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Autore: robstenwhore    29/09/2012    7 recensioni
[...] Lui non è seduto sul divano che gioca con Bear come l'ho lasciato. Giro per casa ma non c'è, di lui nessuna traccia e neanche il nostro cagnolino salta fuori. Forse sono andati a fare un giro insieme, per sbollire la rabbia della nostra litigata di questa mattina. Entro nella nostra camera e mi siedo sul letto, sospirando. Qualcosa non torna, questa stanza è diversa, non era così quando sono uscita. Ora sembra quasi... vuota. Sì, è vuota, mancano delle cose. Apro l'armadio ed è il solito caos ma stavolta è differente. Ci sono solo i miei vestiti, i suoi sono scomparsi. No, non può essere. Sento il panico salire e corro in cucina, poi in salotto. Deve esserci una traccia di lui, deve. Poi lo vedo. E' un foglietto bianco, ripiegato in due, lasciato sul tavolino di fronte alla televisione. La mano mi trema mentre lo afferro e lo apro.
Mi disgusti. Non me lo sarei mai aspettato da te. Addio.
Le parole si marchiano a fuoco nel mio cervello e chiudo gli occhi, mentre le lacrime scendono e mi rigano le guance. Ho perso tutto, ho perso lui. E in un secondo tutto diventa buio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Breathe Me - Capitolo 11

Breathe Me

Capitolo 11.

Bleeding


Le sue parole rimbombano nel mio cervello per qualche istante mentre mi rendo conto che uno dei miei incubi peggiori si sta realizzando. Ho sperato di non doverlo più incontrare ma sapevo che prima o poi sarebbe successo, avrei preferito solo che accadesse in un momento migliore, in un momento in cui sarei stata più forte, abbastanza forte da affrontarlo, da dirgli di lasciarmi in pace per sempre. Non sono sicura di potercela fare. Ha ancora quel sorrisetto sulla faccia, quel sorriso di sfida di chi sa che ti ha in pugno, di chi conosce i tuoi punti deboli e può sfruttarli in ogni momento. Lui non è contento di vedermi, è contento di potermi torturare ancora un po'.
"Che ci fai qui?", domando quando il nodo che ho in gola si allenta e vorrei che il mio tono non suonasse così incerto, vorrei essere più decisa.
"Sono in vacanza, mi mancava Londra sai? E' un bellissimo posto", risponde come se nulla fosse, come se davvero io potessi credere che lui è lì per vacanza e non per me. Non ci credo affatto, non ci crederebbe nessuno.
"Certo, come no... Buona vacanza allora", dico voltandomi e sperando che mi lasci andare ma non accade. Mi blocca per un braccio e mi fa girare di nuovo, stringendo tanto forte da farmi male.
"Tu non vai da nessuna parte finché non lo decido io, ragazzina. Stai alzando un po' troppo la cresta, io posso distruggerti in un secondo", ringhia tra i denti ma non mi spavento come credevo che sarebbe successo, anzi mi sento più motivata ad andarmene via.
"Se non mi lasci subito mi metto ad urlare", lo minaccio, guardandomi poi intorno. Non c'è tanta gente in giro ma è abbastanza per essere sentita e ricevere soccorso, se serve. Con uno strattone mi libero dalla sua presa ma lui mi blocca di nuovo, stringendo meno forte di prima.
"Ascoltami bene, se non fai quello che ti dico tu e il tuo amato Mr. Pattinson finirete in guai molto seri, mi sono spiegato?", domanda in un tono che non promette niente di buono e io non riesco a fare altro che annuire, spero solo che una volta finito il suo discorso mi lasci andare. "Adesso tu convochi una conferenza stampa e annunci a tutti che hai lasciato il cinema perchè sei incinta di un figlio mio e lasci per sempre perdere l'idea di tornare con Pattinson, è chiaro? Non lo vedrai più, se non per motivi strettamente legati a quella stupida saga e poi più niente".
"Non esiste, puoi scordartelo", dico decisa, mi disgusta l'idea di dover dire a tutto che il figlio è suo, non è vero e non farei mai una cosa del genere.
