Tom era affacciato alla terrazza bianca dalle sottili colonne liberty che dava sul litorale di Nizza.
La notte era silente, la luna piena era nascosta dalle invisibili nuvole, ed un leggero vento scuoteva il mare oscuro.
Il vento era fresco, ma rigenerante, ed il chitarrista si strinse nella sua felpa bianca e nera.
Si voltò e gettò uno sguardo fugace alla Gibson Les Paul Custom abbandonata sul letto matrimoniale di una delle incalcolabili suite che l'avevano ospitate, le cui soglie, aveva varcato senza attenzione, abituato al lusso e sentendolo estraneo al suo essere.
Aveva deciso di osservare il paesaggio notturno, illuminato solo dalla luce bianca ed artificiale dei lampioni del lido abbandonato, che contrastava con la naturale tenebra, cercando di carpire una parvenza d'ispirazione.
Annusò l'aria salmastra, come se in quelle particelle potesse esserci la risoluzione al suo dilemma, come se le narici potessero assorbirlo ed il suo corpo assimilarlo.
Non aveva perduto la passione in ciò che svolgeva, in ciò che aveva puerilmente immaginato stringendo la copertina di Back In Black degli AC/DC; l'amore dirigeva ogni suo movimento, influenzava ogni decisione, manovrava le dita affusolate, e rare in uomo, che danzavano sulle corde ruvide e metalliche dello strumento che lo esprimeva al meglio; ma necessitava di cambiamento, come una faglia che attende, inevitabile, le zolle che, rotolando e scivolando, causeranno un terremoto.
Temeva di non donare più emozioni, di esserne deprivato egli stesso, di essere divenuto un illusore ed un illuso al contempo, un manipolatore ed un manipolato.
Non poteva manifestare sentimenti nascenti con le persone attorno a sè, le fans, seppur sincere, seppur fondamentali, risultavano essere più inaccessibili di quanto egli lo fosse per loro: temeva di non essere all'altezza della loro dedizione, di non riuscire ad espletare quelli che considerava obblighi di riconoscenza, di non riuscire ad approcciare degnamente con loro.
Mentre era immerso nei suoi pensieri contraddistinti dall'incertezza, notò un misterioso movimento sulla battigia appena riconoscibile.
Strinse gli occhi per osservare oltre il riflesso dei lampioni, e distinse il busto di quella che doveva essere una ragazza dai lunghi capelli a coprirle il volto, le cui braccia tentavano di arenarsi e di trasportare con loro le gambe affondate.
Immediatamente intervenne per soccorrerla, eludendo la sorveglianza uscì dall'hotel, aggirò l'edificio e rapidamente accorse in suo aiuto, temendo il peggio.
Dopo essersi accertato che la giovane respirasse, rassicurandola la prese tra le braccia deciso a portarla nella sua stanza, mentre le tracce del loro passaggio venivano velocemente cancellate dalla marea