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Autore: OrdinaryGirl94    30/09/2012    2 recensioni
Un sogno … Che cos’è un sogno?
Alla maggior parte delle persone piace immaginarlo come una sorta di “mondo alternativo”, dove si viene trasportati inconsciamente durante il sonno.
Ma cos’è realmente un sogno?
Beh, un sogno è tante cose: soprattutto è il “luogo” dove la nostra mente vaga mentre dormiamo, un mondo, più o meno simile a quello reale, abitato dalle nostre paure, dalle nostre ossessioni, dalle persone e dalle cose a cui pensiamo costantemente.
In secondo luogo, il sogno è quel contesto in cui abbiamo la possibilità di superare i nostri limiti, di vivere situazioni tanto surreali quanto eccitanti, di incontrare persone che nella vita reale sarebbe quasi impossibile conoscere, o ancora in cui conversare e passare del tempo con persone che abbiamo amato e a cui siamo stati legati, ma che purtroppo hanno lasciato la vita reale.
Insomma, il sogno è l’unico modo per sfuggire alla realtà, l’unica via per vedere realizzati i propri desideri, che sei certo non si potranno mai avverare altrimenti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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leggete per favore, l'angolo autrice sottoooooo <3
grazie e buona lettura.




Felice, per la prima volta.

 
Un sogno … Che cos’è un sogno? 
Alla maggior parte delle persone piace immaginarlo come una sorta di “mondo alternativo”, dove si viene trasportati inconsciamente durante il sonno.
Ma cos’è realmente un sogno?
Beh, un sogno è tante cose: soprattutto  è il “luogo” dove la nostra mente vaga mentre dormiamo, un mondo, più o meno simile a quello reale, abitato dalle nostre paure, dalle nostre ossessioni, dalle persone e dalle cose a cui pensiamo costantemente.
In secondo luogo, il sogno è quel contesto in cui abbiamo la possibilità di superare i nostri limiti, di vivere situazioni tanto surreali quanto eccitanti, di incontrare persone che nella vita reale sarebbe quasi impossibile conoscere, o ancora in cui conversare e passare del tempo con persone che abbiamo amato e a cui siamo stati legati, ma che purtroppo hanno lasciato la vita reale.
 Insomma, il sogno è l’unico modo per sfuggire alla realtà, l’unica via per vedere realizzati i propri desideri, che sei certo  non si potranno mai avverare altrimenti.
 
