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Autore: SofiDubhe94    28/09/2012    8 recensioni
Gli Hunger Games si sono conclusi, tutto sembra andare per il meglio in quella che è la nuova vita di Finnik e Annie, novelli sposi. Ma anche se sembra difficile, una giornata di pioggia intensa può riportare a galla ricordi dolorosi, così come una nuova speranza. E con la frase 'vuoi una zolletta di zucchero?' Finnik riesce a dimostrare ad Annie quanto il suo amore per lei sia grande
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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            “Annie?”.
            “Sì, Finnik?”.

            “Vuoi una zolletta di zucchero?”.
            “No, Finnik”.
Lui la stringe mettendosi una zolletta bianchissima tra i denti e cominciando a succhiarla. Fuori, piove a dirotto.
A Finnik è sempre piaciuto osservare la pioggia battere il suolo con le sue gocce gelide, soprattutto se può farlo con Annie. La sua Annie. Sua moglie. Non può ancora credere che si siano sposati, eppure è successo, nemmeno due mesi fa. La stringe forte e le bacia la testa. La zolletta che ha in bocca è ormai finita.
 
            “Annie?”.
            “Sì, Finnik?”.
            “Adesso vuoi una zolletta?”.
            “No, Finnik, grazie”.
La bacia sulle labbra prima di mettersi tra i denti la seconda zolletta bianchissima. Fuori piove più di prima e Finnik si sente felice. Stringe Annie tre le braccia, lasciando che si sistemi comodamente tra le sue gambe. Dal salotto della casa nel Villaggio dei Vincitori la pioggia si può osservare benissimo, grazie alla grande finestra che dà proprio sul Prato.
Gli Hunger Games sono stati aboliti definitivamente, le arene distrutte. Così, lui ed Annie, hanno deciso di trasferirsi nel Distretto 12 e vivere accanto a Peeta e Katniss gli unici vecchi amici a loro rimasti. Quello che una volta era il Distretto più povero di Panem è stato per buona parte ricostruito e ripopolato, sebbene ci vivano molte meno persone rispetto al passato. Nulla è più come prima ormai, ma Finnik spera che possa essere migliore.
 
            “Annie?”.
            “Sì, Finnik?”.
            “Ora vuoi quella zolletta?”.
            “No, Finnik”.
La bacia ancora, ma lei non gli permette di mangiare la sua terza zolletta. Sorridendo, torna a rivolgere la sua attenzione alla pioggia. È meno violenta di prima, meno brutale. È così fine che si vede a fatica, ma Finnik sa che c’è. Si domanda cosa stiano facendo Katniss e Peeta, ma la risposta arriva da sé. Lui farà di certo il pane. È l’unica cosa che lo rilassa quando piove. Lei lo guarderà. Sono così giovani, ancora. Non hanno nemmeno diciannove anni. Eppure Finnik legge nei loro occhi quanto si amino e quanto la loro noiosa quotidianità li abbia salvati dagli incubi che perseguitano tutti i Vincitori ancora in vita. Quegli incubi che non se ne andranno mai del tutto. Gli stessi incubi che lo portano a svegliarsi tutte le notti.
 
            “Annie?”.
            “Sì, Finnik?”.
            “Posso avere una zolletta?”.
            “No, Finnik, ne hai mangiate abbastanza”.
Questa volta è lei che lo bacia, affondandogli le mani nei capelli rossi. Anche loro hanno creato una quotidianità ripetitiva a salvarli da incubi e terrore. Guardano la pioggia, mangiano zollette, fanno visita a Katniss e Peeta, allontanano Haymitch dall’alcol. Piccoli gesti noiosi agli occhi di chi non sa cosa voglia dire uccidere per sopravvivere. Di chi non sa quanto ti distrugga mettere fine ad una giovane vita solo per tornare a casa. Molti morivano perché non avevano coraggio di uccidere.
 
            “Finnik?”.
            “Sì, Annie?”.
            “Vuoi una zolletta di zucchero?”.
            “Ti amo, Annie”.
Adesso la vita è differente. È più leggera, è migliore. Finnik sa che quello che hanno costruito li porterà lentamente a riacquistare fiducia nell’uomo e nel fatto che non tutte le sue creazioni siano malvagie. Finnik sa che con Annie ha l’occasione di ricominciare e dimenticare ciò che gli Hunger Games gli hanno portato via: la sua casa, la sua famiglia, la sua dignità e persino un po’ della sua umanità. Ma guardando la pioggia battente sa che adesso può lavare via quei ricordi di una vita che non gli apparteneva e crearne di altri, più belli, più intensi. Sa che Annie gli starà accanto, qualsiasi cosa accada e, per la prima volta in tutta la sua vita, sente che la buona sorte è davvero a suo favore.
Suo e di tutti quelli che vogliono ricominciare lasciandosi alle spalle brutture e avversità.
 
            “Ti amo anche io, Finnik”.

  
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