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Autore: Meramadia94    27/09/2012    1 recensioni
Personale rivisitazione de ''Il cacciatore di Streghe''
Merlino è accusato da Aridian di essere uno stregone. Interrogato e risultato colpevole, Uther lo condanna a morte. Artù, viene a sapere la vera natura del ragazzo ma a discapito di cio si getta inna disperata corsa contro il tempo per salvarlo dalle fiamme. Ad aiutarlo, Gwen e Gaius.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Eccomi qui, appena approdata sul fandom di Merlin. Tengo a precisare che questa è la prima volta che mi cimento con l'argomento ( ma non per questo dovete essere buoni con me: ditemi quello che pensate e soprattutto... cattivi come l'aglio) e che molte storie devo ancora leggerle, proprio perchè sono qui da poco, e non so se qualcuno aveva gia avuto quest'idea.

In quel caso, ditemelo e non esiterò a cancellare tutto.

Detto questo... leggete, divertitevi e se vi fa piacere recensite.

 

 

 

Merlino era in quella segreta da ore ormai.

Aridian, conosciuto anche come il Cacciatore di Streghe, l'aveva accusato pubblicamente, davanti a Uther, Lady Morgana, Gaius, Artù e Gwen di essere uno stregone.

Erano stati attimi di terrore puro che si erano trasformati in ore. Ricordava benissimo gli sguardi delle persone che conoscieva mentre due guardie lo ''scortavano gentilmente'' verso le segrete del castello.

La preoccupazione di Gaius e Gwen.

L'ansia, ma anche il sollievo, di Lady Morgana.

L'incredulità di Artù, che ancora stentava a credere che quel servo che non teneva mai la bocca chiusa e che ogni tanto combinava guai fosse un mago.

Uther con disprezzo misto ad incertezza.

E adesso era in quella fredda cella, adagiato contro la parete e seduto sulla paglia a tremare, anche se non sapeva se era per il freddo o per la paura.

Forse era per entrambe le cose.

A un certo punto la cella si aprì ed entrarono due guardie.

Merlino si alzò di scatto, istintivamente, era come se il suo corpo e il suo cervello fossero due cose indipendenti.

''Il re vuole vederti.''- disse uno di loro prendendolo a braccetto.

Senza dargli nemmeno il tempo di replicare lo condusse a passo svelto nella stanza che il re aveva offerto ad Aridiano. Nella stanza c'erano oltre a questi, il re e Artù.

Il mago guardò istintivamente il principe, come se volesse cercare sicurezza nei suoi occhi azzurri.

Il re congedò la guardia-:''Grazie, puoi andare''- poi si rivolse al servo che lui stesso aveva assegnato al figlio-:'' Merlino, vieni avanti.''

Anche se si sentiva morire dalla paura, il ragazzo non potè fare altro che obbedire. Gli venne indicata la sedia e prese posto.

Aridian lasciò andare sullo scrittoio un braccialetto d'argento.

''Sai dirmi cos'è questo gioiello?''- chiese il monarca.

Merlino dissentì con la testa.

''Ciò è molto strano... è stato ritrovato nelle tue stanze.''- lo informò Aridian-:'' è un amuleto con il simbolo della Religione Antica.''

''Non so che cosa sia, lo giuro!!!''- cercò di difendersi Merlino. Certo, Aridian ci aveva visto giusto con lui, era vero che era un mago ma quel bracciale non l'aveva mai visto prima d'ora e non poteva esserci che una spiegazione al come quell'oggetto fosse finito nei suoi alloggi.

Qualcuno ce l'aveva messo per incastrarlo.

''Allora, spiegaci come mai si trovava li se non ti appartiene ed è vero che non l'hai mai visto prima.''- insistè il cacciatore di streghe.

''Non lo so, ve lo giuro sulla mia vita.''- provò Merlino.

''Allora, ammettendo che sia vero cio che affermi, e cioè che tu non possieda quell'amuleto...''- continuò Aridian-:'' facciamo due conti, ti va? Eri presente quando è stato effettuato l'incantesimo sul fumo, eppure affermi di aver visto solo il fumo e non il cavallo.

E diciamo che anche questo è vero... ma la donna che ha denunciato il fatto, afferma che eravate presenti entrambi e quando lei ha fatto per denunciare il fatto, tu eri molto reticente anzi... non ti sei proprio mosso da li.''

Merlino non vide altra soluzione se non mentire-:'' Vi ho gia detto che non ho visto niente, non avrei saputo cosa riferire e avrei fatto nuovamente la figura dell'idiota.''

''Non faccio fatica a crederci...''- pensarono in coro padre e figlio.

Aridian non era della stessa idea.

''O forse semplicemente, non volevi denunciarti alle guardie...''- ipotizzò Aridian. La cosa andò avanti per un ora intera, e Merlino era ormai allo stremo delle forze.

In una sola ora aveva dimostrato una forza e una voglia di combattere degna di un grande guerriero, cosa che stupì non poco i tre uomini.

Artù era meno stupito di tutti: sapeva che il suo servo, malgrado lo chiamasse spesso e volentieri ''idiota'', era una ragazzo incredibilmente coraggioso e leale, che avrebbe venduto cara la propria pelle.

