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Autore: Soleil Jones    03/10/2012    4 recensioni
Confesso che mi sento insicura su questa ff. Il fatto è che mi sono imbattuta sulla colonna sonora del film (Quello del 1997) mentre ascoltavo musica sul mio MP3 e mi è venuta questa idea. Mi sono detta "Hetalianizziamo il Titanic?"
Poi però mi sono detta che la residenzialità (In quantità come quelle dell'anime) non ci stava col contesto, quindi non aspettatevi poi tante stupidate.
Spero piaccia ^^
Dunque ci sono ovviamente dei personaggi di Hetalia, e il solito trio XD (Come sono prevedibile TT^TT)
Vi avverto che qui non sono messe come nazioni i nostri eroi, e che se ci sono italiani e spagnoli è perché ho controllato: anche se in grande minoranza c'erano.
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[Nazioni principali: America, Inghilterra, Sud Italia]
[Altre: Nord Italia, Spagna]
[Nuovi personaggi: Charlotte Doyle, Serafina Del Carlo, Sole Vargas]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*ANNO 1921*
 
Il ragazzo armeggiò con il foglio che aveva per le mani, squadrando la casa che si erigeva davanti a lui.
-Speriamo in bene-
Alla porta aprì un ragazzino di sì e no nove anni, che squadrò lo sconosciuto curioso e con gli occhioni azzurro cielo sgranati.
-Ehm, ciao piccolo. C’è per caso uno dei tuoi genitori?-
Il bambino aprì un po’ di più la porta, ribadendo subito immusonito: -Non sono piccolo, uffi. E poi, se vuoi c’è la mia mamma, ma il mio papà no. Sai, lui è …- Una voce femminile interruppe il biondo ragazzino, rivelandosi una bambina dall’aria infastidita e che non esitò a strattonargli il ciuffetto strano che gli andava all’insù –Alfred! Lo sai che non si deve parlare con gli sconosciuti, scemo!-
Il bambino la guardò con gli occhioni lucidi e un’espressione dolce e pentita –I’m sorry, Arlie-
-Uffa, piantala di fare quella faccia!- Lo pregò l’altra, ben sapendo che se continuava con quel faccino non poteva avercela con il fratello e il suo pessimo accento inglese, probabilmente influenzato dal suo saper parlare anche altre due lingue o proprio e solo dal padre.
-Ehm, io comunque …- -Ah già, cosa vuoi dalla mamma?- Chiesero in coro i bambini, guardando lo sconosciuto incuriositi non poco.
-Parlarle, solo questo. Se non sbaglio, si chiama Sole. Sole Vargas … Dovrebbe vivere qua assieme al fratello maggiore, Veneziano-
-Oh intende lo zio! Comunque il suo cognome è anche “Jones”- Disse Arlie, facendo scattare una leva curiosa nel giovane giornalista.
-Jones?- Controllando sulla lista, nella parte dove erano elencati i passeggeri della prima classe, scorse il cognome in questione.
-Sì, è il cognome del nostro papà!- Disse fieramente Alfred.
“Lui si chiama Alfred? Ma come …”
Una donna dai capelli scuri e mossi, arrivò alle spalle di entrambi i bambini –Che succede qua?-
Quell’accento, e quella lingua non erano inglesi, bensì italiane.
-Oh, mamma!- Alfred si volto a sorridere alla mamma –Questo signore dice di volerti parlare!-
-Parlare?- Chiese aggrottando un sopracciglio la donna, e guardando diffidente e con gli occhi stretti il ragazzo. Di per sé non era granchè diffidente, nonostante una persona le avesse trasmesso anche quel lato, ma conosceva fin troppo bene quella routine.
-Si tratta del Titanic, dico bene?-
-E lei come …-
-Bloc notes in tasca, matita dietro l’orecchio, macchina fotografica, lista dei passeggeri a bordo di quella maledetta bagnarola … Non sono mica nata ieri, sa? Ho ventitre anni ma poco male- Rispose in tono sarcastico.
Rassegnata, fece andare i figli a giocare e accomodare il giornalista in soggiorno, chiamando qualcuno –Fratellone, ci risiamo con i giornalisti! Vieni prima che perda la pazienza e lo sbatta fuori in malo modo!-
Non ci capiva nulla di italiano lui, ma dal tono ringraziò subito l’uomo castano e dal dolce viso che comparve in soggiorno dalla cucina con in mano un mestolo.
-Veh~ ancora? Vabbè, comunque lo sai cosa ci ha insegnato Ant …- -Lo so.- Non voleva sentir pronunciare quel nome più di quanto già non fosse necessario, così come gli altri, e questo lo sapeva anche Veneziano.
-Ecco, quindi mettiamoci comodi che tanto vorrà sapere qualcosa sulle caratteristiche della nave, come gli altri-
Dopo che tutti e tre furono seduti sul divano, subito la giovane signora Vargas cominciò a parlare –Allora, immagino vorrà sapere delle scialuppe, dell’iceberg e via dicendo, ¿verdad?-
Da dove tirasse fuori anche la lingua spagnola non lo sapeva quello, che manco la conosceva, ma no.
-Si sbaglia. Innanzitutto, il mio nome è Liam O’ Connor, e ho notato che lei porta anche il cognome di uno dei passeggeri di prima classe, oltre al suo-
Il cuore e lo sguardo dell’interessata balzarono sbarrandosi, come al riaprirsi di un brutto ricordo.
-Oh, non si sbaglia. È una tradizione spagnola portare il proprio cognome assieme a quello del consorte, a quanto ne so- Spiegò a braccia conserte e guardando altrove –Lo so perché sono praticamente cresciuta con uno di quelli-
Gli occhi già bruciavano.
 
