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Autore: Anle    15/04/2007    18 recensioni
Non ci siamo mai piaciuti un granché. In effetti, non eravamo fatti l'uno per l'altro.[…]
-fanFic tratta dalla trilogia di Bartimeus-
Genere: Malinconico, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 truths

Piccola nota prima d’iniziare

Questa one-shot è frutto di una delle più, a mio parere, belle trilogie fantasy mai scritte.

Jonathan Stroud è l’autore di questo libro, quindi, sfortunatamente, i personaggi, citati nel mio scritto, non mi appartengono.

Tengo a puntualizzare che la one-shot contiene informazioni inerenti al terzo libro, nonché la fine.

Quindi, mi spiego, prima che tutti voi pensiate, giustamente, che avreste potuto vivere anche senza questa “dichiarazione”, a chi fosse intenzionato di leggere tale trilogia, consiglio di non proseguire nella lettura, poiché potreste rovinarvi il finale.

Il mio è solo un consiglio. Ovvio che, avere un vostro parere, non mi farebbe altro che piacere.

 

*

 

 

 

Io&Nath

 

 

 

 

 

Non ci siamo mai piaciuti un granché: in effetti, non eravamo fatti l’uno per l’altro.
Sarà che un nobile Jinn schiavizzato e un mago ambizioso come padrone non avevano molto da condividere.
Be’, più che altro ci odiavamo. Ciononostante, alla base di tutto, il rispetto era condiviso da entrambi.
Sembra quasi ridicolo, eppure è così.
Lui era diverso dagli altri scialbi ed impettiti Maghi. L’ho visto crescere nel tempo, sperando che quel suo particolar modo di vedere le cose venisse coltivato.
Ma lentamente cambiava, dando anche lui sfoggio di quella stupida arroganza di cui gli altri padroni dispongono.
In tutta la mia lunga vita, [e, lasciatemelo dire, 5000 anni di servizio forzato non sono cosa da poco], di questo sono conscio pienamente: il potere dà alla testa.
Lo si agogna così tanto e, così, come tanto rapidamente si ottiene, altrettanto velocemente scivola via dalle mani.
Errori che tutti i padroni hanno sempre perseguito nel corso della storia e che continueranno ad inseguire come un disperato bisogno vitale.
La prima volta che mi convocò, non avrei mai immaginato con chi avrei avuto a che fare.
Pensavo fosse uno di quei soliti ragazzini che scioccamente stava cercando di vendicarsi [tono rigorosamente sarcastico…], utilizzando un qualsiasi voglia Jinn [badate, questo è quello che probabilmente pensava lui] per attuare il suo diabolico piano.
Neanche fosse stato Mago Merlino, eppure, ce la fece. Ovviamente, senza di me sarebbe già in padella a friggere, con tanto di patate per contorno.
Comunque sia, era più in gamba di quanto pensassi, anzi!, fin troppo. Se solo l’avesse voluto, avrebbe potuto sbaragliare il governo dei Maghi, provocando la rivoluzione del secolo, che dico!, del millennio.
Si è lasciato cullare dalla bramosia perpetua, che ha avvolto la sua ingenua mente, accartocciando anche quei quattro neuroni che gli permettevano di ragionare [anche se in piccolo].
L’avevo considerato un pivello, mi ravvisi e, subito dopo, pensai che fosse un idiota.
Dopo il piano apocalittico di Lovelace, di eliminare tutti i maghi del Governo, [che, per quanto lui mi disgustasse, non lo ritenevo un piano affatto male] mi trascinò in un’altra tranquilla avventura di terrore.
Già, per un soffio non ci lasciai le penne.
E qui, il mio padrone diede sfoggio di tutta la sua insana mentalità maniacale, senza lasciar ombra di dubbio alcuna: come ribadisco, era un perfetto idiota [ripeterlo non è mai troppo].
Un Golem lasciato allo sbaraglio, non era cosa da poco. E questa volta non andò fantasticamente come lui stesso aveva progettato, in un piano che corrispondeva a: convoco Bartimeus ed elimina il problema.
Disponeva troppa fiducia in me, sperando che potessi risolvergli il suddetto “problemino”, con qualche semplice mossa. Chissà, forse, se avessi fatto apparire un mazzo di fiori dal mio magico cappello, il mostro sarebbe scappato a gambe levate… [fidatevi, non andò così].
Purtroppo per me, il nome che portavo non era “Dio”.
Fu solo grazie a Kitty, se Nath non fu schiacciato, tipo sottiletta, dall’abominevole stazza di quella demoniaca creatura.
E mentre la ragazza lo salvava, lui giaceva in terra svenuto.
Io non gli dissi affatto che fu lei a proteggerlo dalle braccia della morte. In fondo, perché avrei dovuto?

