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Autore: Aelle Amazon    01/10/2012    10 recensioni
Alla June Academy c'è una ragazza a cui nessuno rivolge la parola. Aelle Amazon è il suo nome. E' dislessica e non riesce a stare ferma.
In un giorno di pioggia, Percy Jackson diventa il suo nuovo compagno di banco. E allora i guai si moltiplicheranno all'infinito.
Questa storia si svolge alla fine del quinto libro, con la sconfitta di Kronos, con nuovi e vecchi semidei.
Dal secondo capitolo:
-Grover!- urlò Percy – Fai qualcosa!-
Alle mie spalle Grover si agitò. –Cosa?!-
-Qualunque cosa!- strillò la signora Jackson mettendosi le mani nei capelli –Il mio bambino … -
Io non dissi nulla: ero in uno stato di afasia assoluta. Anche se avevo gli occhi offuscati, guardai Grover dritto in viso.
-Per favore, non gridare- mi disse lui.
Poi si tirò giù i pantaloni. E io commisi l’errore madornale di abbassare lo sguardo.
Svenni.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ultimo
E tutto andò come doveva andare
 
 
 
 
Clarisse raggiunse gli altri nello stesso momento in cui le prime bolle incresparono la superficie altrimenti liscia del mare. Non fece in tempo ad avventarsi contro quell’idiota di Prissy per riempirlo di botte che lui si voltò a guardare Annabeth. La sua ragazza aveva appena lanciato un urlo lacerante, svegliando dalla sua trance persino Travis, che da quando l’aveva visto nel messaggio Iride ancora non aveva distolto lo sguardo da quel punto indefinito di fronte a lui.
-Annabeth, cosa succede?- esclamò, allarmato.
Lei puntò il dito davanti a sé e non spiccicò parola.
Percy guardò dove aveva indicato ma non vide nulla. –Non ci sono ragni … - borbottò pensieroso.
Clarisse si fece avanti, spostando Jackson, e scorse ciò che aveva fatto gridare la figlia di Atena. Trattenne a malapena l’urlo che le premeva in gola e si sporse oltre la scogliera, cercando di raggiungerla. –Aelle … !-
La ragazza galleggiava sul pelo dell’acqua, immobile come poteva esserlo solo un morto. La corrente la trasportava senza che lei opponesse resistenza, i flutti le frustavano il volto e i lunghi capelli neri si erano allargati a ventaglio intorno alla sua figura.
Clarisse fece per gridare ancora, ma venne spinta di lato con una forza tale che pestò la testa. Stava per arrabbiarsi sul serio, voleva riempire di insulti chi l’aveva buttata a terra … ma si fermò. Vide le lacrime di Travis e spalancò la bocca per lo stupore.
Si sporgeva dalla scogliera e piangeva senza ritegno. L’immagine che Clarisse aveva di Travis Stoll si infranse. Non era più il tipo divertente che rubava le cose, in quel momento non lo era per nulla. Sembrava … sembrava un innamorato disperato.
Annabeth si fece avanti e gli avvolse le braccia attorno al busto, cercando di tirarlo indietro con scarso successo. Se andava avanti così rischiava di precipitare in acqua e di affogare. –Travis … Travis, finirai per cadere in acqua! Stai indietro! ATTENTO!- strillò, trattenendolo prima che perdesse l’equilibrio. –Percy! Fai qualcosa! Tirala fuori dall’acqua prima che lui si faccia male!-
Percy non esitò un secondo e si buttò in mare, sprofondando nel blu e riemergendo subito dopo. Si avvicinò ad Aelle e la tirò verso di sé, facendole appoggiare la guancia contro la sua spalla. Averla vicino gli dava un senso di conforto. Era sua sorella e saperla finalmente lì con lui, al sicuro, lo faceva stare bene. I suoi muscoli fino a quel momento tesi si rilassarono e lui sospirò per il sollievo.
La tenne contro di sé, ma non uscì dall’acqua. Non sapeva come farla arrivare sulla cima della scogliera. Era svenuta, non poteva arrampicarsi sulla pietra. E tantomeno lui poteva caricarsela sulle spalle e scalare quella salita ripida. Come poteva fare?
