Non è vero, non ho sognato quello che pensi tu!››

‹‹Lo dico a Kim!›› gli rimbeccò l’amico, sparendo dal grande salone.

Curt mise il broncio e lo seguì a ruota: ‹‹Aspetta che ti prendo, Barnes!››

 

Fine.

 

 

Buonasera a tutti!

Ebbene sì, ho sfornato un’altra MegaLynch tutta fluff e tenerezza. Hanno un potere incredibile questi due, riescono a rilassarmi ogni volta che ne ho bisogno. E poi, diciamocelo, sono bellissimi. Vero che sono bellissimi?

A proposito, alzi la mano chi ha riconosciuto il titolo della fanfiction. Sì, è proprio la frase che mise Riker su twitter qualche giorno fa. Io mi sono andata a cercare la canzone ed è veramente stupenda! La sento tipo, boh, venti volte al giorno. È troppo troppo bella, come loro del resto, e sono arci sicura che la persona a cui è dedicata sia Curt. Non posso farci niente, li shippo troppo.

E indovinate chi dovete ringraziare – o flagellare, dipende dai punti di vista – per la presenza di questa fic online: Robs, sempre e solo lei. Sì, stiamo cercando di convertire il mondo al MegaLynchesimo e ci riusciremo!

E credo di non aver altro da dire. Ringrazio già chiunque leggerà, recensirà e quant’altro. Spero vi sia piaciuta.

Bear hugs a tutti!

Vals

 

 

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