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Autore: None to Blame    02/10/2012    2 recensioni
« Tu sarai un grande re, Artù Pendragon, principe di Camelot. Hai dimostrato il tuo valore in numerose situazioni, ma la tua preparazione è ancora incompleta. »
Merlino aveva un pessimo presentimento.
« Dovrai affrontare delle prove.. »
Artù emise un gemito di disappunto.
« .. altre?? »
« .. prove che ti guideranno alla scoperta di te stesso e verso ciò che veramente conta. »

*
Come una giornata di caccia può dare una scossa al destino dei nostri eroi. Un incontro nel bosco, qualche profezia e la promessa di un impegno: Artù e Merlino si ritroveranno con dodici prove da portare a termine.
Tra paludi maledette, mostri, domande senza risposta e bellissime donne, un viaggio alla scoperta di quello che giace nascosto nell'animo dell'uomo e del valore del Re.
[pre-slash o slash velato]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PROLOGO


 


 

La noce della balestra teneva la corda al massimo della tensione. Le mani di Artù stringevano il legno dell'arma, volto baciato da scaglie di sole e sguardo fisso sul bersaglio, che si muoveva ignaro al di là di un folto cespuglio. Nascosto tra gli sterpi, gli orecchi sordi al fruscio del fogliame, i sensi puntati sulla preda, l'estasi della caccia che tremava sulla sua pelle.

Un magnifico fagiano beccò il terreno a pochi passi da lui, le ali che rilucevano, il pasciuto corpo che avanzava.

Le dita del Principe scivolarono sulla chiave – pronte a far scattare il dardo – e trattenne il respiro.


 

« Artù, dove siete? »


 

L'erede al trono di Camelot sobbalzò violentemente, cadendo rovinosamente all'indietro e premette il grilletto.

La freccia sibilò a un paio di pollici dall'espressione sconvolta di Merlino, andandosi a conficcare nella corteccia di un albero poco lontano.


 

« MERLINO! Quante volte dovrò chiamarti “idiota” perché tu un giorno capirai di esserlo?! »


 

« Potevate uccidermi! »


 

« Hai fatto fuggire la mia preda! »


 

« Ed è una buona ragione per far fuori il vostro servitore? »


 

« Una buona ragione per ammazzarti è semplicemente conoscerti. »


 

Il mago gli rifilò un'espressione ironicamente contrariata.

Artù, dal canto suo, aveva perso la brama di cacciare. Sbuffò seccamente, massaggiandosi le tempie.


 

« Merlino »


 

« Sì, sire? »


 

« Trova un modo per renderti utile, o lo farò io trasformandoti in un tappetino scendiletto. »


 

« Vado a recuperare la freccia »


 

Il Principe emise un verso di forzata approvazione, osservando il proprio servitore incespicare fra i rovi nel tentativo di raggiungere il dardo – che era finito anche ad una considerevole altezza.

Merlino inciampò nuovamente e si ritrovò steso nel fango.

Artù non poté evitare di alzare gli occhi al cielo, passandosi una mano fra i capelli.


 

« Sto bene, nel caso ve lo steste chiedendo »


 

« Sei un incapace. »


 

Il giovane mago, graffiandosi con le spine di una pianta di more, riuscì a portarsi le dita al volto e a pulirsi gli occhi. Sputacchiando un po' di fango ed un filo d'erba, spalancò le palpebre.


 

Due piccoli piedi bianchi entrarono nel suo campo visivo.


 

Sollevò il capo di scatto e si ritrovò a guardare un bambino completamente nudo che si ergeva nella pozzanghera, la carnagione pallida, una pancia tonda e precoci capelli ingrigiti che gli ricadevano sulle spalle.


 

Il bambino inclinò la testa sul lato, fissando perplesso il magro corpicino riverso in quella buffa posizione.


 

« E tu chi saresti? »


 

Quello si limitò a stamparsi in faccia un vago sorriso, le gote paffute che si gonfiarono lievemente.


 

Merlino corrugò la fronte – sotto parecchi strati di fango – e si puntellò sui gomiti, facendo per alzarsi.


 

« Perché diavolo sei ancora lì? »


 

« Artù, non vi avvicinate! »


 

Alle sue spalle, udì lo spezzarsi di alcuni ramoscelli, il Principe che lo raggiungeva.