Mamma?” chiamai ripetutamente dal piano superiore, ma non ricevetti risposta.
Scesi lentamente, il corridoio era silenzioso tranne per il rumore dei miei piedi nudi sul pavimento di legno.
Aprii la porta della cucina e vi trovai mia madre intenta a correggere pile di compiti, guardando distrattamente la televisione.
Mamma … Io vado a dormire.
Brava, buona notte.” Mi avvicinai a lei e le lasciai un veloce bacio sulla guancia,  prima di ripercorrere lo stesso tragitto verso la mia camera da letto.
Una volta sotto le coperte, chiusi gli occhi cercando di addormentarmi … e il sonno non tardò ad arrivare.
Ivory … Ivory bambina, svegliati!” una voce ovattata e lontana cominciò a farsi sentire, costringendomi ad aprire, o almeno a tentare di aprire, gli occhi.
Li stropicciai e mi guardai attorno, cercando di capire chi o che cosa mi avesse svegliata.
Finalmente bambina mia ce l’hai fatta!
Nonna?” guardai la figura che si stagliava davanti a me con stupore, incredulità e meraviglia; decisamente quella non poteva essere davvero mia nonna!
Non poteva per il semplice  fatto che mia nonna era deceduta da almeno sette anni.
Stropicciai nuovamente gli occhi e provai a pizzicarmi un braccio … ma nulla cambiò.
I vispi occhi grigi della donna mi scrutavano sorridenti e divertiti, senza accennare nemmeno lontanamente a scomparire.
So che all’inizio potrà sembrarti strano, ma sì, piccola mia, sono proprio io.” La guardai ancora per qualche interminabile secondo senza riuscire a proferire parola: non capivo nemmeno se fosse la paura a farmi quell’effetto, o la sorpresa nel trovarla lì, davanti a me, come se non se ne fosse mai andata, o invece la gioia infinita che provavo nell’averla ancora una volta accanto a me, dopo aver sentito crescere sempre di più la sua mancanza.
Sorrisi … Sì, era sicuramente la gioia nel rivedere una persona a me tanto cara a farmi battere il cuore talmente forte nel petto che potevo addirittura sentirlo, a farmi gelare il sangue nelle vene; Dio solo sapeva quante volte avevo desiderato sentire ancora la sua voce melodiosa pronunciare quel nomignolo, “bambina”, che amavo tanto.
Ora lei era lì, davanti a me, felice e sorridente proprio come me la ricordavo.
Dove sono esattamente?” domandai quando recuperai l’uso della parola.
Mi guardai attorno: quella era camera mia, le stesse pareti bianche decorate con foto e poster, la stessa scrivania verde su cui giacevano le numerose pagine che avevo scritto dando libero sfogo alla mia fantasia, e lo stesso letto morbido e comodo su cui adoravo studiare,  facendo andare mia madre su tutte le furie.
Sei in camera tua, bambina.” Rispose cominciando a gironzolare da una parte all’altra. “E tu cosa sei esattamente? Cioè, sei mia nonna, ma mia nonna è morta sette anni fa, e ora tu sei qui e io non ci sto capendo più nulla … La mamma dov’è? E il babbo?” Cominciai a parlare a raffica, senza nemmeno lasciarmi il tempo di prendere fiato, diventando di conseguenza tutta rossa in viso.
Vidi mia nonna abbandonarsi a una risata liberatoria e avvicinarsi a me per passarmi una mano in mezzo ai folti e lunghi ricci rossi  che mi ricadevano sulle spalle nude.
Mi beai della sua carezza chiudendo gli occhi.
Tranquilla Ivory, ti darò subito una spiegazione per quello che ti  sta succedendo, capisco la tua meraviglia – sospirò profondamente avviandosi alla porta della camera e spalancandola per permettere ad entrambe di uscire -  devi sapere prima di tutto che questo è un sogno, siamo dentro ad un tuo sogno e io ho il compito di guidarti attraverso le tue emozioni, per farti conoscere posti e persone nuove.” Concluse sorridendo, mentre stavamo ormai dirigendoci in cucina.
Sentii delle voci provenire da lì e, una volta entrata,  vi trovai mio padre e mia madre intenti a guardare la televisione; non si girarono verso di noi, nemmeno quando mi misi davanti a quella scatola piena di immagini.
Non  possono vedere né me né te, bambina. Questo piccolo viaggio è stato riservato  soltanto a te.” Confessò vedendo una smorfia di terrore dipingersi sul mio volto.
La seguii attraverso il salone e poi fuori, nelle vie desolate e grigie dell’uggiosa e piovosa Londra.
Vorresti dirmi che io sarei una  novella Dante Alighieri e tu invece una sorta di Virgilio/Beatrice? Qual è la mia missione?” domandai curiosa. L’idea di viaggiare attraverso le mie emozioni, le mie paure e le mie passioni mi entusiasmava ed emozionava allo stesso tempo: avrei “conosciuto” e visto persone nuove, che magari non avrei mai avuto la possibilità di vedere nella realtà, ma allo stesso tempo mi sarei dovuta confrontare con i miei timori e con i fantasmi del passato. Avrei volentieri fatto a meno dell’ultima esperienza.
Ah – rise di nuovo, riempiendo i miei timpani di quel suono che le era tipico e che adoravo – se proprio vuoi mettere le cose in questi termini, fai pure. Ma non hai nessuna missione Ivory, è un semplice viaggio.” La scrutai senza che se ne accorgesse: in realtà mi faceva impressione averla al mio fianco, mi dava l’idea che fossi  “passata dall’altra parte” anche io.
