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Autore: Kristeen Cullen    27/09/2012    7 recensioni
Ho stravolto del tutto i fatti della storia. Qui Christian non va dalla strega. Ma segue la sua dolce Ana che scappa via. E un riadattamento di un'altra storia che ho scritto. Ma l'avevo lasciata incompiuta. Questa avrà una fine. «Oh, vaffanculo!» sbraita sprezzante, alzando le mani in un gesto di sconfitta. Si gira e si dirige a passi pesanti verso l’atrio, dopo aver afferrato la giacca.
I suoi passi risuonano sul parquet, sbatte la porta e sparisce, facendomi trasalire.
Mi alzo. Improvvisamente coraggiosa, rabbiosa e nervosa. “Non vuole il mio puntino … Il nostro puntino ..’’ mi dirigo a grandi passi verso la porta.
Afferro la borsetta appoggiata sulla sedia e apro velocemente la porta di ingresso. Christian è ancora li.
L’ascensore non è ancora arrivato! «Non c’è bisogno che te ne vai tu. Me ne vado io!» l’ascensore ci avvisa del suo arrivo con un sonoro DIN.
Prima che Christian possa capire le mie parole, entro velocemente dentro la cabina. Premo il pulsante che mi porterà al garage. «ANA!» urla improvvisamente cosciente di quello che gli sta succedendo attorno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il momento in cui Ana dice a Christian di essere incinta. Non sopporto il suo comportamento. E se ad andarsene fosse Ana? Ho provato a pensare cosa avrei fatto io. Lo dedico a Frency70 che mi sopporta e mi consiglia e mi sostiene. Lei scrive ooottime storie su Christian ed Ana fateci un salto ;)

Giocherello con il cibo. È il pollo alla cacciatora di Mrs Jones, ma non ho appetito. Ho lo stomaco contratto per l’ansia.
«Dannazione, Ana! Vuoi dirmi che cosa c’è che non va?» Irritato, Christian spinge via il suo piatto vuoto. Lo fisso. «Per favore. Mi fai
diventare matto.»
Deglutisco e tento di dominare il panico che mi serra la gola. Faccio un respiro profondo per calmarmi. Ora o mai più. «Sono incinta.»
Lui si immobilizza e diventa pallido come un cencio. «Cosa?» sussurra, livido.
«Sono incinta.»
Aggrotta le sopracciglia come se non capisse. «Com’è possibile?»
“Com’è possibile?” Ma che assurdità è questa? Arrossisco e gli lancio un’occhiata della serie “Come credi che sia successo?”.
Cambia immediatamente atteggiamento e il suo sguardo diventa di pietra. «L’iniezione?» ruggisce.
“Oh, merda!”
«Ti sei dimenticata l’iniezione?»
Mi limito a fissarlo, senza proferire parola. “Porca miseria, è incavolato nero.”
«Cristo santo, Ana!» Sbatte il pugno sul tavolo, facendomi trasalire e si alza così bruscamente che quasi rovescia la sedia. «Devi
ricordarti una cosa sola, una sola. Merda! Non ci posso credere. Come hai fatto a essere così stupida?»
“Stupida?” Rimango senza fiato. Vorrei dirgli che l’iniezione non ha fatto effetto, ma non riesco a parlare. Mi guardo le mani. «Mi
dispiace» sussurro.
«Ti dispiace? Ma vaffanculo!» mi dice in tutta risposta.
«Lo so che non è il momento giusto.»
«Il momento giusto!» grida. «Ci conosciamo da cinque fottuti minuti. Volevo farti vedere come funziona questo cazzo di mondo e ora…
Vaffanculo. Pannolini, vomito e merda!» Chiude gli occhi. Penso che stia lottando per controllarsi, ma perde la battaglia.
«Te ne sei dimenticata? O l’hai fatto apposta?» I lampi di rabbia nei suoi occhi creano una sorta di campo di forze.
«No» sussurro. Non posso dirgli di Hannah, perché la licenzierebbe.
«Pensavo che fossimo d’accordo!» grida.
«Lo so. Hai ragione. Scusa.»
Mi ignora. «Ecco perché. Ecco perché mi piace avere il controllo. Così le stronzate come questa non mandano tutto a puttane.»
No… il mio Puntino. «Christian, per favore. Non mi urlare addosso.» Le lacrime iniziano a rigarmi il viso.
«Non cominciare con i piagnistei, adesso» dice con un altro scatto di rabbia. «Vaffanculo.» Si passa una mano tra i capelli, tirandoli.
