Piccola nota prima
d’iniziare
Questa one-shot è
frutto di una delle più, a mio parere, belle trilogie fantasy mai
scritte.
Jonathan Stroud è
l’autore di questo libro, quindi, sfortunatamente, i personaggi, citati nel mio
scritto, non mi appartengono.
Tengo a puntualizzare
che la one-shot contiene informazioni inerenti al terzo libro, nonché la
fine.
Quindi, mi spiego,
prima che tutti voi pensiate, giustamente, che avreste potuto vivere anche senza
questa “dichiarazione”, a chi fosse intenzionato di leggere tale trilogia,
consiglio di non proseguire nella lettura, poiché potreste rovinarvi il
finale.
Il mio è solo un
consiglio. Ovvio che, avere un vostro parere, non mi farebbe altro che piacere.
*
Io&Nath
Non ci siamo mai
piaciuti un granché: in effetti, non eravamo fatti l’uno per l’altro.
Sarà
che un nobile Jinn schiavizzato e un mago ambizioso come padrone non avevano
molto da condividere.
Be’, più che altro ci odiavamo. Ciononostante, alla
base di tutto, il rispetto era condiviso da entrambi.
Sembra quasi ridicolo,
eppure è così.
Lui era diverso dagli altri scialbi ed impettiti Maghi. L’ho
visto crescere nel tempo, sperando che quel suo particolar modo di vedere le
cose venisse coltivato.
Ma lentamente cambiava, dando anche lui sfoggio di quella stupida arroganza di cui gli
altri padroni dispongono.
In tutta la mia lunga vita, [e, lasciatemelo dire,
5000 anni di servizio forzato non sono cosa da poco], di questo sono conscio
pienamente: il potere dà alla testa.
Lo si agogna così tanto e, così, come
tanto rapidamente si ottiene, altrettanto velocemente scivola via dalle mani.
Errori che tutti i padroni hanno sempre perseguito nel corso della storia e
che continueranno ad inseguire come un disperato bisogno vitale.
La prima
volta che mi convocò, non avrei mai immaginato con chi avrei avuto a che
fare.
Pensavo fosse uno di quei soliti ragazzini che scioccamente stava
cercando di vendicarsi [tono rigorosamente sarcastico…], utilizzando un
qualsiasi voglia Jinn [badate, questo è quello che probabilmente pensava lui]
per attuare il suo diabolico piano.
Neanche fosse stato Mago Merlino, eppure,
ce la fece. Ovviamente, senza di me sarebbe già in padella a friggere, con tanto
di patate per contorno.
Comunque sia, era più in gamba di quanto pensassi,
anzi!, fin troppo. Se solo l’avesse voluto, avrebbe potuto sbaragliare il
governo dei Maghi, provocando la rivoluzione del secolo, che dico!, del
millennio.
Si è lasciato cullare dalla bramosia perpetua, che ha avvolto la
sua ingenua mente, accartocciando anche quei quattro neuroni che gli
permettevano di ragionare [anche se in piccolo].
L’avevo considerato un
pivello, mi ravvisi e, subito dopo, pensai che fosse un idiota.
Dopo il piano
apocalittico di Lovelace, di eliminare tutti i maghi del Governo, [che, per
quanto lui mi disgustasse, non lo ritenevo un piano affatto male] mi trascinò in
un’altra tranquilla avventura di terrore.
Già, per un soffio non ci lasciai
le penne.
E qui, il mio padrone diede sfoggio di tutta la sua insana
mentalità maniacale, senza lasciar ombra di dubbio alcuna: come ribadisco, era
un perfetto idiota [ripeterlo non è mai troppo].
Un Golem lasciato allo
sbaraglio, non era cosa da poco. E questa volta non andò fantasticamente come
lui stesso aveva progettato, in un piano che corrispondeva a: convoco Bartimeus
ed elimina il problema.
Disponeva troppa fiducia in me, sperando che potessi
risolvergli il suddetto “problemino”, con qualche semplice mossa. Chissà, forse,
se avessi fatto apparire un mazzo di fiori dal mio magico cappello, il mostro
sarebbe scappato a gambe levate… [fidatevi, non andò così].
Purtroppo per me,
il nome che portavo non era “Dio”.
Fu solo grazie a Kitty, se Nath non fu
schiacciato, tipo sottiletta, dall’abominevole stazza di quella demoniaca
creatura.
E mentre la ragazza lo salvava, lui giaceva in terra svenuto.
Io
non gli dissi affatto che fu lei a proteggerlo dalle braccia della morte. In
fondo, perché avrei dovuto?