-іJajaja, eres tan linda asì! È strano vederti conciata in questo modo, ma stai molto bene!-
-Finiscila e spiegami come si usano queste nacchere, Antonio! Dai, voglio fare una sorpresa a Veneziano e Romano!-
-Està bién, Sol-
 
-Ah sì? Ma quindi il signor Alfred F. jones è tra i sopravvissuti? No perché, a quanto ne so …- -NO, NON LO È-
Lui non ce l’aveva fatta, come molti, e solo per lei.
Perché le scialuppe non erano state sufficienti.
Perché di fronte allo sconfinato Oceano Atlantico a poco era valsa la sua tenacia e resistenza.
Perché era … Era troppo innamorato per non fregarsene della sua incolumità mettendo al primo posto la sicurezza di chi amava.
E per quello, lei non potè più godere della vista del suo sfolgorante sorriso, perennemente presente ora sul volto del bambino che portava il nome di suo padre.
 
-Quando arriveremo a New York, te la farò vedere tutta quanta! It’s wonderful, ti piacerà!-
 
Eccole di nuovo le lacrime.
-Ehm, scusi ma mia sorella non ama parlare di Alfred con persone che non sono i suoi figli o io- La giustificò Veneziano, sorridendo tristemente.
-Come mai?-
-Se vuole glielo racconto io, non credo che Sole ne abbia voglia-
-Veneziano, se proprio si deve sapere, voglio essere io a farlo-
-Sicura?-
-Uhm, sì … Anche se all’articolo non gli servirà di sicuro-
-Ah bene!- Entusiasta, il giornalista si preparò ad ascoltare la narrazione, dopo aver chiesto: -Ehm, scusatemi entrambi ma, a quanto c’è scritto qua, i Vargas imbarcati non erano tre?-
-Oh sì, c’era anche nostro fratello Romano- Affermò tristemente Veneziano –Che Dio l’abbia in gloria-
-Come, lui è morto?-
-Non lo sappiamo- Rispose la Vargas –Dopo quella notte non abbiamo più avuto sue notizie, e quindi immaginiamo che lui e Serafina siano morti in mare-
La voce di entrambi suonava incredibilmente triste e malinconica, segno che il rapporto tra i fratelli era indissolubile e forte.
-Immagino che capirò solo ascoltandovi-
 
Mormorando varie imprecazioni in stretto italiano con tanto di dialetto, Romano si mise affianco a sua moglie, Serafina, dinnanzi a quelle due giornaliste.
Parlare di quel 14 aprile gli faceva male, non sembrava agli occhi altrui ma era così, specie a causa della perdita che aveva subito. Eppure la sua Sery lo aveva pregato perché raccontasse la loro esperienza a quelle due giornaliste che ora aveva di fronte.
Alla sola prospettiva di dover nominare i nomi “Sole”, “Veneziano”, “Antonio”, “Arthur”, “Charlotte”, e “Alfred”, dinnanzi a qualcuno che non fosse sua moglie, aveva sbottato: -Non ci penso proprio Serafina! No, non voglio parlare delle persone morte a causa di quella maledetta bagnarola con delle estranee!-
Non voleva ricordarsi niente del passato, non voleva più pensare al 1912. Eppure nella sua mente rimbombavano sempre le risate allegre che riempivano le sue giornate da piccolo, dei suoi due fratelli.
 