«Pensi che io sia pronto per diventare padre?» La sua voce strozzata è un misto di rabbia e panico.
E tutto diventa chiaro: la paura e l’odio scritti a chiare lettere nei suoi occhi… la rabbia è quella di un adolescente indifeso. “Oh,
Christian, mi dispiace tanto. Anch’io sono sconvolta.”
«So che nessuno di noi due è pronto, ma penso che sarai un padre meraviglioso» dico con voce soffocata. «Lo scopriremo insieme.»
«E come cazzo fai a saperlo?» grida. «Dimmi come cazzo fai!» Ha gli occhi ardenti, mentre sul suo viso si alternano le emozioni: la più
evidente è la paura.
«Oh, vaffanculo!» sbraita sprezzante, alzando le mani in un gesto di sconfitta. Si gira e si dirige a passi pesanti verso l’atrio, dopo aver afferrato la giacca.
 I suoi passi risuonano sul parquet, sbatte la porta e sparisce, facendomi trasalire.
 Mi alzo. Improvvisamente coraggiosa, rabbiosa e nervosa. “Non vuole il mio puntino … Il nostro puntino ..’’ mi dirigo a grandi passi verso la porta. 
Afferro la borsetta appoggiata sulla sedia e apro velocemente la porta di ingresso. Christian è ancora li. 
L’ascensore non è ancora arrivato! «Non c’è bisogno che te ne vai tu. Me ne vado io!» l’ascensore ci avvisa del suo arrivo con un sonoro DIN. 
Prima che Christian possa capire le mie parole, entro velocemente dentro la cabina. Premo il pulsante che mi porterà al garage. «ANA!» urla improvvisamente cosciente di quello che gli sta succedendo attorno. 
Ma le porte si sono già chiuse. Sento il suo pugno battere su una di esse e un «Maledizione!». Mi trovo nelle viscere dell’Escala.
 Improvvisamente nervosa. Sbalordita. “Dio mio … Sto sfidando Christian! E anche in un modo molto … Pesante. Me ne sto andando di casa!’’ Velocemente prendo le chiavi dalla borsetta argentata. Peccato, mi toccherà la Saab.
 Nella fretta non mi è passato per la mente di prendere le chiavi dell’ R8, e poi non avrei avuto il tempo, Christian se ne sarebbe andato
. Entro in macchina come un fulmine, non indosso la cintura, metto subito in moto. Vedo Christian correre verso di me. “Maledizione devo sbrigarmi! Avrà usato l’ascensore di servizio.’’ Affondo sull’acceleratore ed esco da quella gabbia d’oro. Sfreccio per le strade buie di Seattle. Sola, totalmente sola. Con il cuore rotto. Nemmeno per un secondo il mio Blackberry ha smesso di ronzare.
 La dolce melodia di ‘Your love is king’ di Sade mi rende malinconica. ‘Il tuo amore è il re …’ “Si Christian, tu sei il re del mio cuore, un re che ha rifiutato sua moglie e …. suo figlio.. Oh puntino” Le lacrime scendono incontrollate sul mio volto. 
La testa inizia a farmi male. Molto male. Saranno tutte le lacrime versate.
 Si dice che piangendo ci si purifica l’anima. 
Ma non credo in questo momento sia così per me. «Non cominciare con i piagnistei, adesso» Il ricordo di queste parole mi ferisce mortalmente e scaturisce altre lacrime.
 L’orologio della Saab mi comunica essere le dieci di sera. Guido da minimo un ora. Ma dove sto andando? Riconosco l’autostrada. ‘Dio santo. Mi sto dirigendo a Portland!’ Continuo a guidare. Non so come sono arrivata qui.
 Volevo scappare da Christian? Ma io gli ho promesso che non sarei mai fuggita. Nemmeno quando mi ha rivelato la terribile verità di essere un sadico l’ho fatto. Perché lo sto facendo ora? “Perché ha rifiutato te e il tuo puntino!” suggerisce la mia Dea interiore. È so avere ragione. “Puntino, sei già così importante per me?” «Te ne sei dimenticata? O l’hai fatto apposta?» come fa a pensare una cosa del genere? Farlo apposta. Ne avevamo parlato, mi ha detto che non era pronto a condividermi ma di volere dei figli. 
