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Autore: HernameisGiuls    03/10/2012    3 recensioni
«Voglio la rosa più bianca e lucente del tue negozio!» esordì dopo aver guardato qui e là nel negozio. La sua richiesta e il suo entusiasmo mi spiazzarono un po', a dir la verità.
«Chi deve conquistare questa volta?» s'intromise Derek, curioso come una pettegola. Scossi la testa sconsolato, ridendo.
«No no, nessuna conquista. E' un favore che devo ad una mia carissima amica.» spiegò brevemente
«Wao, davvero?» chiesi curioso. L'anziano annuì avvicinandosi di soppiatto, guardandosi in giro, come se avesse paura che qualcuno lo potesse sentire.
«Ragazzo..» sussurrò facendo segno di avvicinarmi «Lo sai perchè nei mazzi di rose, queste sono sempre undici?» mi allontanai stranulato. «Perchè la dodicesima rosa è la persona a cui riveli il tuo amore.»
«Mmh.. Okay..» pronunciai un po' confuso.
«Tienilo a mente, Justin!» insistette guardandomi fisso negli occhi
«Grazie, buono a sapersi..»
«Fidati dell'amore.» disse prima di uscire sorridente dal negozio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ho il brutto vizio di scrivere one shot di dimensioni
estramente lunghe. E' più forte di me, non posso farci nulla.
Spero comunque che la leggiate fino in fondo, ecco:)








