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Autore: memi    15/04/2007    7 recensioni
Non ti odio di questo, papà, adesso posso capire le ragioni che ti hanno spinto a spezzare l’ultimo frammento di una tradizionale famiglia. Tuttavia certe volte ancora ripenso a quei giorni lontani e rivedo l’antica felicità che mi spinge a cercarti per casa. Ma tu non ci sei e di quei momenti rimangono solo gli scatti di qualche foto sbiadita. Allora piango in silenzio e, caparbio, tento disperatamente di scriverti una lettera, cullato dal ricordo della tua buonanotte.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Takeru Takaishi/TK
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonanotte Papà

(Testo di F.Bonagura-M.Roversi)

(Musica di Benny FIORITO)

 

Si dice che l’uomo vero non piange.

Che sia in grado di auto-controllare le proprie emozioni con una tale sufficienza da impedire alle lacrime di scivolare sul volto e, ancor più, all’uomo vero si elogia la capacità di nascondere ogni loro velato passaggio.

Eppure, mentre sono qui davanti a questa porta ostinatamente chiusa, tutte quelle voci mi appaiono solo come delle pillole bugiarde che si sciolgono sotto il peso di queste mie gocce di sale.

Forse ha ragione Daisuke. Forse sono solo una femminuccia. Forse gli uomini veri non piangono.

Forse.

Ed in fondo è sciocco che io sia qui, immobile come una statua di pietra, a versare lacrime amare. Ed è infantile la mia tenace resistenza nel rimanere ancora fermo davanti a quest’unica porta, banale come ne esistono tante. Ma per quanto io ordini a questo mio corpo di muoversi e per quanto io mi affanni ad ordinarmi di non piangere… Sono ancora qui e sto ancora versando lacrime su queste mie guance.

Perché se anche gli uomini veri non piangono, io sono solo un ragazzo.

Un ragazzo che si commuove di fronte al peso dei ricordi destati come d’incanto dalla porta della tua casa, papà.

Papà, tu che litigavi con la mamma,

ogni cosa era motivo di discussioni,

te ne sei andato per non tornar più,

ci siamo stretti, insieme piangevamo.

Papà, non ti odio, dimmi come va,

ti vedo mentre in auto vai al lavoro,

ricordo quando insieme giocavamo,

quando mi stringevi forte al cuore.

Ti ho visto in macchina, poco fa, mentre raggiungevo casa tua per venirti a trovare.

Probabilmente stavi andando al lavoro, sicuro che non sarei rimasto da solo ad aspettarti perché c’è Yamato.

E adesso forse lui è dentro, oltre quest’uscio, che attende il mio arrivo. Mentre io rimango qui, ancora un altro poco, per assaporare questa quieta malinconia e a ricordarmi di nuovo che niente è più come prima.

Ma ti ricordi, papà, come erano prima le cose?

Ti ricordi quando, di ritorno dal lavoro, ti sedevi accanto a me e mi cingevi le spalle pronto a iniziare una nuova avventura nel mondo della mia fantasia? Ricordi, papà, quando ancora giocavi con me prima di portarmi al letto e augurarmi la buonanotte?

Sei sempre nei miei sogni e ricordi,

voi grandi avete deciso anche per me,

papà lo so che mi vuoi ancora bene,

e che pure tu hai sofferto e che soffri.

La mano corre, ti scrivo una lettera,

per dirti che mi manchi, mi manchi,

ora capisco quello che facevi per me,

ma è troppo tardi, ora non sei con me.

Certe volte mi sveglio nel sonno, papà, e cerco ancora la tua buonanotte.

Ma tu te ne sei andato da tempo e la tua buonanotte è diventata il mio caldo ricordo.

Allora mi alzo dal letto, prendo quel pezzo di carta e tento di buttar giù qualche riga, tuttavia il maledetto ogni notte è sempre testardamente più bianco della precedente. E penso che, forse, non sarò mai in grado di scriverti ciò che mi attraversa la mente in quei preziosi momenti. E che non sarò mai capace di dirti quanto mi manchi.