Nemmeno io sono entusiasta di puntino. Se avessi potuto scegliere, lo avrei programmato, cercato. Ma adesso c’è. E sono contenta, ma ho anche molta paura. Dio mio perché adesso mentre tutto stava andando così bene tra noi? Questa litigata non ci voleva.
 Sono troppo sottopressione. L’incidente con Charlie Tango, l’incendio nella stanza dei server quello psicopatico entra in casa per rapirmi, mio padre è quasi morto e scopro di essere incinta. Di colpo capisco perché mi trovo a Portland. Qui mi sento al sicuro, protetta. 
Non capisco perché. Ripenso ai giorni in cui non conoscevo Christian, stavo meglio? Stavo bene, allora? No. Non è così. Io lo amo! Your love il king risuona dentro l’abitacolo. Accosto davanti al negozio di ferramenta dei Clayton. Afferro dalla borsa il Blackberry e rifiuto la chiamata di Christian. Un messaggio da parte di Kate:
‘Dove sei? Christian è fuori di sé.
 Fammi sapere, sono preoccupata.’ Improvvisamente penso a quella volta che mi sono ubriacata al bar con Kate e Josè. “Lui mi ha intercettato tramite il cellulare!” lo spengo e sfilo via la batteria. Lo infilo dentro la borsetta. E mi appoggio al volante. Ripenso al nostro incontro dai Clayton. Se penso che era tutto programmato .. Il sabato in negozio era un incubo Mrs Clayton mi chiese di controllare alcuni ordini. 
Mentre ero seduta dietro la cassa, per qualche ragione, alzai lo sguardo e… fui catturata dagli sfrontati occhi grigi di Christian Grey che, in piedi di fianco alla cassa, mi guardava con interesse. Cristo santo. Penso che non sapevo nulla di lui, niente. Non avrei mai pensato che amasse torturare le ragazze brune.
 Che avesse una stanza rossa delle torture. Ma mi sembra di essermi abituata molto bene a tutto. O forse no? Forse non è la vita che vorrei, di certo non è la vita che desideravo. 
Ma lui, lui è tutto ciò di cui io ho bisogno. Scendo dall’auto. La ferramenta non è completamente al buio. Mi avvicino e sbircio dentro. Appoggio la fronte alla vetrina. «Che devo fare?» sussurro. E continuo a piangere. Salto in aria e mi spavento quando sento un cane che abbaia. Mi guardo intorno. Forse è meglio se torno in auto. Mentre salgo e metto le sicure penso al Heathman. Forse potrei passare la notte li … Si perché no! Infondo ho bisogno di dormire. E non ho intenzione di passare la notte in auto. 
Giro la chiave e metto in moto l’auto. Mi dirigo all’Hotel che ha visto nascere la mia storia con lui, come ragazza vergine e innocente, a moglie di Christian Grey e ai suoi modi di donarci piacere. Ripenso anche a pochi giorni fa, abbiamo fatto del sesso fantastico. Mi perdo nei ricordi di quelle ore piacevoli. L’iPod è in riproduzione casuale e Dido canta dolcemente White Flag in sottofondo.
Christian mi osserva pensieroso. I suoi capelli, dopo il bagno che abbiamo fatto insieme, sono ancora umidi, e indossa la T-shirt nera e i
jeans. Si mette comodo sulla sedia con un sorriso compiaciuto e beve un sorso di vino bianco. «E ora che cosa vorresti fare?» chiede in tono
sommesso. «E tu?» Alza un sopracciglio, divertito. «Quello che ho sempre voglia di fare.» «E cioè?» «Mrs Grey, non fare la timida.»
Allungando un braccio sul tavolo, gli prendo una mano, la giro e gli sfioro il palmo con l’indice. «Vorrei che mi toccassi con questo.» Faccio scorrere il dito sul suo indice. Si sistema sulla sedia. «Solo con quello?» Il colore dei suoi occhi diventa più scuro, e anche più caldo.
«Forse anche con questo.» Faccio scorrere il dito in avanti fino al suo medio e poi indietro, di nuovo sul palmo. «E con questo.» Il mio
dito percorre il suo anulare. «Con questo di sicuro.» Mi soffermo sulla sua fede. «È molto sexy.»
«Davvero?»
«Certo che lo è. Dice “Quest’uomo mi appartiene”.» Accarezzo il piccolo callo che si è già formato sul palmo sotto l’anello. Si china e
mi mette la mano a coppa sotto il mento.
«Mrs Grey, stai cercando di sedurmi?»
«Spero di riuscirci.»