La radiosveglia mi risvegliò dallo stato comatoso in cui ero da circa un'ora e mezza. Erano quasi le tre e se non mi sbrigavo sarei arrivato tardi in negozio. Mi alzai dal letto di malavoglia, stropicciandomi gli occhi con la speranza di non sentirli più bruciare per la luce soffusa.
Mi stavo portando avanti con i compiti di algebra ma devo essermi appisolato. Questi sono gli effetti soporiferi della matematica.
Dalla finestra traspariva un cielo chiaro, quasi bianco, un cielo da neve. E la neve porta solo una cosa: coccole, cioccolata calda e ancora coccole. Il che mi fa ricordare a quale giorno di Febbraio siamo. Già, il famoso 14 Febbraio. Il giorno degli innamorati, di Cupido, dell'amore in generale. Non ho mai capito il vero senso di questa festa, a dir la verità. Non che io fossi un ragazzo cinico che, essendo stato ferito dall'amore, respinge certe cose.. perchè anch'io sono stato innamorato, ma semplicemente la trovo una festa ridicola. Anzi, in primis chiamarla festa è un'esagerazione a parer mio.
E' il giorno dove vai dal tuo patner con un mazzo di rose, cioccolatini e le dici quanto la ami.
Che grandissima stronzata.
Vorrei sapere chi ha stabilito che il 14 Febbraio sia d'obbligo fare-barra-comprare per la persona che ami. Lo trovo sbagliato. Una persona la ami sempre, constantemente, e non solo il 14 Febbraio.
Il problema è un altro. Perchè i genitori del ragazzo che non crede nel magico potere di San Valentino possiedono una fioreria, quindi toccherà al povero ragazzo subirsi gli ultimi sfigati in cerca di un mazzo di fiori. Il colmo!
Uscii velocemente di casa pentendomi, una volta chiusami la porta alle spalle, di non aver preso almeno un paio di guanti. Avevo la sciarpa, cappellino e cappotto ma scordai l'unica vera cosa che mi impedisse di gelare del tutto. Arrivai in negozio poco dopo e mi affrettai ad aprire. Aprii le tende, accesi luci e riscaldamenti e nel mentre arrivava qualche cliente sistemai qualche scaffale.
Mentre stavo riorganizzando la sistemazione di un vaso di orchidee sentii la porta aprirsi e il campanellino suonare di conseguenza e mi affrettai a tornare al bancone.
«Justin?» mi tranquillizzai nel sentire la voce di Phoebe
«Ciao ragazzi!» salutai, vedendo anche suo fratello Derek.
«Tutto solo oggi?» domandò Phoebe, richiamando la mia attenzione. Phoebe veniva spesso a trovarmi in negozio, in particolare quando avevo il turno da solo. Arrivava verso la metà del pomeriggio per tenermi compagnia fino alla chiusura. Era una ragazza molto espansiva e solare, con un sorriso mozzafiato constantemente sul viso. A volte mi chiedo da dove arrivi tanta energia, quando io a stento avevo la forza di stare dietro ad un bancone a vendere fiori. Alla mattina si sveglia sempre due ore prima di scuola e se ne va a correre, e al pomeriggio stessa cosa. Non riusciva a stare per un intero minuto con il sedere sulla sedia che trovava immediatamente la scusa per saltellare, ballare o quant'altro. Non era la solita ragazza, la più carina della scuola con ogni ragazzo ai piedi o la cheerleader con la puzza sotto il naso. Phoebe aveva la grande dote di farsi amare da tutti per il suo essere sempre allegra e per il sorriso stampato sempre in faccia nonostante non fosse tra le più popolari. Spesso veniva criticata per questo, facendo la figura di quella falsa ma chi la pensa in quel modo è solamente invidioso della sua spigliatezza, a parer mio. Certo, alquanto logorroica diciamo ma pur sempre incoronata »Miss Simpatia» dal primo anno di liceo. Ci conosciamo da parecchi anni e siamo sempre stati in ottimi rapporti. Che siano i suoi capelli scuri e gli occhi grigiastri a renderla tanto adorabile?
«I miei sono andati a fare un po' di spesa, costringendomi a stare qui da solo.» brontalai poggiando i gomiti al bancone. «Ah, un momento! - mi tirai su di scatto - Vi serve qualcosa?» quasi mi ero dimenticato che ero sul posto di lavoro.
Derek s'illuminò mentre Phoebe quasi scoppiò a ridere.
«Sono qui per un mazzo di rose.» annunciò tutto contento Derek, con un sorriso bello quanto quello della sorella. «Sai, oggi è San Valentino quindi..»
«No amico, fermati. Ti prego. - lo bloccai portando una mano avanti per stopparlo - Non ne posso più di sentire queste cavolate. Esci con Bridget stasera?»