Continuammo a camminare l’una acconto all’altra, spalla contro spalla, fino a che non giungemmo ad un edificio che avrei potuto riconoscere fra mille: la mia scuola di ballo.
Entrammo e la esplorammo tutta. Improvvisamente, mentre camminavamo nei corridoi, mia nonna si fermò davanti ad una sala vuota e vi entrò, facendomi segno di seguirla.
Obbedii e feci il mio ingresso nella grande stanza nella quale si ergeva un enorme specchio.
Mi posi davanti ad esso  e guardai la mia immagine riflessa … una lacrima cominciò a rigare la mia guancia quando spostai lo sguardo sulla mia gamba sinistra. Improvvisamente le immagini concitate di quella sera di due mesi prima mi si presentarono davanti agli occhi, come se fossero state proiettate: rividi una Ivory sorridente e spensierata, mano nella mano con l’unico ragazzo che fossi mai stata in grado di amare, Liam; rividi noi due correre sotto la pioggia insistente per cercare un riparo; rividi noi due attraversare velocemente, ingenuamente sicuri della desolazione delle strade di Londra a causa della pioggia, e rividi le luci accecanti dell’auto che pochi secondi dopo ci era piombata addosso, senza riuscire a fermarsi e …
Mi costrinsi a chiudere gli occhi e diedi libero sfogo alle lacrime, che scesero senza vergogna rigando il mio viso. “Devi guardare, Ivory, non puoi continuare a fuggire il ricordo di quella sera … Non aiuterà a farti stare meglio.” La sua mano percorreva insistentemente la mia schiena cercando di infondermi coraggio.
Non ce la faccio, nonna. Non voglio ricordare!” urlai accasciandomi a terra distrutta.
Avanti bambina, devi farlo, per il tuo e per il suo bene. Sai che non vorrebbe vederti così debole.” Sollevai di scatto la testa e puntai i miei occhi nei suoi, dello stesso colore dei miei.
Girai il volto lentamente e riportai l’attenzione a quelle immagini che ricominciarono a scorrere, come se qualcuno le avesse prima messe in pausa.
Rividi le nostre facce terrorizzate voltarsi velocemente l’una verso l’altra, cercando risposte o consigli; rividi gli occhi di Liam fissi nei mie, come se volesse dirmi “andrà tutto bene”; rividi lui spingere il mio esile corpo al lato della strada e la macchina urtarlo, facendolo rotolare a terra poco lontano da me.
Mentre ancora le lacrime scorrevano come fiumi in piena dai miei occhi, le immagini dell’incidente scomparvero per lasciare spazio a un’altra, che ritraeva una camera d’ospedale.
La riconobbi subito, la conoscevo come le mie tasche ormai: un Liam sofferente e coperto di tubi, giaceva nel letto al centro della stanza.
Dalla sera dell’incidente, quello che aveva causato a me la rottura di una gamba e a Liam il coma, andavo a trovarlo tutti i giorni, gli parlavo stringendogli la mano e sperando che, ascoltando il suono della voce che diceva di amare più di ogni altra cosa al mondo, si sarebbe svegliato. Ma non era mai successo, non ancora.
Il video si spense e il mio riflesso, affiancato da quello di mia nonna, si fece nuovamente spazio sul grande specchio. Improvvisamente una musica fin troppo familiare invase la stanza facendomi sussultare.
La nostra canzone …
Balla bambina, puoi farlo” disse mia nonna allontanandosi da me e lasciandomi lo spazio necessario per esibirmi. Cominciai lentamente a muovere i piedi a ritmo, poi lasciai che la musica mi possedesse del tutto, quindi il mio corpo iniziò a muoversi velocemente sulle note della canzone.
Una gioia immensa mi pervase: ballare era tutto per me e quando avevo dovuto smettere era stato straziante, ma grazie a mia nonna ora il mio corpo era tornato a fare ciò che era nella sua natura.
Uscii dalla scuola di ballo, con le guance ancora bagnate dal pianto che non accennava a smettere.
 “Starai meglio ora, ma non devi mai fuggire dal passato Ivory, altrimenti non riuscirai ad andare avanti, a riprenderti la tua vita. Il peso di ciò che è stato ti schiaccerà e  non ti muoverai più – mi avvertì lei, circondandomi le spalle con il suo braccio e stringendomi forte a sé – devi essere forte per tutti e due, ora.” Annuii alle sue parole: sapevo che aveva ragione.
Il posto dove mi portò poco dopo fu una totale sorpresa: davanti a noi si materializzò improvvisamente, come per magia, il luogo della mia infanzia, la fattoria dei genitori di mia madre, dove ero solita giocare con i miei cugini.
Un sorriso si aprii sul mio viso e delle voci catturarono la mia attenzione: dei bambini, o meglio io e altri bambini, correvamo spensierati dietro a Balù, il pastore tedesco di mio nonno.
"Quali  sensazioni ed emozioni ti provoca tutto ciò bambina?” chiese lei, vedendo di nuovo il sorriso sulla mie labbra.
Sono felice … Ma mi manca tutto questo.” Sospirai continuando ad osservare la buffa scena.
Lo so, ma non è detto che tutto questo non possa tornare di nuovo, basta volerlo.” Disse.
Non ci parliamo più da quando il nonno è morto. Non ci siamo più visti né sentiti, e dubito che la situazione possa cambiare.” Protestai.
Se nessuno prova a cambiarle le cose, queste non cambieranno mai.” E detto ciò si allontanò dirigendosi dentro la casetta.
