Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: LadyMaya    24/09/2012    2 recensioni
Sei ragazzi, sei storie diverse... eppure per una bizzarra serie di coincidenze, le loro strade s'incontreranno e si sa, una volta incrociato, il filo rosso del destino non può più essere sciolto.
Non mancheranno risate, colpi di scena, intrecci in questa storia che mi auguro possa piacervi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice.
Buonsalve a tutti i lettori di EFP! :) 
Dunque sono tornata con una nuova fic su Inuyasha ma stavolta come si deve! :) 
Dico così, perché l'anno scorso avevo scritto una long su questo fandom intitolata "All I want is you" 
ma che ho dovuto interrompere per problemi con il pc, connessione, trasloco (niente internet per mesi interi) T_T
Di conseguenza, ho smesso di pubblicare e niente "ciao core"  come si dice dalle mie parti! xD 
Mi ero rimessa in moto per ricominciare a scrivere quella long, ma nel farlo, mi è venuta un'idea geniale, che volevo proporvi questa sera! :D Muhahahha! Sì, sono idiota lo so -.-" 
Non so se qualcuno di voi la ricorda, comunque per coloro che l'avevano letta ci tengo a dare delle spiegazioni:
La storia è completamente cambiata, la trama in particolar modo e soprattutto non è concentrata solo ed esclusivamente su Kagome ed Inuyasha, ma anche sugli altri personaggi. Per questo non è più scritta in prima persona!
Di quella vecchia fic ci sono degli spezzoni che ho ripreso e che mi stavano bene, ma ripeto è totalmente diversa: Trama e personaggi!
In generale, è una fic semplice e senza pretese :)
Spero che possa appassionarvi e piacervi, magari se me lo faceste sapere con un commentino ne sarei proprio felice *_* 
Hahahahahah! XD 
Quasi dimenticavo: nella mia storia demoni e umani convivono nella Tokyo moderna! Immaginate che viene fuori XD
Comunque, a parte tutto, ringrazio in anticipo chi leggerà, chi commenterà, chi la seguirà! *_* 
Sarà comunque una grande soddisfazione per me!
A presto! :)
Maya






 

Do you believe in Destiny?


 

 

Capitolo 1.
 

 


G I R L S



-Ecco a te!-
Le rughe attorno alle labbra, colorate di fucsia, della donna di mezza età che aveva di fronte si evidenziarono, non appena le rivolse un sorriso di cortesia. Fece passare sotto il vetro della cabina che le divideva, il suo nuovo libretto di riconoscimento timbrato. 
 

Matricola 266391

Così recitava la scritta in nero, al di sotto dei dati anagrafici ed ufficializzata dallo stemma rosso dell’università, marcato un attimo prima dalla segretaria.
Con il muso incollato su quel documento, Kagome Higurashi si incamminò silenziosamente lungo il corridoio del campus.
Le era ancora difficile prendere coscienza del fatto che stesse per cominciare una nuova vita e che era seriamente entrata a far parte del mondo degli adulti. Le novità, solitamente, l’avevano sempre entusiasmata, ma quella volta non fu così. Sarà stato che nella sua testa si era creata una sorta di immagine di quel fatidico momento piuttosto inquietante, per colpa delle continue paternali che aveva dovuto sorbirsi.
 
“L’università è una cosa seria, ti giochi il tuo futuro tesoro, non è da prendere sottogamba.
E’ una scelta impegnativa, si tratta della tua professione. Ma sono sicura che tutto andrà per il meglio: sei così brava tu!
Ci regalerai grandi soddisfazioni!”

