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Autore: WhiteLight Girl    23/09/2012    4 recensioni
La voce della nonna raggiunse la ragazza quasi con petulanza. «Tesoro, non hai aperto?»
«Non è nessuno per cui valga la pena» rispose la rossa legandosi i capelli in una coda scarmigliata.
Il campanello suonò ancora. «Ruki! Per favore» cantilenò la nonna sbrigativa.
Ruki tornò all’ingresso e riaprì.
«Ciao» disse seccata appoggiandosi ad uno stipite della porta, in attesa di sapere la ragione della loro visita.
Kenta fu’ il primo a farle un cenno di saluto «C’è caldino per essere ottobre, non credi?» domandò, tentando di intavolare una conversazione, nell’attesa forse di essere invitati ad entrare.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kenta Kitagawa, Ryo Akiyama | Coppie: Hirokazu Shiota/Kazu, Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEMAFORO GIALLO.
PROCEDERE CON CAUTELA


Ruki si chiuse in camera sbattendo forte la porta alle sue spalle. Digrignava i denti, ripensando a come, con una semplice frase, quel ragazzino sconosciuto le aveva ricordato l’ultima, bruciante sconfitta.
L’ultimo torneo era assolutamente da dimenticare, per la regina dei Digimon e le due settimane che erano passate non erano bastate per sbollire la tensione.
La parte peggiore era di sicuro il fatto di non essere riuscita ad arrivare neanche in finale, a causa di quella stupida impostazione che aveva fatto sì che lei e Ryou si trovassero faccia a faccia ben prima della semifinale.
Inutile dire che ora la ragazza lanciava fulmini e saette contro chiunque nominasse il ragazzo o accennasse il fatto in un qualsiasi modo. Era stata chiusa in casa per giorni, dopo aver fissato il Tamer dritto negli occhi ed avergli detto categorica: «Se ora non vinci ti ammazzo con le mie mani. E che tu vinca o no non voglio più vedere la tua brutta faccia».
Ora che erano passate due settimane, secondo i suoi calcoli la finale si era svolta quella mattina e lei ribolliva di rabbia per non essere stata lì a lottare per il podio. Ma non poteva farci nulla, a parte prendersela con sé stessa e con il mondo.
Si fece un panino. Sua madre era al lavoro e la nonna si occupava del bucato in lavanderia.
Quando suonarono alla porta era l’unica a poter andare ad aprire. Lo fece. Si avviò seccamente all’ingresso e spalancò l’uscio per trovarsi davanti quelli che probabilmente erano i due Tamers che meno sopportava.
Hirokazu e Kenta la osservarono con un sorriso responsabile, chiusi in un silenzio ancor più colpevole.
Ruki chiuse loro la porta in faccia senza alcuna esitazione e si voltò per tornare al suo panino. Ma i due suonarono ancora, insistenti.
La voce della nonna raggiunse la ragazza quasi con petulanza. «Tesoro, non hai aperto?»
«Non è nessuno per cui valga la pena» rispose la rossa legandosi i capelli in una coda scarmigliata.
Il campanello suonò ancora. «Ruki! Per favore» cantilenò la nonna sbrigativa.
Ruki tornò all’ingresso e riaprì.
«Ciao» disse seccata appoggiandosi ad uno stipite della porta, in attesa di sapere la ragione della loro visita.
Kenta fu il primo a farle un cenno di saluto «C’è caldino per essere ottobre, non credi?» domandò, tentando di intavolare una conversazione, nell’attesa forse di essere invitati ad entrare.
Hirokazu gli diede una gomitata, per iniziare a parlare «Siamo qui da parte di Ryou» disse esitante, indietreggiando con il timore che la ragazza lo colpisse.
Ruki si corrucciò, per sollevare poi un sopracciglio quando Ryou si affacciò dal portoncino per salutarla con un cenno. «Ciao» le disse, prima di tornare a nascondersi.
«Che volete?» domandò la ragazza sbrigativa.
Kenta sospirò, pronto a vuotare il rospo «Ryou vorrebbe che tu sapessi che ha vinto il torneo, e lo ha fatto in tuo onore»
«Ma davvero? Sono lusingata» li schernì Ruki portando platealmente una mano al petto. Poi cambiò tono radicalmente. «Puoi dire a Ryou che non me ne faccio nulla delle sue dediche».
Kenta aprì la bocca per giustificare l’amico. La sua stessa voce lo interruppe.
«Dì a Ruki che non è stata colpa mia se ci siamo dovuti scontrare subito»
«Ruki» iniziò Hirokazu cauto «Lo sai che non è colpa di Ryou se vi siete scontrati subito, e non è colpa sua neanche se ti ha battuta» esitò un istante, prima di terminare con un «Di nuovo…»
«Così non migliori le cose» lo sgridò Ryou nascosto dietro il muretto.
«Dì a Ryou che dovrebbe smettere di comportarsi da bambino e nascondersi dietro due leccapiedi patetici» grugnì Ruki chiudendo ancora la porta. Restò lì di fronte, nell’attesa di sentire ancora il campanello.
«Ruki ha detto di smettere di comportarti da bambino» riferì Kenta con voce ovattata.
«E smettere di nascondermi dietro voi leccapiedi» terminò Ryou per lui. «Ho sentito».
Anche se non la potevano vedere, Ruki inarcò le sopracciglia seccata ed incrociò le braccia.
Stava per allontanarsi, che bussarono ancora. Aprì la porta e la bocca per fare una sfuriata, ma si ritrovò davanti proprio Ryou, che sorrideva mesto con un mazzolino di fiori tra le mani.
Restò zitta, squadrandolo, mentre glieli porgeva.
«Il biancospino è perché spero che tu ora non mi picchi, l’asphodelus perché mi dispiace, la viola del pensiero è perché continuo a pensarti, il rododendro… Beh…» esitò, diventando rosso fin quasi alla fine dei capelli.
Anche Ruki arrossì, temendo il punto in cui volesse andare a parare.
Ryou sospirò, si guardò attorno come alla ricerca di una via di fuga, ma rimase con i piedi ben piantati sul pianerottolo.
Tendeva ancora il mazzolino verso di lei, che si rifiutava di prenderlo. «Volevo sapere se ti andava di uscire con me, domani sera»
Ruki deglutì a vuoto, le sue mani ebbero un tremito. «No» disse cupa, richiudendo ancora la porta.
«Passo a prenderti alle cinque» le disse invece il ragazzo urlando.
La ragazza si costrinse a riaprire, quasi strappò il mazzolino di fiori dalle mani di Ryou e gli disse categorica:
«Cinque e mezza. E ci troviamo al parco»
Poi tornò a richiudersi nel suo ostinato silenzio dietro la porta di casa, mentre Ryou sorrideva beato e tornava in strada.
«Bel colpo» gli disse Kenta, che lo aspettava in un punto da cui Ruki non aveva potuto vederlo.
«Siete ancora qui?» si lamentò lui imbarazzato.
«Non ci saremmo mai persi il momento della tua disfatta» sorrise Hirokazu. «Certo non ci saremmo mai aspettati che lei avrebbe accettato. Sei un pericolo pubblico, amico»
Gli diede una spallata leggera, che lo fece sbandare, ma Ryou continuava a sorridere come un ebete.
   
 
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