"Ti devo ricordare del video? Non costringermi ad usare le maniere forti, qualcuno potrebbe finire per farsi davvero male qui". Mi sfida, sa che vorrei reagire ma non posso, non posso mettere in pericolo Rob, non posso mettere in pericolo nostro figlio e adesso anche Tom, Sienna e Lizzy. Sono coinvolte troppe persone.
"Non pensi alla tua famiglia? Non è stato abbastanza per loro sapere che li hai traditi adesso voi anche che tutti sappiano che hai un figlio un un'altra?", domando, cercando di far leva sulla sua umanità. Deve averne un po' da qualche parte, in fondo.
"Oh ma loro sanno tutto. Beh non proprio tutto in effetti, ma sanno che è solo una messa in scena, che noi due non siamo mai stati insieme", dice e mi lascia spiazzata. E' impossibile che abbia coinvolto anche la sua famiglia in questa storia, quale marito o padre farebbe una cosa del genere? Quale moglie accetterebbe di lasciare suo marito ricattare una ragazza così? Mi rifiuto di credere che sia possibile.
"La mia risposta è sempre no", dico decisa, non so nemmeno dove trovo il coraggio, come faccio a rifiutare sapendo ciò che potrebbe succedere dopo. Forse è puro egoismo. So quanto perderei se dovessi annunciare al mondo intero che aspetto un figlio da lui. Perderei Robert e non riesco a pensare a questa eventualità, so che finirò per cacciare nei guai tutti quelli che mi stanno intorno ma non posso farci niente, è più forte di me, non posso pensare di perderlo per sempre.
"Ascoltami bene ragazzina..."
"Non ci posso credere, ti sei portata il tuo amante qui!". E' Victoria a interrompere Rupert, ci guarda scioccata e credo che sia anche furiosa con me. Ci mancava solo questa, credevo fosse andata via.
Rupert libera il mio polso dalla sua stretta e io lo massaggio, facendo un passo in dietro. "Non è il mio amante", rispondo subito, guardando Victoria. Lei vede solo ciò che vuole vedere, vede la ragazza che fa soffrire suo fratello con un uomo che tutti credono sia il suo amante e non è capace di vedere oltre questo, non si sforza neanche.
"E allora cosa dovrebbe essere?", chiede guardandoci, il suo tono è più acido del dovuto.
"Amante è un po' dozzinale come termine, no? Sono il suo fidanzato", dice Rupert tentando di prendermi per i fianchi e io mi scanso, guardandolo male.
"Tu non sei il mio fidanzato", rispondo scandendo ogni parola per bene, come se stessi parlando con un bambino di due anni. Come cazzo gli viene in mente di dire una cosa del genere? Sta cercando di rovinarmi.
"Ma come no? E allora il bambino che avremo insieme? Non conta niente quello?", domanda quasi con fare innocente, come se non avesse idea del perchè reagisco così.
"Sei incinta di lui?", Victoria mi guarda scioccata e io sospiro, non so più cosa dire, come difendermi.
"Io non...", provo a rispondere ma lei alza subito le mani, bloccandomi.
"Ah non m'interessa, non voglio sapere! Sono contenta però, almeno quando Robert lo scoprirà riuscirà a dimenticarti per sempre", afferma scuotendo la testa come disgustata e si volta per andarsene, correndo verso casa sua.
Non posso permettere che racconti tutto a Robert, sarebbe davvero la fine per me, non posso lasciare che succeda. Facci per inseguirla ma Rupert mi blocca ancora per un braccio e io mi volto di scatto, guardandolo.
"Lasciami andare", dico cercando di liberarmi ma lui non sembra voler mollare la presa.
"Non provare neanche a fermarla, sai cosa succederà se provi a dire la verità a qualcuno".
"Non me ne frega un cazzo, lasciami!".
"Ragazzina, tu non...".
"Ho detto lasciami!", urlo. Nel giro di dieci metri ogni persona si volta dalla nostra parte e ci guarda, alcuni sono semplicemente curiosi, altri spaventati.