Senza quasi rendersene conto, alzò lo sguardo a incontrare quello di Annabeth. Era sicuro che lei sapesse cosa bisognasse fare in casi del genere. Lei era la sapientona, lei aveva la soluzione. Eppure, ciò che vide nei suoi occhi fu una completa fiducia verso le sue capacità, verso di lui.
E Percy si fidò di se stesso. Lasciò andare Aelle, il cui corpo ritornò a galleggiare, e appoggiò i palmi sull’acqua, traendo forza da essa e dandone a sua volta. Dopodiché si affidò a Clarisse.
-Prendila al volo!- le gridò.
Con uno scatto delle mani verso l’alto, ordinò al mare di comportarsi come un geyser e sollevare Aelle fino alla scogliera. E così l’acqua fece.
Percy rimase a guardare mentre Aelle veniva scagliata verso l’alto con una forza spaventosa. Saliva, saliva, saliva. Poi prese a scendere, quasi più velocemente di come era salita, e con sollievo il figlio di Poseidone la osservò cadere tra le braccia spalancate di Clarisse.
Più calmo, fece la stessa cosa per se stesso e atterrò sulla scogliera, completamente asciutto. I vantaggi di essere figli del dio del mare, pensò con un piccolo sorriso. Quasi non finiva mai di stupirsene.
Scosse la testa. Non era il momento per pensare a simili sciocchezze. Aveva ben altro di cui occuparsi. Sua sorella –sorellastra se si voleva essere precisi, ma lui non sentiva molta differenza tra il primo e il secondo termine e preferiva di gran lunga utilizzare il primo- era lì. Viva. Tutto il resto non contava.
E a quanto pareva non era l’unico a pensarla in quel modo, perché Travis, liberatosi a forza dalla presa di Annabeth, era corso ad inginocchiarsi al fianco della ragazza, strappandola dalle braccia della figlia di Ares e attirandola tra le proprie. Era una scena che sapeva di aver già visto. Era accaduta la stessa cosa quando Aelle era stata riconosciuta, tempo prima. Così Percy si accorse dell’amore di Travis per sua sorella. Per un attimo rimase irritato dalla scoperta: aveva visto Travis baciarla prima che partissero per l’impresa, ma di certo non immaginava che tenesse a lei sul serio. E poi Travis non era di certo un ragazzo di cui potevi fidarti. Non subito, perlomeno. Era un figlio di Ermes, dopotutto. Ma forse meritava una seconda possibilità. Sì, non una possibilità, perché era chiaro che Aelle si fosse sentita tradita da qualcosa che la leucrotta le aveva detto, spacciandosi per Travis, ma ogni cosa poteva essere risolta. Percy ne era più che sicuro. Altrimenti, ci avrebbe pensato lui a farli riappacificare, o da solo o con l’aiuto di una figlia di Afrodite. Erano brave in quell’ambito.
-Cosa … come … no, aspetta. Cosa è successo?- sbottò Clarisse. –Mi avevate detto che in mare non c’era!-
Annabeth prese la parola. –E infatti non c’era. Percy ha controllato bene- le rispose. –Credo che l’unica persona in grado di raccontarci tutto sia lei. Non penso che la profezia che ci hai detto possa chiarirci molto le idee. Dobbiamo aspettare che si svegli-
-Già- si intromise Travis, parlando per la prima volta. –Ora lasciamola dormire e riportiamola a casa-
Percy e gli altri non poterono fare altro che dirsi d’accordo. Rimaneva solo un problema: come ritornare al Campo nel più breve tempo possibile. Se Aelle era riuscita nell’impresa doveva terminare in bellezza salvando la vita a sua madre.
-So io come- disse Percy.
Scese di nuovo la scogliera e si chinò, andando a sfiorare con una mano l’acqua che al suo tocco si agitò. Con l’altra mano lanciò un fischio acuto e spedì una richiesta di aiuto a qualcuno che sapeva che non si sarebbe rifiutato di soccorrerlo.
Porta un po’ di amici, Blackjack. Siamo in cinque e uno di noi è svenuto.
Neanche a farlo apposta, un nitrito rispose al suo richiamo e il pegaso nero atterrò al suo fianco, seguito a ruota da altri tre splendidi cavalli alati.
Ehilà, capo. Ci hai chiamati?
 
