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Autore: Nimel17    25/09/2012    4 recensioni
Persino Rumpelstiltskin ha bisogno delle sue illusioni
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rumpelstiltskin stava aspettando seduto su una roccia.
Quel posto non gli piaceva: oscuro, magico ma anche viscido, freddo, attraente e pericoloso, come la persona che doveva incontrare. L’acqua era scura, illuminata di tanto in tanto dai raggi di una luna particolarmente luminosa quella sera. La sua luce gettava ombre argentee tutt’intorno, ricoprendo la terra d’illusione e sfumature.
Un salice piangente ondeggiò a causa di una brezza inesistente. Le foglie sembravano sussurrare, i suoi fruscii sembravano sospiri di bambini. In lontananza si sentiva il canto dolcissimo di un usignolo, ma sembrava un canto di tristezza più che di richiamo.
“Senti? Questo non è un normale cinguettio, è un usignolo.”
“Peccato che la caccia non sia aperta anche di notte.”
“Come puoi dire questo? Non senti quant’è bello e dolce questo canto?”
“M’impedisce di dormire.”
“Oh, sciocchezze. Un momento, ce ne sono degli altri! Uno, due, tre, quattro… no, di più, molti di più! E sono così vicini… com’è possibile?”
“Avranno sentito che mi danno fastidio e hanno deciso di venire a completare la loro opera sotto la mia terrazza.”
“Credi di ingannarmi? Grazie.”
“Di niente, dearie.”
Rumpelstiltskin schioccò le dita e l’uccellino tacque. Ma il silenzio era troppo schiacciante persino per lui, così  restituì la voce all’usignolo, che riprese il suo canto. Una civetta bianca lo osservava con i suoi occhi gialli.
“Che hai da guardare, dearie?”
La civetta volò via e lui sospirò. Non aveva mai legato con gli animali, ma gli piaceva guardarli mentre si avvicinavano timidi intorno a lei.
 Si accorse che le acque si stavano increspando di onde più ravvicinate.
“Rumpelstiltskin.”
Non si scomodò di girarsi. Sapeva che la creatura non avrebbe esitato a venirgli di fronte per pavoneggiarsi, e non sbagliò. La custode del lago era bellissima: lunghi capelli color biondo platino, pelle candida come una perla, lineamenti perfetti, alta e flessuosa come un giunco di fiume. Le labbra rosse erano incurvate in un sorriso seducente.
“Da quanto tempo non vieni a parlare con me.”
“Sono stato occupato, dearie. E temo di esserlo anche adesso.”
“Vuoi un po’ della mia acqua?”
Lui annuì. Personalmente, non ne avrebbe mai usata neanche una goccia: solo quella donna sapeva quanti cadaveri di giovani arditi che erano stati attirati sul fondo da quella bellezza e il fatto lo riempiva vagamente di nausea.
“Ti propongo un patto, dearie.”
“Perché? Sarebbe molto più semplice per me farti annegare come gli altri.”
“Attenta, dearie. Non stai parlando con uno di quei principi ignoranti. Un accordo si stringe tra due persone che solitamente vogliono qualcosa.”
“Mi sembra svantaggioso. Tu non hai niente che io voglia, Signore Oscuro.”
“Niente?”
Rumpelstiltskin tirò fuori dalla tasca una catenella, da cui pendeva una conchiglia di madreperla.
Le dita della creatura si tesero in avanti per afferrarla, ma lui ritrasse la mano.
“L’ho avuta dalla strega del mare in cambio di una sciocchezza. Quanti anni hai, dearie? Trecento? Tra poco tempo non potrai più uscire dalle tue acque per adescare gli incauti che vengono qui senza sapere. Ma con questa voce… potresti farli morire di loro spontanea volontà. Apparteneva ad una giovane sirena ed era la voce più bella dell’intero oceano.”
Gli occhi prima vuoti della donna erano accesi di avidità e astuzia. Lei sorrise ancora.
“Molto bene, hai qualcosa che io bramo. Ma io ho più di una cosa che tu puoi volere.”
“Voglio solo la tua acqua.”
“Ne sei sicuro?”
Lei indietreggiò, nascondendosi in parte nell’ombra. Il suo riflesso sul lago stava lentamente mutando: capelli mossi, castano ramati dai riflessi biondi, occhi più azzurri del cielo, la pelle rosea e un volto dolce, pieno di vita.
Il cuore di Rumpelstiltskin si strinse dolorosamente. L’aveva sottovalutata. Per qualche istante non riuscì a respirare, e la sua maschera disinvolta s’infranse in mille pezzi, lasciando in vista il suo dolore, rendendolo vulnerabile. La sua Belle si avvicinò e lui alzò una mano per accarezzarle la gota. Il cervello gli stava urlando che quella non era Belle, che Belle era morta e che quella era solo la Sirena, ma il cuore aveva dannatamente bisogno di quel momento di finzione.
“Belle?”
Lei gli sorrise, non più con seduzione ma con dolcezza, come durante la sua permanenza nel suo castello. Alzò impercettibilmente il viso verso il suo e lui si chinò, come una marionetta tirata da un filo. Poteva vedere le ciglia incurvate verso l’alto, i capelli più chiari ai lati della fronte, dello stesso colore del miele, le goccioline che pendevano da essi come piccoli diamanti. Sentiva la pelle morbida delle sue mani sfiorargli il viso, i capelli per posarsi sulla sua nuca. Profumava di acqua, foglie bagnate e sabbia. Rumpelstiltskin si ritrasse.
“Bel trucchetto, dearie. Ma tu non sei niente per me. L’unica cosa che può interessarmi è l’acqua. Se vorresti gentilmente prendermela, dearie…”
Un battito e la donna recuperò le sue vere sembianze. Il collo era arrossato di rabbia e gli occhi erano furiosi come il mare in tempesta, ma gli diede lo stesso ciò che desiderava in una piccola ampolla di cristallo.
“Ecco il tuo gingillo, dearie. Sono un uomo di parola.”
La Sirena si allacciò la collana e ne rimirò la conchiglia.
“Non tornare per almeno un secolo, Rumpelstiltskin.”
“Credevi davvero che ci sarei cascato, dearie?”
“Va’, torna alla tua vita, allora. Ma sai che lei è morta, perché ci vuoi tornare allora?”
Lui strinse le labbra e le volse le spalle.
“Non penso la cosa ti riguardi, dearie.”
Se non avesse avuto Bae da trovare, probabilmente lei avrebbe avuto ragione. Mentre portava l’acqua magica alla principessa che desiderava disperatamente salvare il suo innamorato tramutato in pietra da un fiume stregato, sentiva la sua anima tremare per il colpo che aveva ricevuto. Per un istante, aveva davvero creduto che Belle fosse davanti a lui. Ma la sua pelle profumava di rose e vaniglia, non di alghe e sabbia.
“E da allora non hai amato nessuno? E nessuno ha amato te?”
 
 
Angolo dell’autrice: a quanto pare una settimana è il massimo che posso aspettare per scrivere una Rumbelle :-D ringrazio quelli che leggeranno la mia storia e auguro una buona giornata a tutti 
  
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