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Autore: Rozemarijin    26/09/2012    2 recensioni
Dei Cinque Elementi nessuno è predominante.
Delle quattro stagioni nessuna dura eternamente.
I giorni a volte sono lunghi, a volte brevi.
La luna cala e cresce.
L'essenza dell'essere divini.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-L'arte della Guerra-

Inamovibile come la Montagna


 

-E sarò la volontaria più bella che il Distretto 2 abbia mai avuto.-

Clove non era per nulla d'accordo con Lessie Lewriter.

Innanzitutto era Enobaria la più bella delle volontarie.

Secondo non era detto che quell'anno ci sarebbe stata una sola volontaria.

 

In realtà Lessie aveva ragione, almeno su un punto.

Ci sarebbe stata una sola volontaria.

Ma questo non avrebbe impedito a Clove di partecipare ai giochi.

 

-E porterò onore e gloria al nostro Distretto-

Nel Distretto 2 vigevano molte ferree regole. Una di queste era che nell'accademia che preparava i tributi per gli Hunger Games ogni anno si selezionava il ragazzo e la ragazza che si sarebbero offerti volontari per i giochi. Non erano ammessi ripensamenti. E' un onore uccidere per il proprio distretto. Nessun margine di errore. Solo il più bravo veniva offerto in tributo.

 

-Combatterò al suo fianco...-

Si, al Distretto 2 la Mietitura era solo una farsa. L'interno Distretto, forse addirittura la presentatrice stesse, sapeva già chi sarebbe salito sul treno per Capitol City quella sera stessa. Questo non impedì però a Michelle, l'energica giovane donna dai capelli color arancia ed alcune gemme dai riflessi del sole incastonate attorno agli occhi, di svolgere il solito teatrino con entusiasmo dirompente.

 

-Benvenuti, giovani cari. Benvenuti ai 74° annuali Hunger Games!-

Clove se ne stava in fila, proprio di fianco a Lessie, la ragazza che era stata selezionata dall'accademia. Indossava un vestito rosso ruggine di morbido velluto. Con le mani sfiorò le balze della gonna che ondeggiarono attorno ai suoi fianchi smilzi. Teneva i piedi ben uniti nella posa marziale che a tutti loro era stata insegnata a scuola.

 

-Ecco il filmato inaugurale per raccontarvi la triste storia di questi meravigliosi giochi.-

Tutti ormai conoscevano a memoria quelle scene, sia chi era alla sua prima Mietitura -ogni anno lo davano anche in televisione- sia chi come Clove, era alla sua terza. Quattordici anni, eppure non era più alta della più giovane delle ragazze li in fila.

 

-Prima le signorine!-

Squittì Michelle, avvicinandosi in perfetto equilibrio sulle altissime zeppe alla grande ampolla di vetro. Clove allungò lo sguardo sul settore maschile. Le iridi blu scuro trovarono subito il favorito di quell'anno. Era raro che a venir scelto non fosse stato un diciottenne. Ma a sedici anni lui era il più bravo di tutti. Anche di quelli più grandi di lui. E non c'era persona che Clove ammirasse ed invidiasse di più.

 

-Clove!-

Nell'istante in cui Michelle pronunciò il suo nome, Clove incrociò lo sguardo di Cato. Non si era accorta che la presentatrice aveva estratto ed aperto il bigliettino scelto fra centinaia. Per una frazione e di secondi non fu in grado di fare nulla, se non di lasciarsi andare alla raggelante sensazione che specchiarsi negli occhi di Cato trasmetteva. Erano scaglie di ghiaccio eterno. Ghiaccio che mai si era sciolto e mai era destinato a farlo.

 

-Mi offro volontaria, volontaria per gli Hunger Games.-

Clove distolse a forza lo sguardo da Cato. Lessie le aveva strizzato l'occhio e le aveva sussurrato qualcosa che al momento non aveva capito. Era ancora congelata. Immobile e ghiacciata sotto il tiepido sole di quel pomeriggio. Lessie si allontanava da lei, lasciandola in fila insieme a tutte le altre. Si sentì mettere una mano sulla spalla, probabilmente era Amanda. Piccola dolce Amanda. Nonostante i suoi diciotto anni, era la più sensibile.

 

-No! Non voglio essere sostituita! Sono stata estratta! Voglio partecipare agli Hunger Games.!-

Nella piazza calò un silenzio tale che Clove riuscì a sentire il battito del proprio cuore. Forte, rapidissimo. Minacciava di balzarle fuori dal petto. La sua vocina acuta era arrivata ovunque, sopra il chiacchiericcio della gente. Li aveva zittiti tutti. Evitò lo sguardo di Lessie, ma non per paura. Sentiva che non le interessava, quello che l'amica pensava.

 

-Ti salvo la vita, piccolina.-

Ecco cosa le aveva detto Lessie, passandole accanto. Chissà ora quale genere di insulti le stava tirando, la ancora bloccata in mezzo alla folla, un piede avanti verso il palco. Il Palco che avrebbe mancato anche quest'anno. Contro ogni regola e logica del Distretto. Gli insegnati dell'accademia già si agitavano sul loro posto, in fondo alla piazza. Ma la Mietitura era una cerimonia troppo solenne per essere interrotta.

