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Autore: mannie    25/09/2012    5 recensioni
Elena combatterà con un qualcosa più grande di
lei,un demone che la farà scomparire a poco a poco. Letteralmente.
Un segreto mortale, dal quale tutti quelli che lei ama verranno tenuti all’oscuro.
TEMI FORTI:
Sucidio,
Anoressia,Abusi. / PRESTO RATING
ROSSO
Non una semplice storia, ma il bisogno di far aprire gli occhi di
fronte ad una crudele realtà che ci circonda. E che troppo
spesso viene ignorata.
Sperando possa cambiare
qualcosa in ognuno di voi, magari riuscendo a farvi riflettere per un
po su questo mondo oscuro.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena, Elena/Katherine, Katherine/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ultimo addio

 

Damon era immobile, il suo corpo gelido tra le mie braccia.

L’unica ed ultima speranza alla quale ero appigliata per la vita, era la sua espressione ancora contratta nel dolore. Cio’ significava era ancora vivo.

 Ciò significava era ancora lì,con me.

 

Alla mia precedente rivelazione, vi avevano preso parte non uno ma due spettatori. Chi era l’altro, oltre a Damon?

 Ero stata io stessa, a far fronte alla realtà. Quella più nascosta, quella che viene fuori all’ultimo secondo, quando tutto ormai è andato perso.

 O quasi.

 

Socchiuse leggermente le labbra pochi istanti dopo quelle tre parole.  

“Non arrenderti” pregai, in un sussurro singhiozzato. Le lacrime scendevano copiose  e senza controllo sul mio viso, bagnando anche il suo di una miseria che non era mai stato bravo a mostrare.

 

“Elena” emise il mio nome in un debole rantolo. Così piano che quasi credetti me lo fossi immaginato, sebbene i nostri volti erano così prossimi.

“Shh” lo riassicurai. “Va tutto bene”.

 Sapevo aveva sentito, e stava per protestare.

Ed,in qualche modo, ne ero grata.

 Se se ne fosse davvero andato, senza mai saperlo… Rabrividii. Il pensiero mi crogiolò l’anima.

L’ammissione, adesso, rendeva tutto più reale.

Più doloroso .

 

L’eco dei miei pensieri venne connesso e tramutato in una sua lacrima silenziosa che gli tracciò uno zigomo definito.

“Addio..” corrucciò le sopracciglia, come se quella parola gli costasse tutte le ultime forze rimaste.

“No!” gridai. “Non dirlo neanche per scherzo” mantenevo i singhiozzi a malapena, la vista era diventata ancora più confusa e sfocata.

 In un gesto lento e debilitato, posò fievolmente il palmo della mano sulla mia guancia in fiamme, asciugando le lacrime e schiarendomi la vista.

 “Devo..” accennò ciò che interpretai come le sue solite spallucce. “E’ il mio momento.”

 

Chiusi gli occhi, e posai un bacio su quelle sue labbra. Al contatto, fu come se una parte di me si abbandonasse in lui, svuotandomi di qualsiasi pensiero e sentimento. Ed in cambio,percepii null’altro che amore.

 Perché avevo commesso questo grande errore?

L’egoismo di una persona, può davvero distruggere l’esistenza di coloro più amati intorno a lei?

 Era davvero questo il prezzo da pagare, per non aver fatto una scelta, tanto tempo prima?

 

 

 

 

“Bene bene”  una voce dall’oscurità risuonò cupa e sinistra, distogliendomi dal bacio.

I miei istinti mi pregarono, anzi –supplicarono-  di correre, di dileguarmi. Come se una forza oscura, il male in persona, in quel momento stesse prendendo sempre più terreno e mi stesse raggiungendo.

 Lo percepivo.

 

Ma avevo Damon nelle mie braccia. Non sarei potuta andare da nessuna parte.

Improvvisamente, divenni allerta a ciò che mi stava intorno.

 Sollevai il mio sguardo, cercando di indirizzarlo verso la fonte del pericolo.

Mi voltai, realizzando che una Bonnie piena di lacrime ora si stava sollevando dal pavimento e guardava di fronte a lei con una repentina diversa luce negli occhi.

 Quella di una strega piena di rancore e vendetta.

 

Mi girai di scatto, il cuore in gola, e notai delle figure emergere dall’oscurità del bosco di fronte casa Salvatore.

 

“Il Damon morente ti ha finalmente rubato il cuore, non è vero?” Elijah domandò, stranamente intrattenuto dalla scena paratasi di fronte a se’ .

