NICK
EFP/ FORUM : Dafne_18
TITOLO/I
: Broken
Heart
PACCHETTO
: Risotto
allo zafferano
GENERE/I
: Romantico/Malinconico/Drammatico
RATING
: Giallo
OPZIONE
SCELTA : 1°
AVVERTIMENTI
: What
if?
N°
FRASI USATE : 3
Ti
prego, non lasciarmi. Io...io ti amo. (La Bella E La Bestia); Non
dimenticare mai questa promessa. (Titanic); Tutto quello che fai,
sconvolge i miei sentimenti con la furia di un ciclone. (Nana)
FANDOM
(SE NON ORIGINALE) : Dragon
Ball
PERSONAGGI/PAIRING
: Trunks/Marron,
Mirai!Trunks/Marron
INTRODUZIONE:
Marron
e Trunks decidono di fare un giro nel tempo, purtroppo qualcosa
andrà
storto. Una Marron dal cuore spezzato sarà consolata da un
forte,
valoroso, ma soprattutto dolce Mirai!Trunks.
NOTE
(se ve ne sono) : Questa fic è arrivata 3° al Contest 'C'è una frase per te' di Fanny_rimes. Spero
che la storia sia chiara e spero di non arrivare ultima ^^
-
Broken Heart
[Il destino è diverso, ognuno al suo.
Io sono colpevole di aver provato a scrivere il mio.]
Si alzò
dolorante, la testa le pulsava
terribilmente.
«Che... che
è successo?» sussurrò
pulendosi dalla polvere posatasi sul corpetto nero.
Notò che era
incrostato di sangue, ma
non era il suo.
«Trunks!»
gridò raggiungendo ciò
che restava della navicella distrutta.
Lo vide, era a terra a
pochi metri da
lei, coperto di sangue. La ferita che aveva sul petto era gonfia e
profonda.
«Ma...
Marry...» sospirò lui, come
improvvisamente sollevato.
Con le lacrime agli occhi
la bionda lo
sollevò da terra e gli pulì il viso pieno di
polvere nera e grigia.
«Ti sei
salvata...» le sorrise lui,
muovendo la mano.
Lei gliela strinse.
“Non
può essere vero, non può
essere giunta la sua ora”.
«Trunks...»
sospirò Marron piangendo
come una bambina.
Lui sorrise appena ed
esclamò «Non
disperarti piccola... e promettimi... promettimi che andrai avanti
anche senza di me, torna a casa e vivi la tua vita...»
Marron
singhiozzò più forte e gli
strinse la mano, dondolandosi leggermente sulle ginocchia.
«...
ma...»
«Shh... shh...
non dimenticare mai
questa promessa, Marry...» esclamò prima di
chiudere gli occhi.
La ragazza si
avventò sulle sue labbra
e tentò di immettere un po' di ossigeno dentro esse. Poi con
foga
congiunse le mani sul petto del ragazzo, sfregiato dall'enorme
taglio, cercando di far passare un po' di aria nei polmoni. Sapeva
che era tutto inutile.
«Non lasciarmi
Trunks! Ti prego,
non lasciarmi. Io...io ti amo...»
singhiozzò accasciandosi di
fianco al corpo inerme del ragazzo.
Le lacrime le sgorgavano
lungo il viso,
e ciò che voleva adesso era solo piangere.
«Sei un egoista!
Come posso io vivere
senza di te? Come posso vivere la mia vita? Perché quella
dannata
navicella è esplosa? Perché mi hai gettata fuori
e tu sei restato
dentro? Trunks, dimmi perché!» strillò
la ragazza rivolta verso il
cielo.
Aveva i pugni serrati e
continuava a
muovere le gambe freneticamente, lanciava calci all'aria con rabbia.
«No, no e
nooo!» strillò ancora.
Ora ciò
che voleva, era solo
morire.
«Mi dicevi sempre
di essere forte...
ma come posso esserlo ora che ti ho persa?»
sussurrò Trunks
cercando di trattenere le lacrime.
«Nonostante tutti
gli allenamenti... è
stato tutto inutile... i cyborg mi hanno sconfitto. Mamma ti chiedo
perdono...» sospirò infine gettando un fiore sulla
tomba di sua
madre, appena conclusa.
Il suo unico pensiero era
quello di
sconfiggere i cyborg. E sarebbe riuscito nel suo intento, quello era
poco ma sicuro.
