#Dreamisnotacrime

A Lara cominciò ad innervosire tutta quella gente che si strusciava e si dimenava all'unisono. La musica era troppo forte e i bassi le entravano nel petto e pareva che le si insinuassero tra le viscere, tra il cuore e i polmoni, tra le ossa e i muscoli. Sospirò e per l'ennesima volta dopo un paio d'ore realizzò che quello non era posto per lei. La sua amica Eva aveva provato a convincerla e lei aveva ceduto. E adesso eccola seduta su una poltroncina senza braccioli che guardava tutti con aria disgustata. Il resto della comitiva si era precipitato in pista non appena era arrivato e lei aveva preso posto alla destra del portoncino d'entrata e si era seduta. Aveva anche smesso di sperare che Ethan la raggiungesse e si accomodasse accanto a lei; lo osservava tra la folla e sembrava si stesse divertendo. La sua bellezza stonava in quel contesto e le piaceva come si muoveva, ma forse se qualcun altro si sarebbe mosso come lui non le sarebbe piaciuto. Ethan spostò la testa a destra, la vide e le sorrise e Lara lo guardò seria, con sgurado sognante, la mano sotto il mento quasi a sostenerle la testa e i pensieri disperati che in essa albergavano. Sapeva che a Ethan piacevano le ragazze allegre, solari, sorridenti e in quel momento di certo lei non lo era. Ogni tanto le veniva in mente Ray, che fino a qualche mese fa, se lei era giù in qualche momento faceva di tutto per farla almeno sorridere e non gli importava se ciò che faceva potesse apparire imbarazzante agli occhi degli altri.

Stronzo.

Evidentemente ad un certo punto non provava più tanta gioia nè nel farla sorridere nè nel vederla sorridere e preferì vederla piangere. Si alzò ed uscì dalla sala. Una volta fuori si chiuse il portone antipanico alle spalle. Respirò a fondo e, stando attenta a non infilzare il tacchetto tra le pietre, si andò a sedere su un muretto. Prese la borsetta nera e mentre usciva il pacchetto di Lucky Strike agli sgoccioli avvertiva che le ciglia cominciavano ad appiccicarsi tra loro, aveva la vista appannata e gli occhi lucidi. E mentre piangeva accese la sua Lucky, l'ultima. Aveva comprato il pacchetto la mattina prima e tra amici e compagni le era rimasta solo quella. Il primo tiro era sempre quello più bello, una liberazione. Fumava la sua sigaretta quasi come fosse arsenico mentre le lacrime le scioglievano il trucco. Sentì la porta sbattere, mentre aspirava un altro tiro di fumo tossico benefattore. Non volle nemmeno girarsi per vedere chi era che usciva dalla sala. Mentre si asciugava gli occhi sentiva dei passi avvicinarsi, si girò verso sinistra e vide Ethan in tutto il suo splendore che veniva verso di lei. Non appena furono vicini lui si fermò e le sorrise. 

« Ei », le disse, «Tutt'apposto?»

Apposto un cavolo! gli avrebbe detto Lara, ma non voleva essre sgarbata con Ethan.

« Abbastanza. Diciamo che potrebbe andare meglio ».

« L'avevo notato. E dimmi, come potrebbe andare meglio? ».

« Macchenneso! ».

Ethan le si avvicinò,passò con un sorriso i suoi pollici sotto gli occhi di Lara, asciugandole le lacrime e macchiandosi le dita di mascara, la scostò i capelli dagli occhi, prese tra le mani la Lucky che lei stava fumando e la ruppe, facendola cadere e lasciandola rotolare fino alle luci del portico. Poi le mise le mani sui finchi e la baciò.

E Lara lo baciò come non aveva mai fatto.