Big Damn Table
062.
Primavera
Intrattabile.
Lo era stato per due settimane intere, senza possibilità di riscatto. Lo era
stato fino ad odiarsi da solo. Si era chiuso in casa, migliaia di spartiti per
le mani e aveva studiato e sfogliato, in continuazione, una quantità di libri
inimmaginabile. Nemmeno l’invadenza della sua coinquilina era riuscita a
smuoverlo più di tanto, anzi, era addirittura servita a renderlo più acido di
quanto già non fosse.
Era così, lui, senza speranza,
convinto che l’avercela col mondo avrebbe giovato al suo nefasto destino –
quello stesso nefasto destino che un anno prima lo aveva bloccato a Lima senza
preavviso – e adesso, stava cercando di mettercela tutta, di eclissarsi dal
mondo e di essere perfetto, per non deludere le persone che avevano scommesso
su di lui.
Era convinto che quella tecnica
avesse funzionato senza ogni ombra di dubbio, ma non aveva fatto i conti con la
suddetta Rachel Berry, con le sue strampalate idee e
con la sua bocca larga.
‹‹Ti avevo chiesto di non dirgli
che ero nel panico, Rachel!›› sbuffò Kurt, chiudendo
un volume che pareva fin troppo grosso per poter essere mai studiato. Si alzò
dal letto, sul quale aveva trasferito tutti i suoi libri, ed si avviò alla
porta a grandi passi, borbottando: ‹‹Sono anche impresentabile, che diamine…››
Rachel
fece appena in tempo a scostarsi, che Kurt era già sfrecciato fuori dalla
stanza. Lo seguì in bagno, lentamente – sapeva che era diretto lì – e lo vide
impuntarsi davanti allo specchio, le mani già tra i capelli, insolitamente
spettinati. Se li aggiustò frettolosamente, mentre a lei spuntava un sorriso.
‹‹Kurt, è il tuo ragazzo. Cosa vuoi
che gli importi di vederti in pigiama o…›› Si impegnò a trattenersi dal ridere,
nel vedere il suo migliore amico cercare di stendere e tirare la pelle sotto
gli occhi con i polpastrelli, finendo per assomigliare ad un orientale. ‹‹Che
stai facendo?›› gli chiese divertita.
‹‹Ho delle occhiaie orribili.››
replicò Kurt, mettendo il broncio, ‹‹Appena mi vedrà, scapperà via per la
paura, ne sono sicuro… Ed è tutta colpa tua.›› La fulminò con la coda
dell’occhio e prese un tubetto di crema dalla mensola che aveva di fronte.
La ragazza fece una smorfia a quelle
lamentele e gli diede un leggero buffetto sul braccio: ‹‹Non dire sciocchezze.
Rimarrà incantato come al solito e si ricorderà a mala pena come si parla.
Ormai lo conosco bene.››
Kurt mugugnò qualcosa di indistinto
in risposta, qualcosa che somigliava a ‹‹Semmai il contrario.›› Poi fece per
aprire il tubetto di crema, ma le dita gli si bloccarono nell’esatto momento in
cui sentì il suono familiare del campanello echeggiare per la casa. Ingoiò a
vuoto e sgranò gli occhi, lasciando cadere ciò che stava stringendo tra le mani
nel lavandino.
‹‹Ecco qua, è la fine. E ora che
faccio?›› Si agitò, prese Rachel per un braccio e la
trascinò in corridoio; dopo di che la fece voltare e la prese per le spalle,
guardandola fissa e dicendole, come se fosse stata questione di vita o di
morte: ‹‹Tu vai di là e prendi tempo, io…››
‹‹Sì, lo so…›› sospirò Rachel, scuotendo la testa con un sorrisino, ‹‹Tu ti fai
bello.››
Le scoccò un bacio sulla guancia e
scomparve di nuovo in camera, rischiando anche di inciampare.
Le due cose che lo mandavano in
agitazione – pensò Rachel – erano indubbiamente gli esami
e Dave.
