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Autore: IamShe    02/10/2012    7 recensioni
Cosa succederà nel momento in cui Ran si ritroverà da sola, dopo la morte di Shinichi, ad affrontare la più grande paura della sua vita, e a salvare quella delle persone a lei care?
Cercherà di reagire o subirà impotente, aspettando che il destino si compi?
*
"Perché Shinichi non mi aveva detto niente quel giorno? Aveva inventato la scusa del caso semplice, di un cliente che lo aveva chiamato. Aveva detto che sarebbe tornato la sera, che avrei dovuto cucinargli il suo piatto preferito, che non avrebbe tardato.
Invece aveva deciso di andare ad uccidersi, senza preoccuparsi di nulla e di nessuno. Non vidi più il suo sorriso, e non ascoltai più la sua voce da quel giorno. Ritrovammo solo un corpo senza vita, senza più ricordi e senza più speranza."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Nuovo personaggio, Ran Mori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
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Diciottesimo capitolo

L’amore e l'odio
 

 


“CHE?!?”
Sbotto incredula, spalancando gli occhi violacei, tra il terrore e lo stupore.
Lui mi guarda ridacchiando, forse per la mia reazione, forse per l’imbarazzo del momento; resta il fatto che sembra fermamente convinto di ciò che ha detto, e la cosa mi lascia abbastanza inquieta.
Sento la vocina di Shinichi nella mia testa che mi suggerisce di andarmene e di mettermi al sicuro nella casa di quel politico, ma la curiosità del momento è talmente tanta, che tendo ad ignorarla.
“Sorpresa?” mi domanda, issandosi con la schiena, imitando la mia posizione.
“Un po’.” Ammetto, con le palpebre ancora strabuzzanti ed agitate.
“Sapevo avresti reagito così…” ridacchia, sincero.
“E so anche che non accetteresti nemmeno se ti pagassi.” Mi dice, mentre sul suo volto va a dipingersi un nuovo sorriso, questa volta molto più amaro. Annuisco titubante, ma lui non mi sta nemmeno più osservando. Il suo sguardo è preso dall’alternarsi delle onde sul bagnasciuga, che rinfrescano ancor di più l’aria, gettandoci addosso la loro brezza marina.
“Però volevo che lo sapessi...” continua, ritornando a guardarmi, e frugando qualcosa nella tasca dei suoi pantaloni. Ne tira fuori un biglietto, bianco, coi bordi dorati.
“E volevo darti questo...”
Me lo porge, continuando a sorridermi. Lo guardo per un po’ spaesata, indecisa, ed anche incredula. Poi lo prendo, e ruotandolo fra le mani, capisco che è uno di quei biglietti che vanno coi fiori.
Capisco che è il biglietto di cui mi ha parlato Cikage stamattina, e capisco che la donna di cui suo marito è innamorato, sono proprio io.
Lo apro, sospirando, e ne leggo il contenuto. Sono poche semplici parole, le stesse che mi aveva detto la moglie nella mattinata: “Amore mio, questi tre mesi insieme sono stati fantastici.”
Le sussurro, alzando la voce in modo che possa sentirle anche lui. Poi, dopo averlo richiuso, mi giro verso di lui, incerta.
“Non capisco...” ammetto, guardandolo spaesata. Effettivamente, non so quelle parole cosa significhino, e non so perché stia succedendo tutto questo.
“A quanto pare Kudo non ti ha detto nulla...” Finge un nuovo sorriso, ritornando ad osservare il mare.
“Questo biglietto avrei voluto dartelo sette anni fa, proprio qui, a Niigata. Ero tornato dall’Hokkaido, e volevo farti una sorpresa venendoti a trovare nel giorno dei nostri tre mesi insieme. Ti avevo comprato anche un mazzo di rose, ed avevo scritto queste poche parole... nella speranza di rallegrarti, in qualche modo. Eri sempre così triste, piangevi... ed io, come un idiota, non riuscivo a capirne il motivo. Così, dopo aver preparato le armi necessarie per tentare di uccidere quello che tu adesso chiami marito, ti cercai qui, nell’albergo dove sapevo allogavi con le tue amiche. Ma non ti trovai.”