«Si, sta organizzando una cenetta romantica a lume di candela alle terme!» intervenne la sorella, tutta euforica. «Sapessi quanti soldi ha tirato fuori, un po' carette le terme. Vero Sbubo?»
«..Sbubo?» mi trattenni dallo scoppiare a ridere. «Ti chiama ancora Sbubo?» Derek diventò paonazzo, prima rosso, poi bianco, viola e infine di nuovo rosso. E quasi potevo vedere del fumo uscire dal naso.
«Ti ho detto che la devi smettere di chiamarmi.. in quel modo!» la attaccò a denti stretti. Quei due erano uno spasso, una sorta di cane e gatto pronti a litigare in qualunque momento. Il punto è che Derek si arrabbiava mentre Phoebe se la rideva compiaciuta nel vedere il fratello su tutte le furie. Cominciarono a insultarsi a vicenda, come solita routine. Nel frattempo la porta si riaprì facendo suonare nuovamente il campanellino e i due fratelli ammutolire.
«Salve signor Morgan, ha bisogno?» chiesi all'anziano che era entrato con uno strano sorriso. Louis Morgan era il vecchietto più dolce e simpatico che avessi mai conosciuto. Non era mai scorbutico e, per questo, amato da tutti i bambini del paese. Era proprio un bel personaggio, con i suoi buoni settantasei anni e ancora qualche capello, passeggiava e interagiva continuamente con le persone come un giovincello. Mi ricordo un buffo aneddoto della mia infanzia, proprio con lui..
«Voglio la rosa più bianca e lucente del tue negozio!» esordì dopo aver guardato qui e là nel negozio. La sua richiesta e il suo entusiasmo mi spiazzarono un po', a dir la verità.
«Chi deve conquistare questa volta?» s'intromise Derek, curioso come una pettegola. Scossi la testa sconsolato, ridendo.
«No no, nessuna conquista. E' un favore che devo ad una mia carissima amica.» spiegò brevemente
«Wao, davvero?» chiesi curioso. L'anziano annuì avvicinandosi di soppiatto, guardandosi in giro, come se avesse paura che qualcuno lo potesse sentire.
«Ragazzo..» sussurrò facendo segno di avvicinarmi «Lo sai perchè nei mazzi di rose, queste sono sempre undici?» mi allontanai stranulato. «Perchè la dodicesima rosa è la persona a cui riveli il tuo amore.»
«Mmh.. Okay..» pronunciai un po' confuso.
«Tienilo a mente, Justin!» insistette guardandomi fisso negli occhi
«Grazie, buono a sapersi..» risposi ancora un po' incerto.
«Adesso prendimi quella!» esordì nuovamente allegro indicandomi una rosa bianca, sopra una mensola. Sistemai il pacchettino con una carta trasparente e un nastrino rosso che arricciai con la forbice e la porsi all'anziano.
«Sono cinque dollari e dieci.» scambiai la sua banconota da dieci dollari e gli porsi il resto.
«Fidati dell'amore.» disse prima di uscire sorridente dal negozio.
«Che ti ha detto?» domandò furente Derek, mentre la sorella si sedette sul bancone con agilità
Alzai le spalle «Qualcosa su undici rose.. dodici.. Cose da vecchi.» sbuffai strofinandomi le mani
«Dai, bando alle ciance.» ricominciò lui «Me lo fai sto mazzo di rose e la finiamo di raccontercela?» sbottò inspiegabilmente nervoso
«Oh amico, calmati.»
«Si Sbubo, scialla. Poi ti vengono le rughe e Bridget, finalmente, se ne trova uno più carino e meno rompipalle di te.»
«Senti, brutta nanerottola..»
«Ecco le tue rose!» urlai placando la loro solita lite. Speedy Gonzales fa un baffo alla mia velocità nel preparare pacchetti e mazzi di fiori.
«Rimani a farmi compagnia?» domandai a Phoebe mentre suo fratello cercava i soldi per pagare.
«Resterei, ma devo fare una ricerca di biologia con Franklyn e solo lui ha i libri che mi servono..» spiegò, sbuffando. Arricciai le labbra, un po' infastidito. Odiavo Franklyn, il classico secchione con la puzza sotto il naso. Ricordo quando non avevo studiato per il compito di chimica, in seconda, e lui invece che aiutarmi disse al prof che stavo copiando. Bastardo. E' anche brutto e si crede un Adone. Povero illuso.
«Non essere geloso.» sbuffò a ridere Phoebe «Devo andare solo a fare una ricerca a casa sua, mica è un appuntamento!»
«Per carità!» urlammo schifati io e Derek all'unisolo.
«Appena ho finito ci troviamo fuori al negozio, così mi porti a casa.» sorrise facendomi l'occhiolino.
«Infatti, il passaggio da me te lo puoi scordare fino a che non ti compri una macchina tutta tua. Brutta viziatella!» ricominciò il fratello.