Si alzò e
camminò lentamente, con le
mani in tasca verso casa. Sorrise pensando alle coccole che la madre
gli aveva sempre fatto, alla premura nel costruire una macchina del
tempo per fargli conoscere suo padre. Lui lo sapeva che l'aveva
creata per quello, voleva andare a vivere in un altro universo, un
universo passato dove tutto andava per il meglio. Trunks aveva
ventiquattro anni adesso. Ripensò ai momenti passati qualche
anno
prima... al piccolo se stesso che sorrideva e gli tirava i capelli...
alla sua mamma giovane e bella... e al suo papà...
Calciò un sasso,
il quale andò a
posizionarsi di fianco ad un muro distrutto. Dopo un attento esame si
rese conto che quel muro un tempo era una casa abbandonata, come
tante altre. Ma perché ora era distrutta? Poteva voler dire
solo una
cosa : i cyborg erano nei dintorni.
Lentamente si
avvicinò ad un auto.
C'era qualcuno che urlava in un angolo, eppure... gli sembrava di
sentire il suo nome...
Forse erano passate ore,
forse minuti.
Marron si sollevò piano, la spalla le sanguinava. Era un
piccolo
taglietto, dopo aver visto lo squarcio sul petto di Trunks, un misero
graffio la infastidiva. Perché non era lei quella morta?
Si ripulì i
vestiti e le guance con le
maniche lunghe del vestito nero. Erano partiti per un viaggio nel
loro passato, eppure erano capitati in un altro
passato. Il
viaggio per i vent'anni di Marron si era risolto con sangue e morte.
Tirò sul con il
naso e, nonostante il
dolore la schiacciasse, cercò di riordinare i pensieri.
Trunks era
morto. Sospirò e tentò di frenare le lacrime:
doveva seppellirlo.
Infilò le mani sotto le sue spalle, ma il peso era
eccessivo. Si
fermò e respirò un attimo.
Guardò la
navicella distrutta, solo
allora si rese conto di non avere via di scampo. Era bloccata in quel
passato sconosciuto, senza navicella per tornare a casa.
Si sedette e tenendosi la
testa fra le
mani scoppiò a piangere. Le lacrime scendevano copiose,
nessuno le
avrebbe fermate, perché lei era sola.
Guardò il corpo di
Trunks a terra e dalla rabbia ci si fiondò sopra. Non le
interessava
sporcarsi ancora, senza di lui niente era importante.
«Perché
te ne sei andato? Non capisci
che io ti amo?» strillò guardando i suoi occhi
chiusi e le sue mani
inerti.
«Chi
sei?»
Una voce. Impossibile.
Eppure era così
simile alla sua... Marron guardò gli
occhi del suo defunto
ragazzo, essi erano fermi e morti, esattamente come il resto del suo
corpo.
Si alzò di
scatto andando a urtare
qualcuno. Due mani l'afferrarono prima che potesse cadere.
«Lasciami!»
strillò dimenandosi
dalla stretta.
Il ragazzo la
liberò e lei poté
guardarlo in faccia.
Il primo impulso fu quello
di svenire,
il secondo quello di scappare, e il terzo...
Marron si gettò
fra le braccia di
Trunks piangendo di gioia.
«Sei vivo! Lo
sapevo, mi hai fatto
prendere un colpo!» strillò aggrappandosi
completamente al corpo
del ragazzo.
Lui tossì e la
staccò da sé. Un
gesto così freddo che la fece rabbrividire. Gli occhi vuoti
di
Trunks guardavano il corpo morto del ragazzo. Non la stava nemmeno
considerando. Marron osservò quello morto e poi
tornò su di lui.
Erano così simili. Però non
erano la stessa persona, quello
di fronte a lei non era il suo Trunks.
Una nuova emozione si
insinuò dentro
di lei, non riusciva a guardare il Trunks in piedi. Era più
alto,
aveva i capelli più lunghi e gli occhi erano di un azzurro
più
intenso. Le labbra erano rovinate e secche, il corpo perfetto,
persino più muscoloso e forte di quello del suo
Trunks.
«Vieni dal
futuro?» chiese lui
chinandosi per tastare il polso del se stesso defunto.
«È
morto.» riuscì a dire la ragazza
bionda, prima che la voce le si strozzasse.
Trunks alzò lo
sguardo e si allontanò
verso una grande casa.
«Dove
vai?» strillò Marron
seguendolo.
Il ragazzo si
voltò «A casa mia. Ho
fame.»
Lei si fermò un
attimo, incerta, lo
sguardo spento.