Io sono un Jinn, non un consulente matrimoniale, o chissà cos’altro.
Loro non si sarebbero mai più rivisti, quindi amen. Inoltre, non nutrivano sentimenti, per così dire, gentili l’uno verso l’altra.
Una comune ed un Mago…
No, dico, ce li vedi a collaborare ed andare d’amore e d’accordo?
Impensabile.
Il nostro mago in erba, poi, non mi avrebbe mai creduto. Sarebbe stata solo fatica sprecata.
Quindi, optai per una sorta di versione lievemente distorta.
Lei era stata mangiata dal Golem, poco dopo che lui cadesse a terra, con sguardo vacuo e rintontito.
Fine. Nessuno avrebbe più pensato all’altro, niente rimorsi.
C’è da dire che, così, Nath l’avrebbe lasciata stare, senza darle la caccia come un ossesso.
Il giochetto, che gli tirò tre anni prima, in effetti, non gli andò mai giù.
Ma ognuno ha le sue grane, no?
Come lo stesso io. Non mi lasciò mai del tutto: volle sempre tenermi accanto a sé, anche per qualsiasi sciocchezza gli servisse: io ero lo scoglio e lui l’appiccicosa cozza che non aveva intenzione alcuna di staccarsi.
Ma che diamine voleva ancora da me?
Io lo sapevo. Non ero ottuso come il “mio Padrone”. In un modo o nell’altro, ero ciò che gli rimanevo della sua infanzia, passata ad aspettare il giorno in cui avrebbe preso il potere.
Forse, gli mancava la sua parte ingenua di una volta, quell’ottimismo e quella sua forza di volontà fanciullesca…
Ma a chi vogliamo darla a bere? Lui si detestava semplicemente.
Dentro di sé, c’era una lotta continua tra ciò che avrebbe voluto davvero fare e i suoi obblighi verso lo Stato: povero Nath!, era schiavo delle sue stesse azioni.
Fortuna che, alla fine, la ragione ha avuto la meglio sulle sue, per così dire, priorità professionali.
Prima, nella sua testa c’era un buio totale, ma ad un tratto… Ehi, cosa succede?

Una luce incomincia a farsi spazio fra il vuoto più totale e a dissolvere le tenebre. Era quella stessa luce che gli faceva palpitare il cuore. Quella stessa che, un po’ di nascosto, gli rendeva le gote di un rosso vermiglio, quasi scarlatto. Quella stessa che lo spronava ad andare avanti, a non arrendersi, come una pila interminabile, questa stessa gli forniva un’energia inesauribile.
Ma entrambi si motivavano a vicenda, forse con ragioni un po’ diverse l’una dall’altra, ma con uno scopo in comune: la libertà.
Liberi di poter condividere idee ed opinioni, liberi di essere tutti allo stesso livello.
Liberi di amarsi l’uno con l’altra, senza interposizioni sociali che li dividessero.
Bleh!, ma mi sentite come parlo?! La vicinanza con la terra mi ha reso un sentimentale da quattro soldi.
Eppure…Già è, ed era, proprio così.
Quando Makepeace creò un piano per assoggettare ancor di più in potere i Jinn [che tra l’altro gli si rivoltò tragicamente contro, non solo a lui, ma anche a tutti i maghi del governo] - e zombi indemoniati giravano allegramente a zonzo per Londra, provocando scompiglio - li vedevo energici, determinati:

gli occhi di entrambi che brillavano quasi all’unisono.
Ovviamente, [nonostante il fatto che stava per lasciarmi morire pur di rimanere al suo fianco], l’aiutai.
Ma stavolta per mia volontà. Cosa mi spinse a farlo? Questa è una domanda ancora aperta.
Kitty era venuta nel mio mondo: l’Altro Luogo. E sapevo che aveva avuto del fegato.
Aveva ignorato del tutto i rischi, facendo solo ciò che le diceva il cuore.
Per questo, io sarò per sempre in debito con lei.
Ma rimanere per troppo tempo nell’Altro Luogo, equivaleva a conseguenze gravissime.
Sarebbe potuta morire, e l’ha fatto lo stesso: avrà per sempre la mia ammirazione e rispetto.
Per quanto riguarda Nath, rimane uno zuccone senza cervello.
Difficile sapere se avesse mai provato a riflettere, non solo su stesso, ma anche sugli altri.
In fondo [scavando con una pala bella grande], era comunque stato il bambino sognante d’un tempo e il suo animo, a parte tutto, era leale e sincero.
Rompiscatole di prima categoria, ovvio, ma i difetti non cambiano nel tempo, semmai peggiorano [come nel caso specifico].
Però, ammetto di aver avuto dei ripensamenti, soprattutto nel momento in cui stavo per morire.
Lui ha fatto qualcosa che non avrei mai ritenuto possibile da parte di un mago, anche se non è stato l'unico a compiere tale gesto. In effetti, in passato ho servito un grande mago che-
Be’, ecco… Oh, insomma, non ho voglia di parlarne.
Dico solo che Lui è stato l’unico [be’, fino a che non incontrassi Nath, s'intende] a sacrificarsi per me.
A proteggermi. A considerarmi quasi come un suo pari.
E’ il solo che abbia mai amato.
Sembra impensabile, vero? Non è nella mia natura provare dei sentimenti, ma, non so, credo che sia proprio così…

E' questo che nutrivo, e che tutt'ora provo, per Lui: amore.
Forse sono un Jinn fuori di testa, rincitrullito e vecchio, ma Lui è stato il mio Fratello Maggiore, il mio Maestro.

E io che credevo di essere l’unico a poter insegnare qualcosa!
Invece, lui stesso mi ha insegnato a voler bene, per quanto un demone [è una parola grossa, in realtà sono un spirito d’aria e fuoco, e posseggo un’anima. Non l’avreste mai immaginato, eh?] possa davvero provare affetto [diciamo che, prima di allora, consideravo questa parola solo come la prima persona di un verbo…].
Strana la vita, eh? Un giorno sei quell’intrattabile, perfido, ironico Jinn e il giorno dopo ti ritrovi a predicare amore e rispetto verso il prossimo…
Il mio nome, dopo questo scritto, rimarrà infangato per sempre: mi sono morso l’anima da solo.
[ho distorto un po’ il detto dell’opossum che si morde la coda… o era il cane?].
Comunque, il mio “Padrone”, Nath, alla fine [proprio ad un soffio dalla morte. Precoce il ragazzo, eh?], ha dimostrato che per lui contavo qualcosa.

Almeno, mi era un filino grato [con tutte le volte che gli ho salvato la vita, avrebbe dovuto, come minimo, baciare la terra dove camminavo!].
Già, mi aveva salvato la vita. Senza che io glielo chiedessi.

Proprio mentre stavo accettando il mio triste destino, lui mi disse semplicemente: “Ti congedo, Bartimeus.” [congedare vuol dire lasciare noi Jinn liberi da vincoli con il proprio padrone e costretti, volenti e nolenti - difficilmente la prima - a lasciare la terra, e tornare nell’Altro luogo. Immaginate la mia espressione quando udii quella frase. Lascio a voi farlo].
Inizialmente, pensai di aver capito male: durante la furente lotta, che danzava intorno a noi, [per inteso, non era affatto un ballo e, se proprio vogliamo metterla in questi termini, noi, a limite, saremmo stati il pavimento dove si svolgevano le danze…], e su di noi, credetti che la confusione mi avesse giocato un brutto scherzo.
Ma sapevo di non aver capito male: eravamo un unico corpo, e la sua mente era anche la mia [solo in quel particolare caso, eh! Tutte le altre volte, ringraziando il cielo, eravamo due individui, ognuno con il proprio cervello e anima].
Non ebbi neanche il tempo di ringraziarlo, di dirgli quello che pensavo di lui.
Non lo dissi, ma lo pensai, appunto, proprio mentre scivolavo via dalla sua anima e lasciavo la terra:

per questo, credo proprio che lui lo avesse letto nella mia mente.
Quindi lui sapeva e saprà, per sempre.
E’ stato un singolare padrone: un po’ nevrotico ed esaltato e con le sue solite manie di protagonismo accentuate al massimo… Ma Lui era Nath. E per tutto quello che ha fatto, nessuno sarà paragonabile ad un tipo così. Mai.


Le fiamme dilagavano, mentre io lentamente venivo risucchiato nell'Altro Luogo. Vidi Lui fare quello che avrebbe messo fuori pericolo l'umanità. Con il suo gesto, scambiò la sua vita per quella di migliaia di persone, che ora dormono tranquille nelle loro case, ignare che qualcuno li ha sottratti dalle tenebre perpetue.
Ma ora anche lui dorme. E sogna, chissà dove, la sua vita sulla terra. Quello che un tempo fu, e che per sempre sarà.




Bartimeus

  
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