Il pomeriggio sembrava interminabile. Per la strada non c'era nessuno e il cielo si faceva sempre più scuro, fino a che non cadde qualche fiocco di neve qui e là. Come prevedevo, neve.
Però è stata una giornata particolare.. Oltre a Derek, al signor Morgan e a qualche ragazzo in negozio vennero persone come la giornalaia qui di fronte - la signora Jonson-, oppure il commesso della gelateria in piazza, il ragazzo delle pizze e così via, che mi hanno chiesto una rosa rossa. E' un po' strano non tanto per la quantità dei fiori ma perchè, prima di uscire dal negozio, dissero tutti almeno una volta «La dodicesima rosa è la persona che ami.» Era alquanto bizzarro che dieci persone se ne uscirono con questa frase. Proprio come il signor Morgan.. già, con la differenza che la sua rosa era bianca e non rossa. San Valentino fa ammattire le persone, diciamocelo.


Finalmente arrivò l'ora di chiusura e prima di chiudere bottega diedi una pulita qua e là per evitarlo a mia mamma il giorno seguente.
Tornai al bancone, presi i soldi dalla cassa riponendoli nel portafoglio, mi vestii e chiusi tutto.
Scendendo i gradini verso il parcheggio vidi, attraverso uno strato sottilissimo di neve, una rosa poggiata delicatamente per terra. La pulii leggermente, cercando di non rovinarla. Sarà sicuramente caduta da uno dei mazzi che preparai nella giornata. Era un peccato che però si fosse persa dal mazzo perchè questo metteva anche in discussione la mia abilità nel fare bouchet. Decisi così di portarla a casa, l'avrei regalata a mia madre. Andai verso la macchina e lì rimasi spiazzato nel trovare una seconda rosa proprio davanti allo sportello dal lato del guidatore. Raccolsi anche quella e notai che, come la prima, aveva uno strato di carta stagnola nel gambo per tenerla in mano. Quindi non deve essere di un intero mazzo, pensai. Qualche metro più avanti, sul ciglio della strada, ne vidi un'altra. C'era qualcosa che non andava.
Dalla parte opposta della strada ne intravidi un'altra ancora. Probabilmente era il freddo che mi dava le allucinazioni.
Non so per quale motivo, ma cominciai a raccogliere tutte le rose sparse per il piccolo parco per bambini. L'ultima era poggiata sull'altalena vicino alla grande quercia del giardino.
Mi sentivo un'idiota. Mi dondolavo da solo sull'altalena, sotto il cielo nevoso di Stratford, con una decina di rose rosse in mano. Si, molto idiota. Però è strano, pensai.
«Ma che ci fai qui?» spuntò dal nulla Phoebe guardandomi stranulata. Quasi mi dimenticavo che Franklyn abitava esattamente dietro l'angolo della via del negozio dei miei.
«E queste?» chiese indicando le rose «Te le hanno lasciate la scia di ragazze della prima F?» sorrise ironicamente.
«Le ho trovate davanti al negozio, e alla mia macchina, e per tutto il parco..» risposi pensieroso «E quella rosa bianca da dove sbuca?» domandai notando il chiarore del fiore «Non sarà stato mica quello sfigato?!» lei scosse la testa ridendo malinconicamente.
«Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?» chiese dal nulla, una volta seduta sull'altalena
«Avevamo all'incirca sei anni, credo..» sospirai pensandoci

«Eravamo qui, proprio su queste altalene. Eri talmente basso che non riuscivi a sedertici sopra perciò, vedendoti in difficoltà, venni in tuo aiuto prendendoti in braccio facendoti sedere per bene. Un po' comica la scena!»
«Direi imbarazzante.» bofonchiai e Phoebe scoppiò a ridere
«Ma per lo meno, poi ci siamo divertiti e siamo diventati ottimi amici.» sorrise spingendosi un po'
«Fino ad oggi.» le diedi un buffetto sulla guancia.
Poi il silenzio cominciò a farsi spazio tra di noi, per chissà quale motivo. 
«Sai, qualcuno mi ha detto che un mazzo di rose va sempre formato da undici rose. E sai perchè? La dodicesima rosa è la persona a cui si dona il bouchet.» disse tutto d'un fiato guardando dritto davanti a sè. «Quindi questa fa parte del tuo mazzo.» e mi porse la rosa bianca che aveva in mano.
Corrucciai lo sguardo, cercando di capire cosa intendeva. Poi, una volta preso in mano il fiore capii. Aveva una carta trasparente attorno e un nastrino rosso che bloccava il tutto. Proprio come quella confezionata al signor Morgan.
«Ma è..» lei annuì. Ancora silenzio. «Cosa vuoi dirmi con questo?» Mi sentivo in ambarazzo, non capendone nemmeno il motivo. Anche Phoebe se ne stava zitta, torturandosi il bordo del giaccone. «Phoebe..»
«Okay, okay!» sbottò alzandosi all'impiedi «Io.. credo di amarti, Justin.» aprii la bocca per replicare ma non uscii altro che fumo freddo.
«Forse "amare" è una parola grossa ma tu non sai cosa mi passi per la testa quando ti vedo sorridere, quando scopro che quel sorriso è diretto a me. Non sai i brividi che sento mentre canti, mentre ridi, mentre balli.. non lo sai. Non sai quanti segnali ti abbia mandato ma non li hai mai capiti.. o voluti capire. Non sento farfalle ma un vero e proprio terremoto di magnitudo nove dentro il mio stomaco quando solo per un secondo tu mi guardi negli occhi come stai facendo adesso..»
Avrei voluto trovare le parole giuste da dire ma niente.
«La verità. Non mi trovi patetica, eh? Tu, con queste rose, e io che me ne esco con questa stronzata.» borbottò agitata. Aveva un sorriso strano, amaro, che non avevo mai visto prima d'ora. Batteva nervosamente il piede a terra, le guance erano paonazze e rigonfie e gli occhi lucidi. Stava sicuramente per piangere.
Non so per quale motivo, con quale istinto, l'abbracciai. Tenevo le rose tra il braccio sinistro e il petto e Phoebe nell'altro.
«Non voglio la tua compassione..» disse staccandosi freddamente. 
«Ma Phoebe, io non..»
«Lo so, lo so. Non senti quello che sento io.» fece un passo indietro «Ma quanto vorrei che fossi stato tu a farmi questa sorpresa, quanto vorrei che fossi tu quello innamorato di me.. Quanto vorrei essere la tua dodicesima rosa..» sorrise amaramente, asciugandosi una lacrima caduta.
«Phoebe aspetta. Fammi spiegare..»
«Non serve che tu mi dia spiegazioni.. Ho capito.» disse sistemandosi il berretto rosso in lana. «Perdonami, Justin, ho rovinato tutto.» e se ne andò, cominciando a correre.
Sentii una voragine nel petto farsi sempre più grande e un suono sordo all'interno. Il mio cuore.
Può un cuore spezzarsi ma continuare abattere all'impazzata?