Comincia a raccontarmi, ironizzando, in un modo tutto suo, la parte dove sottolineava il tentato omicidio di Shinichi. Deglutisco, sorvolandoci sopra.
“Quando tornai mi dicesti che non mi avevi trovato. In effetti non ero in albergo.” Cerco di spiegargli, un po’ imbarazzata.
Ancora una volta torna a guardarmi, ed ancora una volta mi regala un sorriso.
“Mentii.” Mi rivela, appoggiando il mento sulle dita della sua mano, chiusa in pugno.
“Nell’uscire dall’albergo incontrai Hattori e la ragazza, che cercavano in tutti i modi di inventarsi qualcosa per ingannarmi, e mi mandarono da quelle altre tue due amiche... che erano in un karaoke. Una di loro, ubriaca, mi rivelò che eri con Shinichi Kudo...e lì... andai su tutte le furie.”
“Ci scommetterei tutto l’oro del mondo che era Sonoko.” Dico, assottigliando gli occhi.
“Boh, non ricordo i nomi. Comunque era fuori di sé, ma si sa che gli ubriachi spesso e volentieri dicono la verità.”
Torno a spalancare le palpebre, indecisa sul se continuare ad ascoltare o no. Ma non lo fermo, e i suoi ricordi continuano ad affiorare.
“Io sapevo di voi due. Sapevo che eravate fidanzati, che vi eravate lasciati, ma non potevo sapere che tu provavi ancora qualcosa per lui... cioè, io ero accecato dal mio obiettivo, quello di ucciderlo, e dal fatto che tu avessi scelto me a lui...Non potevo immaginare che mi avevi messo due corna grandi come quelle di un cervo.” Ironizza ancora, ridacchiando.
“Tu... tu come lo sai?” continuo a strabuzzare gli occhi, annegando nell’imbarazzo.
“Uscii dal karaoke e continuai a cercarti, ...sempre con le rose in mano” specifica, facendomi vedere le dita. “E cominciai a pensare che avrei potuto trovarti su una di queste spiagge...ed infatti...” continua, per poi fermarsi all’improvviso.
“No... non mi dire che...” cerco di bloccarlo, ma in realtà vorrei solo avere la conferma di ciò che sto pensando. E lui, senza esitare oltre, me la da.
“Sì... ti vidi con lui. Ti vidi fare l’amore con lui.” Specifica poi, sospirando amaro.
Io rimango pietrificata, mentre il mio viso ha assunto la tonalità del rosso fuoco, a causa dell’imbarazzo e della vergogna.
“Oddio... Davvero?” Cerco conferma, come se una volta non bastasse.
Annuisce, tornando ad osservare il mare. “Sì, e non sai quanto ha fatto male.”
“Mi... mi dispiace.” E’ l’unica cosa che riesco a dirgli, sebbene sappia che le parole servano a ben poco adesso.
“Fu come prendere una pallottola in pieno petto. Avrei voluto ucciderlo seduta stante, lui mi aveva privato di tutto... e, col senno di poi, compresi che aveva anche vinto su tutto.”
“Perché non ci hai fermati?” riesco a domandargli, comunque felice che non l’abbia fatto.
Torna a guardarmi, facendo rispecchiare i suoi occhi nei miei.
“Per te.”
“Per me?” chiedo, curiosa.
“Sì. Se tutto fosse andato come speravo, io ti avrei perdonato, facendo finta di nulla, e tu saresti rimasta con me. Ma poi...” sospira, prima di continuare. “Scoprii che eri incinta di lui.”
“Cosa?” gli domando, incredula. “Non lo sapeva nessuno!”
“Dai Ran, non sono così idiota. Tu vomitavi sempre, ed io ho fatto 2+2.”
“Beh... veramente io non lo scoprii finché non feci il test.”
