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Autore: Shruikan    01/10/2012    4 recensioni
In questa storia ho deciso di narrare da un punto di vista diverso la vita di Shruikan il drago di Galbatorix, e quale punto di vista migliore se non quello dello stesso drago? Spero vi piaccia ma non siate troppo severi, è la mia prima one shot! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Galbatorix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il drago nero

 Non so perché e come ero finito lì, penso di esserci sempre stato, quel guscio che mi avvolgeva era la mia casa, la mia unica difesa contro l’ignoto, la poca luce che riusciva a trapassare quelle pareti faceva risplendere le mie piccole squame di nero, e i miei vispi occhietti dorati guizzavano qua e là cercando di cogliere tutte le sfumature e le ombre che apparivano sul guscio laciandomi fantasticare sul mondo esterno. L’unica cosa che avevo sempre saputo sin dall’inizio, era che l’ avrei aspettato anche millenni, il mio cavaliere, un’ animo tanto affine al mio che avremmo fuso le nostre anime come se fossimo un’ unica entità. Nessuno può sapere quanto per un drago sia difficile trovare un’anima talmente nobile e forte da essere degno di un simile dono, ne tanto meno quanta pazienza ci voglia; ormai il mio guscio era stato sfiorato da un centinaio di animi, molti erano nobili ma nessuno corrispondeva al mio ideale ( facevo bene ad aspettare, in fondo è della mia vita che si parla!), solo una volta fui sul punto di schiudermi, credo sia stato di un’ elfo quell’ animo che mi colpì tanto ma mi dovetti ricredere quando sentii un non so che di freddo, una parte della sua anima era così gelida e dura che mi spaventò così tanto da farmi ripensare  per un tempo interminabile cosa possa aver guastato così profondamente l’ elfo. Credo che vicino a me ci siano stati tanti altri draghetti perché ogni tanto una voce forte e sicura veniva e iniziava a parlarci ( rivolgendosi al plurale), ci raccontava del mondo di fuori, ci insegnava l’ antica lingua e ci diceva ciò a cui eravamo destinati, ci parlava di avventure, di missioni, di eroi e di razze, dagli imponenti Urgali ai minuti Nani; mi è sempre piaciuto ascoltarla e ogni volta che se ne andava fremevo nell’ attesa del suo ritorno. Ma quella volta quando finalmente arrivò, la voce era cambiata, era triste e preoccupata e si rivolgeva a noi quasi con compassione raccontandoci che alcuni draghi, con i loro cavalieri, si erano appena rivoltati per conquistare Alagaesia guidati da un pazzo a cui era morto il drago, la rivolta era iniziata perché quel pazzo di nome Galbatorix aveva chiesto un’altro uovo e la sua richiesta com’è ovvio venne respinta. Questa volta quando uscì lasciò dietro di se una scia d’inquietudine, ancora non capisco come feci ma in quel momento di pura tensione riuscii ad addormentarmi, mi svegliò un silenzio troppo strano, lì non c’ era mai il silenzio assoluto, c’era sempre un leggero e cullante brusio di voci. Non ero mai stato così in ansia, lo sapevo che qualcosa non andava, poi all’ improvviso lo sentii,  un’ animo combattuto  e soprattutto incatenato da un importante giuramento che mi sollevava con mano tremanti che mi gettarono in quello che penso sia stato un sacco.  