Chi era quello? Era davvero
Trunks? Lo
stesso ragazzo che era sempre stato innamorato di lei? Lo stesso
ragazzo che aveva promesso di sposarla? No. Questo Trunks era
diverso, più maturo e più responsabile.
«Portami con te,
non so dove andare.»
sussurrò allungando una mano, come per raggiungerlo.
Lui si fermò, e
senza degnarla di uno
sguardo disse «Sei libera di seguirmi, ma lascia
là quell'altro.»
La ragazza
annuì, nonostante fosse
ferita dal tono che aveva usato per descrivere l'altro 'se stesso'.
La confusione la stava
facendo
impazzire, sembravano passati decenni da quando erano partiti. Si
alzò la gonna e corse verso il suo nuovo Trunks.
Come poteva una ragazza
creare un
vortice di emozioni così forte in lui? Era sbagliato, lei
veniva da
un'altra epoca, il loro incontro avrebbe potuto cambiare le cose, per
questo si era allontanato così velocemente dall'altro
Trunks. Però
lei... lei era speciale. Lo percepiva. Non si era mai innamorato e
non aveva mai provato quei sentimenti verso qualcuno che non fosse
sua madre. Ma questa volta era diverso. Eppure la conosceva da qualche
ora, ma lei no. Lei aveva passato la sua intera esistenza
insieme a lui, conosceva i suoi cibi preferiti e i suoi difetti.
Anche se erano seduti su due sedie rotte, la casa aveva assunto
un'atmosfera diversa.
«Davvero sono
caduto dentro la torta?»
chiese cercando di trattenere le risa.
Marron invece non ce la
fece e la sua
squillante risata argentina inondò la stanza.
«Avresti dovuto
vederti! Eri pieno di
cioccolato e panna! Proprio qui...» la ragazza non si era
resa conto
di essere terribilmente vicina al viso di Trunks.
Con la mano tremante
toccò la sua
guancia, il ragazzo sobbalzò e arrossì. Lei si
sporse ancora un
po'...
Erano
così simili... due gocce
d'acqua.
Le labbra della ragazza
toccarono
quelle di Trunks, il quale rispose dolcemente, come assaggiando il
dolce lucidalabbra alla ciliegia. Le lingue si scontrarono
lentamente, per poi agitarsi con sempre più
velocità. Per Trunks
era qualcosa di spettacolare, il primo bacio, ma non solo. Il bacio
del suo vero amore. Lui in un qualche modo sapeva.
Sapeva che lei lo amava.
Sapeva che loro si
conoscevano già.
Sapeva che lui non era il
suo principe
azzurro.
Quando sentì una
lacrima sulla propria
guancia si staccò, rendendosi conto di aver stretto la
ragazza a sé
con entrambe le mani, mentre due mani femminili si erano infilate fra
suoi capelli viola.
«Mi
dispiace...» borbottò alzandosi.
La ragazza stava piangendo,
si era
accasciata sul pavimento con la testa fra le mani.
«È
solo... solo che siete così
simili!» sussurrò maledicendosi per aver tradito
il suo ragazzo.
Trunks sorrise appena e si
avvicinò,
facendola alzare in piedi.
«La macchina del
tempo è carica da
una settimana... io volevo mandare mia madre nel passato...
però se
vuoi usarla tu...» esclamò guardandola negli occhi.
Marron rimase immobile a
fissare quegli
enormi occhi blu, poi si piegò su se stessa e pianse
più forte.
«Tornare per
cosa? Trunks non c'è
più... lui è morto!»
singhiozzò.
Il ragazzo, colpito da
quelle parole,
sussurrò comprensivo «Lo amavi vero?»
Lei annuì e
tirò su con il naso.
«Allora non credi
che sarebbe felice
se tornassi nel tuo mondo sana e salva? Potrai dare la notizia a
tutti e seppellire il suo corpo nella sua città.»
disse Trunks
indicando lontano, dove il defunto riposava.
La ragazza si
alzò in piedi, e strinse
il ragazzo fra le sue braccia. «Grazie...
Trunks...» sospirò.
Marron si stava cambiando.
I vestiti di
Bulma le stavano stretti, possibile che quella donna fosse sempre
stata in forma smagliante? Si fermò a osservare una foto, in
essa
erano ritratti Trunks e la madre.
«È
stata scattata prima che
partissi...» sospirò lui entrando.
Marron sorrise ed
esclamò «Siete
bellissimi...»
