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Autore: LuluXI    24/09/2012    3 recensioni
“Sei sempre il solito, Milo”.
Il Saint dello Scorpione quasi si stupì vedendo Camus lì, in piedi, davanti a lui, con la sua armatura addosso, che con la sua voce seria gli rivolgeva la parola. Il suo tono poteva addirittura apparire di rimprovero a chi non conosceva bene l’Acquario, ma Milo non si lasciò ingannare dall’apparenza.
“Si, anche io sono felice di vederti Cam.” Rispose con un mezzo sorriso, alzandosi in piedi. “É da parecchio che non ti fai vedere”.

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Milo aspetta il ritorno di Camus dalla Siberia per potersi fermare a parlare con l'amico, ancora una volta.
[3° Classificata al contest "Tim Burton: Citazioni :), indetto da Alex_J sul forum di EFP]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scorpion Milo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: You will come back again
Autore:  LuluXI
Fandom: Saint Seiya
Raiting: Verde
Genere:  Generale
Avvertimenti:  Missing Moments, One-Shot
Frase Scelta:  Ti è mai capitato di sentire una barzelletta così tante volte da dimenticarti perché è divertente? Poi dopo tempo la risenti ed è come nuova
Note: Mi rifaccio al Manga, per questo Camus risulta effettivo maestro di Hyoga (nell’Anime c’è l’aggiunta del Maestro dei Ghiacci). Inoltre ciò che è scritto in corsivo, rappresenta i pensieri del personaggio, non il parlato. Ambientata in un momento impreciso, poco prima dello scoppio della battaglia delle dodici case.


 

Milo se ne stava seduto sul primo gradino della lunga scalinata che portava alla settima casa, quella della bilancia, e osservava l’orizzonte. Nuvole nere si stavano ammassando su Rodorio, il piccolo villaggio che sorgeva vicino al Santuario, e presto sarebbero arrivate anche lì. Se spostava lo sguardo, poteva vedere gli aspiranti cavalieri che si allontanavano dall’arena: stava ormai scendendo la sera e tutti avevano premura di rientrare nei loro alloggi per potersi godere una doccia e un pasto caldo. Persino le sette case più in basso della sua sembravano prive di vita. La terza e la settima erano vuote da anni, mentre la prima, quella del montone dorato, solo da qualche mese: Mu si era ritirato in un luogo sperduto, lontano, ignorando il richiamo del Sacerdote. Quanto ad Aldebaran, era dal Sacerdote mentre Shaka era sicuramente intento a meditare. Gli altri due custodi, alla terza e alla quarta casa, Milo non li vedeva quasi mai.
 
Il Saint dello Scorpione amava l’assenza di Death Mask, rozzo e brutale, ma sentiva la mancanza di Aiolia: dalla morte di Aiolos, non era stato più lo stesso. Con nostalgia Milo si concesse la possibilità di tornare con la mente ai vecchi tempi, quando erano ancora bambini e, nonostante i loro doveri di Saint, potevano condurre una vita spensierata sotto l’occhio vigile di Aiolos e di Saga. Ma il tempo per i giochi era finito: i due Gold Saint erano spariti entrambi da tredici anni e loro erano cresciuti; ormai, erano prossimi alla guerra.
“Perché il Sacerdote dovrebbe volere la guerra?” si domandava spesso Milo, quando si ritrovava da solo “Perché dovrebbe temere una falsa dea e una banda di ragazzini?”.
Sulle intenzioni del Sacerdote vi era un velo di mistero, così come sulla sua storia e sulla sua identità. Arles era apparso dal nulla, sostituendo l’ormai anziano Shion. Nessuno aveva mai obiettato visto che i due candidati a prendere il suo posto erano spariti nel nulla e gli altri Gold Saint erano troppo giovani per assumersi una tale responsabilità.
Milo aveva sette anni quando Saga di Gemini era sparito e Aiolos di Sagitter si era rivelato un traditore; e anche dopo tredici ani faticava a credere a quanto era accaduto.
 
Una goccia di pioggia gli cadde sulla fronte, costringendolo a lasciare da parte, almeno per un istante, i suoi pensieri: alzò lo sguardo verso il cielo e un’altra goccia lo colpì, seguita a ruota da tante altre.
“Non dovresti stare all’aperto con questo tempo: finirai per ammalarti.”
Il Gold Saint abbassò lo sguardo e Shura entrò nel suo campo visivo: il Gold Saint del Capricorno stava lì in piedi, davanti a lui, con indosso la sua armatura dorata.
“Pensi davvero che basti un po’ di pioggia a fermarmi?” rispose l’altro con uno dei suoi sorrisi sghembi. “Inoltre, sto aspettando una persona…”
“Capisco” replicò Shura, prima di superarlo per procedere all’interno dell’ottava casa e avviarsi alla decima, la sua dimora.
“E’ sempre stato di poche parole” pensò Milo, seguendolo con lo sguardo. Per un istante riuscì a vedere anche l’armatura dorata dello Scorpione, la sua armatura, che aveva lasciato nell’ingresso; poi Shura sparì tra le ombre e Milo tornò a fissare il cielo.
Il Saint del Capricorno era sempre stato taciturno, ma dalla morte di Aiolos si era chiuso in se stesso, tanto quanto Aiolia. L’aver ucciso colui che rappresentava un modello per tutti, colui che incarnava un ideale doveva essere stato un duro colpo, anche se si trattava di un traditore.
 
