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Autore: RoxyDowney    24/09/2012    1 recensioni
Allison aspirante giornalista cerca la sua occasione nella grande mela ma la troverà altrove, mettendola nella condizione di dover prendere delle decisioni che cambieranno per sempre tutto ciò che la circonda. L'amore, l'amicizia e una nuova città da conoscere varranno ciò che dovrebbe lasciare a New York?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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-2 La città degli angeli
Natan la fissava sorridente
-Complimenti! Ecco qui tutto il necessario.
Disse porgendole una cartelletta che all’interno conteneva il biglietto aereo, una carta di credito, il nominativo ed il numero della persona da contattare a Los Angeles e tutte le indicazioni inviate via e-mail dall’assistente di Mr. Downey che spiegavano nei minimi dettagli come sarebbe avvenuta questa collaborazione tanto voluta da Mr. Downey con la testata giornalistica per cui lavorava. Chiuse la cartelletta, sorrise e si avviò verso l’uscita.
-Ally!
La richiamò Natan, mentre si era alzato dalla sua posizione per raggiungerla.
-Ho appena avvisato Patrick al 25° piano, passa da lui signorina, hai bisogno urgente di conoscere la MODA! Stai per andare a L.A. ragazza! Non puoi presentarti così!
Disse con un tono di voce un po’ più stridulo guardandola da capo a piedi, mentre digitava sul suo telefono aziendale.
Lei sussurrò un grazie e si avviò svelta, doveva ancora fare i bagagli e sarebbe stata fuori casa per parecchio, così passò da Meredith per darle la buona notizia, ma non ci fu bisogno di parole, appena la vide arrivare capì subito come erano andate le cose! Si abbracciarono, ma per non dare troppo nell’occhio non le raccontò i particolari. Le passò la chiave di casa sua e Meredith sussurrò
-Tienimi aggiornata e goditi L.A.!
Prese l’ascensore, aveva una miriade di cose da fare prima di prendere quel volo l’indomani mattina.
Le porte dell’ascensore si aprirono e uscì in fretta, pensava, Patrick. Non conosceva questo Patrick, “ora come lo trovo senza perdere un infinità di tempo?”
Non era mai stata al 25° piano, era tutto pieno di stoffe, vestiti riposti nelle loro custodie griffate, ed una moltitudine di telefoni che squillavano in continuazione.
-Tu sei Ally!
Disse qualcuno alle sue spalle, Natan l’aveva descritta cosi bene da permettere a Patrick di riconoscerla al volo? Allora era messa peggio di quanto lei pensasse.
-Vieni ho proprio quello che fa per te, io sono Patrick il compagno di Natan, anche se immagino che lui non se lo sia lasciato sfuggire...
Quella frase la rassicurò, il suo stile sarebbe migliorato da lì a poco, ma notò quella vena d’amarezza nell’ultima parte della frase e le dispiacque molto, tanto da aumentare il passo mettersi al suo fianco ed aggiungere
-Non è sceso nei particolari, ma dice che tu sei il migliore in molte cose
Sorridendo, “altra carta bruciata” ma questa almeno era stata giocata come forma d’altruismo, contava davvero per il raggiungimento della quota massima di jolly giornalieri? Non ne era tanto sicura.
Entrarono in quello che doveva essere l’ufficio/deposito dove Patrick lavorava, le chiese la taglia e lei senza pensarci troppo glie la disse. Dopo poco lui scomparve lungo quei corridoi per poi riapparire con una valanga di vestiti riposti su un carrello. Una ragazza lo seguiva con un altro carrello con disposte scarpe ed accessori.
-E’ tutto cara. Susan te li ripone nel bagaglio a mano, il resto te lo facciamo consegnare là. Come sei messa a intimo?
La domanda la sconvolse non poco e dalla sua espressione lui intuì che era il caso di agire senza indugio, fece cenno alla sua collaboratrice che si affrettò ad aggiungere anche quello al suo bagaglio.