-Non voglio alzarmi fratellone!-
-E muoviti Veneziano! Guarda che se non smuovi il sedere ti verso l’acqua gelata addosso!-
-VEH~! Cosa dobbiamo fare?-
-Io niente. Tu devi scartare il tuo regalo di compleanno però-
 
“Fratello …”
 
-Fratellone, vieni a ballare la tarantella con me?-
-Uhm? C-con te?-
-EDDAI~ …-
-Un solo giro, ok?-
-SEI IL MIGLIORE! іVamonos!-
-Non mi tirare, Sole!-
 
“Sorella …”
 
-Cominciamo?-
Sole si strinse in un giubbotto da aviatore forse troppo grande, ma che comunque le donava sempre un grande senso di protezione.
Forse era perché il suo odore era rimasto invariato e forte nonostante gli anni …
 
-E sia, vi racconterò cosa avvenne dal mio punto di vista- Sbottò sbuffando l’italiano, stringendo in mano una catenina con un ciondolino a forma di pomodoro.
Lui e i suoi fratelli li adoravano, tanto che appena poterono, regalarono quel ciondolo alla femmina della famiglia. Ma lei l’aveva perso in mare quella notte, e lui lo ritrovò per caso.
La mano della bionda italiana, sicuramente l’unica cosa buona potatagli da quella esperienza di premorte, gli dette la forza di aprir bocca.
-Se ci penso ancora oggi, mi chiedo che cos’avessi in mente quando accettai l’idea …-
 
Sole: -… di imbarcarmi con i miei fratelli, e Antonio, uno spagnolo poco più grande di noi e che ci considerava suoi protetti nonché fratelli …-
 
-… Su quella maledettissima nave.-
Si sentiva lui il responsabile, perché se lo sentiva che era meglio starsene in Italia, ma si era fatto trascinare dall’entusiasmo del fratello gemello.
Ed ecco il risultato.
 
*ANNO 1912*
 
-іVamos niños, tenemos quel llegar a la nave entre diez minutos!- Un uomo dall’aria gioiosa quanto insolita per il luogo in cui si trovava, chiamò all’ordine tre ragazzini, di pochi anni più giovani.
-Ma quando la finirà di trattarci come dei lattanti o quantomeno senza parlare in quella sua maledetta lingua?!- Sbuffò un ragazzo di diciassette anni da poco compiuti, trascinandosi per mano il fratello gemello, dall’aspetto decisamente più sereno, ingenuo e dolce.
Insomma, un conto era dare della bambina alla sua sorella di quattordici anni, anche lui lo faceva spesso, un altro era considerare lui un infante nonostante avesse compiuto diciassette anni!
-Vaya Antonio, vamos a llegar en tiempo. іTranquilizate!- Ribattè sbuffando una voce femminile e dai toni anche lei italiani.
Romano, il giovane moretto dall’accento chiaramente italo-meridionale, sospirò solo al sentire la sorella che, al contrario, riusciva a capire e rispondere alla perfezione in spagnolo.
Non che gli desse fastidio, ma non voleva che per la testa del ventenne spagnolo frullassero strani pensieri su sua sorella e solo per un motivo tanto futile.
-Veh~ Sole, guarda! La nave!-
Sole seguì il dito del fratello maggiore, anche se grande com’era il Titanic lo si vedeva benissimo.
-Wow, è una meraviglia~!- Fu l’esclamazione comune dei due fratelli italiani, mentre Romano fissava semplicemente la nave che li avrebbe portati a New York.
-Es hermosa, ¿verdad?-
L’unica risposta fu la scena di Veneziano e Sole con il naso all’insù nell’osservare la grande nave, l’uno estasiato l’altra incuriosita.
Vederli così era sempre una sensazione unica per lo spagnolo, il quale non era ricco, anzi, ma che prendeva la vita così com’era con entusiasmo.
-Sì sì, ma ora sbrighiamoci-
Così dicendo, Romano strattonò il fratello in direzione della nave.
-O-oye Romano, non avere tanta fretta!- Esclamò Antonio, preso alla sprovvista e correndo dietro agli italiani che da tempo considerava suoi fratelli.
-Da che pulpito …- Commentò ironicamente Sole, prima di correre dietro a tutti e tre, essendosi accorta che la stavano seminando –Ehi, la nave mica scappa! ROMANO RALLENTA ACCIDENTACCIO!-
 
