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Autore: ButterBones    29/09/2012    2 recensioni
[DRAMAtical_Murder]
Aoba e Clear. L'amore sconfinato del secondo per il suo Master, l'amore sconfinato del primo per l'unico che sia riuscito a rubargli il cuore. Una One-Shot che ho dovuto scrivere in onore di una storia che ho trovato stupenda e distruttiva. Per non dimenticare.
(...) "Ti amo Aoba-san." Non riuscivo a togliermelo dalla testa, così come non riuscivo a respingere lui. Non mi interessava cosa fosse, era Clear. Clear. (...)
NOTA: contiene Spoiler
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Ti amo Aoba-san.» Che cosa aveva detto? «Scusa, non riuscivo più a tenerlo per me, sarebbe stato scorretto.»
Clear sorrise, quel suo sorriso ingenuo che quando non indossava la maschera ero solito incrociare. Non riuscivo a realizzare del tutto quello che aveva appena detto. Era la prima volta mi chiamava per nome, e solo quello sarebbe bastato a lasciarmi stupito. Ma non aveva detto solo quello.
«..» Restai a guardarlo senza sapere come comportarmi nè che cosa dire. La pioggia continuava a scendere attorno a noi, ma sotto quell'ombrello improvvisamente sentii salire uno strano calore. Clear non disse nient'altro, nè sembrò troppo sorpreso del mio restare immobile a fissarlo - probabilmente non si aspettava nulla. 
Poi si mosse.
Lo fece verso di me, in un avvicinarsi lento che lo portò troppo vicino. 
Che diavolo stava succedendo? Perchè non trovavo così sbagliata l'idea che lo facesse? Trattenni il respiro, chiusi gli occhi, ma non mi spostai. Clear non trovò alcuna resistenza. Affondò piano le labbra contro le mie, lasciandomi sentire quel calore del tutto umano. Era strano pensare non lo fosse, soprattutto in quel momento. "Ti amo Aoba-san." Non riuscivo a togliermi di testa quelle parole, così come non riuscivo a respingere lui. Non mi interessava cosa fosse, era Clear. Clear. Quello strano ragazzo piovuto dal cielo, con i capelli bianchi, una maschera che non toglieva mai e quell'ombrello che tirava sempre fuori all'occorrenza. Quello che mi definiva Master senza nemmeno conoscermi, e mi avrebbe difeso a spada tratta in ogni diavolo di situazione, sacrificando anche se stesso. Quello che faceva allusioni ridicole, che pensava che fosse normale indossare un grembiule senza niente sotto per prepararmi la colazione, e che sfondare una finestra invece di aprirla fosse la stessa cosa. Quello. Quello che.. mi amava?
Ed ora? Ora.. beh... era lì. Era lì, fermo, in quel bacio che mi stordiva al punto tale da dimenticarmi anche il semplice scorrere del tempo. Non realizzai subito il momento in cui si staccò dalle mie labbra, lo avvertii con lentezza, e con la stessa lentezza riaprii gli occhi restando lì, appoggiato al muro. Lui ancora mi teneva l'ombrello sulla testa, e mi sorrideva come sempre. Era splendido. Non avevo mai visto niente di così luminoso, persino con dietro la teatralità malinconica della pioggia.
«Aoba-san..» Lo ripetè con quella sua dolcezza sbadata, ed io mi sentii come appagato, nemmeno mi avesse baciato di nuovo. Alzò una mano al mio viso, e mi accarezzò, avvicinandosi di nuovo col corpo, scivolando verso il mento con la mano. Stavo piangendo? «Aoba-san..»

 
«Aoba-san..»
Aoba si svegliò, di colpo. Clear era alle sue spalle, con una mano sul suo viso, ad accarezzarlo, a tenerlo, e l'altra sulla sua, in un intreccio romantico di dita e dolcezza.
«Aoba-san.. mi senti..? Sei bellissimo..»
Lo sentiva, ma non poteva vederlo. Non poteva vedere più niente, Aoba. Incatenato in quel laboratorio, dentro una gabbia per animali da esperimento, con due moncherini al posto delle gambe, incantenati anch'essi, una benda a coprire gli occhi che non aveva più, e la voce uccisa - forse - da qualche in qualche test sperimentale. Tutto ciò che sentiva era Clear. Le mani di Clear, la voce di Clear. La sua pelle, il suo calore, il suo amore. Clear.
Alzò la mano libera, timidamente impacciato nel muoverla a caso davanti a se, e trovare il freddo di qualcosa, forse sbarre. Ne afferrò una piano mentre Clear gli baciava il collo, gli respirava contro i capelli, e risaliva con la mano fino alle sue labbra. Aoba le dischiuse, docile, indotto dalle sue dita, che lo afferravano ora più saldamente, ma mai con cattiveria. Avrebbe voluto chiamarlo, ma la bocca si mosse appena senza che lui riuscisse realmente a produrre niente più che un suono sordo, di gola.
«Ti amo.. Aoba-San. E non ti lascerò mai.» Le dita scivolarono via dalla mano di Aoba, e lento Clear arrivò al suo polso, che accarezzò prima di tornare a prendergli la mano ed intrecciarla di nuovo alla sua. La alzò, accostandola al viso, per baciarla, lento. «Ti terrò per sempre, qui, con me, e non ti succederà niente. Nessuno potrà toccarti, nessuno.. te lo prometto Aoba-san..»
Aoba allentò la presa sul metallo, ascoltando la nenia che erano le parole di Clear. Non ne riusciva realmente a capire il significato. La sua mente era sprofondata in una sorta di mondo d'ovatta, e non riusciva a vedere le cose in modo lucido. La sua coscienza era annebbiata, annerita, spenta. Tutto ciò che esisteva per lui, adesso, era Clear.
Sentì le sue labbra avvicinarsi al polso e baciarlo piano, mentre la mano che gli teneva sul viso si abbassò al mento, accarezzandolo in una dolce presa che glielo fece alzare un pò. "Clear.. Clear.." Poi affondò. Clear affondò i denti, nella pelle bianca di Aoba, in quel polso stupendo. In risposta ebbe un mezzo gemito, nient'altro. In realtà in un istante misero di lucidità Aoba aveva gridato, ma tutto ciò che che aveva portato alla luce quel grido, era un leggero rantolo di gola e un eccesso di salivazione che lo portò a bagnarsi le labbra, in un rivolo che gocciolando arrivò sulle dita dell'altro che ancora lo teneva. Poi svanì di nuovo tutto, per Aoba, e di nuovo restò solo Clear ad incondare la sua mente, la sua coscienza, ogni cosa. Lo sentiva leccare e mordere, leccare e mordere, affondando nel polso come un animale. Ma in realtà non sentiva niente. Non era dolore, era Clear. Era il suo amore. La mano ebbe uno spasmo, i nervi intaccati, ma le dita fra quelle dell'altro, erano quasi rassicurate dal fatto di trovarsi lì - al sicuro. Abbandonò la presa sulla gabbia.
"Ti amo Clear. Ti amo.. Clear."


 
  
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