«Anastasia, è il mio punto debole» dice a bassa voce. «Vieni qui.» Mi prende la mano, e mi trascina sulle sue ginocchia. «Mi piace
poterti toccare quando voglio.» Mi accarezza una coscia, su fino al sedere. Con l’altra mano mi afferra saldamente la nuca e mi bacia,
tenendomi ferma.
Sa di vino bianco, di torta di mele e di Christian. Gli passo le dita tra i capelli, stringendolo mentre le nostre lingue si esplorano e si
intrecciano, e il sangue scorre caldo nelle vene. Quando Christian si scosta, siamo senza fiato.
«Andiamo a letto» mi mormora sulle labbra.
«Letto?»
Si scosta di nuovo e mi tira i capelli per costringermi a guardarlo negli occhi. «Dove preferiresti, Mrs Grey?»
Mi stringo nelle spalle, facendo l’indifferente. «Stupiscimi.»
«Sei aggressiva, stasera.» Mi sfiora il naso con il suo.
«Forse ho solo bisogno di qualcuno che mi leghi.»
«Forse sì. Invecchiando diventi prepotente.» Socchiude gli occhi, ma non riesce a nascondere il divertimento.
«E tu che cosa farai al riguardo?» gli dico con aria di sfida.
I suoi occhi scintillano. «So perfettamente che cosa vorrei fare. Dipende se anche tu ne hai voglia.»
«Oh, Mr Grey, sei stato molto gentile con me in questi ultimi giorni. Ma non sono fatta di vetro, sai.»
«Non ti piace la gentilezza?»
«Sì, con te certamente. Ma, sai… la varietà è il sale della vita» gli dico sbattendo le ciglia.
«E quindi sei in cerca di qualcosa di meno gentile?»
«Qualcosa che mi faccia sentire viva.»
Inarca le sopracciglia, sorpreso. «Sentire viva» ripete, con una sfumatura di ironia nella voce.
Annuisco. Mi fissa per un attimo. «Non morderti il labbro» sussurra, poi si alza improvvisamente, continuando a tenermi in braccio.
Sussulto e mi aggrappo ai suoi bicipiti, temendo che mi lasci cadere. Raggiunge il più piccolo dei tre divani e mi ci fa sedere.
«Aspettami qui. Non muoverti.» Mi scocca una rapida occhiata, sensuale e intensa, e si gira, dirigendosi a grandi passi verso la camera
da letto. Oh e come se mi ha fatto sentire viva .. e poi, il regalo di compleanno. Osservo il bracciale che porto al polso e ripenso alla dedica di Christian.
 
Per tutte le nostre prime volte, nel tuo primo compleanno
come mia moglie adorata.
Ti amo
Perché no possiamo essere felici a lungo? La festa a sorpresa, l’erre8 mia madre. È stato tutto così .. Perfetto. “Che paura di perderti amore mio”. 
Quanto mi manca.
Eccomi arrivata all’Heathman. L’addetto alle auto è felicissimo di poter parcheggiare la mia.
 Mi dirigo verso l’entrata, la ragazza alla Reception è sorpresa di trovarmi sprovvista di un bagaglio.. «Come posso esserle utile? » dice sorridente. 
Di certo non puoi fare in modo che Christian mi perdoni. Darò il mio cognome, non vorrei che Christian chiamasse e mi trovasse. Poi penso che li chiederebbe tutti e due. Sospiro. Beh ormai sono qui.  «Vorrei sapere se la suite è libera»
Eccomi qui.
 Un'altra volta in questa suite fantastica. Ma sono sola. Lui non c‘è.
Quanto mi manca. Forse sono stata un po’ immatura ed egoista. Christian, si starà preoccupando. Ho spento il telefono e non sa dove sono. Dovrei chiamarlo? E se lui mi rintracciasse? Forse dovrei dire dove sono e specificare che voglio restare sola. E se cosa peggiore non mi volesse più perché sono incinta? No, non può farmi una cosa del genere. 
Non dopo tutte le volte che mi ha detto che mi ama. Ricompongo il mio cellulare e chiamo Christian. Dopo il primo squillo riattacco, non riesco a parlare con lui. Allora chiamo a casa. 