Colto di sorpresa, Rupert mi lascia andare e io riesco finalmente a scappare, cercando di raggiungere Victoria. Non la trovo, lei è sicuramente più veloce di me e ha avuto tutto il tempo per allontanarsi ma so dove è diretta. Sta tornando a casa sua, sta correndo a dire ogni cosa a Robert. Appena sarà arrivata, sarà la fine per me. Non mi fermo però, continuo a correre più che posso, continuo a percorrere la strada verso casa Pattinson anche se so che non arriverò mai in tempo, devo almeno provarci. Mi chiedo che senso abbia, se già ho perso Robert. Lui avrà un figlio da Caroline e questo sarà solo il colpo di grazia per la nostra relazione, ci allontanerà definitivamente. Ma sono così stupida ed egoista da volerci provare lo stesso, da volermi fare del male comunque, da desiderare almeno la possibilità che io possa spiegarmi e che magari lui possa capire. Eppure non c'è niente da spiegare, non posso dirgli che il figlio è suo e dubito che mi crederebbe, anche se potessi dirglielo.

Quando arrivo a casa sua non c'è nessuno nei paraggi e credo che Victoria sia già dentro, probabilmente avrà già raccontato tutto ciò che ha sentito, una bugia dopo l'altra proprio come quelle che ho raccontato io, quelle che ci hanno portato fin qui. Se solo fossi stata sincera dall'inizio... Una fitta mi attraversa il ventre e mi fa piegare in due dal dolore, stringendo i denti per trattenere un gemito. Mi tocco la pancia e sospiro, tutto questo strapazzarsi di sicuro non fa bene al bambino, dovrei smetterla di pensare solo a me stressa e cominciare ad occuparmi seriamente anche di lui, non è ancora nato e già sono una pessima madre. Quando la fitta sembra essere passata mia avvicino alla porta e dopo aver preso un forte respiro suono il campanello, sperando che qualcuno venga ad aprirmi. Non succede ma so che qualcuno deve essere in casa, so che Victoria c'è ma non mi apre di proposito. Stringo i pugni e busso con forza alla porta, devo pur attirare la sua attenzione in qualche modo.
"Cosa vuoi?", chiede con tono esasperato appena apre la porta. Sembra ancora affannata per la corsa, non deve essere arrivata da molto.
"Voglio solo spiegare!", rispondo facendola scansare ed entro in casa.
"Cosa c'è da spiegare? Robert deve sapere chi sei veramente", dice decisa, come sei lei potesse anche solo immaginare cosa c'è dietro tutto questo. Ma le non sa, mi giudica e basta.
"Quello che vuoi dirgli tu sono solo un mucchio di bugie".
"Quindi non sei incinta? Anche questa sarebbe una bugia?", domanda sarcastica, come se già conoscesse la risposta.
"Sei incinta?".
Potrei riconoscere quella voce ovunque, anche tra mille altre voci saprei distinguere la sua e il tono scioccato con cui dice quelle parole mi ferisce dentro. Mi volto lentamente e sfilo gli occhiali da sole, trovando Robert sul divano che mi guarda confuso e con qualcosa di molto simile al dolore nello sguardo. Non so cosa dire, cosa fare per far sì che non mi guardi in quel modo. Vicino a lui - troppo vicino - c'è Caroline.  Non so cosa ci faccia lì ma credo di non volere neanche saperlo, in fondo adesso servirebbe a  ben poco.
"Io...", mormoro cercando le parole giuste da dire ma non ne trovo, non c'è un modo giusto per dirgli che sono davvero incinta, non c'è un modo giusto per mentirgli ancora e dire che il bambino non è suo. Non posso farlo, non voglio farlo.
"Avanti, spiega. O preferisci che lo faccia io?", chiede Victoria pungente. Ho sempre avuto il sospetto che mi odi, ma adesso ne sono più che certa.
"S-sì, sono incinta", mormoro con lo sguardo basso, non riesco a guardarlo in faccia mentre glielo dico.
"Di chi è il bambino?", domanda Robert, il suo tono è duro, freddo come il giacchio. Anche i suoi occhi sembrano essersi congelati e mi sembra di rivivere il giorno in cui l'ho lasciato, anche quella volta mi ha guardato in quel modo gelido e distaccato.
"Di Rupert", risponde Victoria prima che io possa dire qualsiasi cosa.
"No!", urlo con troppa veemenza, come se avesse detto la cosa più brutta del mondo. "Io... Io non lo so", dico poi con voce più flebile, mordendomi le labbra. Non posso dirgli che il figlio non è di Rupert, ma niente mi vieta di far finta di non sapere di chi sia.