-Uhm, ehi ma sarà questa la nave?- Chiese più a se stessa che al fratello una ragazza dai lunghi capelli scuri, all’indirizzo della maestosa nave.
L’altro, biondo e dagli occhi chiari, sospirò ribattendo sarcasticamente: -Perché, vedi altre navi di grande stazza pronte a salpare per New York con suscritto a caratteri cubitali “Titanic”?-
-No- Fu l’ingenua risposta di Charlotte.
-Andiamo a imbarcarci, con te sarei pure capace di perdere la nave mentre tutta la famiglia è a bordo …-
-Affettuoso come sempre!- Disse la londinese, facendo la linguaccia al fratello gemello, che poi di uguale a lei aveva probabilmente solo gli occhi.
La scena di due londinesi dall’aspetto curato nonché da terza classe era buffo dato il loro comportamento: a vederli scambiarsi battutine a quel modo, sarebbe stato difficile crederli parte della nobiltà.
-Uff, quei due non la finiscono mai- Sospirò rassegnata la madre dei due gemelli, mentre il marito dava istruzioni a degli addetti su dove mettere i bagagli e l’automobile.
-Volete farvi sentire da tutta Southampton voi due?!-
-HA COMINCIATO LUI/LEI!- Esclamarono all’unisono e indicandosi a vicenda –Eh? Ehi, PIANTALA!-
Charlie: -Eh? Sei tu a doverti zittire!-
-E invece no! Poppante!-
-Decerebrato!-
-Impicciona!-
-Perverso!-
“Oh no, non davanti a tutta questa gente!” Si disse disperata la madre di Charlotte e Mirko, sbattendosi una mano in fronte per la vergogna, intanto che i due quindicenni continuavano imperterriti.
-Stupida ochetta!-
-Provolone!-
-Deficiente!-
-Narcisista!-
E così via finchè non finirono le riserve di insulti da scambiarsi anche per il fatto che la nave stava per salpare e per la sicura ramanzina che sarebbe toccata loro una volta in cabina.
 
Che orgoglio per un inglese convinto e straconvinto come lui vedere quella meraviglia che tra poco sarebbe salpata!
Non gli piaceva molto l’idea di New York, ma erano pur sempre doveri, e bisognava accettarli. Già, sarebbe stato bello però se un certo qualcuno non fosse lì con una bottiglietta di coca cola nonché una grande impazienza di salire a bordo per poter raggiungere i genitori nella tanto adorata New York …
-Waaaaaaaaahhh~, quando si salpa, Arthie?!-
Ecco.
Arthur si sbattè una mano in fronte per poi pizzicare una guancia al fratello, di due anni più piccolo –Per la centesima volta in meno di cinque minuti: tra poco! E per Dio, piantala con quella schifezza Alfred! Non si addice per niente alla nostra casata!-
L’altro lo guardò non capendo a cosa fosse riferito il termine “schifezza”, per poi guardare il fratello contrariato –Andiamo, è buona! Perché non la provi e ti comporti come un ragazzo di vent’un anni?! Non sei granchè simpatico quando fai così, sai? Ahah, anzi, è mille volte meglio quando ti scoli litri e litri di rum e va a finire che …- Lo scappellotto che non tardò ad arrivargli, lo convinse a zittirsi.
-NON. OSARE. DIRE. ALTRO. STUPID BROTHER!-
-Ahia, ma cosa ti ho detto di male?-
-Lascia perdere, butta quella roba e raggiungimi così ci imbarchiamo-
Alfred si massaggiò perplesso il punto in cui era stato colpito, benchè non gli facesse poi così male, e si allontanò di poco chiedendosi come poteva essere sul serio fratello di Arthur quando più diversi di com’erano non sarebbero potuti essere.
-Uffa è proprio an …- -SPOSTATI!!!-
Un tifone dai capelli scuri andò quasi addosso al biondo americano, fermando appena in tempo.
-Meno male … Eheh, scusa! Non volevo davvero!- Si scusò Sole, correndo sul posto e cercando i fratelli con lo sguardo. Avendoli individuati, sorrise ancora di più.
-EHI VOI TRE! MALEDIZIONE, ASPETTATEMi!-
-SBRGIGATI SOLE!-Fu la risposta lontana di uno dei fratelli italiani.
Alfred la guardò voltarsi appena a guardarlo negli occhi regalandogli un sorriso, e correre verso quella strana gente. Non aveva mai sentito quella lingua, ma era curiosa! Poco ma sicuro.
-TI MUOVI O NO, ALFRED?!-
-Eh?- Si riscosse da non sapeva nemmeno lui che cosa, all’udire il fratello chiamarlo -Sure! Sto venendo!-
 