La seguii e vi trovai tutta la famiglia riunita attorno a un tavolo, a cantare in coro “tanti auguri a te” a mio nonno, che sorrideva felice e commosso.
Non avevo più sentito i miei cugini da tre, o forse quattro, anni e la cosa mi dava terribilmente fastidio: volevo un bene dell’anima a tutti e l’idea di non averli accanto mi feriva.
Forse avrei dovuto prendere io l’iniziativa e cercare di riallacciare i rapporti. Forse …
Assistemmo ancora a vari giochi di gruppo, alle performance comiche dei miei cugini, alle mie esibizioni di ballo già piuttosto elevate per l’età, ascoltammo le doti canore di mio zio e la bravura di mio fratello nel suonare il flauto.
Erano mesi che non ridevo così tanto da farmi venire male allo stomaco, ed era tanto tempo che non mi sentivo così felice e completa.
Quando uscimmo dalla casetta in campagna, entrambe ancora con le lacrime agli occhi per le risate, ci avviammo lungo la stradina. Il silenzio aveva catturato il paesaggio e tutto il resto intorno a noi; l’unico rumore era quello delle mie scarpe, che prendevano a calci i ciottoli.
Come ti senti dopo queste due esperienze?” a rompere il silenzio fu lei, con quella domanda tanto semplice quanto carica di interrogativi.
Cominciai a chiedermi se quel “viaggio” non avesse una sorta di funzione purificatrice, se non avesse il compito di liberarmi dalla tristezza che mi aveva tenuta prigioniera in quegli ultimi mesi e se, in realtà, lo scopo di tutto non fosse farmi “rinascere”.
Sapevo che non avrei trovato risposta, quindi non feci domande.
Viva nonna … Viva.” Mormorai sorridendo.
Nonostante il mio cervello fosse occupato da un enorme punto interrogativo, di una cosa, anzi due, ero del tutto certa: non appena sveglia avrei pensato a come riallacciare i rapporti con la mia famiglia e, nel pomeriggio, mi sarei recata all’ospedale, come sempre.
Per il resto del viaggio la seguii curiosa ed eccitata di sapere quale meta sarebbe venuta subito dopo; viaggiammo molto quel giorno, conobbi i miei bisnonni, incontrai attori, cantanti e scrittori, visita addirittura  il castello di Anastasia a San Pietroburgo e partecipai a un ballo di  corte.
Ero felice per la prima volta nella mia vita, e la voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare, di muovermi tornò a farsi sentire dentro di me, e mi sentii di nuovo la Ivory di un tempo.
Pronta a tornare a casa?” domandò mia nonna prendendomi la mano.
Si, pronta!” esclamai sorridente.
Il paesaggio attorno a noi mutò nuovamente, lasciando spazio alla mia camera da letto, così come l’avevo lasciata.
Mi sedetti rumorosamente sul letto e guardai mia nonna.
Tu ora che farai?” chiesi a lei che si era seduta accanto a me.
Torno a casa, bambina … E casa vuol dire nel vostro cuore, nel cuore di tutti voi, così che sappiate che ci sono sempre.” Sorrise e io la imitai, prima di buttarmi a  capofitto fra le sue braccia e lasciare che le lacrime mi bagnassero di nuovo il viso.
Mi mancherai” le dissi singhiozzando.
Anche tu piccola, ma sappi che io non vado da nessuna parte. Ci rincontreremo nei tuoi sogni, più e più volte e ti porterò in tanti altri posti e ti farò conoscere tante altre persone.” Mi fece infilare sotto le coperte, tirandole poi lentamente e delicatamente fino a farle arrivare al mio naso.
Prese la sedia della scrivania e la portò accanto al letto, iniziando a cantare una ninna nanna, mentre mi teneva stretta la mano.
Sentivo le vene pulsare forte, la felicità, come un fiume in piena, mi stava invadendo lasciando al suo passaggio un senso di soddisfazione e completezza; piano piano, man mano che la canzone giungeva al termine, sentivo i sensi abbandonarmi e il sonno sopraffarmi.
La presa della sua mano cominciò ad allentarsi e quando, con le ultime forze, alzai il volto, una luce mi accecò, costringendomi a portare una mano davanti agli occhi.
Arrivederci bambina.” La sua voce la sentivo lontana ormai e, improvvisamente, la luce si fece più potente, scatenando una ventata d’aria gelida che mi fece cadere e perdere definitivamente i sensi.
Ivory …” qualcuno mi stava scuotendo.
Ivory, porca miseria, vuoi svegliarti?” Sì, decisamente qualcuno mi stava sballottando a destra e a sinistra, nel tentativo di farmi aprire gli occhi.
Sono sveglia mamma, che c’è?” chiesi quando riuscii ad aprire gli occhi.
Mi guardai attorno ancora frastornata e mi tornò in mente il sogno che avevo fatto durante la notte.
Bizzarro, decisamente bizzarro.
Preparati, andiamo a pranzo dagli zii. Ci saranno tutti.” Spalancai gli occhi … poi notai la sedia della scrivania accanto al letto e, sorpresa e felice, sorrisi, per poi cominciare a ridere sguaiatamente ripensando ancora a quel sogno e, dopo pochi secondi, la pancia cominciò a farmi male. “Ti conviene andare subito da Liam, può darsi che stasera non torniamo in tempo.” Disse prima di uscire dalla camera, chiudendo la porta dietro le spalle.
Liam…” mormorai bloccando il riso.
Mi alzai velocemente del letto e, dopo una doccia veloce, uscii di casa assicurandole che sarei tornata in tempo.
Come sempre passai dal fioraio e comprai un mazzo di rose.
 