Risponde Mrs Jones molto agitata.«Pronto? »«Gail, sono Ana. Volevo farvi sapere che sto bene, e che non voglio essere cercata! Riferiscilo a Christian» «Mrs Grey. Mr Grey è fuori la sta cercando. Dove si trova, era molto nervoso. Ha chiamato Taylor, Ryan e Sawer in modo brusco. Non l’ho mai visto così sembrava spiritato ...» «Riferisci quello che ti ho detto per favore… Buona notte Gail .. » E riattacco senza aspettare una risposta. 
So che dovrò affrontare le conseguenze di questa scelta.
 Ci penserò a tempo debito. Ho sonno. Metto il silenzioso al telefono. Christian sta riprovando a chiamarmi. “Cosa devo fare?” Mi decido a rispondere, ma nello stesso momento in cui stavo dando il via allc chiamata lui riattacca. “Chissà magari Christian penserà che tornerò a casa.” 
Vorrei vedere la sua faccia quando non mi vedrà rientrare e alle parole che gli riporterà Gail. Sospiro. Devo rilassarmi. Mi sdraio. 
Che sciocca, non ho nemmeno un cambio. 
Dovrò dormire in intimo. Inizio a spogliarmi lentamente.
 La giacca, la camicetta di raso bianco, la gonna e le autoreggenti … Penso a Christian e tutte le volte in cui mi ha spogliata lui.
 Forse non è il momento adatto per pensarlo. Mi sdraio dalla parte in cui solitamente dorme Christian. Controllo il cellulare. Mi sta chiamando. 
Senza pensarci due volte rispondo.
 «Pronto?» «Ana! A che cazzo di gioco stai giocando? » «Il tuo Mr Grey! Volevi andartene, invece ti ho facilitato il compito. Me ne sono andata io. » «Dove sei? Avevi promesso che non te ne saresti mai andata!» «Ti ho fatto un favore Christian, quella è casa tua, non dovevi essere tu ad andartene. » «Casa nostra Anastasia! Dove sei? Ti vengo a prendere! » «No! Non voglio. Voglio restare da sola. Devo schiarirmi le idee, su te, su me e … Su noi …» «Che vuoi dire? Mi stai lasciando? » «No! Assolutamente no Christian. Non pensarlo nemmeno ti prego … Ma sono incinta. E tu non l’accetti, te ne sei andato via sbattendo la porta dopo avermi urlato addosso e mandata a quel paese! Nemmeno fosse figlio di un altro! E … Se non mi vuoi più … Accetterò la tua decisione …» Chiudo la conversazione. Non cerco di tenere a freno le lacrime, mi lascio ricadere tra i cuscini e singhiozzo. “Basta Christian non chiamarmi, ho bisogno di stare da sola.” 
Spengo il cellulare e mi abbandono alle lacrime.
 Quando riapro gli occhi, è l’una e mezza del mattino. Stavo facendo un bellissimo sogno. Ma mi sono svegliata, sembrava tanto reale …  Non ho più sonno non voglio più stare qui, da sola..  E ho un gran caldo. Mi volto e trovo un Christian addormentato. 
Mi abbraccia, il braccio sotto il mio seno e la mano sulla pancia.
“Dio … La mano sulla pancia …”
Rimango immobile e cerco di godermi questo momento.
Volto la testa e trovo due occhi grigi che mi fissano.
 “Oh no, si è svegliato! Altro che legarmi alla stanza delle torture e non farmi godere, questa volta mi frusterà senza pietà!”
Il mio cuore è pieno di angoscia e forse anche un po’ paura.
«Che ci fai qui?»
Dico con un finto sguardo accusatore. Infondo gli avevo detto di non cercarmi. Mai che faccia quello che gli chiedo.
«Sono venuto a recuperare mia moglie …. E mio figlio …»
Come? Ho sentito bene? Sta parlando di .. Puntino.
Stringe leggermente la mano sul mio ventre accarezzandolo. 
Poso la mia mano sopra la sua. Seguo i suoi movimenti.
«Quindi non .. sei più arrabbiato?»                                                                                                                                                « Arrabbiato?» ripete « Arrabbiato? Anastasia certo che sono arrabbiato, ringrazia quel bambino, se non ti faccio nulla. Se avessi fatto una cosa del genere in una situazione normale, non avresti potuto sederti per una settimana. Mi hai promesso che non te ne saresti mai andata via! E al primo litigio ..» 
« Alt frena! Me ne sono andata, e  … mi dispiace. Ma ho fatto solo quello che volevi fare tu! Tu te ne stavi andando, stavi scappando via da me e da puntino. Mi stavi lasciando sola, in quell’enorme casa. Mi hai gelato, spaccato il cuore! E per tua informazione, non l’ho fatto di proposito. È possibile che una delle iniezioni non abbia funzionato, ero ancora in tempo a farne un’altra. Non sei neppure da quanto tempo questo  bambino e con noi e … »
« Come lo hai chiamato?»