L’acqua cadeva ora con molta più energia e ben presto Milo si ritrovò fradicio.
Quando la pioggia fu talmente forte da coprire i passi di Shura, Milo si decise a voltarsi per l’ennesima volta, per osservare quella parte del Santuario a cui aveva dato le spalle fino ad un istante prima. Le ultime quattro case si arrampicavano su sulla montagna e, sopra tutte, torreggiavano imponenti le stanze del Grande Sacerdote e la statua della Dea Atena.
Tuttavia al Gold Saint dello Scorpione interessava una sola casa, l’undicesima. Si concesse una smorfia di delusione quando vide che neanche una luce illuminava l’interno del tempio: era ancora vuoto, come era stato nei mesi precedenti.
Camus era partito per la Siberia, come sempre, ma non era tornato dopo tre mesi, come ogni volta: era rimasto laggiù, ad addestrare i suoi allievi per più di un anno, senza rientrare al Santuario nemmeno per fare rapporto. Aveva mandato lettere, brevi e concise con qualche saluto, ma nulla di più: era stato freddo come i ghiacci della sua amata Siberia.
“Almeno è rimasto se stesso. Si, te lo riconosco Camus, non ti sei smentito.”Pensò Milo, concedendosi un sorriso amaro. Il cavaliere dell’Acquario era sempre stato molto composto e solitario, tanto da apparire molto spesso distaccato: l’esatto opposto di Milo, molto più diretto ed espansivo. Eppure la loro amicizia era durata in tutti quegli anni, nonostante tutto: al Saint dello Scorpione piaceva pensare che quello fosse un regalo di Atena.
 
“Sei sempre il solito, Milo”.
Il Saint dello Scorpione quasi si stupì vedendo Camus lì, in piedi, davanti a lui, con la sua armatura addosso, che con la sua voce seria gli rivolgeva la parola. Il suo tono poteva addirittura apparire di rimprovero a chi non conosceva bene l’Acquario, ma Milo non si lasciò ingannare dall’apparenza.
“Si, anche io sono felice di vederti Cam.” Rispose con un mezzo sorriso, alzandosi in piedi. “É da parecchio che non ti fai vedere”.
“Sono stato impegnato, lo sai”, rispose l’altro, seguendolo all’interno dell’ottava casa. Per un po’ nessuno dei due parlò, mentre svolgevano la normale routine: Milo sistemava le sedie e Camus si toglieva l’armatura, per poi preparare un the bollente che sorseggiavano entrambi seduti davanti al camino, che nei mesi estivi restava spento.
Quando finalmente entrambi si furono seduti, Milo prese la parola.
“Questa volta sei stato via più a lungo del solito: ho dovuto aspettare parecchio…”
“Hyoga doveva conquistare l’armatura: non potevo andarmene, dovevo tenerlo d’occhio, anche se solo da lontano” rispose Camus, bevendo un altro sorso “Inoltre, concluso l’addestramento, il Sacerdote mi ha incaricato di controllare la situazione in Siberia: per nostra fortuna, la ribellione non è arrivata fin laggiù.”
A quell’affermazione, Milo si limitò ad annuire, sorseggiando in silenzio il suo the: ogni volta che Camus si assentava per molto tempo, Milo aveva paura di ritrovarsi davanti uno sconosciuto, al suo ritorno. Tuttavia, per sua fortuna, le sue preoccupazioni erano inutili: Camus era sempre lo stesso.
 
“Mi mancavano le nostre rimpatriate trimestrali, Cam” disse, quando ormai la poltrona su cui sedeva era bagnata quanto lui, e la tazza completamente vuota.
“Anche a me mancava la tua presenza, Milo: è stato un anno solitario, il mio” rispose il Saint dell’Acquario, posando la tazza sul tavolino che li divideva “Inoltre noi Gold Saint dovremmo essere vicini, uniti e compatti, ora più che mai, con la guerra alle porte.”
Alla parola guerra, Milo si concesse una smorfia.
“Già, la guerra. Io sinceramente non capisco perché il Sacerdote ha attaccato per primo” aggiunse poi il Saint dello Scorpione “In fondo sono solo dei Bronze Saint… Dei ragazzini. Dei traditori si, ma dei ragazzini. Ma, come al solito, il Sacerdote è una persona di cui non si capiscono le vere intenzioni”.
A quell’affermazione, Camus non aggiunse nulla, limitandosi a tacere; fu infatti il suo compagno, a riprendere la parola.
“Tu cosa intendi fare col tuo allievo? Anche lui è diventato uno di loro ora, no?”
Alla domanda di Milo seguì nuovamente il silenzio, rotto solo dal tintinnare delle tazze, ormai vuote, che Camus aveva preso in mano, per riportarle in cucina.
Il suo compagno non disse nulla, rimanendo in silenzio, in attesa del suo ritorno. Come sempre Camus preferiva tenere alcuni suoi pensieri per se.
“Il Santuario ha occhi e orecchie, Milo” diceva di tanto in tanto “Tutto ciò che diciamo o facciamo, viene riferito al Sacerdote: alcuni pensieri, preferisco tenerli per me.”
 