‹‹Dove stiamo andando?››
L’asfalto scorreva veloce sotto le
ruote dell’autobus, mentre Kurt e Dave si lasciavano indietro
tutto il caos di New York. L’ansia era un po’ scomparsa dai lineamenti di Kurt,
ora che loro due erano insieme. Se ne stava accoccolato contro il petto di Dave, un suo braccio dietro la schiena, che lo stringeva
leggermente a sé, e lo sguardo puntato sugli edifici maestosi che si facevano
man mano meno frequenti.
Trenta secondi. Ecco la quantità di
tempo che era bastata per acquietarlo e per fargli presente che, anche se
avesse distolto lo sguardo dai suoi libri per un attimo, quelli non se la
sarebbero presa più del necessario. Trenta secondi in cui gli aveva rubato un
bacio dolcissimo e lo aveva sentito rilassarsi tra le sue braccia. E poi, lo
aveva portato via da quello spazio angusto e sfibrante perché – Rachel lo aveva avvisato – la sua fancy era sul punto di dare di matto.
‹‹David, dove stiamo andando?››
Sospirò, a quell’ennesima replica,
ma continuò a sorridere e a rispondergli come aveva fatto fino a quel momento:
‹‹A farti dimenticare qualsiasi cosa riguardi il college.›› Posò un bacio tra i
suoi capelli con delicatezza e poi sollevò la testa, permettendo agli occhi di
Kurt di incontrare i suoi.
Lui sbuffò, facendo una smorfia
simile a un sorriso: ‹‹Mi spieghi come faccio a fare l’esame, se mi dimentico
tutto?››
Dave
lo strinse un po’ più forte e diede uno sguardo agli altri passeggeri del
pullman, prima di abbassare la voce e puntare di nuovo gli occhi sul suo viso:
‹‹Sarà momentaneo.››
L’altro scosse la testa, senza
interrompere il contatto visivo, e sorrise sereno. ‹‹No, non lo sarà.›› Si
morse un labbro e mormorò: ‹‹Non finché sarai tu a farmelo dimenticare.››
Riuscì a strappare una risata appena
udibile a Dave, il quale si sporse subito verso di
lui per premergli le labbra sulla fronte. ‹‹Devi solo fidarti di me,
cucciolo.››
E Kurt si fidava di lui, più di
chiunque altro al mondo.
I raggi del sole gli accarezzavano
la pelle, ne sentiva il calore e percepiva la luce, di tanto in tanto,
attraverso le palpebre chiuse. Si reggeva al braccio di Dave,
mentre camminava sul selciato, per evitare di inciampare nel pietrisco grossolano.
Avvertiva il profumo dei fiori entrargli fin nei polmoni. Immaginava la distesa
di verde tutt’attorno a loro – senza trovare il bisogno di aprire gli occhi e
vederla davvero – e sorrideva, perché Dave, come al
solito, si era dimostrato capace di farlo stare bene con piccoli e semplici
gesti.
Lo faceva sempre. Ogni volta
trovava il modo giusto per calmarlo e farlo rasserenare. Aveva questa capacità
innata di indovinare sempre quale fosse il rimedio giusto per Kurt, anche se, a
dire la verità, a lui bastava vederlo per tranquillizzarsi e scordare tutto il
resto dei suoi problemi. Era questo il motivo per cui, quando Rachel aveva telefonato al suo ragazzo per comunicargli che
era quasi giunto al limite dell’insopportabilità preesame, aveva reagito in
maniera acida e odiosa. Non che non avesse voglia di vederlo – ovvio che no –
però sapeva benissimo che, nel momento in cui avesse visto il suo sorrisino
sbieco e fosse stato stretto da quelle braccia calde e forti, avrebbe resettato
il cervello. Ci sarebbero stati solo loro due, per il resto della giornata e,
quella successiva, con tutta probabilità, si sarebbe maledetto in tutte le
lingue esistenti, per essersi lasciato distrarre così facilmente.
Dave
sfilò delicatamente il braccio dalla sua presa e Kurt fu costretto a fermarsi e
a smettere di pensare, quando il ragazzo gli cinse la vita e lo avvicinò a sé.