E si fermava, sconcertato, in presenza di quel bizzarro infante, la mano che era scattata pronta all'impugnatura della fedele spada.


 

« Ma chi.. »


 

« Artù Pendragon, principe di Camelot, vi aspettavo.»


 

Gli aveva parlato con voce lontana, una eco remota che rimbombava nel petto.

Merlino riuscì ad alzarsi, pronto ad intervenire. Ne aveva fin sopra i capelli di mocciosi magici con cattive intenzioni.

Intuendo il suo stato d'animo, il bambino si voltò a guardarlo, una luce diversa negli occhi chiari.


 

« Non temete, Maestro. Non vi farò del male. »


 

Il principe parve ridestarsi.


 

« Maestro!? Merlino? »


 

Di nuovo con voce lontana, persa nel vento, gli giunse il chiarimento.


 

« Esattamente, Artù Pendragon, principe di Camelot, sebbene il giorno in cui lui mi potrà chiamare “allievo” è ancora ben lontano. »


 

Merlino si grattò meccanicamente il collo.


 

« Sarò il tuo Maestro? Quindi sei un veggente? »


 

« Io sono Colui che Parla di Ciò che non È e Sarà »


 

« D'accordo.. E mi aspettavi. »


 

« Tu sarai un grande re, Artù Pendragon, principe di Camelot. Hai dimostrato il tuo valore in numerose situazioni, ma la tua preparazione è ancora incompleta. »


 

Il giovane mago aveva un pessimo presentimento.


 

« Dovrai affrontare delle prove.. »


 

Artù emise un gemito di disappunto.


 

« .. altre?? »


 

« .. prove che ti guideranno alla scoperta di te stesso e verso ciò che veramente conta. »


 

« Che intendi, Piccolo Canuto? »


 

Il bambino non parve apprezzare l'epiteto affibbiatogli dall'erede al trono.


 

« Lo scoprirai »


 

Merlino si sentì in dovere di chiedere alcune precisazioni.


 

« No, aspetta. Tu vuoi che Artù affronti delle prove che potrebbero ucciderlo.. »


 

« Non sono io a volerlo. È lo stesso Artù che lo desidera, ma non lo sa. »


 

« Questo sì che è chiaro. »


 

« E che prove sarebbero? »


 

Il Piccolo Canuto voltò le spalle ai propri interlocutori, portandosi le mani alla testa.


 

« Le prove le incontrerete sul vostro cammino. »


 

Mentre pronunciava queste parole, un soffio di vento gelido si impadronì della zona, portandosi via il bambino come un mucchietto di polvere.


 

I due rimasero a fissare il punto in cui era scomparso. Artù, infine, tossicchiò, rinfoderando la spada. Lui e Merlino si fissarono perplessi.


 

« Era un'allucinazione, giusto? »


 

Il mago aveva un'aria preoccupata. Niente è quello che sembra e sapeva che, visione o no, ciò che era appena accaduto avrebbe portato guai.


 

« Non sembrava.. »


 

Il principe si stiracchiò, tornando sui suoi passi.


 

« Allucinazione, te lo dico io. La prossima volta non farmi mangiare gorgonzola a colazione. »


 

Recuperarono i cavalli, galoppando insieme lontani da pozze di fango e bambini invecchiati.


 

E il dardo di Artù restò conficcato nella corteccia per molto tempo ancora, fino a quando un ragazzetto non lo spezzò per farci un dono di nozze.

Ma questa è un'altra storia.


 







 


NdA

(Ok, come stile non è nemmeno lontanamente all'altezza delle mie capacità, ma dovrei farmi perdonare con i prossimi capitoli.)


Sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo.
Sono purtroppo arrivata anche in questo (fantastico) fandom.
Che ci posso fare, Merlin mi ha conquistata. *_*

Note per chi conosce il mito: non so quasi nulla della leggenda di Re Artù (a parte qualche storia sul mobilio del castello - in particolare sui tavoli - e su qualche strano oggetto sacro), perciò mi sono barcamenata tra rimembranze, info non attendibili e fantasia. 
Vorrei che teneste bene a mente che è just for fun, senz'impegno. 

Vi ringrazio per esser giunti fin qui nella lettura. Nonostante quest'inizio disastroso, posso assicurarvi che le cose si faranno ben più emozionanti (e, chissà, magari anche bollenti).

Accetto critiche costruttive e distruttive!

 

   
 
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