“Hai avuto ciò che volevate tutti, Elijah.” Indicai, fredda come la morte, non riconoscendo la mia stessa voce. “Mi devi qualcosa, se non ricordo male.”

Cercai di manipolare il vampiro, ricordandogli di quanto fosse in debito con me dopo che gli avevo rimosso un paletto dal cuore, nonostante la voglia collettiva di lasciarlo marcire nella cella della pensione.

 

“Non mi hai salvata solo tu, le ultime volte, mia cara.” Ammiccò un sorriso, continuando ad avanzare, assieme ai suoi fratelli, verso di me.

 Sette.

Strinsi gli occhi,cercando di mettere a fuoco.

 Le ultime due figure ad emergere erano di certo non degli Originali.

Katherine.

 Stefan.

 

Lo sguardo sul volto dell’ultimo era pietrificato in un conflitto interiore, ben esposto ed evidente.

Il dolore si impadronì velocemente del suo viso, lasciò le labbra socchiuse alla sorpresa di scorgere il suo fratello maggiore morente.

Un'altra lacrima, che riconobbi come riflesso di senso di colpa, scese giù dalla mia guancia, rapidamente.

 Inconsciamente, strinsi Damon più vicino a me.

Lui sospirò, per poi essere colto in un affetto di tosse.

 

“Ti abbiamo aiutato” mi riferì nuovamente all’Originale.

“Ne sono consapevole” annunciò lui, per poi apparire in una frazione di secondo a pochi metri dalla mia persona.

“Un patto è un patto, mia cara Elena” nel momento in cui disse il mio nome, un ghigno gli tracciò le labbra.

 Non mi sfuggì il modo in cui ebbe scelto attentamente le sue parole.

 

“Il sangue di un Originale può curare un vampiro.” La mia ultima possibilità di giocarmela giusta. Pensai.

 Adesso dipendeva tutto dalla sua scelta.

D’improvviso, dalle spalle di Rebekkah ed Henry , apparve il licantropo nero.

 

 Il cuore mi si raggelò.

L’odio che provai in quell’istante mi spaventò. Fu un qualcosa talmente nuovo, che mai avevo provato prima d’allora.

 Mai, ero stata così in grado di avversare e maledire qualcuno in vita mia.

“Io sono qui, mia cara” Elijah richiamò la mia attenzione emettendo un piccolo scocchio con la lingua.

Sollevò un sopracciglio quando i miei occhi ricaddero sulla sua persona.

“Voi Petrova. Sempre così piene di fuoco,dentro.” Sviò. “Credo, ed ammetto, a mio malgrado, di aver commesso lo sbaglio di essermi invaghito di quella sbagliata. Katerina non avrebbe mai affrontato di petto una situazione del genere, comunque” fece spallucce. “non è questo l’importante.”

 Ammiccò uno sguardo verso Klaus.

“Deduco che la rottura della maledizione non includeva la sua parte da lupo mannaro.”

Annuii, con urgenza.

“ Ti scongiuro, Elijah”

 Fissai il mio sguardo nei suoi occhi, e ricordai quando avevo pensato che in realtà, quell’Originale, fosse stato il più buono tra i fratelli.

 Quello che aveva amato di più la sua famiglia.

E sperai.

 Sperai con tutte le forze potesse vedere quanto avevo bisogno della mia, di famiglia.

 

Al rintoccare di ogni secondo, la speranza si dissolveva sempre più avaramente dietro un velo opaco e logorato.

“Aiutalo.”

 

Elijah si morse il polso, ed in un movimento che sfuggì ai miei occhi, lo portò sulle labbra di Damon, facendolo bere l’essenza promettente salvezza.

 Gli Originali osservarono la scena in completo silenzio. Le loro espressioni erano neutre.

Non m’importava di loro.

 

 Posai il mio sguardo sul viso di Damon, il quale recuperò colore a vista d’occhio.

I respiri divennero più stabili e regolari, il suo volto si rilassò sempre di più, fino a quando si liberò quasi completamente di quell’espressione consumata dal dolore.

 “Hey” sorrisi debolmente, ancora terrorizzata da ciò che stava succedendo.

 Ma lui era vivo.

Damon era vivo.

 Piansi.

“Elena” la voce gli tremò, i suoi occhi divennero stranamente umidi,la sua espressione mutò nuovamente e variò dallo stupore all’essere spiazzato.