Il Gold Saint dello Scorpione si era ormai abituato al carattere dell’amico così, quando quest’ultimo rientrò dalla cucina e tornò a sedersi, non andò a rivangare la conversazione che era stata interrotta, ma cambiò argomento.
“Ora i tuoi viaggi in Siberia sono finiti vero?”
“Si, a meno che il Sacerdote non mi affidi nuove missioni.”
A quella risposta, lo Scorpione sbuffò.
“Peccato” aggiunse subito dopo.
“Peccato?” domandò Camus perplesso “Pensavo non ti piacessero i miei viaggi in Siberia”
“Oh, infatti odio i tuoi viaggetti in quella landa desolata” rispose Milo, concedendosi nel frattempo un sorriso “Però, se non parti più, non ci saranno più neanche le nostre rimpatriate trimestrali!”
A quell’affermazione, l’altro Gold Saint alzò gli occhi al cielo.
“Potremmo comunque trovarci a parlare, Milo”
“Non sarebbe  la stessa cosa! Non ci sarebbe…” Milo lasciò la frase in sospeso, pensando alle parole da usare “…Non ci sarebbe il brivido dell’attesa del rincontrarsi dopo lungo tempo!”.
“Sei sempre il solito…Non va mai bene nulla!” concluse Camus, scuotendo il capo, rassegnato.
 
“Che poi, Milo, non mi sono mai spiegato cosa ci trovi di tanto speciale in queste “rimpatriate trimestrali”, come le chiami tu: sono semplici conversazioni!” aggiunse poco dopo “Non che non mi piacciano, ma non ho mai capito perché insisti così tanto per vedermi nel momento esatto in cui rientro al Santuario.”
Cogliendo la domanda implicita del compagno d’armi, Milo prese la parola non appena Camus tacque.
“Cam, ti è mai capitato di sentire una barzelletta…”
Vedendo che l’altro stava per interromperlo, Milo sospese spontaneamente la frase, per prevenire Camus.
“Si, non sei un tipo da barzellette, ma ascoltami lo stesso. Ti è mai capitato di sentire una barzelletta così tante volte da dimenticarti perché è divertente? Poi dopo tempo la risenti ed è come nuova.”
Sapendo che Milo non si sarebbe lasciato interrompere tanto facilmente, Camus si limitò ad annuire.
“Ecco, per me le nostre rimpatriate sono così: le ho vissute così tante volte, da dimenticarmi cosa c’è di speciale. Poi tu rientri dalla Siberia e quando ti rincontro le nostre rimpatriate ritrovano tutto il loro significato più profondo.”
 
Conclusa la sua esposizione, Milo rimase ad osservare il Gold Saint dell’Acquario con un mezzo sorriso, soddisfatto del paragone che aveva utilizzato e, con suo grande stupore, quella metafora strappò un sorriso anche a Camus, che non sorrideva mai.
Forse perché, in fondo, sapevano entrambi cosa c’era di speciale in quegli incontri.
 
NOTE FINALI:
Ta daaaaan! Uno dei Cliscè più amati (da me) di Saint Seiya: Milo e Camus insieme. Ho partecipato al contest indetto da Alex_J sul forum di EFP, non tanto perché speravo in un qualche risultato eclatante, quando perché ho trovato la frase “Ti è mai capitato di sentire una barzelletta così tante volte da dimenticarti perché è divertente? Poi dopo tempo la risenti ed è come nuova” adatta per uno come Milo… Perciò, a dire il vero, il mio obbiettivo con la partecipazione al contest era quella di utilizzare al meglio la frase, punto e fine. Il Terzo posto, non me lo aspettavo (ok che i partecipanti erano pochi e quindi non è un piazzamento eclatante, però… è comunque una soddisfazione *-*), soprattutto perchè il giudice non conosceva il fandom (e, sinceramente, non ho ancora capito se questo mi ha penalizzato o avvantaggiato xD). La vittoria più grande per me, tuttavia, è l’esser riuscita a far incuriosire il giudice circa Saint Seiya: amo talmente tanto questo fandom che, se anche fossi arrivata ultima, questa piccola soddisfazione sarebbe bastata. Detto questo, mi eclisso, e ringrazio ancora una volta la giudiciA per le correzioni grammaticali (che ho provveduto a fare prima di pubblicare) e a Liena90 che ha fatto il tenerissimo banner!*-*
PS: Se vi state chiedendo “ma perché proprio Shura come comparsa?” la risposta è semplice: non lo uso praticamente mai, volevo dargli un po’ di spazio! xD

   
 
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