"Che vuol dire? Come puoi non saperlo?", domanda stringendo i pugni e vedo Caroline accarezzargli un braccio come per calmarlo.
Mi accorgo che forse lei sarebbe la scelta migliore per Robert. Avranno un figlio insieme in fondo e a quanto pare lei è sempre stata innamorata di lui. Con il tempo potrebbero davvero imparare ad amarsi e a stare insieme, ad essere felici, come merita lui. Io che vita posso offrirgli? Una vita piena di bugie, una vita piena di paura che da un momento all'altro Rupert possa distruggere tutto ciò che ho e portarmi via chi amo, una vita nel dolore, il mio e il suo. Come posso essere così egoista da volerlo per me lo stesso, anche se so che lo farà solo stare male? Anche se so che potrebbe avere una vita migliore senza di me? Dovrei lasciarlo andare, sarebbe la scelta migliore per lui. Non per me, ma alla fine è della sua felicità che m'importa adesso.
"Non lo so, non so di chi sia il bambino", mormoro sospirando poi, la testa mi gira in un modo che non credo neanche sia possibile descrivere, mi stupisce che io non sia già svenuta.
"Forse è meglio che tu te ne vada", dice pacato, quasi che la cosa non lo sfiori affatto.
"Rob...". Il mormorio di Caroline sembra quasi un'ammonizione, come se non avesse dovuto dirmi quelle cose. Non ha senso, perchè dovrebbe difendermi lei?
"Va bene, okay", rispondo annuendo piano tra me e mi dirigo verso la porta, uscendo poi. Non posso fare altro, non posso difendermi in alcun modo, sarebbe inutile anche solo provarci.
"Kristen, aspetta!", dice una voce dietro di me ma non è la persona che spero mi fermi, è Caroline. "Hai bisogno di un passaggio per tornare a casa?", domanda. Da dove viene tutta questa gentilezza? Non lo è mai stata con me.
"No grazie, torno a piedi", rispondo scuotendo la testa e continuo a camminare.
"Non dovresti sforzati nelle tue condizioni... Io ne so qualcosa", accenna un sorriso ma non riesco a ricambiarlo. Non ci conosciamo, non è una mia amica e non voglio che lo sia.
"Grazie, ma so badare a me stessa", dico decisa.
"Non siamo poi così diverse io e te", afferma, facendomi bloccare. "O meglio, la nostra situazione non è poi così diversa. Io aspetto un figlio da un uomo che evidentemente non mi ama perchè ama una donna che non vuole dimenticare, mi sento rifiutata da lui. Mentre tu sei rifiutata dall'uomo che ami perchè pensa che tu abbia avuto un figlio da un uomo che però tu non ami".
"Ma tu cosa ne sai di me?", domando retorica, scuotendo la testa. Pensa di conoscermi ma in fondo che cosa ne può sapere lei di me, della mia storia? Lei non sa niente, nessuno sa davvero tutto di me. Robert è l'unico a conoscermi davvero nel profondo, ma nemmeno lui è disposto a darmi un minimo di fiducia.
"Ti conosco più di quanto tu creda", mormora lei a voce così bassa che mi sembra quasi che stia cercando di non farsi sentire. "Allora, lo vuoi un passaggio? Non devi affaticarti, tra donne incinte ci dovremmo sostenere no?", chiede poi più serena.
Sono tentata di rifiutare ancora ma alla fine non lo faccio, in fondo il suo passaggio mi farebbe comodo, non me la sento di camminare ancora, non dopo le fitte che ho avuto al ventre. Anche se preferirei evitare Caroline non posso rischiare di fare del male bambino per la mia testardaggine. Arriviamo a la sua macchina e mi fa salire, mettendo poi in moto e si dirige verso casa di Tom. Passiamo tutto il tragitto in silenzio e io ne sono sollevata, non voglio fingere che lei mi piaccia o che siamo amiche, non lo saremo mai, nonostante lei adesso faccia finta di essere la brava e dolce ragazza che non è. Vorrei poter credere che lei non stia fingendo ma io sono un'attrice e riconosco quando qualcuno recita. Lei è brava, ma non perfetta, lo capisco, lo vedo in ogni suo gesto, è tutto studiato. Solo che non capisco perchè, che cosa ci sia di programmato in tutto questo, perchè lo sta facendo.
