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Autore: Soly_D    26/09/2012    7 recensioni
12^ classificata al contest "Amore e non solo" indetto da Dafne_18
«Il vero quadro non è quello, Bra», rispose Goten, indicando il panorama della città, «Sei tu».
[Goten/Bra]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Trunks | Coppie: Bra/Goten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore (su Efp e nel forum): Soly Dea
Personaggi/Pairing: Goten/Bra
Pacco: Ciclamino
Genere: sentimentale, romantico, fluff
Rating: verde
P
rompt: quadro
Avvertimenti: //
Note dell'autore (se ce ne sono): Questa storia partecipa al Contest 'Amore e non solo...' di Dafne_18
Spero di aver fatto un buon lavoro, fatemi sapere cosa ne pensate.




Thanks to a broken promise


La brezza soffiava piano tra i capelli di Bra, solleticandole il volto e donandole un senso di completa tranquillità. Seduta al centro di un prato dei monti Paoz, su un’altura dalla quale era possibile vedere l’intera città, la ragazza accarezzava i capelli di Goten che dormiva beatamente con la testa poggiata sulle sue gambe.
Lo osservò sorridere nel sonno e cambiare posizione, avvolgendole la vita con entrambe le braccia a mo’ di cuscino. Sorrise a sua volta e alzò lo sguardo in direzione dell’orizzonte, lì dove la bellezza e la tranquillità dei monti Paoz cedevano il posto al traffico e all’impetuosità del centro urbano.
“Un vero e proprio quadro”, si disse Bra mentre la sua mente tornava indietro nel tempo all’estate dei suoi otto anni.


«Non voglio mai più vederti! Io... io... io ti odio!», urlò la piccola Bra, scappando via dalla Capsule Corporation con le lacrime agli occhi. Trunks la osservò inerme, mentre il cuore si stringeva in una morsa dolorosa e lo sguardo raggiungeva automaticamente la foto poggiata del comodino: lui, allegro e sorridente, con la sorellina appena nata tra le braccia.
«Vedrai, domani avrà già dimenticato tutto», lo consolò Goten mettendogli una mano sulla spalla.
Trunks fece una smorfia. «Non credo, amico, questa volta l’ho combinata grossa. Bra non mi perdonerà mai!».

Il moro rise e raggiunse la porta dell’ingresso. «Vado a riprenderla io. Magari le faccio cambiare idea!».
Trunks sorrise lievemente, in segno di ringraziamento. «E da quando sai farci con i bambini?».
«Non è questione di saperci fare o meno: nessuno resiste al fascino di Son Goten», rispose il saiyan più giovane fingendo aria di chi la sa lunga.
«Ti ricordo che Bra ha solo otto anni».
«E’ pur sempre una donna», rispose Goten, uscendo in giardino e salutando Trunks con un cenno della mano.
L’erede della Capsule Corporation scrollò le spalle e sperò con tutto se stesso che l’amico facesse realmente cambiare idea alla sua sorellina, mentre un lieve sorriso si affacciava sul suo volto immaginando Bra cadere letteralmente ai piedi di Goten.

Il giovane Son, dopo svariati minuti di ricerche, trovò Bra che volava senza meta nel cielo della città. Singhiozzava ancora, aveva i capelli arruffati e il vestitino sgualcito, segno che si era già messa nei guai mentre volava via, in preda alla rabbia.
«Bra!».
La bambina si bloccò improvvisamente, voltandosi e svelando gli occhi gonfi e le guance arrossate.
«C-che ci fai qui?», chiese al ragazzo, asciugandosi in fretta e furia le ultime lacrime.
Goten le si avvicinò con un sorriso gentile.
«Perché non torniamo indietro? Insieme».
Bra abbassò lo sguardo e scosse energicamente la testa. Nessuno poteva immaginare quanto la bambina stesse soffrendo in quel momento e quanto le facesse male essere ferita dal suo fratellone, il suo unico sostegno e punto di riferimento.
«Io... a casa... non voglio tornarci mai più!», esclamò rischiando di scoppiare nuovamente a piangere. Non riuscì a sentire le parole di Goten, perché si era già voltata e aveva nuovamente spiccato il volo.
Il saiyan la fissò comprensivo: ricordava quanto fosse doloroso litigare con Gohan e capiva benissimo quanto stesse soffrendo la piccola in quel momento.
«Bra, torna immediatamente qui!». A nulla servirono i suoi rimproveri, così anche Goten spiccò il volo e raggiunse velocemente la bambina, caricandosela in spalla e cambiando direzione.
Bra urlava e si dimenava, implorandolo di essere lasciata andare. Colpì più volte Goten, prima sulla testa e poi sulla schiena, ma lui non voleva demordere.
«Mi porti a casa?», chiese alla fine, arrendendosi.
«No».
«E allora dove stiamo andando?».
«In un posto che ti piacerà».
Un sorrisino imbarazzato colorò il volto di Bra, mentre le sue gote si tingevano di rosso e la sua mente elaborava un ipotetico primo appuntamento con il principe azzurro dei suoi sogni. Goten non era un principe e non era nemmeno azzurro, ma poco importava se l’avrebbe resa felice.