“Comunque avrei accettato anche quello...” mi rivela, ridendo di se stesso.
“Se fossi riuscito ad ucciderlo, io ti sarei stato vicino e tu, prima o poi, mi avresti amato. Il bambino l’avrei cresciuto come un mio figlio, anche se in realtà non lo era...”
“Ma...” faccio per obiettare, ma lui non sembra preso dalle mie parole. Sembra, più che altro, immerso nel passato, e felice finalmente di poter dire tutto. Di poter cacciare fuori quella verità che più volte ha mascherato, ha nascosto. Così decido di zittirmi, e di ascoltarlo ancora. Senza giudizi.
“Io ti amavo Ran. Mi ero innamorato davvero di te, sebbene ti avessi avvicinato solo per lui... mi ero ripromesso di trattarti come una principessa. Credevo di essere giusto per te, il migliore.”
Continua a confidarmi, per poi prendere un sasso dalla sabbia, e lanciarlo contro il mare.
“Ma nulla è andato come volevo... lui riuscii ad incastrarmi e a mandare a puttane tutto quello che avevo organizzato. Io lo odiavo con tutto me stesso. Io vivevo d’odio. Era un incubo continuo!”
Continuo a non parlare, lasciandolo sfogare.
“Mi sbatterono in prigione. E lì, in quelle quattro mura fredde e gelide, capii di aver sbagliato tutto... e non perché non ero riuscito nel mio intento, ma perché il mio odio mi aveva portato sulla strada sbagliata... forse, se mi fossi comportato diversamente, le cose sarebbero andate meglio. E’ lì che io non facevo altro che pensare a te. Se lui era il mio incubo, tu eri il sogno che mi permetteva d’alleviare quel dolore. Eri ciò che si definisce una luce nell’oscurità, sebbene quella luce fosse solo frutto della mia fantasia.”
“E tua moglie?” chiedo, interrompendolo.
“Cikage i primi anni non è mai venuta a trovarmi. Probabilmente era ancora troppo scossa, ed io, intanto, mi ero completamente dimenticato di lei. Cioè, in realtà io non l’ho mai amata, ma mi ci ero affezionato in fondo... ma era un sentimento troppo labile per poter resistere a quella situazione.”
“Lei è innamorata di te però.” Gli dico, osservandolo.
“Lo so. Ma io non sono più Toichi Kemerl. Cioè... Quel Kemerl di cui lei era moglie aveva i capelli neri, i lineamenti giapponesi, ed io non li ho più, e per volere mio. Ma inoltre, non mi sentivo e non mi sento più lui neanche dentro. E’ come se, da quando ti ho incontrato, il Richard che avevo inventato avesse preso il possesso di me. Io volevo essere Richard Nekaie in tutto e per tutto. Dai miei compagni di cella, e dagli altri della prigione, mi facevo chiamare con quel nome ed anche adesso, preferirei essere chiamato così.”
“Richard?” domando, quasi sorridendo.
“Sì.” Sorride anche lui, osservandomi. “Proprio come lo dici tu.”
Non gli rispondo, sentendomi a disagio, ed abbasso il capo, raccogliendo in pugno della sabbia, per poi lasciarla andare.
“Comunque... mi duole ammetterlo, ma la prigione mi è servita. Mi ha fatto vedere cose a cui mai avrei creduto di poter assistere, e mi ha fatto cambiare molte delle mie convinzioni. Lì è un mondo a parte, dove tutto l’insieme si vive nel dettaglio. Ho conosciuto detenuti che erano lì perché avevano vendicato dei loro parenti, uccisi brutalmente da dei pazzi psicopatici, oppure, ancora peggio, venuti a conoscenza della verità troppo tardi.”
“La vendetta è qualcosa che ti asfissia, ti porta a perdere la ragione.” Ammetto, sentendomi chiamata in causa. L’inizio di questa avventura, per me era stata dettata dal desiderio di vendicare mio marito, per poi rendermi conto che mai sarei riuscita a portarlo a compimento, perché, nonostante tutto il dolore, io non sarei mai riuscita a fare del male a qualcun altro.