 
Le parole di sua madre le rimbombarono improvvisamente nelle orecchie, un brivido le attraversò tutta la schiena e in un attimo desiderò ardentemente di tornare indietro nel tempo, al momento in cui avrebbe dovuto iniziare le superiori. Insomma, era un po’ prematuro, secondo il suo parere, ritrovarsi a 19 anni catapultata in un mondo completamente nuovo, un ambiente in cui nessuno ti fila, dove vieni identificato solo con un numero. Non che al liceo fosse stata un tipo particolarmente socievole, ma il fatto che in quella nuova cerchia non ci fosse un minimo punto di riferimento, la spaventava. Perlomeno alle superiori aveva le sue due amiche Emi e Yuka con cui era cresciuta insieme. Sfortunatamente, come percorso di studi, loro scelsero altre strade: Emi decise di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza, Yuka invece Lettere Antiche, mentre il campus dove si era iscritta Kagome racchiudeva solo i rami di Medicina, Biologia, Biotecnologie e Professioni Sanitarie.
Perciò, morale della favola, avrebbe dovuto cavarsela da sola. Senza contare che il suo aspetto fisico e il suo insolito modo di essere non l’avrebbero di certo aiutata. Non che fosse totalmente inguardabile, semplicemente preferiva restare un’anonima ragazza qualunque, invisibile al resto mondo, perciò non andava mai conciata in maniera che ritenesse troppo appariscente: soliti jeans abbinati con un paio di anonime snikers, semplice t-shirt, accompagnata da una voluminosa felpa per le giornate più fredde. Sul suo piccolo nasino all’insù poggiavano un paio di enormi occhiali da vista, che celavano due grandi e profondi occhi color cioccolato.
I lunghi capelli corvini li teneva sempre raccolti in una sobria coda di cavallo, lasciando che solo un po’ di frangia le coprisse la fronte e il tutto rigorosamente senza trucco. Senza trascurare il fatto che fosse piuttosto bassa e troppo, troppo magra.
Ovviamente, non aveva mai riscosso successo tra i coetanei e questo aveva calcato ancor di più la sua timidezza ed insicurezza. Ma, come si dice, ogni tanto le cose volgono per il verso giusto…
-Cavolo! Scusami!!-
Una squillante voce femminile le perforò i timpani. Kagome non aveva ben capito cosa fosse successo, aveva solo la spalla indolenzita e la vista leggermente sfocata.
-Perdonami ti sono venuta addosso!- continuò quella voce.
-N-non preoccuparti, l’imbranata sono io- disse mentre risistemò gli occhiali sul naso. La ragazza nel frattempo si accucciò e cominciò a riordinare i libri che le erano caduti dalle braccia. Kagome, di rimando, si inginocchiò ad aiutarla e la fissò un po’: era decisamente carina, con i capelli castani che le ricadevano fluenti fino al petto, un filo di matita sugli occhi ed un velo di lucidalabbra.
“Di certo non è orribile come me.” Pensò Kagome.
-E questo era l’ultimo- disse, porgendole un altro volume che l’altra ragazza poggiò sopra gli altri.
-Grazie mille! Beh allora vado...-
Kagome stava per salutarla ma lei la interruppe ancora.
-Oh che sbadata!! Non mi sono presentata: sono Sango!- sentenziò sorridendo.
-Kagome… sono Kagome- sussurrò debolmente.
-Sei una matricola vero? Non ricordo di averti vista qui in giro!-
-Sì, sì sono nuova di qui! Che anno frequenti?-
-Il secondo. Capisco come ti senti. E’ tutto così diverso qui! Ma non preoccuparti, ti abituerai presto! Adesso scappo davvero, ci vediamo presto! Per qualsiasi cosa chiedi pure!!-
-Ti ringrazio Sango-
Quella Sango scappò via svoltando l’angolo del corridoio. Di colpo, Kagome si sentì felice di quell’incontro, sapeva che almeno c’era qualcuno a cui poteva chiedere se si fosse trovata in difficoltà, soprattutto qualcuno che non l’avrebbe scacciata o ignorata.
Oltre ad Emi e Yuka, non aveva uno straccio d'amico… o meglio un tempo c’era stato qualcuno di cui si era fidata ciecamente, all’infuori delle sue due compagne, ma che poi aveva finito per abbandonarla, come tante altre persone che incrociò lungo il suo cammino.
Erano solo dei bambini, ma lei aveva sempre creduto nella loro amicizia, in ciò che li legava.
D’istinto,  Kagome portò una mano al collo in cerca di quella collana. Toccò il ciondolo a forma di cuore che vi era appeso e per un attimo le sembrò di vedere il ragazzino che gliel’aveva regalata.
Si sentì così stupida per averlo pensato di nuovo e ancor di più per non aver buttato quell’oggetto nella spazzatura. Erano passati dieci lunghi anni, da quando lo vide l’ultima volta, prima che partisse per l’America con la sua famiglia, non sapeva neanche com’era diventato, dove fosse finito, se stesse bene… ma era chiaro che si fosse scordato del tutto di lei.
“Che idiota che sono, devo smetterla”
Kagome scacciò quei pensieri, concentrandosi nuovamente sul fatto che non sarebbe stata del tutto sola.
Conoscere Sango quel giorno le trasmise una forte carica e le mise il buon umore per il resto del pomeriggio. Peccato che non sapeva che quello era solo l’inizio di una lunga serie di “scontri” che le avrebbero cambiato totalmente la vita.
 