Era in mutande, con una
maglietta
troppo stretta. Non ci fece nemmeno caso, era abituata agli occhi del
suo ragazzo su di sé. Sussultò quando vide la
strana impressione
imbarazzata di Trunks, già lui non era il suo
ragazzo...
«Scusa...»
sussurrò mettendosi il primo paio di pantaloni trovato.
Lui
abbassò lo
sguardo e non appena il rossore sparì si
avvicinò.
«La
prima volta
che ci siamo baciati quand'è stata?» chiese
sorridente.
Marron
non poté
fare a meno di notare la nota di invidia nella sua voce.
«Proprio
mezz'ora
fa, ti sono saltata addosso.» sospirò.
Il
ragazzo sorrise,
poi tornò serio. Allora la ragazza si decise a parlare
«Eravamo a
casa tua... in piscina nella grande Capsule Corporation. Era il
compleanno di tua sorella Bra, compiva dieci anni. Tu mi hai presa
per mano... - Marron strinse la mano al ragazzo - ...e mi hai portata
via dalla cerimonia, che si teneva dentro il grande salone. Siamo
usciti e io... io ti ho gettato dentro la piscina con una
scusa.»
La
ragazza sorrise
fissando gli enormi occhi blu di Trunks.
«E
poi?» chiese
lui.
«Poi
mi hai
inseguita e quando mi hai presa, ci siamo trovati l'uno di fronte
all'altra... - si avvicinò sempre di più al suo
viso - …tu ti sei
avvicinato e mi hai baciata...»
Un
vortice di
emozioni la colpì, gli occhi del ragazzo la fissavano,
spostavano lo
sguardo dalle sue labbra a lei. Erano così
simili... eppure così
diversi...
Si
allontanò e
sorrise «Scusa, vorrei stare un po' da sola...»
Il
ragazzo annuì
«Certo... la cena sarà pronta fra
poco...»
«Non
ho fame.»
disse lei ferma.
Il
ragazzo la
guardò un'ultima volta prima di sussurrare
«Buonanotte allora...»
«'Notte...»
rispose lei chiudendo la porta della sua stanza.
Trunks
era
tormentato dagli incubi. Si svegliò di scatto vedendo il
sorriso di
C-18 sfumare lentamente. Li aveva sognati di nuovo. Si alzò
sentendo
degli strani rumori.
Non
appena in
corridoio non ci mise molto a capire di cosa si trattava. Marron
singhiozzava disperata.
«Posso
entrare?»
chiese il ragazzo bussando alla porta.
Lei
aprì e si
gettò fra le sue braccia «È morto!
Trunks è morto, Trunks!»
strillò inzuppando la maglietta del ragazzo.
Lui la
strinse, colpito da tutta quella tristezza.
L'altro
Trunks era morto e lui stava provando strani sentimenti per la sua
ragazza. Strinse i pugni, non voleva ferire nessuno, tanto meno un se
stesso defunto. Si era comportato da vero stronzo.
«Marron,
non è successo niente. Riposati...» disse
staccandosela di dosso.
Lei lo
guardò allibita, era confusa dal suo comportamento... eppure
era
stato così dolce e comprensivo poco prima. Era davvero una
scema,
lui era il padrone di casa e lei si stava comportando da pessima
ospite, tutto qui.
«Ti
chiedo scusa... io torno a letto, perdonami.» disse
allontanandosi.
Trunks
avrebbe voluto fermarla e stringerla a sé di nuovo,
però qualcosa
lo fermò. Si girò e si chiuse la porta alle
spalle.
Perché
quella ragazza era così dannatamente bella? Se ne sarebbe
andata di
lì a poche ore, e lui non ci voleva nemmeno pensare. Chiuse
gli
occhi e si diresse verso la sua stanza, sentendo in sottofondo dei
singhiozzi sommessi.
Non ci volle molto per
preparare le
poche cose rimaste. Ben presto la navicella fu piena e pronta a
partire. Trunks era terribilmente dispiaciuto. Quella ragazza gli
aveva cambiato la vita, anche se per poco tempo.
«Davvero sei qua
tutto solo?» chiese
lei avvicinandosi al ragazzo.
Sembrava aver dimenticato
ciò che era
successo la notte prima.
Lui annuì e
guardò in basso
malinconico.
«Tua madre ha
ucciso tutto e tutti, i
sopravvissuti... - si fermò un attimo - non so se ce ne
sono...»
sospirò.
Marron sorrise appena
quando disse «Mi
dispiace per quello che ti è accaduto, e di averti...
ferito...»
Il ragazzo
spalancò gli occhi, non
credeva che lei avesse capito. La guardò e vide solo
sincerità.