Mi svegliai in infermeria.
I raggi pallidi della luna colpivano i piedi della branda su cui ero sdraiata. Mi stiracchiai lentamente, constatando con piacere che non avevo ossa rotte o altre lesioni gravi di cui dovermi preoccupare. Mi tirai a sedere e mi guardai intorno, sentendo gli occhi pizzicare per la felicità. Non sapevo come esattamente Melania ci fosse riuscita, ma ero a casa. Ero al Campo Mezzosangue.
Solo quando cercai di mettere i piedi a terra notai che i miei vestiti erano sporchi e sbrindellati, pieni di sangue scuro e secco. Con un respiro profondo mi feci forza e distolsi lo sguardo. Avevo … dovevo … mia madre. Dovevo salvare mia madre.
Scesi dalla branda e mi precipitai sulla soglia, ma nel momento in cui la brezza serale mi scompigliò i capelli compresi che non sapevo dove fosse, cosa le fosse successo. Se fosse ancora viva.
-Pira- disse una voce alle mie spalle. –Pira funebre. Tra poco incendieranno il drappo rosso per lei-
Mi voltai di scatto, scontrando il mio sguardo con quello del signor D, sempre avvolto nella sua cappa di pelle di pantera. Mi fissava con compassione e forse con un po’ di tristezza. Inspiegabile per lui. Per un dio così beffardo, che odiava noi semidei con tutto il cuore.
Poi, finalmente, capii cosa mi aveva detto e il mio cuore perse un battito. Quindi un altro. E un altro ancora. Mia madre era … morta?
No. Non … no!
Scoppiai a piangere davanti al dio dell’ebbrezza. Fu inevitabile per me lasciarmi cadere in ginocchio e rannicchiare le ginocchia al petto. I singhiozzi mi scuotevano le spalle e il mio corpo tremava tutto. Mia madre era stata severa con me, forse non un esempio esemplare di genitore, ma avevo passato tutta la vita con lei … non potevo perderla. Non così. Non senza aver provato.
-Credo proprio che dovresti- mi disse il signor D.
Alzai il volto coperto di lacrime. –C … che?- balbettai.
Non si era abbassato, non mi aveva confortato, non aveva fatto una piega. Se ne stava lì in piedi e mi guardava. Poi con una mano indicò il mio petto. –Lì.  E lì vero?-
Mi toccai il punto da lui indicato, proprio sopra il cuore, che sentii battere ad un ritmo più sostenuto. Capii. Parlava dello Specchio.
Annuii.
-Allora prova lo stesso- mi incoraggiò. –Nessun eroe dovrebbe gettare la spugna in questo modo. Magari … chissà!- mi disse enigmatico.
Voleva che … voleva che facessi tornare mia madre dalla morte? Avevo capito bene?
-Quella cosa lì. Sì- mi disse con uno sbuffo. –Voi semidei siete lenti a capire eh?-
Ridacchiai. –E’ che davanti agli dèi non si sa mai come interpretare le loro parole- gli risposi, schietta.
Il signor D inarcò un sopracciglio. –Chiuderò un occhio e farò finta che sia un complimento-
-Oh, ma lo è!- risi.
Il dio fece un gesto con la mano, come per liquidarmi. –Sì, come vuoi. Ora torno al rito funebre, dove dovrei essere e da dove non mi sono mai spostato. Vero? Io non ti ho detto niente e tu hai fatto tutto di tua spontanea volontà, giusto?-
Annuii, grata del suo aiuto.
Mentre  si dissolveva in una nuvola di fumo, lo sentii borbottare qualcosa come: odio questi momenti di debolezza.
 
Quando feci il mio ingresso in arena, tutti puntarono gli occhi su di me. Il silenzio dovuto al rito si fece ancora più pesante, ma non mi lasciai intimidire e mi avvicinai con calma alla pira, dove il corpo di mia madre era steso, senza vita. Immobile.
Il battito del cuore accelerò, deglutii, ma non infransi l’aura di controllo che mi ero costruita. Dovevo far vedere che ce la facevo, che in qualche modo tutto andava bene.  Fu difficile, ma arrivai davanti a Chirone senza versare una lacrima. Ne avevo già versate troppe.
Il centauro, però, non si fece da parte come speravo. Rimase lì, il drappo tra le mani, a guardarmi con pietà. Cosa che, per un attimo, mi mandò in bestia. Tutto doveva risolversi bene. Anche io dovevo avere il mio lieto fine.
-Chirone, spostati- dissi con voce ferma.
E lui si spostò. –Volevamo chiamarti, ma dormivi. Abbiamo aspettato che tornassi per darle il rito funebre, ma tu non arrivavi mai così … -
Lo interruppi. –Va bene. Ora sono qui-
Presi la mano destra di mia madre tra le mie e vi depositai un bacio dolce, cercando di trasmetterle tutto il mio affetto. Ma la sua pelle era fredda, gelida come la morte e i suoi abissi oscuri.
Reprimendo la paura che la morte mi procurava, appoggiai un palmo sul seno di mia madre, mentre l’altro lo misi sul mio petto, nella stramba imitazione di un vaso comunicante. Quindi chiusi gli occhi e cercai nel mio cuore l’anima dello Specchio. Quando lo trovai, la afferrai e riversai nel corpo di mia madre in una cascata di luce blu, brillante e pura. Quasi non sentii le grida di stupore dei semidei riuniti. Ero concentrata solo sulla riuscita della mia impresa.
Poi, nel momento in cui tutto finì, riaprii gli occhi e osservai il risultato della mia opera. Per qualche secondo rimase tutto come lo avevo lasciato e temetti il peggio, ma poi il colorito di mia madre passò dal blu al roseo e il petto si alzò e si abbassò al ritmo di un respiro debole ma regolare.
Le lacrime tornarono a pizzicarmi gli angoli degli occhi. Resistetti a quell’impulso e attesi che mia madre si svegliasse. Quando lo fece, le saltai addosso, cedendo al pianto. Era più forte di me.
-Mamma!- piagnucolai.
Lei fu sorpresa del mio gesto, ma ricambiò l’abbraccio goffamente. Nel momento in cui si rese conto di essere viva, lanciò un grido. –Cosa è successo? Aelle cosa hai fatto?-
Sorrisi. –Ti ho riportato lo Specchio. Ora è dentro di te- le risposi. –Ho mantenuto la promessa. Non è rimasto lontano da te a lungo, eh?-
Lei rise. –Oh, Aelle! Sei più coraggiosa di quanto avessi mai pensato!- e poi lo disse. –Grazie. Grazie di avermi salvato. Sono in debito con te-
Scossi la testa. –Sai qual è l’unica cosa che voglio. Se tu me la concederai, allora non ci sarà nessun debito-
Ippolita si morse in labbro, poi scandagliò la folla con il suo sguardo deciso. –Va bene- sospirò. –Non posso certo impedirtelo. Questa è la tua vita. Goditela-
La strinsi più forte e mi lasciai andare ad una risata piena di sollievo. Poi, sostenendo mia madre, uscii dall’arena sotto gli sguardi ancora stupiti dei semidei, che durante tutto quello scambio di battute non avevano aperto bocca.
 