Controllando, la signora Teresa aveva preparato le valige … I biglietti li aveva il marito … Sua figlia Chiara era lì … E l’altra figlia, Serafina … Ehm …
-EHI! MA DOV’È TUA SORELLA?!- Urlò spaesata e spaventata la siciliana.
-Ehm, mamma? Guarda lassù- Ridacchiando, la bambina le indicò il ponte del Titanic, su cui una bionda dall’aspetto fanciullesco e di sedici anni, si sbracciava salutandoli mentre con il braccio libero reggeva il peluche chiaramente appartenente alla sorella minore, sorridendo dispettosamente e godendo al vedere così sua mamma.
-AHAHAH, MAMMAAAAA~ … CIAO CHIARAAAA~!!!-
Certo, alcuni erano già a bordo ma … Ecco, gli occhi di molta gente erano puntati su Serafina (E sul panda di peluche che aveva in braccio)!
-Eccola …- Mormorò sorridendo perlìplessa Chiara e ricambiando il saluto con la mano. Poi però si accorse di un particolare –Ehi ma, SERY QUEL PANDA DI PELUCHE È MIO!!!!-
-IL PANDA È MIO INVECEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!- Urlò in risposta dalla nave la siciliana bionda.
 
*ANNO 1921*
 
Le due giornaliste la guardarono incredule, a metà tra il divertite e il perplesse.
-Lo so, non sembrava molto normale nemmeno a me, quando ho sentito la sua voce. Me è così che ci siamo visti la prima volta- Affermò arrossendo Romano, mentre sua moglie ridacchiava imbarazzata ma comunque con in braccio un panda di peluche.
-Eh … Ma ce l’hai ancora? …- Domandò sbigottito l’italiano.
-Oh sì, Chiara l’ha salvato quella notte, e ora facciamo giorni pari e dispari per tenerlo!-
Una delle due ragazze si schiarì la voce –Continui perfavore. Ha detto che vi siete visti prima di salire a bordo del Titanic?-
L’italiano sospirò annuendo.
 
*ANNO 1912*
 
-Ma chi è che urla così?- Alzando gli occhi color ambra, Romano vide la figura di una ragazza forse sua coetanea e dai lineamenti a lui noti come quelli di un suo conpatriota.
Dal canto suo l’italiana si sentiva osservata, ma la sua attenzione e il suo sorriso furono colti da un paio di splendidi occhi chiari.
Fu allora che gli occhi verde chiaro e quelli ambrati dei due italiani si incontrarono per la prima volta.
E fu allora, che il peluche di Serafina le scivolò dalle braccia, andando a finire di sotto –Eh? Nonono! Il mio panda!-
Romano andò automaticamente a recuperare il peluche, sperando di poterglielo restituire, mentre i fratelli lo guardavano uno incuriosito dal suo gesto, e un’altra più attenta a pensare ad altre cose, dal colore azzurro sconfinato come il cielo e bello quanto il mare.
 
*ANNO 1921*
 
-Come, vuole dire che l’ha visto di sfuggita la prima volta?-
-In un certo senso, avevo fretta per raggiungere i miei fratelli. Però il colore dei suoi occhi mi colpì subito al cuore- Gli occhi di Sole brillavano ancora, al solo parlarne -Sa, li aveva di un azzurro splendido! Mio figlio Alfred ha i suoi stessi occhi, anche se per me non saranno mai come quelli di suo padre- Ma il suo sorriso era alquanto nostalgico nella sua verità e amore.
Si stringeva a quel giaccone, e per lei era come sentire il calore e la protezione del proprietario avvolgerla e accompagnarla come se lui fosse lì.
-Era davvero allegro e simpatico per far parte delle classi alte- Osservò Veneziano –Ricordi quello che mi hai raccontato che ti disse una volta, sorellina?-
Sole annuì –Voleva diventare aviatore, e volare in cielo come gli uccelli per vedere le meraviglie del mondo-
Il cuore saltò un battito, al solo sentire il profumo emanato da quell’indumento pervaderle i sensi.
 