****


Sango correva a per di fiato, dopo esser scesa per miracolo dal bus, che l’aveva portata dall’università alla fermata più vicina a casa sua. I capelli le ciondolavano a destra e a sinistra, seguendo con armonia, i suoi movimenti. Era in un ritardo pazzesco, suo padre si sarebbe di certo infuriato. Stava per scattare il suo turno al bar che gestiva la sua famiglia sotto casa, sapeva che c’era il rischio di non arrivare puntuale ma non aveva proprio potuto rinunciare a passare in facoltà. Aveva delle fotocopie da ritirare, libri da riportare in biblioteca e per giunta, era finita contro quella povera matricola di nome Kagome.
Ma suo padre non avrebbe capito. Per lui, l’università era una perdita di tempo e visto che avevano già l’attività avviata, Sango avrebbe potuto benissimo dedicarsi al bar, invece di spendere tutti quei soldi in quaderni, libri e sciocchezze.
Non appena spalancò la porta del locale, un grembiule le volò in faccia.
Sango lo afferrò, un po’ spaesata, per poi sollevare lo sguardo. Suo padre se ne stava in piedi dietro al bancone, a fissarla con autorità.
-Muoviti-
Lei sospirò amareggiata e legò il pezzo di stoffa, dietro alla schiena.
-Un pensierino per la sorellona più bella e più brava del mondo!-
La voce di suo fratello Kohaku la fece sobbalzare, si girò e se lo ritrovò di fronte con un cioccolatino in mano.
Sango sorrise. Kohaku era l’unico motivo per cui accantonò l’idea di andar via di casa. Non avrebbe mai potuto lasciarlo da solo.
-Grazie fratellino!-
Scartò velocemente il dolcetto e lo infilò in bocca, per poi cominciare a darsi da fare, lavando piatti e stoviglie.
Sembrava che quella giornata non passasse mai, fino a che il campanello sopra la porta trillò. Sango d’istinto fece per girarsi, ma quando vide chi fosse appena entrato, ebbe un tuffo al cuore.
Si girò, di scatto, dando le spalle a quel cliente, che subito fu servito da suo fratello… per fortuna!
Come diavolo ci era finito nel suo bar?! Non avrebbe mai dovuto scoprire che quello fosse di sua proprietà, sarebbe stato troppo umiliante, avrebbe fatto la figura della pezzente e non voleva, non con lui.
Scappò in cucina, onde evitare che si avvicinasse per parlare, vista la fama da dongiovanni che lo precedeva.
Sango tirò un sospiro di sollievo: per quella volta l’aveva scampata. Si maledisse con tutta se stessa, perché non riusciva a capacitarsi del fatto, che avesse una cotta per quello sbruffone, riccone, pervertito. Detestava quella sua aria da playboy presuntuoso. Era un continuo odio e amore. Eppure da quella dannatissima festa in maschera, lei non aveva più smesso di pensarlo.
 

****


-Non riesco a credere che abbiate potuto farmi questo!-
La voce di cristallina di quella ragazza dai capelli rossi riecheggiava in tutta la stanza. I suoi grandi occhi verdi acqua, colmi di rabbia e frustrazione, erano puntati dritti su suoi genitori che la fissavano, impassibili.
-Smettila di protestare Ayame, così è stato deciso dal nostro clan, è per il bene della nostra Tribù, perciò ribellarti non servirà a nulla- affermò suo padre, un demone lupo dalle sembianze umane.
Certo, per il bene della Tribù… e al suo di bene, non ci aveva pensato nessuno?!
-Non avete il diritto di decidere per me, non avete il diritto di impormi cosa fare! E’ stato meschino da parte vostra, mi avete deluso!- continuò lei, questa volta con la voce tremante.
Tutta quella faccenda era assurda, non riusciva a capacitarsi del fatto che sua madre e sua padre avessero potuto condannarla ad un destino come quello. Loro restarono zitti, sperando che lei si rassegnasse prima o poi.
Ayame digrignò i denti e strinse i pugni. Non l’avrebbe permesso, si sarebbe rifiutata per il resto della sua vita, avrebbe combattuto pur di non sottostare a quel “compito” che le avevano affibbiato, senza il suo volere. Lei era forte, era la figlia del capo di uno dei clan della Tribù Yoro e fu proprio quel dettaglio a "punirla".
Restò immobile ancora per un po’, ma al solo pensiero di quello che l’aspettava, le saliva un senso di vomito e la gola si seccò improvvisamente.
Sentì gli occhi bruciare e la vista le si appannò. No, non voleva farsi vedere, non voleva dar loro la soddisfazione di vederla piangere, perché lei avrebbe lottato, non avrebbe mostrato nessuna debolezza.
Ayame si alzò, sbattendo le mani sul tavolo, per poi fuggire via sotto lo sguardo severo dei suoi genitori.
 