C’era un’ultima cosa che dovevo fare. Forse la più importante.
Uscii dalla cabina 5 dopo avervi lasciato mia madre e dopo aver salutato Clarisse con un abbraccio. E sì, le avevo prese. Si era arrabbiata. Perché non l’avevo portata con me? Non mi fidavo di lei? No, io mi fidavo di lei. Molto più di quanto facessero tutti i semidei del Campo messi insieme, ma forse non avevo voluto portarla con me per far sì che non rischiasse la pelle. Cosa molto stupida da parte mia, visto la stazza e la forza della figlia di Ares. Ma l’amicizia era l’amicizia.
Fu il fuoco che scoppiettava allegro nell’arena a farmi avvicinare. Dopo il rito funebre –che poi non era avvenuto, grazie agli dèi- una sola persona era rimasta lì. L’unica che volevo vedere.
Travis osservava il movimento delle fiamme e non si muoveva. Non si mosse nemmeno quando mi sentì entrare. Forse si irrigidì, ma non ne sono sicura.
Mi avvicinai a lui in silenzio e mi sedetti a gambe incrociate di fronte al fuoco. Non so per quanto tempo rimanemmo così, l’uno di fianco all’altra senza dire nulla, ma so che alla fine fui io a rompere quel silenzio snervante.
-Mi dispiace-
Travis si voltò lentamente a guardarmi, quindi con voce rauca mi rispose. –Per cosa?-
Presi a giocherellare con le dita. –Ho sbagliato. Io … ho commesso un errore. Se non lo avessi fatto forse ci saremmo risparmiati tutto questo. Quando mi sono trovata davanti quella cosa, io ho visto te … e quelle parole mi hanno straziato il cuore. Io non riuscivo a respirare. Vedevo solo te che dicevi quelle malvagità, che dicevi di volermi uccidere … -
-Sai che, per quanto arrabbiato, non lo farei mai- mi interruppe lui.
Annuii. –Lo so. E me ne sono ricordata tardi. Al momento ho sentito solo un vuoto al cuore. Una voragine mi si è aperta sotto i piedi e io sono precipitata sempre di più. E sai perché non ho saputo riconoscere il vero dal falso?-
-No-
-Perché non avevo chiari i miei sentimenti per te. Forse ero ancora agli inizi, forse … forse non lo so. Sta di fatto che solo ora ho capito cosa provo per te ed è solo per questo che sono stata in grado di capire la verità-
Lui deglutì, voltandosi completamente verso di me. –E cosa provi per me?-
Arrossii. –Ti amo-
Travis mi attrasse a sé, sprofondando il viso nei miei capelli. –Puoi dirlo un’altra volta?-
Ridacchiai. –No, non se ne parla neanche. Il mio lieto fine non deve assomigliare per nulla ad una soap opera!-
Travis rise. –Sai cosa?-
Mi sottrassi all’abbraccio per poterlo guardare in volto. –Cosa?-
Mi alzò il mento e mi baciò.
-Ti amo anche io-
 
Something’s got a hold on me … oh, it must be love!
 