Dopo un po’ sentii altre tre botte; erano altre uova, sentii il sacco chiudersi e venimmo caricati in spalla, sentii altri tre cuoricini come il mio battere all’ impazzata e i passi della veloce corsa del nostro rapitore. Quando quella sfrenata corsa finì ci fu un lunghissimo silenzio scandito da regolari battiti d’ali, eravamo su un drago, all’improvviso, quando meno me lo aspettavo una gelida presenza superò le nostre barriere e iniziò a parlarci, ricordo ancora quelle pungenti parole, ci disse: “Sapete  chi siete? Siete i dominatori dei cieli e delle terre, siete coloro che insieme al sommo mago Galbatorix fonderanno un nuovo regno in Alagaesia, un regno eterno da noi draghi e dai nostri inseparabili cavalieri.” Quel discorso mi turbò molto; allora stavamo andando da quel pazzo di cui proprio oggi ci avevano parlato, venni assalito da quella che poi seppi essere la paura, un’emozione che non avevo mai provato prima, ma che mi assaliva e prendeva il mio controllo, tremavo e non riuscivo a smettere, mi volevo rigirare nell’ uovo e non potevo. Quando il battito d’ali cessò sentii una terza presenza, una terza mente senza ne capo ne fine ma molto intelligente, la quale ci scrutava le menti con curiosità, poi sentii la sua voce che chiedeva quanti eravamo, “quattro” fu la risposta, il seguente ordine fu quello di portarci nella stanza dei tesori. Quando finalmente il sacco venne aperto venni colto di sorpresa da una luce molto più intensa di quella a cui ero abituato ma riuscii comunque a darmi una scossa e decisi di capire il nome della terza presenza, non mi avvicinai neanche a quella mente che subito tuonò “il mio nome è Galbatorix fiere creature”; il solo suono di quel nome mi faceva tremare ma decisi di non fare il codardo e rimasi in attesa di vedere quello che sarebbe accaduto. Sentii le mani di Galbatorix sollevarci uno per uno e ogni volta sussurrare qualcosa: “verde… come la speranza e i boschi della Du Weldenvarden… non va bene incoraggerebbe il popolo a una ribellione” “blu… come gli zaffiri e i mari… potrebbe andare ma non è un colore che si adegua a uno del mio rango” “rosso… come i rubini e il fuoco… va bene… è il colore che indossano i potenti ed è simbolo di forza” “ed infine… chi abbiamo qui?... un’ uovo nero… sì è perfetto!.. Nero, un colore che incute timore, che dimostra potenza e forza, nero come una notte senza stelle, nero come il terrore!” “Leadr! Porta subito quest’ uovo nella sala del trono!”. In quel momento mi sentii crollare il mondo addosso… che mi sarebbe successo? Che mi avrebbero fatto? Mi sentii sollevare per l’ ennesima volta, sentivo l’ eccitazione del ragazzo che mi stava portando..Leadr… sarebbe dovuto essere questo il nome del mio rapitore… Quando finalmente mi sentii posare venni colto da una sensazione stranissima, l’ uovo iniziava a starmi stretto, sentivo che non era normale, non era giusto, il mio cavaliere doveva ancora arrivare e io non potevo uscire finchè non mi avrebbe raggiunto; sentii Galbatorix avvicinarsi mormorando formule in quella che riconobbi essere l’ antica lingua, solo in quel momento capii cosa stava facendo, voleva farmi uscire, voleva che divenissi il suo drago, ma io, io non potevo, non volevo assolutamente servire una simile persona. Ad un certo punto Galbatorix toccò il guscio del mio uovo e io sentii che se non sarei uscito sarei morto a breve, allora incominciai a grattare l’ uovo per uscire finchè non sentii un “crick” liberatorio, finalmente ero fuori ed ero deciso a scappare e diventare un drago selvatico se non potevo trovare colui al quale ero destinato, non feci in tempo a mettere fuori la testa che Galbatorix con una salda mano mi afferrò il collo e con l’altra mi accarezzo la testa sprigionando una bianchissima luce e stringendo in questo modo un patto che sarebbe durato a vita, per colpa mia riaveva il Gedwei ignasia, per colpa mia era tornato cavaliere; non appena il bagliore della luce finì mi addormentai, feci una dormita senza sogni, accompagnata solo dalla triste rassegnazione. Quando mi risvegliai ero in grembo ad un uomo capace di affascinare e terrorizzare allo stesso tempo con lo sguardo da cui si intravedeva anche un barlume di pazzia, lo riconobbi subito, era il mio cavaliere, era Galbatorix.
 

  
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