-Vai a L.A., devi essere al top, ora visto che al bagaglio pensiamo noi, tu vai sulla 5° strada c’è quel salone hai presente? Non posso fare pubblicità! Qualcuno potrebbe sentirmi… Su vai! Li avviso io del tuo arrivo e non opporti a Mick o ti caccia fuori!
Furono quelle le ultime parole che gli senti pronunciare mentre le porte dell’ascensore si chiudevano tra loro.
Ma era davvero necessario tutto questo per un intervista? O mio Dio, sì lui era tra gli uomini più sexy del pianeta, ma doveva intervistarlo, seguirlo nelle sue giornate tipo e poi mettere tutto nero su bianco.
Camminò, aveva bisogno di prendere aria, troppe emozioni tutte insieme e non aveva ancora avuto modo di metabolizzare tutto. Arrivata dove Patrick l’aveva indirizzata una ragazza le fece cenno di entrare “ci risiamo” pensò, ma si lasciò andare a quel pomeriggio tutt’altro che fastidioso in cui le fecero uno scroub al corpo, le tagliarono i capelli, depilazione “estrema” come la definiva lei, unghie, trucco, insomma quando si specchiò non era più sicura di niente, nemmeno di chi fosse quel viso riflesso. L’unica cosa che riconosceva erano i suo capelli corvini cortissimi, che le stavano d’incanto pur essendo un taglio tutt’altro che femminile. Pagò con la sua carta di credito, non era sicura che quelle spese potessero venir addebitate sulla carta aziendale. Per rientrare a casa si fece chiamare un taxi anche se il trasferimento fu breve. Il portiere le venne incontro, era un uomo anziano ma ancora efficiente
-Signorina Allison buonasera, hanno portato per lei una valigia.
-Ciao Nicolas, sì domani parto per un lungo viaggio! Oggi ho avuto la mia grande occasione al lavoro!
Lui si complimentò con lei, la conosceva da quando era nata, proprio in quel palazzo, la vide crescere e doversi rassegnare prima alla morte prematura della madre che mancò in giovane età, e poi alla perdita del padre quando aveva appena compiuto 20 anni. Avevano sempre avuto un buon rapporto, lui la considerava la nipote che non aveva mai avuto, e per lei, bhè per lei, lui era tutto ciò che le restava della sua famiglia. Lo baciò e lo abbracciò con tenerezza e poi salì in ascensore chiedendo di chiamarle un taxi per l’indomani mattina, per le 9 disse più volte sperando che l’anziano amico non se ne dimenticasse.
Entro nel suo appartamento, modesto ma ben arredato. Era al 15° piano non aveva una vista meravigliosa come quella dell’ufficio del suo capo, ma non si poteva proprio lamentare. Quella era la casa in cui era nata, anche se l’aveva fatta ristrutturare dopo il suo 25esimo compleanno, data in cui, si svincolò un piccolo fondo che il padre aveva fatto per lei alla sua nascita, così, con quei soldi si regalò quella ristrutturazione ed aveva da parte ancora qualcosa per continuare a coltivare il suo sogno di scrivere senza doverci rinunciare per la paga misera da neo assunta.
Si fece una tisana e dopo essersi cambiata si mise a sedere sul divano con la tv accesa senza realmente ascoltare, si concesse una sigaretta, stava cercando di smettere e anche un po’ per colpa dello stress al lavoro non ci era ancora riuscita. Prese la cartellina che stava sul tavolino, significava davvero molto per lei, ne carezzò i lembi prima di aprirla come fosse un rito, come per assaporare quella sfida. Nell’aprirla e svuotando il suo contenuto sul posto accanto a lei ebbe una sorpresa, le avevano dato un telefono di ultima generazione aziendale, un tablet, un numero di telefono su un post-it che penso di memorizzare per evitare di perderlo. Era il numero dell’assistente di Mr. Downey, era importante non perderlo.
