Can we kiss like we do in my
head?
Pausa
finalmente.
Era stata una giornata sfiancante.
Il set brulicava di persone che sfrecciavano avanti e indietro, sistemando la
scenografia e impartendo ordini su ordini. Il caos più totale, come al solito.
E Riker Lynch, dopo aver sgambettato sul set per ore,
aveva rinunciato a stare in piedi, a raggiungere il distributore di bibite per
rifocillarsi, o a fare qualunque altra cosa richiedesse uno sforzo che si
aggiungesse al resto della fatica. Le braccia e le gambe ormai gli dolevano e
aveva bisogno di riprendere fiato, così si accomodò su uno dei divani di pelle
scura, presenti sul set, mentre la sala si svuotava lentamente.
‹‹Allora non vieni?›› gli chiese Dominic, sul punto di uscire anche lui.
Ma per tutta risposta, Riker scosse la testa e biascicò, poggiandosi allo
schienale del divano: ‹‹Lasciami morire qui…›› poi chiuse gli occhi, respirando
profondamente.
Dom
fece spallucce: ‹‹Come vuoi, ma cerca di sopravvivere. A Zach
servi ancora.››
Riker
annuì e mugugnò qualcosa di sconnesso, mentre, con tutta probabilità, Dominic se la svignava. La sala ora era completamente
vuota, il brusio dei tecnici era cessato e restavano solo lui e quel divano
così morbido e così invitante da poterci passare le ore sopra a dormire.
Era uno spreco per un set, pensò.
Un divano del genere doveva essere usato per scopi utili, non per una banale
scenografia. Chissà quanto l’avevano pagato? Parecchio, a giudicare dalla
consistenza della pelle che lo ricopriva. Quante prove aveva passato seduto là
sopra? Aveva perso il conto, ma ricordava che, la maggior parte delle volte,
era stato seduto accanto a Curt. Curt,
il suo bro.
Sorrise ripensando all’ottimo
lavoro che il suo migliore amico aveva fatto con quella performance. Avrebbero
decisamente dovuto dargliene altre, di canzoni. Gli piaceva da morire vederlo
cantare e vederlo sorridere mentre cantava. Gli riusciva così naturale da far
stare bene chiunque lo guardasse. Chiunque, e soprattutto lui.
Era capitato più di una volta che
si incantasse a guardarlo e sbagliasse i passi della coreografia. Non era una
cosa insolita fare qualche errore sul set e, solitamente, Zach
si faceva una risata e ci scherzava sopra. Quando era accaduto a lui, per la
prima volta, quel giorno, si era ritrovato gli occhi di Curt
addosso – oltre che quelli di tutti gli altri – ed era arrossito come uno
stupido nel vederlo ridere. Si era accorto a mala pena che la risata, in seguito,
si fosse propagata per tutto il set. Era rimasto a guardare Curt
scuotere la testa divertito, per un lungo momento, fino a che Zach non aveva ristabilito l’ordine.
Si sentiva un vero e proprio idiota
delle volte, ma Curt rimaneva ugualmente una persona
importante per lui e, nonostante tutto, gli piaceva sentirsi così in sua
presenza.
Il vagabondare della sua mente fu
interrotto all’improvviso, bruscamente, quando una superficie liscia, gelata e
leggermente umida premette sulla sua guancia. Quasi sobbalzò, sgranando gli
occhi all’improvviso e puntandoli sull’ombra indistinta al suo fianco. E c’era
il sorriso di Curt, proprio lì davanti a lui. Il moro
stava leggermente chinato in avanti e gli pigiava sulla guancia una lattina d’aranciata
ghiacciata.
‹‹La tua è perfidia…›› mugugnò Riker, imbronciandosi, ‹‹Stavo per addormentarmi.›› Gli
strappò con delicatezza la lattina dalle mani e si riscaldò la guancia intorpidita
con l’altro palmo.
‹‹Oh, prego. Sei molto gentile a
ringraziarmi per la bibita.›› gli rispose Curt, con
una smorfia divertita in volto, poi fece qualche passo, intenzionato ad andarsi
a sedere accanto a lui.