“Ed io lo so bene. Ma come me, lo sapevano bene anche tutti quei padri che si trovavano lì, separati dai loro figli, quando il loro unico desiderio era quello di rivederli. Spesso e volentieri, le mogli o le compagne, nel caso in cui vanno a fare visita, non portano i bambini in carcere perché credono sia un posto inadatto per loro. Ma si sbagliano, e fanno soffrire sia i mariti che i figli.”
Torna a guardare il mare, scuro e gelido per la nottata.
“Io osservavo il tutto da lontano,  e come uno spettatore in un cinema deserto, potevo assistere alle loro emozioni, ma non provarle sulla mia pelle. Così mi ritrovavo ad invidiare uomini che, dopo lunghi anni, rivedevano i loro figli e scoppiavano in lacrime fra le loro braccia. Io non sapevo cosa significasse aver messo al mondo qualcosa di tuo, che ti appartenga e che lasci un po’ di te anche dopo la tua morte. Perché alla fine i figli sono pezzi di noi che sopravvivono col tempo.”
Abbozzo un sorriso, mentre anche io immergo il mio sguardo nell’acqua nera della sera, incredibilmente sereno. Ed è imitando quella calma, che gli parlo, con estrema sincerità:
“Essere genitori è un’emozione grandissima. Ma porta infinite responsabilità e doveri, rinunce e costrizioni, dove non ci sono libretti d’istruzioni da seguire. In fondo, nasciamo figli, ma nessuno ci insegna ad essere genitori.”
“Conan è venuto su bene.” Dice poi lui, dopo qualche attimo di silenzio.
“Beh, io e Shinichi abbiamo cercato di farlo crescere nel migliore dei modi, ma è comunque una peste, non sai quante ce ne ha fatte passare. I guai se li cerca tutti lui. Alla fine è identico al padre.” Ammetto sorridendo, giocherellando con la sabbia. “In tutto e per tutto.”
“Eh sì.” Annuisce, ridacchiando. “Ma è più simpatico di tuo marito.”
Scappa un risolino anche a me, mentre alla mente mi torna la scomparsa di Conan e il vero obiettivo per cui ho cercato Richard, come lui preferisce essere chiamato.
“Piuttosto, sai qualcosa di lui? E’ scomparso! Se è con uno dei tuoi uomini dimmelo, per favore.” Lo prego, appoggiandogli la mano sulla sua. Lui mi guarda sorpreso, allargando un po’ le palpebre e sbattendole più volte.
“No, non dovrebbe essere a Tokyo insieme ad Hattori e... non so chi, visto che tuo marito si è travestito da Gin.”
Dapprima  leggermente rasserenata per la notizia, tendo anch’io a strabuzzare le palpebre, incredula.
“Come fai a saperlo?!”
Lui ride, inarcando un sopracciglio.
“Sei andata in bagno con lui. Ti conosco e non l’avresti mai fatto se fosse stato il vero Gin, quello che ti ha quasi violentata. Ma toglimi una curiosità, ha le maschere di tutta Tokyo, Kudo?”
“Eh?” ribatto, indecisa se ridere o ignorare la sua ironia. Opto per la seconda, tentando di sviare il discorso.
“Heiji ci ha chiamati per dirci che l’aveva perso. Speriamo l’abbia ritrovato.” Sospiro, angosciata.
“Io comunque non so nulla, in fondo non avrei avuto motivo di rapirlo o tentare di ucciderlo se vi ho mandati a villeggiare tutti e tre serenamente a casa Wunderwaffe.”
“A proposito...” riprendo il discorso, osservandolo. “Posso chiederti perché l’hai fatto?”
“Per una volta nella vita ho voluto provare ad amare anziché che odiare. Sì, insomma, l’ho fatto per te. Sapevo che la tua felicità fosse stare con lui e con Conan, ed ho deciso di sentire il brivido di sentirmi buono, prima della fine.”