Si sentì avvolgere in un tenero abbraccio, il petto contro quello di Dave, le mani poggiate su di esso, il naso di lui che gli
sfiorava appena la guancia, solleticandogliela. Si sarebbe maledetto, il giorno
dopo, certo, ma quella sensazione di benessere era davvero troppo bella per
poter essere ignorata.
‹‹Sai che giorno è oggi?›› mormorò Dave dolcemente, le dita che scorrevano sulla sua schiena
accarezzandola.
Kurt scosse la testa e stette al
gioco del suo ragazzo, rispondendo semplicemente: ‹‹Martedì?››
Lo sentì ridere contro la sua
guancia e si avvicinò di più a lui, avvolgendogli le braccia intorno al collo
per sentirlo ancora più vicino. Amava da morire la sua risata, perché lo
riscaldava dentro. Era una delle tante cose di Dave
delle quali non avrebbe mai potuto fare a meno.
‹‹Fai uno sforzo, scemo…›› Gli
baciò la guancia e Kurt si strinse a lui più forte che poté.
‹‹Se rispondo bene, dopo posso
aprire gli occhi?›› domandò con una smorfia.
‹‹Tu rispondi…››
Kurt fu certo che stesse sorridendo
di più, mentre continuava a vezzeggiargli la guancia con la punta del naso. Gli
aveva chiesto di tenere gli occhi chiusi per tutto il tragitto che li aveva
condotti in quel posto che, alla sola percezione, sembrava magico e magnifico.
Gli aveva detto che prima doveva sentirlo e poi vederlo e che soltanto così lo
avrebbe apprezzato a pieno.
‹‹Il 21 Marzo?›› buttò lì
flebilmente, del tutto rilassato da quelle effusioni, ma ugualmente divorato
dalla curiosità, ‹‹Ho indovinato?››
La pelle di Dave
strusciò ancora sulla sua e Kurt immaginò che stesse scuotendo la testa. ‹‹Sei
senza speranza.›› Ridacchiò quasi impercettibilmente, ma quasi subito riprese: ‹‹Non
era proprio la risposta che volevo sentirmi dire, però…›› Rimase un attimo in
silenzio, mentre Kurt sentiva il suo respiro farsi più vicino all’orecchio,
‹‹Puoi aprire gli occhi, è primavera.››
Non se lo fece ripetere due volte,
nonostante la voce profonda di Dave, così bassa e
vicina, lo avesse leggermente stordito e fatto andare in fiamme. Aprì gli occhi
ma, prima di puntarli su ciò che lo circondava, incontrò quelli del suo ragazzo,
quasi gli mancassero, quasi ne sentisse un immediato bisogno. La sfumatura
verde delle sue iridi era più accentuata e giurò quasi di scorgere in esse il
riflesso del colore intenso del prato che gli stava intorno. Lo guardò adorante
e poi si concentrò sulle fronde degli alberi di pesco, dalle quali filtrava la
luce del sole, più abbagliante che mai, e dalle quali scendeva una pioggia di
petali rosa.
‹‹L’anno scorso, sono arrivato tardi
e non ho potuto farti godere il primo giorno di primavera,›› disse Dave, senza distogliere lo sguardo dall’espressione
emozionata e stupita di Kurt, ‹‹Quest’anno non potevo lasciar correre per uno
stupido esame.››
I loro occhi si incontrarono di
nuovo e Kurt mormorò stupidamente: ‹‹È la mia stagione preferita.››
‹‹Appunto.›› Gli posò una mano
sulla guancia e gliela accarezzò col pollice, continuando a tenerlo vicino a sé
con l’altro braccio. Guardò in alto per un attimo, verso i rami fioriti di un
pesco. ‹‹E sai perché ti ho portato proprio qui, all’ombra di questi alberi?››
Kurt si morse il labbro e scosse la
testa, preparandosi mentalmente ad una delle frasi più dolci che avesse mai
potuto aspettarsi da Dave. Pendeva dalle sue labbra,
perché sapeva che quelle premesse, di solito, anticipavano ogni sorta di
romanticheria. Dave era così – anche se non era certo
di averci fatto ancora l’abitudine – e lo era solo ed esclusivamente con lui.