« Chi?»
« Tu hai detto ‘stavi scappando via da me e da puntino’ Chi è?»
Mi guarda la pancia nuda. Io divento improvvisamente rossa. “Oddio L’ho detto davanti a lui … Mi prenderà per un idiota”
« Che è successo alla tua lingua biforcuta Mrs Grey? Dimmelo!»
« Puntino …. È  …. » indico la mia pancia carezzandola « Lui. Lui è puntino.»
“Il mio piccolo puntino ..”
Christian mi abbraccia. La testa appoggiata sul mio petto e le sue braccia mi circondano.
Non riesco a trattenermi, passo una mano sui suoi capelli e lascio un piccolo bacio in quella fronte imperlata di sudore, che spazzo via con la mano.
«Puntino … Perché puntino? »
«Per questo …»
Afferro la borsetta ed estraggo l’ecografia.
«Mentre la dottoressa mi visitava, e mi ha detto dov’era il bambino … Ho pensato che … Somigliasse a un puntino …»
Christian prende l’ecografia. E sorride. “Oddio .. Sorride?”
Sempre disteso sul mio petto, il mio seno  fargli da cuscino, il viso rivolto verso di me.
« Ana scusami. Dimmi che mi ami ancora ti prego .. Anche se … Già il fatto stesso che tu non mi abbia sbattuto fuori da questa stanza dovrebbe confermarmelo .. Ma ti prego, dimmelo … dimmelo.. »
La sua è una richiesta preoccupata ma dalla sua voce percepisco angoscia e dolore, paura.
 « Non lo farò mai Christian ..»
Alza il viso preoccupato. Punta il mento sul mio seno. Mi fa male.
« Cosa? Che significa? Ana rispondimi …»
« Calmati … Non ti lascerò mai Christian, e … si. Ti amo. Ti amo con tutto il mio cuore … E non c’è niente che tu possa fare per farmi cambiare idea. Ti amo e .. basta.»
« Oh Ana …»
Mi stringe forte, troppo forte.
« Piano … Piano … Christian dobbiamo fare attenzione adesso ..»
Sorrido. Ma lui si rabbuia impercettibilmente. 
« Tu .. non vuoi ancora il bambino, vero?» non risponde e mi guarda. « Cosa vorresti che facessi? Che abortissi? Dimmelo!» adesso sono arrabbiata. Urlo. Ma lui continua a non rispondere. Sembra anche lui un bambino indifeso. 
“Oh il mio piccolo Christian ..” 
Cerco di tranquillizzarmi. « Sai …. Sai che se lo facessi non mi perdonerei mai, vero? Sai che non perdonerei neanche te, e a quel punto non so cosa rimarrebbe di .. noi.»
« Ho paura Ana …»
Lo stringo a me sento di essere stata dura.
« Anche a me spaventa diventare madre ma, con te sarà tutto perfetto. Impareremo insieme amore mio. »
 Restiamo in silenzio per troppo tempo. La mia voce si affievolisce  «Oppure …. Vuoi che me ne occupi da sola? Ti lascerò scegliere, io non voglio che … »
« No! No! Anche io lo voglio, vi voglio. La mia paura riguarda te, mi amerai ancora, dopo quello che ho combinato? Dopo quello che ti ho detto?»
«Io ti amerò sempre Mr Grey»
«La mia piccola dolce indifesa Ana. Così tanto coraggiosa. Non so cosa ho fatto per meritarti, per meritami il tuo amore. »  
«Sei sempre così negativo verso te stesso. Anche io penso, anzi mi chiedo, come un uomo fantastico come te, possa amare una come me .. »
 «Tu sei perfetta in tutto quello che fai, è impossibile non amarti. Mi ami, e mi vuoi anche con tutte le mie cinquanta sfumature Anastasia, e per questo, non posso fare altro che amarti sempre di più .. Mia dolce e coraggiosa Ana …»
Inizio a baciarmi ansimando il mio nome, e tanti, tanti ti amo.
«Io ti amo, io ti voglio … Oh Ana … ti amo, sei mia … »
“Oh Christian ti amo anche io …” 
E  ricominciammo da dove avevo terminato il mio sogno.
   
 
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