“Ehi... dopo aver scontato la pena potrai tornare in libertà e crearti una famiglia, come tu la desideri. Non è mai troppo tardi.” Cerco di rassicurarlo, accarezzandogli la spalla. Attraverso il mio tocco quasi riesco ad avvertire la sconfinata debolezza che gli ha corroso il corpo, ma rafforzato l’animo. Lui si lascia cullare in quella carezza, socchiudendo gli occhi.
E da quegl’occhi, fuoriesce una lacrima.
“No, per me lo è.”
Abbassa il capo, stringendo i denti, e la sabbia in un pugno.
“Perché dici così? Non so quanto ti manchi da scontare ma...”
“Ran... ho un tumore al cervello.”
E mi pare quasi il tempo intorno a me si sia fermato per qualche minuto, permettendomi così di metabolizzare per bene le sue parole. Come se tutto il mondo avesse cominciato a girare, ma a girare così velocemente, da bloccarci in un solo punto privilegiato, dove i secondi non trascorrono.
“Cosa?”
Una nuova lacrima cade dalle sue palpebre, scontrandosi con la sabbia fredda.
“L’ho scoperto qualche mese fa, nei soliti controlli di routine che si fanno. Era molto piccolo allora, e con le chemio avrei potuto tamponare i problemi, e vivere per un anno, forse anche due, ma decisi di non curarmi. Perché, manco a farlo apposta, Cikage aveva cominciato a farmi visita nell’ultimo anno, raccontandomi del suo piano di vendetta e dell’intenzione di appiccare il fuoco nel carcere per farmi evadere. Non le dissi nulla della malattia, ma acconsentii ad uscire... Volevo morire, ma avevo un ultimo desiderio: rivederti.”
“R-Richard...” mi lascio sfuggire, deglutendo ansante.
“Contattai Kudo, e nascosi il cadavere di Juzo Nichi, un ragazzo evaso con me morto d’infarto, nel magazzino. Volevo che lui intuisse il piano, e si travestisse... strano eh? Sette anni fa ho sfruttato te per arrivare a lui, ed ora ho fatto l’inverso.”
“Ma...” tento di dire, ma in realtà non so nemmeno come completarla la frase. Cosa si dice in questi casi? Non arrenderti? Quanto le parole possono divenire inutili, quando ne avresti più bisogno?
“Adesso sai anche il mio piccolo segreto. Non l’ho detto a nessuno, tu sei la prima e l’unica.”
“Io... io non so cosa... cosa dirti...”
Lui sorride appena, scuotendo il capo. “Non dirmi nulla. Ma puoi farmi un piacere?”
Annuisco col capo, sospirando.
“Puoi toglierti questa maschera e farti rivedere per quella che sei davvero?”
Resto per un attimo stupita, poi mi lascio andare un sorriso rasserenato. Acconsento, e comincio a sfilarla, facendo attenzione a non stropicciarla troppo. Nel giro di qualche secondo avverto sul viso il vento che, senza la maschera, è più freddo del solito. Lui, nel rivedere il mio vero viso, dipinge un luminosissimo sorriso sul suo volto, mentre i suoi occhi brillano come due stelle nella notte.
Arrossisco nel sentirmi così osservata, ma vado a tingermi di rosso nel momento in cui lui mi sussurra, con estrema delicatezza: “sei ancora più bella di quanto ricordassi...”
“G-grazie...” balbetto, mentre i miei occhi si riducono a dei puntini.
“Quel Kudo ha tutte le fortune del mondo. Non sai quanto avrei voluto essere lui sette anni fa su questa spiaggia... Avrei voluto essere io il padre del tuo bambino e l’uomo che ami. Lo ammetto, ho tentato di emularlo.” Mi rileva, ridacchiando. “Spero solo ti tratti nel migliore dei modi, e che non ti faccia mancare nulla. Non so cosa ci trovi in lui... io lo odio comunque, ma tu lo ami... e credo ci sarà un motivo.”