 

-C-che inaspettato colpo di scena!-

Balbettò Michelle. Clove sentiva lo sguardo dell'interno Distretto su di se. Ma c'era una sola persona che voleva guardare. Il freddo ghiaccio che le avrebbe dato la forza di salire i gradini del palco senza sciogliersi. Inamovibile. Inattaccabile. Non si sarebbe lasciata scalfire. Diede un colpetto alla gonna rosso ruggine che svolazzò in mille pieghe. Senza voltarsi si avviò verso il palco, salendo i gradini e raggiungendo Michelle, accanto alle ampolle.

 

-Non vedo motivo di indugiare oltre... tocca ai ragazzi!-

Qualcosa era cambiato nel Distretto. La decennale tradizione dei volontari si era così spezzata per colpa di una minuta quattordicenne dalla carnagione lattea. Non una favorita. Un cerchietto rosso ruggine come il vestito adagiato tra le ciocche di seta nera. Una spolverata di efelidi sul viso magro e pulito. E le iridi blu come il cielo di notte. Un cielo ricoperto di stelle.

 

-Arther!-

Chiamò forte Michelle srotolando il fogliettino davanti al microfono. Ma Arther non si mosse, non alzò neppure la testa e non si scomodò ad avere paura. Nessuno del Distretto lo andò a cercare con lo sguardo. Arther era solo uno dei cento nomi che potevano capitare di essere estratti. Non sarebbe andata come con le ragazze. Verso un solo nome centinaia di voce avrebbero augurato che la fortuna possa sempre essere in tuo favore.

 

-Cato. Mi offro volontario per il mio Distretto-

Nessuno si aspettò la reazione di Arther che non avvenne. Tutto accadde come sempre era accaduto. Cato raggiunse il palco e Michelle si lanciò nel solito discorso di Onore e Orgoglio. Il biondo tributo si piazzo accanto a Clove, come da manuale. La superava di almeno tutta la testa. Lei a stento gli arrivava alle spalle. Nel suo più elegante completo grigio nessuno appariva più inamovibile di Cato. Nessuno, tranne Clove.

 

*

 

-Piccola serpe indisciplinata-

Nella stanza del Palazzo del Sindaco Clove regalava gli ultimi saluti. Impassibili cenni del capo. I suoi maestri Pacificatori erano stati i primi ad introdursi nell'elegante stanzetta. L'avevano strigliata a dovere per il suo comportamento, ma Lock, il giovane Pacificatore -che aveva un debole per lei- alla fine aveva ceduto.

 

-Andiamo, in fondo anche lei è molto brava.-

Clove sapeva benissimo che voleva dire “la più brava” l'aveva sorpreso decine di volte a fissarla mentre era intenta ad esercitarsi. Si era innamorato di come lanciava i coltelli. Di come quelle braccia fragili riuscissero sempre a centrare il bersaglio. E di come riuscisse poi a rimanere impassibile ai suoi successi.

 

-Ma l'avevamo scartata proprio perchè troppo piccola.-

Narissa era mortalmente invidiosa dell'ammirazione che Lock nutriva per Clove. Non riusciva a capire come quell'insignificante moscerino potesse attrarre tanto il suo fidanzato. Certo si trattava solo di un apprezzamento relativo alle sue abilità, ma ugualmente non lo tollerava. Quasi si senti esplodere quando.

 

-Quando tornerai mi racconterai di come li hai infilzati tutti.-

Lock si era chinato su di lei per stamparle un casto bacio sulla fronte. Narissa se ne andò senza salutarla o voltarsi, augurandosi di non vederla mai più. E così sarebbe stato. Lock si attardò un attimo di più, stringendole affettuosamente le spalle mingherline. Le infondeva coraggio anche solo sfiorandola e poi aveva un'altra cosa da dirle. Una cosa che Clove sapeva già.

 

-Tua mamma non verrà...-

Estelle era una macchina perfetta. E come tutte le macchine non ammetteva errori. Da quando suo marito, il padre di Clove, era stato trasferito a Capitol City a capo di uno squadrone di Pacificatori era diventata lei l'uomo di casa. Totalmente devota al suo Distretto ed intimamente convinta che la parola del governo fosse Legge. L'atto che aveva commesso Clove quel pomeriggio era stato un errore. Nella vita di Estelle non esistevano errori. Probabilmente non la considerava più sua figlia.

 

-Lo so. Ma non importa.-

Clove si lasciò andare sulla poltroncina di velluto blu della stanzetta. Ferma immobile con le palpebre socchiuse e le ciglia ricurve che gettavano una tenue ombra sulle gote di porcellana. Le labbra che mai Lock aveva visto piegarsi ad un sorriso anche senza rossetto risaltavano sulla carnagione troppo chiara. Quanto avrebbe pagato per vederla sorridere come le altre ragazzine.

 

-Non è per compiacere lei che ucciderò-

Lock allora le aveva chiesto per chi. Chi voleva compiacere la sua piccola Clove? Non le bastava il suo sguardo paterno a vegliarla? Clove era rimasta impassibile come il ghiaccio al tiepido sole. Solo lui. Per lui aveva infranto quella regola non scritta. Perchè l'unico avversario che riteneva degno di ucciderla avrebbe partecipato a solo quest'edizione dei giochi. Da Vincitore o da morto. Cato.

 

-Per il mio Distretto.-

Per Cato.

  
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