''Aridian, sei proprio sicuro che Merlino sia colpevole?''- chiese Uther alla fine.

Aridian annuì-:''Assolutatamente. Questo che vedete, altro non è che la resistenza disperata di uno stregone che si è visto smascherato e che spera fino all'ultimo di farla franca. Ma cederà presto... e perchè questo accada dovreste fare una piccola cosa per me.''

Il re annuì e Aridian gli borbottò qualcosa all'orecchio, che nè il principe ereditario nè il servitore poterono udire.

Uther chiamo un paio di guardie e ordinò loro-:''Riportate il ragazzo in cella. Niente cibo ne acqua, per tre giorni.''

Quando le guardie ebbero obbedito, Artù disse chiaramente cio che pensava.

''Aridian, non c'è bisogno di ricorrere a questi mezzi, in fin dei conti Merlino non ha fatto nulla di male... è sicuro che sia assolutatamente necessario?''

Aridian si finse addolorato e disse-:''Vorrei che non lo fosse, ma posso assicurarvi che questo sistema fa cedere anche i più recidivi.''

''Cio non toglie che è ingiusto e inumano, e che sono convinto che ci sono altri modi per convincere qualcuno ad ammettere di aver sbagliato.''- insistè il principe. Ma fu tutto inutile, sia il re che quell'individuo furono inamovibili.

 

Artù avrebbe preferito mille volte cenare in camera sua lontano dai due uomini che stavano condannando a morire di fame e sete una persona che probabilmente era in galera per crimini mai commessi.

E forse non avrebbe nemmeno toccato cibo: come poteva mangiare manicaretti caldi usciti dalle cucine reali apposta per lui se l'immagine di Merlino a terra che si contorceva per la fame e implorava per una sola goccia d'acqua lo tormentava?

Allora decise di aiutarlo come poteva: partecipò alla cena per dimostrare al padre e al loro ospite che in fondo forse avevano ragione loro.

Sulle ginocchia aveva appoggiato un fazzoletto.

Ogni tanto fingeva di mangiare, facendo finire pezzi di pane, formaggio e pollo nel fazzoletto. Nessuno notò la cosa visto che era seduto all'altro capo del tavolo, come nessuno notò quando nascose il tutto sotto i vestiti. Per non creare sospetti s'intrattenne un po' con loro, ma dopo mezz'ora ottenne il permesso di congedarsi con la scusa di un forte mal di testa.

Nella sua stanza trovò la borraccia che il giorno prima aveva usato per andare a caccia, fortunatamente era ancora mezza piena, dopodichè chiamò Sir Leon nella sua camera.

Non si fece attendere.

''In che posso obbedirvi, Vostra Altezza?''- chiese il cavaliere.

Il principe gli consegnò il fagotto-:''E' per Merlino. Assicurati di farglielo avere.''

Leon aveva gia capito cosa conteneva, come aveva capito che nessuno doveva sapere di quel pacchetto.

''Sarà fatto.''- fece il cavaliere allontanandosi. Prima che uscisse Artù lo ringraziò.

''Grazie Leon, ti devo un favore.''

Leon scosse la testa scettico-:''Spero solo che questo favore non mi costi la testa.''- scherzi a parte Sir Leon avrebbe fatto questo e molto altro per il giovane principe.

L'aveva visto crescere, l'aveva allenato con le armi, insegnato ad andare a caccia e a cavallo, fino a vederlo diventare un ventenne coraggioso e onesto.

Un promettente re che avrebbe servito fino alla morte.

Quando arrivò nelle segrete, Merlino dormiva abbastanza pacificamente rannicchiato su della paglia in fondo alla cella. Il poveretto, tentando di dimenticarsi che era dalla mattina che non mangiava aveva finito per prendere sonno.

Il cavaliere gli si avvicinò cauto e gli diede delle leggere pacche, chiamandolo.

Il mago si svegliò e chiese-:''Sir Leon... cosa...''

Il cavaliere si portò un dito alla bocca facendogli capire bene la situazione: nessuno sapeva e soprattutto non doveva sapere di quella visita.

Da sotto il braccio gli porse il fazzoletto mostrandogli il cibo e l'acqua.

''Da parte del principe.''- spiegò il capitano.

Merlino, con gioiosa incredulità, prese cio che gli veniva offerto, restituendo il fazzoletto e iniziò a mangiare silenziosamente.

Certe volte si sentiva davvero uno sciocco: a volte pensava che per Artù lui altro non fosse che un servitore maldestro che faceva di tutto per lui senza aspettarsi nulla in cambio, spesso e volentieri bistrattato... invece, Artù rischiava molto per essersi messo contro suo padre avendo aiutato un sospettato di stregoneria.

Era decisamente diverso dai re e principi che abbandonavano i servi al loro destino.

Aveva un carattere difficile da gestire e sopportare.

Ma non era cattivo.

Mentre il cavaliere andava via, il mago disse-:''Non so ne come ne quando...ma vi ripagherò il favore.''- riferendosi sia al principe che al cavaliere.

Ma ne il principe ereditario, che pensava di poterlo aiutare facilmente, ne lo stesso Merlino immaginavano che i prossimi giorni sarebbe stata una lotta continua e che il peggio ancora non era arrivato.

  
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