“Se l’avessi conosciuto aldilà della faccenda dell’organizzazione, sareste anche potuti divenire amici.” Azzardo, ed osservo lui scattare nell’osservarmi, ed assottigliare gli occhi.
“Stai scherzando!?”
“No?”
“Mai conosciuta persona più sbruffona, esaltata ed antipatica di Shinichi Kudo nella mia vita. E ho detto tutto!” sbotta, tenendo a sottolineare la sua stima nei confronti di mio marito. Sento un gocciolone cadermi sul capo, e la consapevolezza di rinunciare a fargli cambiare idea crescere sempre più.
Lo osservo alzarsi dal tappeto di sabbia, e fissare per qualche istante il cielo nero che va a tuffarsi nel mare ancora più scuro, ma illuminato dalla fievole luce della Luna.
“Dov’è adesso?” mi chiede, senza staccare il volto dalle onde del mare.
“Alla ricerca di Conan, di te e di Cikage.”
“Capito.” Dice, per poi osservarmi dall’alto, essendo ancora seduta sulla sabbia.
“Raggiungilo, che credo starà cercando anche te. Io rimango qui.” Mi avvisa, avanzando di qualche passo. Mi alzo anche io, scuotendo la sabbia che mi si è appiccicata addosso, e mandando lo sguardo a lui, poco più innanzi di me.
“Richard?” lo chiamo, spingendolo a girarsi. “Anche per me furono dei bei mesi.”
Lui sorride, tornando a scrutare il mare.
Non risponde, forse in attesa che io vada via, e che gli lasci vivere gli ultimi istanti di libertà della vita che gli rimangono. In un attimo mi scorrono davanti i fotogrammi della nostra vita insieme, dal primo incontro, al primo bacio, al trasferimento a Tokyo. I suoi sospetti, i miei tradimenti, la sua ossessione, la mia ingenuità. Le mie, le sue, le nostre bugie. Forse sarà tardi per chiedertelo, ma scusami.
Scusami se puoi, perché ho assaggiato l’odio quando tu ci vivevi dentro.
Un suo sussurro blocca i miei passi repentini ma deboli. Le gambe tremano, ma non per il freddo.
Il suo ultimo sussurro.
Le sue ultime parole.
 “Lì dove una vita inizia, una vita finisce.”*
Poi uno sparo.
Il silenzio si squarcia per un istante, poi torna, e più opprimente di prima.
Io corro, inciampo, mi affanno, ma non mi volto.
Ho solo il coraggio di dirgli addio, e per sempre.
 
*
 
“E' solo una scelta Ran Mouri.”
La voce velonosa di Cikage, i volti di Shinichi e Conan dinanzi a me.
Pistole, troppe pistole. 
Ti prego, fa che adesso mi alzi dal letto tutta sudata, e che possa sorridere rasserenata, rendendomi conto che sia stato solo un incubo.
Solo un brutto incubo.
“Chi salvi? Tuo marito o tuo figlio?” 




*
 “Lì dove una vita inizia, una vita finisce.”: La vita che inizia è riferito a Conan, ovviamente. Mentre quella che finisce, a lui ^^.




Buonasera!!! Rieccomi! 
In realtà avrei dovuto aggiornare domani, ma sono riuscita a concludere il capitolo abbastanza velocemente, e così l'ho pubblicato adesso.
Allora! Avete capito cosa era successo a Kemerl? Cosa ne pensate di tutto quello che ha confidato, e della decisione di uccidersi sulla spiaggia?
E del tumore?.... e la fine? Cosa pensiate sia successo ai due Kudo?
Scusatemi se vado di fretta, ma non ho tempo xD
Quindi vorrei ringraziare TUTTE le ragazze che hanno commentato il precedente capitolo, scusate se non vi cito, ma ho davvero poco tempo XD.
E coloro che hanno messo la storia tra le preferite!
Anche coloro che leggono soltanto ^^

Grazie mille!
Ci rivediamo al prossimo ed ultimo chap! :)

Tonia
   
 
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