Osaka – Nuova Londra

12 maggio 2129

 

“L'ultima volta che vidi Alice avevamo 14 anni entrambe. Andavamo alla stessa scuola ed eravamo migliori amiche da sempre, tuttavia nell'ultimo anno lei si era fatta sempre più distante; non che avessimo smesso di uscire insieme o di andare l'una a casa dell'altra,  semplicemente lei durante le medie era cresciuta e diventava ogni giorno più carina, i ragazzi la notavano e le compagne di classe erano sempre molto prese da lei. Inizialmente anche io ero coinvolta nei loro discorsi perché Al mi  trascinava quasi con la forza a socializzare, come diceva lei, alla fine però smisero di comprendere anche me.”

Hann fece un tiro alla sua sigaretta ed espirò il fumo con il naso, lo sguardo perso chissà dove. “Non che questo abbia importanza, ora.” concluse con un gesto svogliato della mano. “Ci stavo pensando perché il periodo della sua scomparsa dovrebbe essere più o meno lo stesso della nostra destinazione.” Bick la stava guardando, il sopracciglio destro leggermente inarcato, ma null'altro nella sua postura lasciava trapelare alcun interesse verso quel discorso. Non si erano mai piaciuti particolarmente ma il lavoro è pur sempre lavoro, e fare i prelievi in coppia è decisamente più facile che da soli.

“Non starai pensando di andare a darle un salutino, mh?” replicò l'uomo con una flessione leggermente ironica nel tono della sua voce ma si bloccò subito quando Hann fu colta da uno spasmo di tosse violento che la costrinse a piegarsi in due sulla sedia con le mani strette al petto. La sigaretta cadde a terra e lui si limitò ad allungarsi per raccoglierla prima che rovinasse la moquette. “Se sai come ti fa stare perché continui? Non puoi fare certe scenate al lavoro.” Concluse allungandosi verso il posacenere sul tavolino di vetro per spegnere il mozzicone. Un po' di rossetto gli rimase sulle dita ma sembrò non accorgersene.

Quando il respiro riuscì a regolarizzarsi nuovamente, Hann si rimise a sedere con la schiena dritta ma le mani rimasero sul petto. “Fanculo!” rispose con voce roca “Sono spacciata comunque ormai”. Scosse la testa sforzandosi di sorridere e si alzò in piedi, una corta ciocca dei suoi capelli rosa elettrico le ricadde sulla fronte nel farlo. “Ma che ne sai tu... Se anche la tua vita avesse così schifo non saresti conciato meglio di me!” aggiunse assottigliando lo sguardo su di lui, che non fece una piega nemmeno quando lei gli diede le spalle e lasciò la stanza.

“Stronza.” mormorò quando i passi di Hann furono abbastanza distanti da assicurargli di non essere sentito.

 

L'aereo atterrò a Nuova Londra nel primo pomeriggio, solo poche ore dopo la loro partenza. La missione era molto semplice: tornare indietro di 12 anni nella zona allora frequentata dai mercanti di animali e piante, tutta roba illegale, recuperare il tizio X e portarlo nel presente per impedirgli di vendere l'oggetto Y del quale altrimenti si sarebbero perse le tracce. Caso chiuso in meno di sei ore. A loro non era dato sapere altro per non compromettere la storia. Le prediche del Capo al riguardo erano sempre molto pesanti, ma in fondo non si può biasimare una vecchia zitella infelice...

Era stata lei a trovare Hann e ad offrirle quel lavoro, sei anni prima. Ma non è una storia di cui entrambe parlano volentieri.