Papà, continuo a studiare come sempre,

quando sei andato, una luce s'è spenta,

alla notte ti penso e piango in silenzio,

ti cerco, ti voglio ma tu non ci sei più.

Papà, guardo le foto, eravamo felici,

troppo giovane per capire certe cose,

ma quel che so è che soffro nel cuore,

buonanotte papà. Il tuo bambino sempre.

Quando quel giorno te ne sei andato con Yamato, papà, una luce ha smesso di brillare.

Ero ancora un bambino, ero certamente troppo piccolo per capire i motivi della vostra scelta.

D’altronde i bambini non le capiscono certe cose, non è vero? Eppure questo non mi giustifica di fronte a tutte le futili discussioni tue e della mamma che io mi ostinavo ad ignorare. Perché se anche mi era legittimo di non capire, sapevo di soffrire nel cuore.

E sapevo, quando te ne sei andato, che qualcosa era spirata con te. Una luce si è spenta nel tuo ultimo abbraccio.

Non ti odio di questo, papà, adesso posso capire le ragioni che ti hanno spinto a spezzare l’ultimo frammento di una tradizionale famiglia. Tuttavia certe volte ancora ripenso a quei giorni lontani e rivedo l’antica felicità che mi spinge a cercarti per casa. Ma tu non ci sei e di quei momenti rimangono solo gli scatti di qualche foto sbiadita.

Allora piango in silenzio e, caparbio, tento disperatamente di scriverti una lettera, cullato dal ricordo della tua buonanotte.

Sei sempre nei miei sogni e ricordi,

voi grandi avete deciso anche per me,

papà lo so che mi vuoi ancora bene,

e che pure tu hai sofferto e che soffri.

La mano corre, ti scrivo una lettera,

per dirti che mi manchi, mi manchi,

ora capisco quello che facevi per me,

ma è troppo tardi, ora non sei con me.

Vorrei chiederti come va, papà, e rassicurarti che sto ancora studiando come ti avevo promesso quel giorno, ma mi manca l’ardire di farlo. In fondo sono ancora solo un bambino.

Eppure capisco, papà, che non sono stato il solo a soffrire. Hai sofferto anche tu. E dai tuoi occhi stanchi capisco, ancora, che continui a soffrire proprio come me. Ma io lo so, l’ho sempre saputo che tu mi vuoi bene e che le decisioni prese in passato anche per me e per Yamato sono state dettate da questo stesso affetto.

E lo so che è tardi per dirtelo, tuttavia io vorrei davvero tu sapessi che capisco quello che hai fatto per me.

Mi manchi, mi manchi papà. E mi manca la tua buonanotte.

Ma adesso lo so.

Stanotte saprò cosa scrivere su quel pezzo di carta…

Buonanotte papà.

 

Takeru Takaishi

 

 

Altro cameo stavolta sul rapporto tra Takeru e il padre. L’ispirazione mi è venuta leggendo la recensione di HikariKanna che mi ha fatto su “Tracce di Te”, altra mia fanfic. E così, da una semplice osservazione, ecco cosa ne è venuto fuori! Spero vi piaccia!!

A proposito, con l’occasione voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito le mie fanfic, HikariKanna per l’idea generale, Sae che mi è sempre vicina, DarkSelene89Noemi per tutti i fantastici commenti che mi sta lasciando (grazie di cuore!), la mia amica Sora89 e tutto il resto delle persone che mi seguono ancora!

Concludo ricordando che né i personaggi né il testo della canzone mi appartengono, ma sono © copyright dei rispettivi autori e case editrici e non sono da me ivi usate a scopo di lucro se non per puro diletto.

Ebbene, mi sembra di aver detto tutto! Allora a presto…

Baci.

Memi

  
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