Io sono un Jinn, non
un consulente matrimoniale, o chissà cos’altro.
Loro non si sarebbero mai più
rivisti, quindi amen. Inoltre, non nutrivano sentimenti, per così dire, gentili
l’uno verso l’altra.
Una comune ed un Mago… No, dico, ce li vedi
a collaborare ed andare d’amore e d’accordo?
Impensabile.
Il nostro mago in erba,
poi, non mi avrebbe mai creduto. Sarebbe stata solo fatica sprecata.
Quindi,
optai per una sorta di versione lievemente distorta.
Lei era stata
mangiata dal Golem, poco dopo che lui cadesse a terra, con sguardo vacuo e
rintontito.
Fine. Nessuno avrebbe più pensato all’altro, niente
rimorsi.
C’è da dire che, così, Nath l’avrebbe lasciata stare, senza darle la
caccia come un ossesso.
Il giochetto, che gli tirò tre anni prima, in
effetti, non gli andò mai giù.
Ma ognuno ha le sue grane, no?
Come lo
stesso io. Non mi lasciò mai del tutto: volle sempre tenermi accanto a sé, anche
per qualsiasi sciocchezza gli servisse: io ero lo scoglio e lui l’appiccicosa
cozza che non aveva intenzione alcuna di staccarsi.
Ma che diamine voleva
ancora da me?
Io lo sapevo. Non ero ottuso come il “mio Padrone”. In un modo
o nell’altro, ero ciò che gli rimanevo della sua infanzia, passata ad aspettare
il giorno in cui avrebbe preso il potere.
Forse, gli mancava la sua parte
ingenua di una volta, quell’ottimismo e quella sua forza di volontà
fanciullesca…
Ma a chi vogliamo darla a bere? Lui si detestava
semplicemente.
Dentro di sé, c’era una lotta continua tra ciò che avrebbe
voluto davvero fare e i suoi obblighi verso lo Stato: povero Nath!, era schiavo
delle sue stesse azioni.
Fortuna che, alla fine, la ragione ha avuto la
meglio sulle sue, per così dire, priorità professionali.
Prima, nella sua
testa c’era un buio totale, ma ad un tratto… Ehi, cosa succede?
Una luce incomincia a
farsi spazio fra il vuoto più totale e a dissolvere le tenebre. Era quella
stessa luce che gli faceva palpitare il cuore. Quella stessa che, un po’ di
nascosto, gli rendeva le gote di un rosso vermiglio, quasi scarlatto. Quella
stessa che lo spronava ad andare avanti, a non arrendersi, come una pila
interminabile, questa stessa gli forniva un’energia inesauribile.
Ma
entrambi si motivavano a vicenda, forse con ragioni un po’ diverse l’una
dall’altra, ma con uno scopo in comune: la libertà.
Liberi di poter
condividere idee ed opinioni, liberi di essere tutti allo stesso
livello.
Liberi di amarsi l’uno con l’altra, senza interposizioni sociali che
li dividessero.
Bleh!, ma mi sentite come parlo?! La vicinanza con la terra
mi ha reso un sentimentale da quattro soldi.
Eppure…Già è, ed era, proprio
così.
Quando Makepeace creò un piano per assoggettare ancor di più in potere
i Jinn [che tra l’altro gli si rivoltò tragicamente contro, non solo a lui, ma
anche a tutti i maghi del governo] - e zombi indemoniati giravano allegramente a
zonzo per Londra, provocando scompiglio - li vedevo energici,
determinati:
gli occhi di entrambi
che brillavano quasi all’unisono.
Ovviamente, [nonostante il fatto che stava
per lasciarmi morire pur di rimanere al suo fianco], l’aiutai.
Ma stavolta
per mia volontà. Cosa mi spinse a farlo? Questa è una domanda ancora
aperta.
Kitty era venuta nel mio mondo: l’Altro Luogo. E sapevo che aveva
avuto del fegato.
Aveva ignorato del tutto i rischi, facendo solo ciò che le
diceva il cuore.
Per questo, io sarò per sempre in debito con lei.
Ma
rimanere per troppo tempo nell’Altro Luogo, equivaleva a conseguenze
gravissime.
Sarebbe potuta morire, e l’ha fatto lo stesso: avrà per sempre la
mia ammirazione e rispetto.
Per quanto riguarda Nath, rimane uno zuccone
senza cervello.
Difficile sapere se avesse mai provato a riflettere, non
solo su stesso, ma anche sugli altri.
In fondo [scavando con una pala bella
grande], era comunque stato il bambino sognante d’un tempo e il suo animo, a
parte tutto, era leale e sincero.