‹‹I fiori di pesco simboleggiano
l’amore immortale, Kurt.››
Boccheggiò un paio di volte, il
cuore gli batteva all’impazzata, e si ritrovò a ringraziare mentalmente Rachel per avergli ricordato di avere un ragazzo perfetto,
in grado di farlo innamorare ancora e ancora, con le cose che più gli piacevano
al mondo: la dolcezza e il romanticismo.
Arrossì inaspettatamente e chinò
leggermente il capo per nascondere l’imbarazzo. ‹‹Dave…››
sussurrò, sorridendo felice.
‹‹È quello che siamo.›› disse
ancora lui.
Kurt lo guardò di sottecchi,
commosso, con gli occhi già lucidi. ‹‹Ti amo…››
E Dave
sorrise di più, prima di lasciargli un bacio sulla punta del naso, prima che
Kurt si rendesse conto che quel piccolo gesto non gli bastava, prima che le
labbra del più piccolo si posassero teneramente sulle sue.
‹‹Ti amo anch’io.››
Erano lì, abbracciati e avvolti dal
profumo dei fiori, cosparsi di petali rosa e inondati dal semplice tepore di un
bacio.
Fine.
Era
da troppo troppo tempo che non scrivevo su Kurt e Dave. Cominciavano a mancarmi un sacco e, mettendomi a
scrivere, ne ho avuta la certezza. Ho avuto paura di non riuscire più a farli
venire come volevo e ho avuto un milione di dubbi ad ogni passaggio, ma come al
solito, c’era qualcuno a rassicurarmi. Ed io ringrazio quella santa di Robs, come ogni volta, perché veramente ha una pazienza
enorme. ♥
Non
ho proprio nulla da aggiungere riguardo la storia in sé, l’ho scritta soltanto
per sbollire lo stress – tale scrittrice, tale Kurt Hummel
– e dunque vi lasco qui.
Ringrazio
in anticipo tutti quanti e vi mando tanti bear hugs.
Vals
BIG DAMN TABLE |
||||
002. Intermezzo. |
003. Fine. |
004. Interiorità. |
005. Esteriorità. |
|
006. Ore. |
007. Giorni. |
008. Settimane. |
009. Mesi. |
010. Anni. |
011. Rosso. |
012. Arancione. |
013. Giallo. |
014. Verde. |
015. Blu. |
016. Porpora. |
017. Marrone. |
018. Nero. |
019. Bianco. |
020. Senza colori. |
022. Nemici. |
023. Amanti. |
024. Famiglia. |
025. Estranei. |
|
026. Compagni di squadra. |
027. Genitori. |
028. Figli. |
029. Nascita. |
030. Morte. |
031. Alba. |
032. Tramonto. |
033. Troppo. |
034. Troppo poco. |
035. Sesto Senso. |
036. Olfatto. |
037. Udito. |
038. Tatto. |
039. Gusto. |
040. Vista. |
041. Forme. |
042. Triangolo. |
043. Diamante. |
044. Cerchio. |
045. Luna. |
046. Stelle. |
047. Cuori. |
048. Quadri. |
049. Fiori. |
050. Picche. |
051. Acqua. |
052. Fuoco. |
053. Terra. |
054. Aria. |
055. Spirito. |
056. Colazione. |
057. Pranzo. |
058. Cena. |
059. Cibo. |
060. Bibite. |
061. Inverno. |
062. Primavera. |
063. Estate. |
064. Autunno. |
065. Mezze stagioni. |
066. Pioggia. |
067. Neve. |
068. Lampo. |
069. Tuono. |
070. Tempesta. |
071. Rotto. |
072. Riparato. |
073. Luce. |
074. Oscurità. |
075. Ombra. |
077. Cosa? |
078. Dove? |
079. Quando? |
080. Perché? |
|
081. Come? |
082. Se. |
083. E. |
084. Lui. |
085. Lei. |
086. Scelte. |
087. Vita. |
088. Scuola. |
089. Lavoro. |
090. Casa. |
091. Compleanno. |
092. Natale. |
093. Ringraziamento. |
094. Indipendenza. |
095. Capodanno. |
096. Scelta libera. |
097. Scelta libera. |
098. Scelta libera. |
099. Scelta libera. |
100. Scelta libera. |
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