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Autore: Ambaraba    23/09/2012    4 recensioni
Castiel/Balthazar.
Quello che gli angeli fanno è occuparsi degli altri. Tenere in equilibrio l'asse del mondo, salvare vite, rimettere in ordine le cose storte, combattere il male. Non è scritto da nessuna parte che debba esserci qualcuno ad occuparsi di loro, a restituirgli almeno una minima parte di quell'amore che loro così naturalmente, così discretamente spargono in giro.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Se tu cadrai Intorno a lui c'era un silenzio felice.
Si trovava in una di quelle tante dimensioni neutre dove spesso andavano a rifugiarsi, lui e quelli come lui. Luoghi che non esistevano ma esistevano; luoghi volatili, onirici, luoghi dai contorni incerti: luoghi che semplicemente erano Altrove.
Anche gli angeli a volte avevano bisogno di pace, di quiete, di un posto dove nascondersi per ascoltare in completa serenità le radiazioni pure della loro Grazia, per ritrovare quel pezzetto del Padre custodito in ognuno di loro, nella loro essenza.
Castiel ultimamente di pace era riuscito ad averne davvero poca. Non aveva mai tempo per sé, per fermarsi a riflettere. La guerra civile in Paradiso lo teneva impegnato ogni istante, ogni attimo. C'era sempre qualcuno che lo cercava per chiedergli cosa fare, o per informarlo di quello che stava succedendo.
Non c'era tempo per le parole. Tantomeno, per le parole di conforto.
Eppure ne aveva così bisogno. Bisogno d'amore, di calore, di sostegno.
Un sorriso rapido e triste gli sfiorò le labbra. Quello che gli angeli fanno è occuparsi degli altri. Tenere in equilibrio l'asse del mondo, salvare vite, rimettere in ordine le cose storte, combattere il male. Non è scritto da nessuna parte che debba esserci qualcuno ad occuparsi di loro, a restituirgli almeno una minima parte di quell'amore che loro così naturalmente, così discretamente spargono in giro.
Il suo desiderio di amore era così... Umano.  
Sapere di non poterlo soddisfare lo riempiva di tristezza. 
Era immerso in pensieri di questo tenore, quando un tonfo alle sue spalle richiamò la sua attenzione.
- Ehi... Fratellino... Come te la passhi?
Un Balthazar felice, sconvolto e brillo gli sorrideva, caduto di peso sul pavimento, mentre faceva ondeggiare una bottiglia di whisky vuota stretta nella mano destra.
L'alcol gli aveva arrossito le guance e reso lo sguardo più lucido. I suoi occhi erano quelli di un allucinato.
Subito Castiel gli fu al fianco e lo tirò su: -Balthazar... L'hai fatto di nuovo?
Più che una domanda era una constatazione. Da un po' il suo amico, fratello, nonché prezioso alleato, rigava dritto. Niente alcol, niente distrazioni. A Castiel dispiaceva sempre tantissimo vederlo ridursi uno straccio, perciò quando lo vide sobrio per un lungo periodo si rasserenò pensando che forse aveva definitivamente perso il vizio. L'aria persa, assonnata ed insensatamente euforica del suo fratello maggiore lo smentì.
No, decisamente il vizio non era passato.
Balthazar aveva i capelli scompigliati e non si reggeva in piedi. Si gettò di peso sulla spalla di Castiel, artigliando il trench con entrambe le mani per non cadere. Erano uno di fronte all'altro, vicinissimi. Troppo vicini. Rimasero così un secondo più del necessario. Castiel fu assalito dall'imbarazzo, mentre Balthazar incominciava a fremere.
Balthazar. Balthazar aveva una cosa ficcata in un angolo della sua essenza. Più cercava di trattenerla, più questa gli risaliva dentro, voleva uscire, forzava il suo diaframma la sua gola le sue labbra per farsi strada ed uscire fuori.
Una sonora, lunga,  liberatoria risata.

Castiel ascoltò la risata più sprezzante, felice, spontanea e deridente della sua vita.
Gli occhi di Balthazar si riempirono di lacrime di divertimento. La sua mente annebbiata distorceva le immagini, alterava i sentimenti, ingigantiva gli slanci. Trovava irresistibile il rossore virginale di Castiel. Cassie, Cassie... Il suo Cassie.

Lo aggredì, quasi. Si allungò quel tanto che bastava per riempirlo di baci sul collo, prima che Castiel si ritrasse.
- Balthazar, - disse l'angelo in trench, affannato, confuso, - non sei pienamente in possesso--
- Andrà tutto bene, Cassie. Ci sono io con te.
I suoi occhi erano sempre troppo brillanti, la sua mente era aggrovigliata, ma riuscì a frenarsi quel tanto che bastava per far sapere al suo fratellino che lui c'era.
Balthazar aveva una specie di filo diretto con lui. Sentiva la sua tristezza, la sua solitudine, il suo vuoto.
Avrebbe voluto essere lui a riempirlo, con la sua prepotente presenza. A Balthazar piaceva bere, divertirsi. A Balthazar piacevano le donne. Quelle, ne cambiava tante. Ma di uomini... Lui aveva conosciuto solo e soltanto il suo amato Cassie. Non c'era mai stato un altro, non ci sarebbe mai stato.
Solo lui.

- Balthazar, io... Tu non devi... - balbettò Castiel, addolorato dalla tendenza all'eccesso del suo fratello grande. Il suo sguardo si fece compassionevole.
- Tu non devi farti del male - disse.

La bottiglia finì a terra, seminando schegge sul pavimento, tutt'intorno.
- Cassie... Non essere triste... - biascicò Balthazar barcollando, cercando di tenersi in piedi da solo.
Erano leggermente distaccati, ora, ma sempre vicini.
Balthazar fece una carezza sul viso chiaro di Castiel, che chiuse gli occhi. L'aveva tanto voluta. Una carezza.
Era una carezza debole, alcolica, ma cosa importava?
Era la carezza del suo fratellone. Del suo fratellone squilibrato.
Castiel lo abbracciò forte, in fretta, all'improvviso. Balthazar barcollò di nuovo sotto l'impeto di suo fratello, ma non cadde.
- Ehi... - disse soltanto, - coshì mi shoffochi.
Rimasero abbracciati a lungo, in piedi, in un luogo Altrove.

Lo sguardo di Balthazar riverberò luce come vetro, quando mormorò piano, nell'orecchio di Castiel:
- Se tu cadrai, io cadrò con te.


- Se tu cadrai, io cadrò con te.


  
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