Appena arrivate faccio per scendere ma lei mi blocca, facendomi voltare verso di lei.
"Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare..."
"Tu sei l'ultima persona che chiamerei, sul serio. Grazie del passaggio", rispondo senza lasciarle terminare la frase ed esco dalla macchina, entrando poi in casa. Forse non avrei dovuto essere così brusca con lei ma non ha senso il suo comportamento. Lei sta cercando di portarmi via la persona che amo, non diventeremo mai grandi amiche.

Entrando in casa trovo Sienna intenta a preparare la colazione e Tom che culla Marlowe, seduto sulla poltrona del soggiorno.
"Kris, ma che fine avevi fatto? Ci siamo preoccupati",  dice lui guardandomi. Io mi sfilo la felpa e rimango con la maglietta addosso, passandomi una mano tra i capelli.
"Avevo bisogno di fare un giro, dovevo schiarirmi le idee", rispondo facendo spallucce. Non me la sento di parlare adesso, di spiegargli tutto l'accaduto, vorrei solo poter stare un po' da sola.
"Potevi avvisarci".
"Era molto presto quando sono uscita, non volevo disturbarvi".
"Va bene, ma sai dopo tutto quello che ci hai detto siamo preoccupati".
"Mi dispiace Tom, davvero. Vi ho caricati di un peso troppo grande, di un peso che dovrei portare solo io", mormoro davvero dispiaciuta.
"Ehi, non pensarlo nemmeno! Tu sei nostra amica, vogliamo che tu sia felice e ti aiuteremo in ogni modo possibile, devi uscire da questa storia al più presto", afferma con tono sicuro. Tom è sempre stato molto più che un amico per me, quasi un fratello, è sempre protettivo verso di me e lo adoro anche per questo. "Adesso mangia un po' okay?".
"Non ho molta fame", rispondo scuotendo la testa, ho lo stomaco chiuso, non sarei capace di buttare giù qualcosa.
"Kris sei incinta, devi mangiare", dice Sienna sulla porta della cucina, sembra davvero preoccupata per la mia salute e quella del bambino. "Almeno mangia qualche biscotto, hai bisogno di energie, non sei più da sola ora".
"E sembri anche dimagrita", afferma Tom.
"Okay, va bene mangio! Nemmeno mia madre è così assillante come lo siete voi", dico cercando di essere ironica ma non mi riesce granché bene.
In quel momento ricordo che non sento mia madre da un po' ormai, dovrei proprio chiamarla. Mi riprometto di farlo appena finita la colazione e prendo una scatola di biscotti, cominciando a mangiucchiarne qualcuno. Dopo pochi morsi sento già il senso di nausea invadere lo stomaco e controllo la data di scadenza per essere sicura che i biscotti siano a posto e lo sono, non sono ancora scaduti. Mi sforzo di mangiare ancora qualcuno ma è uno sforzo inutile perchè dopo poco sono costretta a correre in bagno per rimettere tutto ciò che ho mangiato. Tom è subito dietro di me e mi tiene i capelli e la fronte mentre vomito. Vorrei che non mi vedesse, vorrei che nessuno mi vedesse in questo stato, non è un bello spettacolo.
"Va via Tom", mormoro appena sono in grado di parlare di nuovo, prima che un nuovo conato mi scuota.
"Ho fatto esperienza con Sienna, non c'è niente che io non abbia già visto, credimi", risponde tranquillo, sembra che stia ridendo anche.
"E' imbarazzante", dico alzandomi non appena le mie gambe sembrano essere nuovamente in grado di sostenermi e mi avvicino al lavandino, sciacquandomi bene la bocca.
"E' normale. Le nausee sono più che comuni in gravidanza, non è una tragedia", fa spallucce lui, come se niente fosse.
"Ma non devi aiutarmi, non sono la tua ragazza".
"Sei la mia migliore amica, ti voglio bene e se hai bisogno di me ti aiuto. Non ci vedo niente di strano in questo".
"Grazie Tom", mormoro davvero grata, senza di lui ad aiutarmi e sostenermi in questo periodo probabilmente avrei mollato tutto tempo fa. Lui e Sienna mi hanno dato una forza incredibile, una forza che io da sola non ho.