Tornando a casa mi vennero alla mente tutti i ricordi più strani e divertenti passati con Phoebe in questi anni. Non era una semplice amica, era la ragazza migliore che avessi mai trovato.
Stavo buttando via undici anni di vita non ascoltando le sue parole.
Ero un'idiota! Che fare adesso?
Cambiai strada bruscamente dirigendomi verso casa Anderson.
Smontai dalla macchina portando come me l'intero mazzo di rose e un pezzo di carta stropicciato, fortunatamente trovato all'interno del cruscotto.
Posizionai le rose ordinatamente sul tappetino davanti alla porta, mettendo quella bianca al centro.
Suonai ripetutamente il campanello e corsi veloce verso la macchina. Accesi e partii.
Mi sentivo un bambino, come quando a dodici anni io e Phoebe giocavamo a "suona il campanello e scappa". E ridevo tra me e me perchè lei ha sempre tirato fuori il meglio di me, sempre.
Nel biglietto?
Beh, in quello c'era scritto una semplice frase con la quale sapevo che tutto sarebbe andato per il verso giusto:


Voglio essere la tua dodicesima rosa.
J.
 

E così, anche il sottoscritto si era fatto abbindolare dal magico potere di San Valentino. Non puoi nasconderti dall'amore, non c'è speranza per nessuno.


 


-

Ehilà! :D  L'avevo detto io che entro poco l'avrei pubblicata questa shot e sinceramente mi piace anche, il che è raro dato che non mi piace mai ciò che scrivo.

Qualche giorno fa stavo riordinando un po' cose vecchie e, tra fesserie varie, trovai il mio primo (e ultimo) regalo di San Valantino, fattomi dal ragazzo che all'asilo mi piaceva :') Era una carta di Lilo&Stitch ad ologramma e ffrtvgybh ** se ci ripenso mi viene da sclerar male perchè ero persa per quel bambino, ora mio buono amico :) Ma la parte più bella è stata quando, insieme alla figurina, mi diede anche un Tronkey al cioccolato AHAHAH Caroo **

Okay basta, non credo vi interessi çç

Spero che comunque vada questa shot vi sia piaciuta e che magari mi lasciate un commento tanto per sapere se avete gradito:) Mi farebbe taaaanto piacere :') E scusate se, come ho detto sopra, è tanto lunga çç

Ovviamente voglio ringraziare quel genio di _youmakemesmile per avermi fatto il banner troppo fcgvybhuj **

E poi, dulcis in fundus (?), vi lascio il link della mia storia:)

Sciao belli <3

Giulia



 

   
 
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