“Sono qui con te. Starai bene, adesso.” Lo rassicurai, stringendo le sue mani tra le mie .

 

Diedi un’occhiata al salvatore .

“Ti ringrazio” la mia voce era piena di riconoscenza ed orgoglio.

“Un patto è un patto” rispose Elijah, solenne.

“Faccio affidamento sui Salvatore per tenerti al sicuro.”

Non capii.

 “Apparentemente, il tuo sangue è la chiave per creare nuovi ibridi.” Sembrò interessato nella rivelazione, mentre seniti il peso di essa ammucchiarsi sulle mie spalle. “Non vogliamo di certo sprecare o utilizzare meramente la tua esistenza.”

Rimasi a bocca aperta.

 Lui mi ignorò, e si girò per raggiungere la sua famiglia.
Una volta attraversata la breve strada, si voltò ancora una volta verso di noi.


“Grazie, per avermi riunito con la mia famiglia.” Suonò sincero.

 “Finn..” guardò suo fratello. “Fa’ ciò per cui sei stato incaricato.”

Egli raccolse l’animale ancora stordito dal terreno, e se lo caricò sulle spalle, per poi scomparire nel bosco.

 Il resto dei Mikaelson lo seguì, ed Elijah si congedò con un “ Ci vedremo in giro” prima di scomparire.

 

 

 Poi ci fu il silenzio.

Damon si scostò dalle mie braccia, cercando di alzarsi mentre gli facevo spazio.

Sembrò disorientato.

In quella breve pausa ebbi l’occasione di reincontrare il mio sguardo con quello degli altri presenti.

Tutti parvero scossi, nessuno proferì parola.

 

 Poi, inevitabilmente quelle pozzanghere color ghiaccio richiamarono egoisticamente ed egocentricamente la mia attenzione.

 Provammo a leggere l’uno i pensieri dell’altro.

Provammo ad anticipare ciò che avremmo dovuto dire.

 Provai ad analizzare ciò che era appena accaduto, cosa sarebbe successo ora che lui sapeva.

 

Ma il modo in cui mi guardava, quello era sempre lo stesso.

Ero rimasta in attesa per il temporale, per il grande cambiamento dopo la rivelazione di quel segreto, ma nulla in assoluto era cambiato.

 Una vocina dai meandri della mia testa mi suggerì che ciò era perché Damon mi aveva sempre amata. Ed ero stata io, ad essere cresciuta. Non il contrario.

 

“Damon” sussurrai, la mia mente ed il mio corpo bramanti per qualcosa alla quale non sapevo dare un nome.

 Era vivo.

Mi fiondai nelle sue braccia, mentre mi sussurrò nei capelli la parola che più difficile gli risultava pronunciare.

“ Grazie” il suo tono era grato.

 

“Fratello” Stefan richiamò, ed avvertii Damon alzare il viso per incontrare il suo sguardo.

Ma io non potetti .

 Trassi ciò come vantaggio per lasciare ai due un momento quanto più privato possibile.

“Stai bene, vero?” chiese il più giovane Salvatore, ed avertii il rumore dei suoi passi avanzanti sui gradini del porticato.

 Damon annuì.

 

Provai a sbirciare da sotto il suo braccio, e ciò che incontrai fu l’esatta copia dei miei occhi. Velata con lo stesso senso di colpa, e un qualcosa che venne prontamente camuffato.

 Lo sguardo di Katherine.

 

 

Damon's POV

 

Stefan se ne stava di fronte a me, senza dire nulla.

 Era più che altro la stessa cosa che stavo facendo io, e mi domandai se ci fosse stato qualche genere di incantesimo joo-joo che ci aveva portato via l’uso della parola contro una buona dose di ebetismo.

 Un’umana mi aveva appena salvato la vita dopo che il morso di un ibrido bastardo mi stava uccidendo in pochi minuti.

Come mi sentivo?

 Una vera merda.

 Il senso di colpa mi attanagliò, sapendo ciò che lei mi aveva appena rivelato.

 Non riuscivo a guardare direttamente negli occhi il mio fratellino.

“E ora te ne vai di nuovo?” gli domandai, dubitante. Non poteva farmi ciò.

 Non poteva lasciarmi il via libera.

 Elena non era mia.

E mai lo sarebbe stata.

 

  Non fu l’esatta cosa da domandare, poichè avvertii il cuore della ragazza ancora nelle mie braccia,accelerare inumanamente.

 Anche mio fratello se ne accorse.