"Di niente Kris, ora vai a riposare, sarai stanca", dice accarezzandomi la schiena e io annuisco, bloccandomi poi prima di uscire da bagno.
"Mi presteresti il telefono? Devo chiamare mia madre e il mio è fuori uso, sai com'è".
"Ti dovrei far pagare per tutte le telefonate che fai dal mio telefono", scherza alzando gli occhi al cielo ed estrae il suo cellulare dalla tasca del jeans, porgendomelo.
"Ti voglio bene, lo sai?", domando lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Che ruffiana", ride tra se scuotendo la testa e fa ridere anche me mentre mi dirigo verso la stanza degli ospiti ed entro dentro.
Mi stendo sul letto e mi rilasso un po', sentendo ancora qualche lieve fitta alla pancia. La accarezzo lentamente, proprio nel punto in cui sento quel lievissimo gonfiore, quel piccolo accenno di pancia che mi ricorda della vita che mi sta crescendo dentro, del mio piccolo miracolo. Vorrei essere capace di proteggerlo da ogni cosa, ma già adesso che è dentro di sembro essere solo capace di fargli del male, di non essere capace a proteggerlo nemmeno da me stessa. Mi sento inutile, sono una madre pessima già in gravidanza, non è affatto rassicurante.
Vago con lo sguardo per la stanza e mi accorgo che ho lasciato il mio cellulare sulla scrivania. Sta lampeggiando, probabilmente per avvisarmi di qualche chiamata persa. Non ho bisogno di controllare per sapere di chi si tratta e adesso non voglio nemmeno pensarci, ho bisogno davvero di parlare con mia madre, mi manca terribilmente, mi mancano le sue rassicurazioni, le chiacchiere tranquille con lei. E' sempre stata il mio punto di riferimento.
Compongo il numero velocemente e avvio la chiamata, aspettando che lei mi risponda. Non passa molto tempo prima che lei lo faccia e sentire la sua voce è come tornare a respirare per un po'.
"Pronto?", domanda, aprendo la chiamata.
"Mamma, sono Kristen", dico sentendomi sull'orlo di scoppiare a piangere, già due secondi dopo l'inizio della nostra conversazione.
"Oh tesoro, ma che fine hai fatto? Cominciavo a preoccuparmi. Ho provato a chiamarti...", lo sento dal suo tono che è preoccupata, ma è anche sollevata di sentirmi, così come lo sono io.
"Lo so scusami, il mio telefono sembra morto, non ho avuto tempo di avvisarti", mi scuso cercando di parlare in modo normale, sperando che non capisca quanto sono disperata dentro.
"Va tutto bene? So che sei a Londra adesso, ne parlano un sacco di giornali. Tu e Robert avete chiarito?", domanda.
"E' tutto molto complicato mamma, vorrei spiegarti ma non posso proprio", le dico sospirando.
"E' così grave?", mi chiede, ora sembra essere anche più preoccupata di prima.
"Non so... E' complicato ecco, è difficile da spiegare. E' tutto un gran casino".
"Sei sicura di non poterlo risolvere?".
"Non lo so mamma, non lo so più. Mi sembra di vivere in un incubo, va tutto male".
"Tu sei sempre stata forte Kristen", dice sicura, "e anche molto più matura di chiunque altro io conosca. Anche più di me, probabilmente. Non ti sei mai abbattuta, qualsiasi cosa succedesse. Hai sempre fatto di tutto per far girare le cose nel verso giusto ed aggiustarle quando sembravano andare male. Il tuo destino te lo sei costruito da sola. Anche se adesso ti sembra di non farcela, che vada tutto storto, tu sei forte abbastanza per risolvere questa situazione, devi solo crederci davvero".
"Oh mamma", mormoro scoppiando a piangere, non riuscendo più a trattenermi.
"Ehi, le donne forti non piangono, lo sai?", domanda e posso sentirla sorridere dall'altra parte del telefono, me lo diceva sempre quando ero piccola.
"Lo so, lo so", dico ridacchiando e cerco di asciugare le lacrime, tirando su con il naso. Il telefono sul comodino prendere a vibrare rumorosamente e sospiro, alzandomi. "Mamma devo andare, ti chiamo presto okay? Ti voglio bene", dico sospirando tra me.