Rompiscatole di prima categoria, ovvio, ma
i difetti non cambiano nel tempo, semmai peggiorano [come nel caso
specifico].
Però, ammetto di aver avuto dei ripensamenti, soprattutto nel
momento in cui stavo per morire.
Lui ha fatto qualcosa che non avrei mai
ritenuto possibile da parte di un mago, anche se non è stato l'unico a compiere
tale gesto. In effetti, in passato ho servito un grande mago che-
Be’, ecco…
Oh, insomma, non ho voglia di parlarne.
Dico solo che Lui è stato l’unico [be’, fino a che non
incontrassi Nath, s'intende] a sacrificarsi per me.
A proteggermi. A
considerarmi quasi come un suo pari.
E’ il solo che abbia mai
amato.
Sembra impensabile, vero? Non è nella mia natura provare dei
sentimenti, ma, non so, credo che sia proprio così…
E' questo che
nutrivo, e che tutt'ora provo, per Lui: amore.
Forse sono un Jinn fuori di
testa, rincitrullito e vecchio, ma Lui è stato il mio Fratello Maggiore, il mio
Maestro.
E io che credevo di
essere l’unico a poter insegnare qualcosa!
Invece, lui stesso mi ha insegnato
a voler bene, per quanto un demone [è una parola grossa, in realtà sono un
spirito d’aria e fuoco, e posseggo un’anima. Non l’avreste mai immaginato, eh?]
possa davvero provare affetto [diciamo che, prima di allora, consideravo questa
parola solo come la prima persona di un verbo…].
Strana la vita, eh? Un
giorno sei quell’intrattabile, perfido, ironico Jinn e il giorno dopo ti ritrovi
a predicare amore e rispetto verso il prossimo…
Il mio nome, dopo questo
scritto, rimarrà infangato per sempre: mi sono morso l’anima da solo.
[ho
distorto un po’ il detto dell’opossum che si morde la coda… o era il
cane?].
Comunque, il mio “Padrone”, Nath, alla fine [proprio ad un soffio
dalla morte. Precoce il ragazzo, eh?], ha dimostrato che per lui contavo
qualcosa.
Almeno, mi era un
filino grato [con tutte le volte che gli ho salvato la vita, avrebbe dovuto,
come minimo, baciare la terra dove camminavo!].
Già, mi aveva salvato la
vita. Senza che io glielo chiedessi.
Proprio mentre stavo
accettando il mio triste destino, lui mi disse semplicemente: “Ti congedo,
Bartimeus.” [congedare vuol dire lasciare noi Jinn liberi da vincoli con il
proprio padrone e costretti, volenti e nolenti - difficilmente la prima - a
lasciare la terra, e tornare nell’Altro luogo. Immaginate la mia espressione
quando udii quella frase. Lascio a voi farlo].
Inizialmente, pensai di aver
capito male: durante la furente lotta, che danzava intorno a noi, [per inteso,
non era affatto un ballo e, se proprio vogliamo metterla in questi termini, noi,
a limite, saremmo stati il pavimento dove si svolgevano le danze…], e su di noi,
credetti che la confusione mi avesse giocato un brutto scherzo.
Ma sapevo di
non aver capito male: eravamo un unico corpo, e la sua mente era anche la mia
[solo in quel particolare caso, eh! Tutte le altre volte, ringraziando il cielo,
eravamo due individui, ognuno con il proprio cervello e anima].
Non ebbi
neanche il tempo di ringraziarlo, di dirgli quello che pensavo di lui.
Non lo
dissi, ma lo pensai, appunto, proprio mentre scivolavo via dalla sua anima e
lasciavo la terra:
per questo, credo
proprio che lui lo avesse letto nella mia mente.
Quindi lui sapeva e saprà,
per sempre.
E’ stato un singolare padrone: un po’ nevrotico ed esaltato e con
le sue solite manie di protagonismo accentuate al massimo… Ma Lui era Nath. E
per tutto quello che ha fatto, nessuno sarà paragonabile ad un tipo così.
Mai.
Le fiamme dilagavano,
mentre io lentamente venivo risucchiato nell'Altro Luogo. Vidi Lui fare quello
che avrebbe messo fuori pericolo l'umanità. Con il suo gesto, scambiò la sua
vita per quella di migliaia di persone, che ora dormono tranquille nelle loro
case, ignare che qualcuno li ha sottratti dalle tenebre
perpetue.
Ma ora anche lui dorme. E sogna, chissà dove, la
sua vita sulla terra. Quello che un tempo fu, e che per sempre
sarà.
Bartimeus