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Autore: Tsukino Chan    10/04/2007    3 recensioni
La morte. Ciò che io rappresento. Il vento. Ciò che amo. Non potremmo paragonare la nera mietitrice al docile soffio del maestrale, impalpabile ed inafferrabile? Posso essere la morte ed il vento quindi. Hai mai amato il vento padre?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanzeon Bosatsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli alberi eterni sono in fiore, i petali color confetto cadono scossi dal vento, tappezzando il manto erboso di un delicato c

 

 

Gli alberi eterni sono in fiore, i petali color confetto cadono scossi dal vento, tappezzando il manto erboso di un delicato candore.

Posso sentire la brezza calda del sud accarezzarmi il volto. Tra i suoi fili invisibili trasporta echi di parole confuse fino alle mie orecchie, risate spensierate, sussurri affettati, lunghi silenzi,attimi di divino. Passerei ore ad ascoltare i suoi segreti, a farmi avvolgere dal suo tepore con la mente sgombra da ogni pensiero.

Come vorrei che quest’attimo durasse per sempre.

Le assi di legno scricchiolano sotto quel passo lieve, così pesante nel mio cuore.

Il suo respiro è freddo, calcolatore come sempre. Posso sentire il suo sguardo algido puntato sulla mia schiena.

-Nataku, è ora.-

Anche la sua voce è gelida, priva di qualsiasi emozioni nei confronti del suo burattino.

-Arrivo Padre.-

Che importanza ha se nella bambola scorre il suo stesso sangue. L’aspirazione passa sopra ad ogni limite, ogni restrizione, ogni legame.

Il suono dei miei passi è così simile, ma così diverso dal tuo.

La mia leggerezza l’ho imparata, voi padre, la possedete per nascita. La furtività e l’eleganza dei vostri movimenti è però così falsa. Lo posso sentire nel sonoro spostamento di correnti, sotto i piccoli pertugi del legno, nel battito del vostro gelido cuore.

Vi emulo padre. Non per compiacervi, per essere inosservato forse.

Non lo so neppure io.

I vostri servitori ci aprono le  porte per condurci fuori dal palazzo.

Posso sentire il loro disprezzo nei miei confronti.

Un fanciullo, eretico figlio dell’ambizione, condotto come un burattino nelle mani del proprio padre. Un essere indegno che gode dei più alti favori celesti.

Nulla vi tocca padre, cos’è lo sprezzo di un essere divino per voi, se non una passione passeggera come il vento che io tanto amo.

Tento di emulare il vostro distacco padre. Posso allontanarmi da questo mondo per qualche attimo, isolandomi nella mia coscienza, finalmente intoccabile e libero. Ma la realtà ritorna sempre ai miei occhi, riportarmi alle mie emozioni.

Forse soffro, padre.

 Vi siete mai chiesto cosa prova vostro figlio?

D’altronde chi dovrebbe preoccuparsi per il messo di morte dei cieli.

Ancora una porta ci separa dall’esercito imperiale.

Chi tra quelle facce algide, piene di sfiducia e di sdegno hai mai provato pietà per il dio della guerra.

La marionetta divina che uccide i nemici degli esseri immortali, guidata dall’ambizione del proprio padre.

Nataku.

Vostro figlio.

  
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