"Va bene tesoro, non fare sciocchezze okay? Ti voglio bene anch'io", mi dice e io chiudo la chiamata, prendendo il telefono dalla scrivania e lo porto all'orecchio.
"Pronto?".
"Senti, ragazzina, te lo dirò una volta sola: hai sbagliato ad andartene così, a trattarmi in quel modo per strada. Ti do venti minuti per raggiungere il mio albergo e chiedermi scusa in ginocchio altrimenti il video verrà pubblicato su internet, chiaro?", domanda, la sua voce sembra davvero arrabbiata, non credo che mi stia solo minacciando, lo farà davvero. "Ti invierà la via e il numero della stanza sul cellulare, hai venti minuti prima che la tua vita e quella del tuo amato vadano a puttane, ti conviene venire", aggiunge e poi chiude bruscamente.
Non ho nemmeno avuto il tempo di aprire bocca ma comunque non avrei avuto niente da dire, non posso rifiutarmi, devo andare. Dopo pochi secondi il telefono vibra ancora ma stavolta è un messaggio, sono scritte tutte le informazioni per raggiungere il suo albergo. Senza perdere altro tempo esco dalla stanza e scendo di corsa le scale, dirigendomi verso la porta.
"Dove stai andando Kris?", domanda Tom confuso ma io non mi fermo e apro la porta.
"Non posso spiegartelo Tom, scusa, non adesso", dico concitata, uscendo fuori da casa sua.
"Kristen aspetta!", insiste ma io non mi fermo, comincio a correre verso il centro della città, cercando quel dannatissimo albergo.
Dopo pochi minuti riesco a trovare un taxi e lo fermo, entrandoci dentro e riferendo al conducente la via dove devo andare. Gli dico di andare il più veloce possibile, i minuti scorrono in fretta e non sono sicura che riuscirò a raggiungere il suo albergo in tempo. La sola eventualità che quel video possa finire in rete mi fa tremare, io finirò nei guai e con me anche Robert, non posso permetterlo. Lui non si merita una cosa del genere, devo trovare il modo di fermarlo.
Per fortuna il tassista fa il suo dovere e in meno di dieci minuti sono davanti all'albergo. Tiro fuori tutto ciò che ho nelle tasce e glielo lascio, forse non è abbastanza ma non ho tempo per fermarmi a pagarlo come si deve. Corro fuori dal taxi ed entro nell'albergo, un piccolo e anonimo hotel, neanche troppo lussuoso. Nel messaggio c'era scritto anche il numero della stanza e il piano, così prendo l'ascensore e schiaccio il pulsante. Ci impiega un tempo che sembra infinito ad arrivare al piano e appena le porte si aprono abbastanza da permettermi di passare esco fuori e trovo la sua camera, bussando con forza per farmi aprire.
"Finalmente, cominciavo a credere che non saresti venuta", dice Rupert con tono di sfida appena apre la porta. Mi fa entrare e io lo fisso senza sapere che dire, sono esausta e confusa, non credo neanche di sentirmi tanto bene. "Io sto aspettando", dice guardandomi, incrociando le braccia sul petto e si poggia ad una piccola scrivania di legno.
"C-cosa?", domando confusa, non riesco a capire a cosa si riferisca.
"Le tue scuse", risponde come se fosse ovvio. Non ho il tempo di parlare che subito un telefono - il suo probabilmente - squilla e lui si allontana per rispondere. "Michael, non è il momento", dice dirigendosi oltre una porta scorrevole, forse il bagno.
Mi mordo le labbra nervosamente e mi guardo intorno, notando un borsone a terra, in un angolo della stanza. Forse è lì che tiene le sue cose, e insieme a tutto deve esserci anche il mio video. Esitando mi avvicino e lo apro, cominciando a frugare tre le varie cose in cerca della mia memory card. Potrebbe essere la fine, la fine del mio incubo.
"Che cazzo credi di fare?", domanda Rupert e io mi volto di scatto, guardandolo.
"Io... Uhm...", non so cosa rispondere, è evidente ciò che stavo cercando di fare.