 
B O Y S 

-Koga! Vieni subito qui!-
-Vaffanculo!-
Dopo aver imprecato a dovere, il ragazzo chiuse violentemente la porta alle sue spalle, tanto che per un attimo, ebbe il timore di aver smontato lo stipite. Salì sulla sua lussuosa Mini Cooper cabrio e sfrecciò via lontano da quella casa.
I lunghi capelli neri erano raccolti in una coda alta. In mezzo ad essi spuntavano due orecchie appuntite, tipiche dei demoni lupo come lui ed erano scompigliati dal vento. Quella chioma corvina metteva in risalto i suoi profondi occhi azzurri, che in quel momento esprimevano solo collera, e la pelle mulatta, che stonava un po’ con quella frescura di fine Settembre. Il viso era attorcigliato in una smorfia di disgusto, mentre la mente vagava lontano.
Come avevano osato solo pensare che lui, il “principe” dei demoni lupo, avesse potuto acconsentire ad una tale imposizione?
Non si sarebbe mai abbassato a quei livelli, a costo di rinnegare la famiglia stessa. Li avrebbe fatti pentire della loro insolenza.
Loro pretendevano che avrebbe dovuto sottostare a quella follia, lui, Koga, che aveva fama, soldi, bellezza e che avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa volesse con un semplice schiocco delle dita… erano impazziti di certo!
Con quei pensieri in testa, spinse più forte sull’acceleratore, sgommando ad ogni curva.
No, non avevano capito chi avessero di fronte.
“Vogliono frenare uno spirito libero come il mio? Gli darò pane per i loro denti!”
Ghignò divertito, mentre agguantò il cellulare per scrivere un paio di messaggi.
Pigiò velocemente le lettere sullo schermo touch screen del suo telefono d’ultima generazione.
 
"Aperitivo, cena, discopub equivale a sesso, droga e rock’n’roll. Non potete rifiutare. Ci vediamo al bar sotto casa, alle 19.30. Puntuali!"

 
Rilesse il messaggio e cercò nella rubrica i numeri di cui aveva bisogno. Premette “Invio” e ripartì a tutto gas con la sua macchina. Sapeva che i due destinatari non avrebbero detto di no.
 

 *****


La fastidiosa suoneria di un cellulare, che interruppe la magia di quel momento, fu sovrastata dai soli insulti di un ragazzo moretto, con un codino all’altezza della nuca. Si sollevò un po’ con la schiena, facendo in modo che i muscoli delle sue larghe spalle scoperte si evidenziassero. Sbloccò il telefono e non appena lesse il messaggio, sorrise tra sé. La ragazza che stava sotto di lui seminuda, su quel letto, sbuffò tremendamente, infastidita.
-Chi diavolo è?- chiese con stizza.
-Soltanto Koga, ma io adesso devo andare dolcezza- disse, posandole un bacio poco casto sulle labbra.
Lei si scansò arrabbiata e si tirò su con i gomiti.
-Ma come? Dove vai?-
Lui si mise a sedere sul materasso, alla ricerca dei jeans.
-Dai Shima, ci vediamo un’altra volta… mica questa è l’ultima, o no?- domandò lui, malizioso.
Indubbiamente Shima era uno schianto, con quel suo fisico da modella, il viso angelico ed i seni prosperosi; avrebbe voluto di certo concludere, ma il suo amico lo aveva invitato a passare una serata delle loro e non poteva rifiutare.
E poi, chissà quante altre fanciulle sarebbe riuscito a portarsi a letto quella sera, perciò non sarebbe andato comunque in bianco.
Lui era così: le donne erano il suo punto debole, non riusciva proprio a saziare la sua incontrollabile libidine nei confronti del gentil sesso. Le voleva tutte: bionde, more, rosse, alte, basse non faceva tanta differenza per lui. Gli bastava che fossero carine e ben messe fisicamente.
Finì di sistemarsi la t-shirt sotto lo sguardo furente di Shima, che si copriva con il solo lenzuolo, riprese chiavi, portafoglio e cellulare.
Guardò l’ennesima ragazza, a cui aveva promesso mari e monti, per salutarla con un sorriso da capogiro.
-Ci sentiamo per telefono!- sentenziò chiudendo la porta.
Shima non fece in tempo a richiamarlo, che era già andato via. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
“Maledetto Miroku”
 