*ANNO 1912*
 
La sua mente vagava così come i suoi occhi per il corridoio.
“Non me lo dire.” Si disse “Non trovo il corridoio per il quale si va sul ponte!!!!”
-Ma come diavolo faccio a perdermi in ua nave?! Sono sempre la solita! Ecco perché volevo che Mirko mi ci accompagnasse fuori, uffa!- Borbottò contro al gemello –Al massimo lo buttavo giù in mare …- Aggiunse sogghignando.
Non amava le navi, e già la cosa non aiutava proprio la situazione, se poi ci si metteva anche il fatto che quel posto fosse immenso non fu un caso se Charlotte era impallidita.
Appoggiandosi al muro e notando che al momento non si vedeva nessuno, si lasciò scivolare fino a sedersi per terra. Cosa forse non appropriata ma non era esattamente il genere di ragazza che amava rispettare regole e protocolli.
-Hey, are you fine?-
Sollevò gli occhi azzurri incontrandone un paio verdi e dall’aria severa quanto dolce.
-Eh? Ah, yes I am- Rispose arrossendo tanto sprofondava in quel magnifico verde smeraldo.
-Non sembra, hai bisogno di qualcosa per caso?-
Sembrava una persona ben educata, galante, ma forse per quelle sopracciglia strane ma affascinanti, gli davano un qualcosa di ribelle e … E in un certo senso … Piratesco.
-Allora?-
-Eh? Ah … Ecco, volevo arrivare sul ponte per calmarmi un po’. Sai, non amo le navi. Però non riesco ad orientarmi per niente qua dentro-
Arthur la guardò quasi stupito: allora suo fratello non era un caso perso, se al mondo esisteva una donna che i canoni dell’alta società li ignorava quasi del tutto!
Però, era proprio una bella ragazza, doveva ammetterlo. Non pareva adulta, ma aveva un perfetto accento inglese.
-Mh, ok ti ci accompagnerò io- Concluse porgendole una mano e cercando di non apparire più confidenziale di quanto non fosse necessario.
“Guarda, è anche timido! Ahah”
Charlotte accettò l’aiuto per alzarsi, e nel momento in cui le loro mani vennero a toccarsi, i loro cuori palpitanti e i loro destini avevano fatto lo stesso.
 
*ANNO 1921*
 
-E mi dica: Arlie? Ha detto che assomiglia molto allo zio-
-Sì, hanno gli stessi occhi e molti tratti del suo carattere lo ricordano- Oppure ricordavano l’altro suo zio dal carattere particolare, quello italiano –Il nome gliel’ho scelto pensando ad Arthur e Charlotte, o Charlie, unendo i loro nomi- Spiegò Sole, gettando l’occhio ai suoi figli mentre questi giocavano nella stanza affianco.
-Per loro, eh? Giusto, effettivamente sareste cognati. Ma loro due sono tra i superstiti per caso?-
-La famiglia di Charlie sì ma, lei …- Le venne un groppo alla gola –Ecco, a quanto ne so io non ha voluto abbandonare Arthur. Così l’ha raggiunto in acqua, e sono morti entrambi-
-COME?-
 
-NE È SICURO, SIGNOR VARGAS?-
Romano annuì –Sì. Evidentemente il loro rapporto era forte e sincero a tal punto …-
 
Sole: -… Che lei preferì la prospettiva di morire assieme a lui piuttosto che vivere senza-
Se ci pensava, a volte si diceva che lei avrebbe fatto volentieri la stessa cosa. Ma gliel’aveva promesso.
“Te l’ho promesso, Alfred. E non ti deluderò”
 
-Bene allora, potete raccontarci la storia ben bene?-
-Ma devo prop …- L’espressione di Serafina lo fece annuire –E sia-
 
-D’accordo, ma dopodiché basta con le domande!- Annuì sospirando Sole.
 
 
*BIENVENIDOS EN MI FF*
Uhm… Mi sono segnata delle cosucce da dire? Ah sì!
Dunque, prima di tutto io considero le parti riguardanti la UkLondon (O Arlie, o CharliexArthur, insomma avete capito ^^) staccate rispetto ai ricordi dei due Vargas, in quanto non credo possano sapere certe cose.
Poi, le parti in corsivo sono messe per quando i personaggi parlano in lingue diverse, e se lo trovate nelle battute italiane, vuol dire che rispetto al contesto, si parla in lingua italiana.
Spero di non aver rovinato la vicenda realmente avvenuta, anche perché sono morte molte persone … Speriamo …
Ah, ho scritto tutto ascoltando Friendship (Soundtrack di HetaOni ma che farà da colonna sonora ogni volta che scriverò un capitolo per questa fic) >> 
http://www.youtube.com/watch?v=0jeWxgE4DN8
  
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