Riker
sbuffò, ma sorrise: ‹‹Grazie.›› Aprì la lattina e se la portò subito alle
labbra. La gola gli si era fatta secca e non era soltanto per la fatica dovuta
alle prove. Sospettava che fosse stata la presenza di Curt,
o il suo sorriso radioso, o semplicemente l’averlo pensato nel dormiveglia, a fargli
bloccare la salivazione.
Bevve un lunghissimo sorso e la
bevanda gli andò quasi di traverso, quando sentì Curt
accoccolarsi vicino a lui. Smise di bere per forza di cose, perché non si era
aspettato che il suo migliore amico si stendesse letteralmente accanto a lui e
poggiasse la testa sulle sue gambe. Rimase un momento a guardarlo, spiazzato,
con la mano a mezz’aria, che reggeva la bibita, la bocca schiusa e il respiro
improvvisamente mozzato.
‹‹Pensavo che dopo tutti quei passi
di danza avessi bisogno di zuccheri.›› mormorò Curt.
Aveva gli occhi chiusi e sembrava rilassatissimo in quella posizione. ‹‹Mi spiace
averti svegliato.›› aggiunse poi, il sorriso ancora impresso in volto.
Riker
poggiò la lattina su un piccolo tavolino al suo fianco. Temeva che se avesse
tentato di reggerla ancora un po’, gli sarebbe sfuggita di mano. Le dita gli si
erano fatte improvvisamente fredde e tremanti e il cuore sembrava impazzito. Non
era la prima volta che si sentiva così con Curt, ma
cercava sempre di accantonare quella sensazione e di dirsi “Siete colleghi, è
il tuo migliore amico e tu non provi assolutamente
nulla per lui”.
Se lo ripeté in mente anche quel
giorno, sospirò e solo dopo gli rispose, con fare impacciato: ‹‹Figurati…››
deglutì un momento, poi riprese, ‹‹La scelta andava da te a Dom
e… Tra voi due, tu saresti stato comunque quello meno brutale.››
Curt
ridacchiò e sollevò le palpebre per rivolgergli uno sguardo adorante: ‹‹È bello
sapere che preferisci me.››
Si ritrovò di nuovo ad annaspare,
quando le labbra del moro scoprirono i suoi denti bianchissimi, e dovette a
tutti i costi aggiungere, come appunto alla sua mente, che “Ha una moglie
stupenda, Riker, ricordi?”
Lo ricordava bene, ma sembrava
comunque intrappolato in una rete che gli inibiva i sensi e il raziocinio, e che
non voleva proprio scollarglisi di dosso, soprattutto in quel momento, con quel
calore che gli partiva dal punto in cui la testa di Curt
era poggiata alle sue gambe, fino a salirgli su, fino al viso, fino ad
imporporargli le gote.
‹‹Stai bene?›› gli chiese l’amico,
lo sguardo preoccupato.
Riker
si riscosse. Si era di nuovo fermato a fissarlo in maniera insistente,
maledizione.
‹‹Sì, perché?›› rispose subito, in
preda all’agitazione.
Curt
scrollò leggermente le spalle: ‹‹Nulla, è che… Mi sembravi distratto.››
E magari fosse riuscito a distrarsi
– pensò Riker – sarebbe stato decisamente
conveniente.
‹‹Non ero distratto, stavo…›› esitò
un attimo, in cerca di una scusa, e l’unica cosa che gli venne in mente fu ‹‹Stavo
solo pensando che questi parrucchieri proprio non sanno gestirli i tuoi capelli…››
Si morse il labbro inferiore e abbozzò un sorriso.
Curt
fece lo stesso: ‹‹Che intendi?››
‹‹Ecco…›› avvicinò una mano alla
sua fronte e scostò un ciuffo di capelli con delicatezza, ‹‹Sono già tutti
disordinati.›› disse con semplicità, leggermente più tranquillo rispetto a
qualche momento prima.
‹‹Aggiustameli tu, allora.››
Curt
lo incoraggiò con uno dei suoi meravigliosi sorrisi e Riker
lo guardò dolcemente, prima di affondare le dita tra i suoi capelli e
pettinarglieli un po’. Il moro si rilassò a quelle carezze e chiuse gli occhi
nuovamente.
‹‹Sei stanco?›› mormorò Riker con un filo di voce.