  ****


Le mura della camera, che si affacciava sulla strada di quell’immensa villa, tremavano a ritmo di musica pop. Dalla finestra, si scorgeva la figura di un ragazzo che girovagava a petto nudo per la stanza. Gli occhi color miele erano nascosti da una folta frangia di capelli argentei, che gli ricadevano lungo la schiena. In mezzo ad essi sbucavano due buffe orecchie da cane, segno della sua natura demoniaca. I muscoli scolpiti sul suo dorso danzavano, seguendo ogni suo movimento, lasciando spazio all’immaginazione.
Se ne stava appoggiato all’anta del suo enorme armadio, indeciso su cosa indossare. Di tanto in tanto, cantava a squarciagola qualche strofa di quella canzone straniera.
Per puro caso, gettò uno sguardo al cellulare, che squillava a vuoto da ormai cinque minuti buoni, accorgendosi che qualcuno lo stava chiamando insistentemente. Con il telecomando dello stereo, bloccò la musica e agguantò il telefono.
-Pronto?-
-Ma si può sapere dove diavolo ti sei cacciato, brutto idiota?-
Una possente voce maschile gli piombò nei timpani, facendolo sobbalzare per un attimo. Il ragazzo riconobbe il suo interlocutore e sorrise vistosamente.
-Non scocciare Koga, avevo la radio a palla, non sentivo- rispose lui.
-Muovi quelle chiappe Inuyasha! Io e Miroku ti stiamo aspettando da mezz’ora per l’aperitivo! Sono le otto, porca troia!- imprecò di nuovo il giovane dall’altra parte della cornetta.
-Ehi lupastro sta buono! Devo essere perfetto per stasera, ho voglia di darmi alla pazza gioia! E’ l’ultima serata di autonomia, prima dell’inizio delle lezioni, perciò bisogna festeggiare-
-Sì ho capito, basta che ti sbrighi, mi sto snervando ok? -
-Arrivo-
Riagganciarono e Inuyasha gettò il costoso cellulare sul letto. Restò di nuovo impalato davanti all’armadio, non sapendo cosa scegliere. Sbuffò sonoramente, mandò al diavolo tutte quelle stronzate di vestirsi da fighetto e pescò una qualunque t-shirt dal mucchio che aveva di fronte. Infilò il paio di jeans blu stretti che gli piacevano tanto e acchiappò le sue adorate Air Max.
Tanto stava benissimo anche in quel modo, non gli sarebbero di certo serviti un paio di pantaloni per rimorchiare.
Lui era Inuyasha No Taisho, l’affascinante mezzo-demone, figlio del grande demone cane Inu No Taisho… solo per questo le ragazze gli cadevano ai piedi.
Uscì di casa in fretta, montando sulla sua Bmw e sfrecciò via, verso i suoi amici, che lo aspettavano per dare inizio alla loro solita folle serata.


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Note dell'autrice 2 (the revenge). 
Ehm, gente scusate di nuovo per la scocciatura! >.<
Volevo solo precisare che la storia NON SARA' COSI'... nel senso che questo era un capitolo introduttivo dei vari personaggi. Non ci sarà quella cosa "Girls" e "Boys" né tanto meno spezzoni di vita di ognuno di loro U_U 
Dalla prossima volta in poi, il capitolo sarà "unico". Non so se mi spiego >.< Spero di sì! XD
Mi auguro che come inizio vi sia paiciuto! ^_^
Alla prossima! Adesso ho finito di sfracassare :D
Maya
  
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