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Autore: SofiDubhe94    30/09/2012    5 recensioni
Dal testo:
"I miei figli. Non volevo dei figli, io, ma parliamo di quando ancora gli Hunger Games erano istituiti. Ora posso dire che aver detto sì a Peeta, quando li ha desiderati, sia stata la decisione migliore della mia vita intera"
E' Katniss che parla e racconta della sua vita, con due figli e un marito amorevole. La buona sorte adesso è davvero a suo favore.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I bambini hanno ormai rispettivamente dieci e sette anni. La femmina ha i capelli neri, proprio come i miei, ma con i riccioli perfetti di Peeta e ha i suoi occhi azzurri; il maschio ha i capelli biondi e i miei occhi da Giacimento. Ora sono tutti sporchi di farina, hanno i vestiti impiastricciati di impasto, ma soprattutto Rue si è gettata tra le braccia di Finn. Sorrido, guardandoli da qualche metro di distanza. È Peeta quello che cucina, io lo osservo e basta. È Peeta quello che insegna ai bambini come fare pane e torte, io lo osservo e basta. Finn è sempre più spesso qui da noi, anche lui vuole diventare un bravo pasticcere e fornaio come Peeta. Sorriso ogni volta che ci penso. Conosco questo ragazzo – ormai ha quasi vent’anni – da quando è nato, è proprio come fosse parte della famiglia, e mi riempie d’orgoglio sapere che vuole seguire le orme di mio marito.
Rue adora Finn. E Finn adora Rue, per quanto possa sembrare anomalo che un ragazzo così grande non trovi noiosa una bambina della sua età.
I miei figli. Non volevo dei figli, io, ma parliamo di quando ancora gli Hunger Games erano istituiti. Ora posso dire che aver detto sì a Peeta, quando li ha desiderati, sia stata la decisione migliore della mia vita intera.
Finn si volta verso di me, mi sorride. Ha gli occhi di suo padre, del medesimo colore dell’acqua più chiara e limpida, ma i capelli castani e lucenti di sua madre. Allunga una mano in mia direzione e mi fa cenno di raggiungerlo.
Scuoto la testa, restituendo il sorriso: pane e impasto non sono adatti a me, io sono quella che va a caccia di selvaggina.
Allora Finn fa qualcosa di davvero inaspettato: arriva fino a me e mi costringe a lasciare la sedia e a seguirlo fino al piano della cucina. Rue mi butta le braccia al collo, il piccolo Haymitch le affonda ancora di più nell’impasto. Peeta è così concentrato… penso che fare il pane sia l’unica cosa davvero in grado di rilassarlo e calmarlo.
Mi prendo qualche attimo per osservarlo: anche se sono passati vent’anni da quando ci siamo sposati ha ancora il volto di un ragazzino, il naso dritto, i ricci biondi, il sorriso dolce. Peeta non potrebbe mai sembrare malvagio o cattivo o subdolo, non con il suo sorriso. Peeta è buono. Buono come il pane che inforna ogni giorno con tanto amore.
Finn mi prende le mani nelle sue e mi mostra come impastare. È come un fratellino per me, ha forse colmato il vuoto che mi aveva lasciato la morte di Prim. Perciò non riesco a sottrarmi mentre mi mostra come lavorare la pagnotta di modo che si cuocia tutta quanta, e non posso non pensare a che ragazzo meraviglioso sia diventato. Gli poso per un istante la testa su una spalla, per fargli capire quanto sia profondo il mio affetto nei suoi confronti.
Poi, senza che nemmeno possa rendermene conto, io e Peeta stiamo guardando i tre ragazzi che impastano e infornano, tutti soli. Anche Rue ed Haymitch. Sono i nostri piccoli, che presto cresceranno e saranno in grado di glassare torte e cacciare. Li guardo ridere e divertirsi, giocare con la farina. E vorrei che non diventassero mai grandi.
Quando poi arrivano Finnik ed Annie l’entusiasmo aumenta, così come la felicità e l’affetto.
Finiamo con il cenare tutti assieme, vicini, mangiando il pane e le crostate che oggi i nostri figli hanno fatto con tanta dedizione.
E quando Peeta mi prende tra le braccia chiedendomi: “Tu ami tutto questo, vero o falso?”, non posso non rispondere – con tanto di lacrime agli occhi: “Vero”.
 
  
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