‹‹Un pochino…›› mugugnò Curt, ma in realtà, stava già cadendo preda di Morfeo. Riker se ne accorse e rallentò i movimenti della sua mano,
ascoltando il suo respiro perfettamente regolato e ritmico. Attese di vedere i
muscoli del suo viso rilassarsi del tutto, prima di smettere di accarezzarlo, e
anche quando fu certo che stesse dormendo, continuò ad osservare con attenzione
i piccoli dettagli del suo viso: le ciglia lunghe, il naso pronunciato, le
labbra morbide – o perlomeno, così sembravano.
Si disse “Non se ne accorgerà
neanche”, ma intanto fu lui a non accorgersi di starsi avvicinando a quella bocca
di un delicato color pesca.
“Non se ne accorgerà neanche” e
intanto fu lui a non accorgersi di starle baciando, quelle labbra, di starle
accarezzando come se fossero la cosa più delicata e fragile esistente al mondo,
di stare sentendo il loro sapore.
“Non se ne accorgerà neanche” e
magari, non era proprio così.
Quando Curt
si svegliò, gli occhietti chiari e curiosi di Dominic
lo stavano studiando come se fosse stato un dinosauro in via d’estinzione.
Stava scomodo, non c’erano più le gambe di Riker a
fargli da cuscino e questo non giovò molto alla sua schiena, quando si mise a
sedere sul divano di pelle.
‹‹Sei incredibile.›› esclamò Dom, con un tono fintamente severo e un sorrisino appena
accennato, ‹‹Non solo ti addormenti sul set, ma dici anche cose inquietanti
mentre lo fai.››
Curt
non lo ascoltò neanche. Si guardò attorno, stranito, e bofonchiò: ‹‹Dov’è Riker?››
Dom
roteò gli occhi e sbuffò: ‹‹Eccolo che ricomincia. Riker
non è qui.›› gli rispose, dopo di che sussurrò qualcosa come ‹‹E poi i fan non
devono shipparvi, huh?››
Lo sguardo di Curt
ricadde sulla lattina di aranciata, poggiata sul tavolo, proprio dove Riker l’aveva lasciata. ‹‹Chissà quando se n’è andato…››
disse, nascondendo uno sbadiglio dietro una mano, prima di mettersi in piedi, ‹‹Dopo
lo chiamo, devo raccontargli una cosa.››
Dom
scosse la testa, ma sorrise: ‹‹E cosa devi raccontargli?››
‹‹Che l’ho sognato…›› replicò Curt, il tono di voce ancora incredibilmente assonnato. Anche
lui stava sorridendo adesso. La sensazione del sogno era vivida nella sua
mente. Un semplice sfiorarsi di labbra gli balenava nella testa.
‹‹Ah, ecco spiegati i mugugni strani
che facevi mentre dormivi.›› Dominic ridacchiò e si
incamminò verso l’uscita della sala.
Curt
arrossì a quelle parole: ‹‹Non è vero, non ho sognato quello che pensi tu!››
‹‹Lo dico a Kim!››
gli rimbeccò l’amico, sparendo dal grande salone.
Curt
mise il broncio e lo seguì a ruota: ‹‹Aspetta che ti prendo, Barnes!››
Fine.
Buonasera
a tutti!
Ebbene
sì, ho sfornato un’altra MegaLynch tutta fluff e
tenerezza. Hanno un potere incredibile questi due, riescono a rilassarmi ogni
volta che ne ho bisogno. E poi, diciamocelo, sono bellissimi. Vero che sono
bellissimi?
A
proposito, alzi la mano chi ha riconosciuto il titolo della fanfiction.
Sì, è proprio la frase che mise Riker su twitter qualche giorno fa. Io mi sono andata a cercare la
canzone ed è veramente stupenda! La sento tipo, boh, venti volte al giorno. È troppo
troppo bella, come loro del resto, e sono arci sicura
che la persona a cui è dedicata sia Curt. Non posso
farci niente, li shippo troppo.
E
indovinate chi dovete ringraziare – o flagellare, dipende dai punti di vista –
per la presenza di questa fic online: Robs, sempre e
solo lei. Sì, stiamo cercando di convertire il mondo al MegaLynchesimo
e ci riusciremo!
E
credo di non aver altro da dire. Ringrazio già chiunque leggerà, recensirà e
quant’altro. Spero vi sia piaciuta.
Bear
hugs a tutti!
Vals