Si era ripromessa di leggere tutta la corrispondenza tra l’ufficio e l’assistente per non arrivare impreparata all’incontro. Mise in carica il cellulare aziendale e si rilassò finendo di fumare mentre guardava la tv. Si risvegliò al suono della sveglia impostata sul cellulare per andare al lavoro e stropicciandosi gli occhi si rese conto di aver dormito sul divano. Era molto presto, aveva tutto il tempo per farsi una doccia e prepararsi, finì di truccarsi, come sempre in modo leggero e si ricordò del trolley preparato da Patrick. Aprendolo trovò dei post-it sulle custodie degli abiti “viaggio” “colazione di lavoro” “aperitivo” “cena elegante” “passeggiata pomeridiana” o mio Dio, le stava già venendo un forte mal di testa, ma si fece forza e prese “viaggio” lo portò in bagno e lo aprì. C’era una canotta semplice e poco appariscente, sopra una giacca bianca con un doppio contorno uno di un marrone chiaro e quello più esterno bianco come il resto della giacca, la gonna appena sotto il ginocchio era bianca anche quella ed aveva solo tre bottoncini che richiamavano il gioco di colori della giacca. Indossò le scarpe e ringraziò il cielo che non avessero un tacco troppo alto, una pochette conteneva dei bracciali, un orologio, degli orecchini molto piccoli ed una collana non troppo elaborata. Trovò nella busta esterna degli occhiali da sole e una borsa attaccata alla gruccia. Si guardò, sembrava uscita dalla copertina di una rivista di moda, e si compiacque di quell’immagine, infondo, si stava per presentare alla corte “del Re Sole” come lei e Meredith l’avevano soprannominato ridendo mentre parlavano di quell’opportunità. Sorrise a quel pensiero e dopo aver messo il suo profumo preferito in borsa insieme a un piccolo beauty di “emergenza”, mise nell’altra tasca tutta la tecnologia, era una borsa piuttosto capiente, Patrick aveva pensato a tutto.
Chiuse casa e scese trascinando il trolley. Il taxi la stava aspettando e il tassista parlava con Nicolas, salutò entrambi e si mise a sedere sul sedile posteriore, mentre il tassista sistemava il bagaglio.
Ci volle un’ora per raggiungere l’aeroporto e Allison si rallegrò di essere partita con largo anticipo. Pagò il taxi e lasciò il bagaglio al check-in e si diresse al bar per un ultimo caffè prima della partenza. Squillò il cellulare era l’assistente del Sig. Downey, ma prima di rispondere si perse a pensare che ora fosse in California, le sette del mattino. Erano così mattinieri laggiù?
-Miss Collins, sono Andrea.
Come se l’avesse sentito milioni di volte… ma chi era? Salutò cortesemente
-Ho controllato, il suo volo giungerà a L.A. in perfetto orario. Mando un’auto a prenderla.
Ebbe appena il tempo di confermare che la telefonata si chiuse senza convenevoli.
Si avviò verso l’imbarco visto che stavano chiamando il suo volo, controllò il biglietto e fu piacevolmente sorpresa di avere un posto in business class con imbarco prioritario così salì subito sull’aereo senza lunghe code. Le servirono da bere e attese il decollo.
Chiuse gli occhi per rilassarsi e senza accorgersene dormì per gran parte del volo, quando l’hostess si avvicinò per ritirare la tazza del caffè si svegliò, “meglio così” pensò, il viaggio era finito e stavano iniziando la discesa per l’atterraggio.
Agli arrivi trovò tra tutti gli uomini in giacca e cravatta anche quello che teneva un cartello con il suo nome. Collins. Nessuno la chiamava mai così. Lo raggiunse, lui prese il bagaglio e dopo averla accompagnata all’auto partirono. Si accorse subito che non era un’auto a noleggio con conducente che spesso vedeva girare per la città, ed iniziò a prendere appunti sull’accoglienza ricevuta. Si guardò attorno seguendo il paesaggio, ed ogni tanto chiacchierava con l’autista che era molto cordiale e le raccontava in quale zona della città si trovassero e per cosa era famosa. Dopo meno di mezzora l’auto si fermò davanti ad un grande cancello bianco, che lentamente si aprì e li lasciò entrare.
   
 
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