Entrambi la fissammo, a sua insaputa. Teneva, difatti, ancora il viso ben nascosto nel mio petto.

 Il corpo era rannicchiato in cerca di una protezione che mi aveva offerto senza riguardi fino a pochi istanti prima. Indossava ancora i vestiti sporchi del nostro sangue, e tremava.

 Tremava e ciò mi recava dolore.

Aveva  avuto paura. Ed io, mio fratello l’avevamo lasciata sola.

 

Nemmeno baby bro si lasciò sfuggire i particolari, e di tutta risposta ebbe un’espressione gravemente corrucciata.

 “Non lo so” parlò. “Potrei essere un grande spreco di tempo. La mia inumanità potrebbe risultare solo uno spreco di tempo.”

 Ci risiamo con le puttanate.

Chi pensava di prendere in giro?

  “Tsk” abbozzai un mezzo sorriso. “Il cattivo fratellino torna alla riscossa. Oh, per favore Bambi, finiamola con le stronzate.”

 Udii la risatina da bambina di Katherine.

“E’ cio’ che e’, Damon.” Stefan fece spallucce.

“Sì, Stefan.” Lo presi per il sedere. “Come dici tu.”

 

 

Decisi di ignorare la sua lamentela, e sollevai piano Elena, prendendola in braccio.

“La accompagno io di sopra.” Bonnie offrì, comparendo dal salotto.

Lei sembrò essere leggermente disorientata quando le misi i piedi per terra e piano mi allontanai, prima assicurandomi,però, fosse stabile.

 Mi domandai seriamente come facesse a non avere una crisi di nervi.

“Andiamo, ‘Lena” disse la sua migliore amica, passandole un braccio sulla spalla in segno di sostegno.

 

 Elena si voltò un’ultima volta prima di scomparire di sopra, quelle sue profondità nocciola brillanti di una luce diversa, più .. sveglia.

Ed avvertii dentro di me che qualcosa era cambiato.

 

 

Elena's POV

 

Se Stefan fosse andato via, se fosse partito… forse sarebbe stato meglio.

Ma poi, la sua umanità?

Dovevo essere lì una volta l’avesse riscoperta, nonostante fosse sytata ben nascosta nei meandri impolverati della sua anima frantumata.

Il problema era che non mi avrebbe lasciato che lo aiutassi.

 Ed essere respinta ulteriormente era qualcosa che non sarei più stata in grado di sopportare.

 

Mentre mi incamminavo verso una camera per gli ospiti, Bonnie era una presenza silenziosa al mio fianco.

 La addocchiai.

“Stai bene?” mi domandò lei, prima che io stessa potessi chiederle la stessa identica cosa.

 Annuii semplicemente, non in grado di fornire una bugia ad alta voce.

Una volta nella stanza, mi avvicinai alla finestra proprio di fronte alla porta, dando le spalle alla mia migliore amica, ancora sulla soglia.

 “Elena?” mi richiamò titubante.

Non mi mossi.

 “Elena!” la seniti afferrarmi il polso, costringendomi a girarmi verso di lei.

La mia espressione stremata era incorniciata da una singola lacrima.

“Tesoro” mi abbracciò. “E’ la cosa migliore” mi rassicurò, capendo senza aver bisogno di spiegazioni.

 “ No, è solo la cosa migliore per lui.” Obbiettai, a bassa voce.

 Sapevo le stavo bagnando tutto il maglione, ma non riuscivo a smettere di piangere. Era fastidiosamente incontrollabile.

 I miei occhi bruciarono come se avessi dei fiammiferi in essi.

 

Ma tra le fiamme, scorsi la salvezza del colore dell’oceano.

 I suoi occhi.

“Puoi andare a casa, Bonnie.” Annunciò serio Damon, senza però quel suo solito velo di minaccia che usava nei confronti della mia migliore amica. “Ti ho chiamato un taxi.”

 Lei mi accarezzò la guancia, e vi lasciò un bacio, prima di augurarmi la buona notte ed uscire dalla pensione.

 

“Non dormirai stanotte, vero?” disse retorico Damon, quasi leggendo dietro quella patina che i miei occhi avevano acquisito in poche ore.

 Rivivevo tutto, troppo vivamente.

Guardai fuori dalla finestra, cercando di sfuggire al suo sguardo.

“Allora chiariremo le cose, Elena.” Inevitabilmente, catturò la mia attenzione. “Ne ho abbastanza col vederti soffrire.”

 

 

   
 
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