“So che sono un ragazzo, ma adoro le rose rosse.” Disse Liam guardandomi dritto negli occhi.
“Perché?”
“Perché hanno lo stesso colore del sangue … Mi fanno sentire VIVO.”
 
 Entrai nella stanza facendo attenzione a non fare rumore e mi andai a sedere accanto a lui. Posai i fiori e presi le sue mani fra le mie.
Ciao Liam, sai stanotte ho fatto un sogno, ho sognato mia nonna, quella di cui ti ho parlato tanto, ho sognato di ridere e  scherzare con i miei cugini e infine ho ballato! Ti rendi conto Liam? Ho ballato! – esclamai felice e speranzosa di vedere uno dei suo soliti sorrisi, che non arrivò – ma mi manchi Liam, mi manchi da far male; non avresti dovuto lasciarmi.” Poggiai la testa sulle sue ginocchia e chiusi gli occhi.
Le rose troneggiavano sul comodino e risaltavano nel bianco della stanza.
Improvvisamente la presa sulle mie mani si fece più forte e mi costrinse a sollevare la testa di scatto.
Un Liam ancora sofferente, ma vivo, mi guardava sorridente: “Non ti ho mai lasciata Ivy, e mai lo farò”.














angolo autrice <3

salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeee a todos!
allora, è la prima volta che scrivo qui! questa os l'ho anche pubblicata nella sezione One Direction, ma questa è la versione aggiornata.
spero davvero che la leggerete in molti e che lascerete dlle recensioni, questa stora significa molto per me.

non vedo l'ora di sentire il vostro parere!
buona serata <3
   
 
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