«Sei strana
Marron...» sospirò
infine.
Lei sorrise, chiudendo gli
occhi «Me
lo diceva sempre anche... - deglutì la pesante saliva -
…'altro...»
ammise con un tono amaro.
Trunks la vide salire sulla
navicella e
la salutò da lontano. Poco importava, l'aveva persa.
L'orgoglio che l'aveva
sempre
caratterizzato gli impediva di correre dalla ragazza e implorarla di
restare. Solo quando una lacrima bagnò il suo viso asciutto,
Trunks
si rese conto di stare facendo la cosa sbagliata. La navicella non
era ancora partita quando lui corse verso di essa.
«Marron
aspetta!» esclamò.
La ragazza lo
guardò sorpresa,
arrossendo lievemente.
Lui si arrampicò
fino ad essere ad un
metro da lei.
«Senti lo so che
questo è un mondo
distrutto. Un mondo dove ormai non ha più senso vivere. So
che sono
un egoista, insomma penso solo a me stesso... - una risata nervosa
gli uscì dalla gola - ...ma tu... tutto quello che
fai, sconvolge
i miei sentimenti con la furia di un ciclone. Sei
speciale, l'ho capito dalla prima volta che ti ho vista, ieri. Non
riesco a non pensare ad una vita senza di te. Il bacio... te lo
ricordi? Non mi sono mai sentito così... tu mi hai cambiato.
Io...
io sto facendo una cosa sbagliatissima, perché
ti amo.
Ti amo ed è errato, perché tu non provi niente
per me, tu provi dei
sentimenti per qualcun altro, per un ragazzo che mi assomiglia. Che
è
identico a me. So che il mio carattere è uguale al suo, so
che è
per questo che mi hai baciato... ma per me non è
così. Io non ho
conosciuto nessun'altra Marron. Tu
sei l'unica. - prese
fiato e strinse la mano della bionda – Perciò non
partire e resta
con me, qui.»
«Mi
dispiace ma
non posso.» rispose subito la ragazza.
Era
rossa in viso e
sconvolta, sembrava stesse per scoppiare a piangere. Scacciò
la mano
del ragazzo e mise in moto la macchina.
«Mi
dispiace
Trunks... sappi che l'altro non era affatto come te. Però io
mi sono
innamorata del tuo carattere... io ti amo di più, nonostante
sia
passato un misero giorno... l'altro non mi aveva mai fatta sentire
così importante. Sei speciale, spero che troverai la ragazza
adatta
a te. Io non ti merito, è stato un bene per te non trovarmi.
Ad...
addio...»
Il
ragazzo scese
velocemente per non rischiare di rimanere imprigionato nel tempo.
Calde lacrime gli sgorgavano dalle guance, le stesse che stavano
cadendo dal viso di Marron.
Si
vergognava, si
vergognava terribilmente : lei aveva tradito Trunks solo dopo qualche
ora dalla sua morte...
Con le
lacrime agli
occhi si preparò ad affrontare il terribile futuro.
Trunks camminò
lentamente verso la
tomba della persona più importante per lui. Si
chinò e baciò la
foto ingiallita di Bulma. Prese i fiori che aveva in mano e li mise
sulla montagna di terra. Quanto tempo era passato? Tre anni esatti...
«Mamma sono qui.
Ti ho portato i tuoi
fiori preferiti, sono blu come i tuoi occhi.» sorrise a se
stesso,
nonostante dentro fosse terribilmente triste «Sono ancora
innamorato
di lei... so che mi hai detto di smettere, ma ora che i cyborg sono
stati sconfitti non posso pensare ad altro che alla mia vita se lei
fosse qui. Forse avremo una famiglia... io la amo mamma, ma come
faccio a...» si voltò sentendo un fruscio.
Quando vide Marron di
fronte a lui con
dei fiori in mano non ci credette...
«So che non
potrò restare qui per
sempre. Però voglio provarci.» sospirò.
Trunks sorrise appena,
prima di
correrle incontro e stringerla in un profondo abbraccio.
«Sei
tornata...» sospirò tastando il
viso della ragazza con una mano.
Lei sorrise «Mi sono accorta di
amare te più di ogni altra cosa...»
Il ragazzo
sospirò e la baciò
dolcemente, mentre il sole scendeva lento.
Una cosa era certa, niente li avrebbe più divisi adesso che erano insieme.
[Il loro destino era legato, e lo sarebbe stato per sempre, in ogni epoca.]
Fine -