«Eccoci, siamo arrivati», proclamò Goten rimettendo giù la bambina.
Bra si guardò intorno con aria incuriosita. Si trovavano su un grande prato, niente alberi secolari o cespugli spinosi tipici dei monti Paoz: solo un’immensa distesa di verde che, da un’altura piuttosto ripida, forniva una meravigliosa panoramica dell’intera città illuminata da luci colorate per via dell’incombere della notte.
«Ma è bellissimo! Sembra un quadro!», esclamò la piccola facendo giri su se stessa con il sorriso stampato sulle labbra. Goten sospirò di sollievo, rendendosi conto di aver già risollevato l’umore della sorellina del suo migliore amico. Trunks ne sarebbe stato contento.
«Un quadro, dici?», ripetè sorpreso.
Bra annuì convinta. «Come quelli che ci sono da me e che mamma deve ricomprare sempre perché papà glieli rovina per sbaglio».
Goten rise, incredulo.
«Ma questo è molto più bello! Sembra quasi... ehm... vivo!».
Il moro annuì, sedendosi sul prato e invitando anche la bambina. Bra arrossì lievemente, ricordando di essere al suo primo “appuntamento”, e si sedette vicino al saiyan.
«Sei ancora arrabbiata con Trunks?».
La bambina strappò un filo d’erba e cominciò a girarlo e rigirarlo tra le dita.
«Sì, non lo perdonerò mai».
Goten si portò una mano tra i capelli, appoggiando i gomiti sul prato e flettendo il busto all’indietro. «Ma è pur sempre tuo fratello e tu gli vuoi un gran bene, o sbaglio?».
«Mmm... non c’entra niente. Lui non doveva farlo, me l’aveva promesso».
Goten sospirò, volgendo nuovamente lo sguardo al “quadro”.
«Se io tenessi in considerazione tutte le volte che mio padre o mio fratello mi hanno promesso qualcosa, allora dovrei rimanere arrabbiato con loro per tutta la vita».
Bra gli rivolse un’occhiata fugace, continuando a giocare con i fili d’erba.
«E’ quello che farò anche io, con Trunks. Perché io so mantenere le promesse e invece lui no, così impara!». Goten ridacchiò a quelle parole, scompigliando i capelli di Bra con una mano.
La piccola arrossì ancora, mentre la tristezza scivolava lentamente via e il suo cuore si riempiva di un nuovo e immenso sentimento che sarebbe maturato con lo scorrere degli anni.
«Sai che Trunks ci è rimasto davvero male? Mi ha detto che non avrebbe mai voluto farlo e che è pentito di non aver mantenuto la promessa».
«Non mi importa», rispose Bra con rabbia, «l’ho già perdonato troppe volte».
«E mi ha detto anche che tu sei la persona alla quale vuole più bene...», continuò Goten, incurante delle parole della bambina.
Bra strinse i pugni sulla ginocchia e trattenne a stento le lacrime.
«Non mi interessa!».
«E l’ho visto anche piangere, sai?».
La bambina si irrigidì improvvisamente.
«E forse se ne andrà di casa se non...».
Goten non riuscì a terminare la frase che Bra gli aveva afferrato il colletto della maglia per fissarlo meglio negli occhi con la speranza che stesse dicendo la verità.
«Davvero ti ha detto questo?!».
Il saiyan annuì, fingendo un sorriso: aveva un po’ esagerato con le parole, ma solo a fin di bene. Avrebbe fatto di tutto pur di riappacificare quei due zucconi di Trunks e Bra!
La bambina, incredula, si gettò nuovamente a terra, incurante del vestito che riportava nuove pieghe e dei capelli disfatti. Ora non le importava del suo aspetto, mania trasmessa dalla madre, e nemmeno del suo stupido orgoglio, ereditato dal padre.
«Io... io credo che lo perdonerò, allora».
Goten sorrise. «Brava bambina».
«Bambina a chi? Sono grande io!», rispose lei inarcando un sopracciglio.
Goten scoppiò a ridere. «Va bene, va bene... Ma non sarebbe ora di tornare a casa? Trunks sarà in pensiero per te».
Bra annuì decisa e fece per alzarsi in volo, quando due forti braccia l’avvolsero con sicurezza e un profumo familiare la inebriò del tutto. Goten spiccò il volo e la bambina, la testa appoggiata sul petto del proprio cavaliere, sussurrò un lieve «Grazie» con lo sguardo rivolto verso il “quadro” che aveva scoperto quel giorno.


Bra riemerse dai suoi ricordi nel momento in cui sentì le labbra di Goten premere contro le sue.
«Oh, ti sei svegliato finalmente!».
Il ragazzo si grattò la testa, sorridendo. «Sei tu che avresti dovuto chiamarmi prima!».
La ragazza sbuffò, incrociando le braccia sui fianchi con fare stizzito.
«Così adesso sarebbe colpa mia, eh?». Scostò il corpo del ragazzo dal suo e si voltò indignata, con tutta l’intenzione di andarsene. Ma, come dieci anni prima, Goten l’avvolse tra le sue braccia prima che potesse volare via e questa volta le diede anche un bacio sulla guancia che la fece sorridere.
«Sai qual è il bello di stare qui?», le sussurrò in un orecchio.
La ragazza si voltò, facendo cenno di no con la testa.
«Il vero quadro non è quello, Bra», rispose Goten, indicando il panorama della città, «Sei tu».
Bra sorrise e lo baciò dolcemente sulla labbra.
E in fondo, se ora era lì con l’uomo della sua vita, era tutto merito del suo fratellone e della sua incapacità di mantenere le promesse.


gb

  
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