"Brutta stronza, cercavi il tuo video eh? Credevi che sarei stato così tanto stupido da portarlo con me?", chiede avvicinandosi e mi afferra per i capelli, strattonandomi. "Chiedimi scusa!", urla.
"Scusami", gemo con le lacrime agli occhi, stringendo i denti per il dolore.
"In ginocchio", ringhia tirandomi ancora per i capelli e io urlo di dolore, cadendo a terra, sulle mie ginocchia.
"Basta, ti prego", mormoro disperata ma lui non mi lascia andare, tira più forte, sembra che ci goda a farmi soffrire.
"Hai superato ogni limite ragazzina. Adesso ti faccio vedere che cosa si meritano le ragazzine frigide come te". Mi afferra con forza e mi spinge sul letto, tentando di aprire la zip dei miei jeans e sfilarmeli. Non ci metto molto a realizzare cosa stia cercando di fare.
"No! Ti prego no, per favore, farò tutto ciò che vuoi", urlo e piango, tentando di fermarlo ma lui è più forte di me, mi tappa la bocca con una mano mentre con l'altra continua a sfilarmi i pantaloni e poi sento la zip dei suoi aprirsi. No, questa non è la fine del mio incubo, è l'inizio di uno ancora più grande.
"Toglile le mani di dosso brutto bastardo!", urla una voce e in pochi secondi il corpo di Rupert non mi sovrasta più, sono stesa sul letto mezza nuda ma sono ancora intera, non mi è successo niente.
Dall'altra parte della stanza Tom afferra Rupert per le spalle e gli tira un forte calcio tra le gambe, facendolo piegare in due dal dolore e cadere a terra. Non sono mai stata più felice di così di vedere Tom in vita mia.
"Kristen, Dio mio stai bene? Ti ha fatto del male?", domanda venendo da me e mi abbraccia con forza, stringendomi a sé mentre io non riesco a fare altro che piangere.
"Oh Tom", gemo stringendomi con più forza a lui, bagnando la sua maglia di lacrime. "Come hai fatto a trovarmi?", domando confusa, non gli ho detto dove andavo, non poteva sapere niente.
"Eri strana, mi sono preoccupato con te e ti ho seguita. E grazie al cielo il mio presentimento era giusto, non posso immaginare cosa sarebbe successo se non fossi arrivato".
"Dio mi dispiace Tom, avrei dovuto dirti tutto, scusami".
"Shh tranquilla, va tutto bene, va tutto bene", mormora accarezzandomi i capelli. Rupert sul pavimento si contorce ancora dal dolore.
Tento di alarmi e vestirmi ma sento una fotte fitta al ventre e una strana sensazione tra le gambe, qualcosa di umido e denso che mi bagna. Guardo giù e il respiro mi si blocca in gola, mi sento morire.
"Tom", mormoro quasi senza voce, è grido d'aiuto soffocato il mio. "Sto sanguinando".
















Note dell'autrice:

Buon sabato a tutti! Come state? Spero bene. E' stata una vera e propria corsa contro il tempo questo capitolo, fino all'ultimo credevo che non ce l'avrei fatta a scrivere ma poi per chissà quale aiuto divino sono riuscita a terminarlo. Non è un granché, ma almeno sono riuscita ad arrivare fino alla fine.
Succedono parecchie cose, Victoria e tutti gli altri scoprono della gravidanza, Robert ovviamente ne rimane deluso, Caroline per chissà quale strana magia si comporta bene con Kristen, e poi Rupert, il personaggio che noi tutti amiamo, no? LOL okay, no. Non mi voglio esprimere più di tanto perchè preferisco che siate voi a trarre le vostre conclusioni e a dirmi che cosa ne pensate di tutti questi avvenimenti un po' ingarbugliati. Spero solo che non vi abbia deluso su tutta la linea.
Sarò breve perciò come sempre vi ringrazio per continuare a seguire la mia storia, ringrazio chi l'ha inserita tra le preferite, tra le seguite o le ricordate, ringrazio chi recensisce sempre e chi solo qualche volta, ma anche chi si limita a leggere senza recensire. Grazie davvero di cuore, il vostro sostegno è importante per me.
Detto questo vi rimando al prossimo capitolo che come sempre arriverà sabato prossimo, sperando che sia migliore. Un bacio grande, Mary.
  
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