FINE.
 
 


Note (le ultime!)
:
Siamo giunti alla fine. Per quanto mi dispiaccia dirlo, un po’ sono felice. Voglio dire, è la prima long decente che riesco a finire. E’ un bel traguardo per me.
Sarà dura abbandonare Aelle, veramente dura. Ed è per questo che FORSE potrei tornare con un seguito. Dico forse perché ancora non ho pianificato nulla di preciso. Un’idea c’è, ma non posso garantirvi nulla. Soprattutto perché non voglio illudervi di qualcosa che poi non ci sarà.
Perciò ora guardate quel “fine” e fate finta che sia un “per sempre”. Se dovesse esserci un seguito sarete i primi a saperlo. Promesso!
Ok, ora passiamo a qualcosa di meno deprimente. La canzone che appare alla fine è “Something’s Got a Hold On Me” di Christina Aguilera. Ascoltatela perché è veramente stupenda. E poi Christina ha una voce spettacolare.
La sto tirando in lunga. E’ dura –l’ho già detto, sì- lasciare questa storia.
Passiamo quindi ai ringraziamenti. Non farò dei paragrafi per tutti, ma mi sembra giusto citarvi. Siete stati veramente gentili con me e ricordarvi mi sembra il minimo!
 
Tea_Zeus: Grazie, Tea! La prima fanfic che ho recensito in questa sezione è stata la tua e avere il tuo appoggio nella mia è stato importante!
 
Soni Sapientona ( Dandelion to Dream): Soni, carissima. Sono diventata la tua grammartrainer e avere le tue recensioni qui mi ha fatta molto felice!
Dafne Rheb Ariadne: Dafne, tu sei una delle persone più gentili di questo mondo, ne sono sicura. Non credo che dedicarti l’altra mia storia sia stato abbastanza. Almeno ci ho provato!
 
AleJackson: come farò senza di te, Thalia e Cuore? La mia esistenza non avrà più senso! Ti prego dimmi che almeno Cuore ci sarà nell’altra storia! Potrei impazzire altrimenti! Grazie, sei stata un tesoro!
 
BeeMe: le conversazioni con te sono state le migliori. Anche se abbiamo età differenti non ci sono stai problemi e la cosa mi ha fatto molto piacere. Soprattutto il tuo resoconto del viaggio in America. Quello sì che era fenomenale! Grazie mille per tutto!
 
_Sylvie: tu mi hai riempita di complimenti anche se non me li meritavo e ti meriti un grazie enorme. Come tu poi abbia fatto a indovinare la mia età al primo tentativo ancora è un mistero … xD!
 
LunaSayan: ti ho conosciuta nell’altra fanfic, Ladra di Ombre, che poi ho cancellato (mi dispiace!) e le tue recensioni sono state sempre un piacere da leggere! Grazie!
 
Ailea Elisewin: per quanto tu abbia un nome complicato, le tue recensioni sono state fantastiche, sia in questa storia che nell’altra. Per cui, Grazie!
 
Mnemosines: sì, sono arrivata anche te. A te che fai figure nei momenti più improbabili e che riesci a riderci sopra. Le tue recensioni mi hanno tirato su il morale in molte situazioni. Grazie mille!
 
Prescelta di Poseidone: anche se ti sei aggiunta più tardi, un grazie va di sicuro anche te per l’appoggio che mi hai dato. E non temere, presto passerò a leggere la tua fan fiction!
 
Nico di Angelo: le conversazioni con te mi hanno aiutato a superare molti blocchi. Quindi GRAZIE!
 
Mary: se stai leggendo questo e ti chiedi perché io non abbia utilizzato il tuo nick …. la risposta è: non lo so. Sono così abituata a chiamarti Mary, che il tuo nick non mi è entrato in testa. In qualunque caso, grazie anche a te!
 
Un grazie va anche a tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, ben 40!, e chi invece l’ha messa tra le preferite, ben 19! Anche a chi ha letto e basta: GRAZIE!
Uh, sta venendo fuori un papiro. Sarete riusciti ad arrivare fino a qui?
Non so quando vedrete questo, perché internet a casa mia non va e sto tentando l’impresa impossibile di postare dal cellulare…
Boh. Io ci provo.
In sostanza, grazie mille a tutti per avermi accompagnata in questa fan fiction per tutti questi mesi, per avermi sostenuta e per non avermi lasciata andare mai!
Siete i migliori!
Alla prossima!
Un bacio enorme,
Aelle
  
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